L'esercito siriano avanza in direzione del confine turco

Continua l'avanzata dell'esercito siriano nello strategico settore situato a nord della città di Latakia, a ridosso del confine turco. Nelle prime ore della mattinata, le truppe fedeli al governo di Damasco sono riuscite ad espugnare la roccaforte che i terroristi avevano installato ad Al Rabiyah, una cittadina situata sull'area montuosa del Jabal Turkmen. Nel corso della battaglia, coordinata dalla 103 brigata della Guardia Repubblicana, sono stati eliminati numerosi combattenti appartenenti ad ad Al Nusra, il ramo siriano di Al Qaeda.

Siria, l'Isis si ritira da Damasco

I miliziani dell'Isis si ritirano da Damasco. Oltre 4 mila civili potranno, così, fare ritorno in quel che rimane delle loro case. La ritirata degli uomini del Califfato è stata concordata con le autorità siriane che hanno raggiunto un accordo grazie al quale il quartiere di Qadam potrà ritornare sotto il controllo del governo legittimo. Circa 500 famiglie hanno ricevuto il permesso a fare ritorno nella zona situata nella parte meridionale della capitale siriana. In queste ore, i miliziani starebbero completando l'evacuazione dal sobborgo di Hajar al Asward. L'accordo, raggiunto a dicembre tra lo Stato Islamico ed il Governo del presidente Assad, prevede la liberazione del quartiere in cambio del trasferimento in sicurezza dei miliziani verso Raqqa, la roccaforte dell'Is nel nord del Paese.

Siria: i russi uccidono 60 miliziani dell'Isis, i governativi resistono a Deir Ez Zor

Si susseguono senza sosta i combattimenti tra i terroristi dell'Isis ed i soldati dell'esercito regolare siriano. Da una parte, le truppe di Damasco stanno conducendo una pesante offensiva nella parte nord orientale della provincia di Aleppo; dall'altra, i miliziani del Califfato stanno stringendo l'assedio intorno alla città di Deir Ez Zor dove, due giorni fa, hanno massacrato 300 civili, tra cui donne e bambini, prendendone in ostaggio altri 400. Nella città situata a ridosso del confine iracheno, la situazione è diventata piuttosto confusa. Nonostante la mattanza ed i ripetuti assalti, i terroristi dello Stato Islamico, sarebbero stati respinti anche oggi dai soldati della 104a Brigata aerotrasportata della Guardia Repubblicana. Un contributo fondamentale alla causa di Damasco lo sta offrendo l'aviazione russa che, secondo l'agenzia Tass, negli ultimi quattro giorni avrebbe compiuto 157 operazioni grazie alle quali sarebbero stati distrutti 579 obiettivi. Stando a quanto dichiarato dal portavoce del ministero della Difesa Igor Konashenkov, le sortite più significative avrebbero interessato le province di Aleppo, Homs, Hama, Raqqah e Latakia e Deir ez-Zor. Proprio in quest'ultima città, i bombardieri di Mosca avrebbero ucciso 60 miliziani del Califfato.

 

Siria: le forze speciali Tiger avanzano in direzione di Aleppo

Gli uomini della "Tiger Force", l'unità speciale dell'esercito siriano, hanno espugnato la località di Ayishah, nelle vicinanze di Aleppo. A darne notizia il Fronte europeo per la Siria, secondo il quale l'attacco sarebbe stato sferrato ieri sera. La rapidità dell'azione avrebbe colto di sorpresa i terroristi dell'Isis obbligandoli alla ritirata. Si tratta di un successo importante, grazie al quale l'esercito siriano rientra per la prima volta, dal 2012, sullo strategico altopiano di al Bab. Prossimo obiettivo dei commandos di Damasco, le due roccaforti dell'Isis nella zona, Al Bab e Deir Hafer.

Siria: le truppe di Damasco eliminano Essam Al- Boudani, nuovo leader dell'Esercito dell'Islam

Ancora un duro colpo per l'Esercito dell'Islam, il gruppo terroristico che controlla Ghouta, uno dei quartieri di Damasco. Dopo l'uccisione ieri notte, ad opera dell'aviazione russa, del leader del movimento Zahran Alloush, oggi unita` speciali dell'esercito siriano avrebbero eliminato anche il successore, Essam Al Boudani. Le truppe lealiste avrebbero assaltato il quartier generale situato nella zona di Hajjariyeh a Douma, ad est della capitale siriana.  L'uccisione di Al Boudani, conosciuto anche con il nome di Abu Hamam, sarebbe stata possibile grazie al lavoro d'intelligence svolto da una speciale unita` dell'Aeronautica. Nell'attacco, oltre ad aver distrutto il quartier generale degli insorti, i militari fedeli ad Assad avrebbero eliminato decine di terroristi e guardie del corpo del nuovo capo dell'Esercito dell'Islam. 

