Reggio, fermato presunto scafista

A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la Squadra Mobile reggina, con la collaborazione dei militari della Capitaneria di Porto, ha sottoposto, d’iniziativa, a fermo d’indiziato di delitto un cittadino di origine senegalese, gravemente sospettato di essere stato al comando dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano i cittadini extracomunitari sbarcati al porto di Reggio Calabria nella mattinata del 2 febbraio scorso.

Gli immigrati giunsero nel porto della città dello Stretto dopo essere stati soccorsi in mare dalla nave“Ubaldo Diciotti” della Capitaneria di Porto, a circa 30 miglia dalle coste libiche.

All’uomo, Bassirou Diallo, di 34 anni, la Procura della Repubblica ha contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché, in violazione delle norme del testo unico immigrazione, avrebbe condotto verso il territorio dello Stato italiano una piccola imbarcazione a bordo della quale viaggiava parte degli immigranti giunti al porto di Reggio Calabria.

In tal modo, il  presunto scafista avrebbe procurando l’ingresso illegale in Italia di cittadini stranieri privi del titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.

Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti dagli investigatori della Squadra Mobile, è emerso che, dopo aver pagato un’ingente somma di denaro, gli immigrati erano partiti dalla città libica di Sabratha, senza scorte di cibo ed acqua ed in precarie condizioni igienico-sanitarie.

Inoltre, nel corso delle attività è stato sequestrato materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini.

Il fermo è stato convalidato dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, che ha disposto, nei confronti di Bassirou Diallo, la misura cautelare della custodia in carcere.

Libia: l'Isis entra a Sabratha, a rischio il sito archeologico patrimonio dell'Unesco

 Allarga la propria sfera d'influenza lo Stato Islamico che dal Medioriente è approdato in Libia dove, stando a quanto riportato dai media locali, avrebbe messo le mani su Sabratha. La città, situata nella parte nord occidentale del Paese, è conosciuta nel mondo per l'importante sito archeologico che, dal 1982, fa parte dei beni Patrimoni dell'Unesco. Gli uomini, quasi tutti tunisini, che fanno capo ad Abu Bakr al-Baghdadi avrebbero già allestito numerosi posti di blocco intorno alla città. Il timore è che i miliziani dello Stato Islamico, che mai si erano spinti così a ovest, potrebbero mettere le mani sui reperti archeologici per finanziare le loro attività. Un timore tutt'altro che infondato visto quanto è accaduto a Palmira, la città siriana dove i terroristi hanno fatto scempio di uno dei più importanti siti archeologici del Mediterraneo.

 

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