India: muore risucchiato dal motore di un aereo

Un addetto della compagnia Air India è stato risucchiato dal motore di un aereo ed è morto sul colpo. Il ''tragico incidente'' e` accaduto all'aeroporto di Mumbai poco prima del decollo del velivolo diretto nella citta` di Hyderabad. Gli addetti alla sicurezza dello scalo indiano stanno cercando di ricostruire la dinamica della tragedia. Allo stato, infatti, non e` ancora chiaro per quale motivo l'addetto si trovasse vicino al motore durante le manovre.

Bimba di 5 anni violentata e uccisa in India

Violentata e uccisa a 5 anni. Questo l'amaro destino di una bambina indiana, il cui corpo è stato ritrovato nei pressi della stazione ferroviaria di una città situata nel nord del Paese. Responsabili dell'accaduto, sarebbero un 22enne, vicino di casa della vittima, un suo amico ed un bambino di 11 anni. A tendere la trappola alla piccola, sarebbero stati i maggiorenni che l'avrebbero indotta a raggiungerli nei pressi del luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere. Una volta sul posto, i due avrebbero violentato ed ucciso la bambina sfondandole il cranio con un sasso. Spettatore passivo di quanto accaduto, l'11enne il cui ruolo è al vaglio degli investigatori. Il corpo, privo di vestiti, è stato trovato nel corso delle ricerche cui hanno preso parte anche gli assassini, individuati grazie ad alcuni testimoni che hanno dichiarato di averli visti la sera del delitto in compagnia della vittima.

 

Pazzo matrimonio indiano, due gemelli sposate a due gemelle da due preti gemelli

Una notizia talmente bizzarra da non sembrare vera. Eppure e' tutto rigorosamente vero. Due gemelli, Dinker e Dilraj Varikkassery, hanno sposato due gemelle, Reena e Reema. Come se non bastasse, il matrimonio e` stato celebrato da due preti gemelli, Rezi e Roy Manaparambil. Rigorosamente gemelli, anche, i paggetti e le damigelle. La stravagante cerimonia si e` svolta a Kerala, in India.

I marò e l'ennesima figuraccia dell'Italia

 Il governo italiano ha collezionato l’ennesima figura barbina a proposito dei marò, questa volta presso un Tribunale del mare che si trova ad Amburgo, e che dev’essere presieduto da Ponzio Pilato, giudice a latere il principe Amleto, che del resto abita da quelle parti; e se ne lava le mani. Sarei curioso di sapere chi era l’avvocato italiano, se era competente in diritto internazionale o solo un amico di qualcuno con stipendio. Figuraccia, ripeto. Ma ora statemi a sentire: questa faccenda puzza fin dall’inizio, e continua a puzzare. Ricapitoliamo: due fucilieri di Marina si trovano sopra una nave commerciale, in funzione di difesa della medesima contro eventuali “pirati”; si avvicina una barca, e i due sparano, uccidendo due persone; la nave, invece di prendere il largo, entra micia micia in un porto indiano come fosse Taranto o Spezia, e i due marò vengono arrestati; da quel 2012, succede di tutto, tranne un processo. E ristatemi a sentire. Quando io sono stato messo di guardia, ben sessanta volte contate, se io avessi, nelle debite forme, sparato a un essere vivente – gatto o colonnello che fosse – il risultato sarebbe stato una bella licenza premio di gg 7 + viaggio, avendo compiuto un banale dovere secondo un ordine che perveniva dalle seguenti persone:

-          presidente della Repubblica;

-          ministro della Difesa;

-          capo di Stato Maggiore;

-          comandante VII Regione militare;

-          colonnello comandante del Reggimento;

-          capitano della Batteria;

-          sottotenente comandante del picchetto montante;

-          sergente del picchetto medesimo.

 Ero dunque coperto, copertissimo da ordini permanenti. Ora domandiamoci se i due marò avevano la stessa copertura da:

-          presidente della Repubblica;

-          ministro della Difesa;

-          capo di Stato Maggiore;

-          eventuale comandante dell’Oceano Indiano;

-          ufficiali responsabili.

 Se, infatti, io fossi l’avvocato difensore dei due, nel processo che mai si terrà, come primissima attività chiederei a quali ordini obbedissero i due militari; e se a comandare su di loro erano le autorità militari italiane o il capitano civile della nave commerciale. E se i due spararono di loro iniziativa o qualcuno gliel’ordinò. E già, perché la nave in porto ce la condusse il capitano civile, e non sappiamo se si consultò con le autorità militari o fece il comodo suo. Da chi dipendevano, i due? Insomma, memore dei miei turni di guardia e dell’ordine di sparare con sette giorni di licenza premio, ma solo se obbedivo a precise ed esplicite regole, io di leva, mi chiedo come mai invece due militari professionisti si siano cacciati in un simile guaio, e deduco che ordini chiari non ne avevano, e stavano su quella nave in posizione boh, ambigua.  Se è vero, vuoi vedere che alla fine il processo più tardi si fa e meglio è per più d’uno? Anche per l’India, che non si degnò manco di avvertire i suoi cittadini che sulle navi europee c’era gente armata, ed era meglio farsi riconoscere. Esattamente come doveva fare chi si avvicinasse alla mia garitta, e se no io gli dovevo (non “potevo”, “dovevo”) sparare a bersaglio, prendermi i sette giorni di premio e dormirci tranquillo sopra per aver compiuto uno spiacevole ma patriottico dovere. Secondo voi, in India successe qualcosa del genere?

  • Published in Diorama
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