Siria: morto in un raid russo Zahran Alloush, uno dei capi della ribellione

La guerra in Siria non si e` fermata neppure nel giorno di Natale. Nella giornata di ieri, infatti, l'aviazione russa ha condotto una serie di sortite contro le posizioni tenute dai ribelli. In una di queste e` stato ucciso Zahran Alloush, uno dei capi della rivolta anti Assad. L'uomo, che in passato aveva lodato Bin Laden, ha trovato la morte nel corso di un raid nel quale e` stato colpito un edificio dove era in corso una riunione di due fazioni che si oppongono al governo di Damasco. Con Alloush esce di scena uno dei capi più potenti della ribellione. Il suo gruppo, Jaysh al Islam e` stato finanziato dall'Arabia Saudita e controlla Ghouta, un quartiere nord orientale della capitale Siriana. 

Siria: le Tigri di Assad liberano la base aerea di Kuweires

Grazie alla copertura aerea dell’aviazione russa ed al sostegno dei combattenti iraniani e di Hezbollah, l’avanzata dell’esercito governativo siriano continua a fare progressi. Nel pomeriggio di oggi, dopo tre anni di duri combattimenti, è stato spezzato l’assedio alla base aerea di Kuweires  nella zona di Aleppo. Le forze speciali della “Ghepard” sono riuscite ad entrare nel perimetro della base ed a liberare i 350 soldati che hanno resistito per trentasei mesi ai continui attacchi condotti dai terroristi dell’Isis. Gli uomini della Ghepard fanno parte dell’unità scelta Tigre comandata dal colonnello Suail Al Hassan. Secondo una fonte militare dall'esercito siriano, nel corso dei combattimenti le forze fedeli al presidente Assad avrebbero perso 57 uomini, 200 i feriti. Non si conosce, ancora, l’entità delle perdite subite dai terroristi, tuttavia, pare che i morti siano alcune centinaia.

Aylan, la guerra in Siria ed il cinismo dell’Occidente

Hanno fatto il giro del mondo. Le immagini del corpicino senza vita del bambino siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia sono rimbalzate ovunque. Come succede in questi casi, non sono mancate le prese di posizione e le manifestazioni di sdegno. Allo sdegno, però, secondo un collaudato canovaccio, seguirà il silenzio. Tra qualche giorno, quei fotogrammi saranno superati ed il nome di Aylan Kurdi finirà nel buco nero della memoria collettiva. Il peggior nemico dei siriani continuerà, quindi, ad essere l’indifferenza. Si, perché quella morte, quella della madre e del fratellino di cinque anni, insieme a quelle di migliaia di persone che hanno perso e continuano a perdere la vita a Kobane, a Damasco a Palmira, sono il frutto amaro dell’indifferenza, dell’ignavia, della viltà e del cinismo dell’Occidente. A cosa serve l’indignazione dei capi di Stato e di Governo se poi non hanno il coraggio di passare dalle parole ai fatti? A cosa serve lo sdegno se, poi, si lascia che la Siria continui ad essere un mattatoio a cielo aperto, se si permette all’Isis di uccidere il presente e distruggere il passato? Dopo quattro anni di guerra senza esclusione di colpi, con le città trasformate in cumuli di rovine, è del tutto ovvio che chi ne ha la possibilità cerchi di scappare. Chi, invece, non può scappare è costretto a rimanere prigioniero dell’inferno siriano ed a sperare che ogni giorno non sia l’ultimo. Eppure, in una situazione del genere, nessuno interviene per fermare il massacro. Lo stillicidio di morti va avanti, anche quando non lo vediamo, anche quando gli organi d’informazione non ce lo sbattono in faccia. Ma in tanti fanno finta di niente, preferiscono girarsi dall’altra parte o rifugiarsi nella retorica dell’accoglienza e della solidarietà pelosa. Aylan Kurdi è morto mentre cercava di scappare su un barcone. Ma è normale che un bimbo di due anni debba fuggire, con sua madre e suo fratello, come fosse un criminale? E’normale che i profughi siriani, profughi veri, che scappano da una guerra vera, siano costretti a sfidare il mare su imbarcazioni di fortuna? Viene da chiedersi cosa faccia l’Onu ed a cosa serva una pletora di funzionari lautamente pagati se poi l’organismo internazionale che, per statuto, dovrebbe mantenere la pace e la sicurezza internazionale, si guarda bene dall’intervenire. Che fine hanno fatto la Nato, l’Unione europea e gli Stati Uniti? Che fine hanno fatto i promotori delle “Primavere arabe”, ovvero i veri responsabili delle carneficine che insanguinano il Mediterraneo, dalla Libia alla Siria? Affinché le parole pronunciate in questi giorni non siano semplici esercizi di malferma retorica, i leader occidentali devono intervenire e cercare una soluzione per fermare il massacro. Limitarsi ad offrire ospitalità a qualche profugo, incalzati dall’onda emotiva, non può bastare. Per ogni siriano che riesce ad arrivare in Europa ce ne sono, infatti, migliaia che rimangono intrappolati dai bombardamenti. Uomini, donne e bambini che non possono scappare e che muoiono lo stesso, anche quando nessuno ce li fa vedere.

  • Published in Diorama
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