Comitato Trasversale delle Serre: "Censore si rammarichi per la perdita dei 128 milioni di finanziamento per la Gagliato - Satriano"

“Il Comitato 'Trasversale delle Serre. 50 anni di sviluppo negato' non ha abbassato la guardia ma continua a lavorare proficuamente per il prosieguo dei lavori della Trasversale e di tutte le questioni annesse e connesse. E’ opportuno quindi ricordare all’Onorevole Censore che cittadini e Comitato non hanno l’anello al naso, pur condividendo il fatto che ha proprio ragione quando afferma, evidentemente riferendosi alla sua persona, ‘l’azione di chi fa politica si qualifica in maniera eloquente’ “.

E’ quanto afferma in una nota la vice presidente del comitato “Trasversale delle Serre. 50 anni si sviluppo negato”, Silvia Vono.

“Anziché esultare – prosegue il comunicato - per il ‘presuntostanziamento di 128 milioni di euro ‘di denaro pubblico ’ per il tratto Vazzano-Vallelonga, l’Onorevole, dovrebbe semmai rammaricarsi per la perdita degli altri 128 milioni per il tratto Gagliato - Satriano che i suoi compagni di partito avevano già trionfalmente annunciato sui media: “ Trasversale delle Serre: in arrivo 260 milioni di euro (4 maggio 2016)”; “Trasversale delle Serre, il tronco Satriano-Gagliato inserito tra le priorità della Regione”(21 aprile 2016)”.

 “Né lode né infamia – continua Vono -  il Comitato non dispensa nè mira a medaglie. L’unico obiettivo è il completamento della Trasversale nel rispetto delle norme, dei costi e dei tempi. Perciò è stato e sarà sempre dalla parte di chi ha la stessa unica ambizione senza pregiudizi o simpatie per nessuno. Ed è per questo che invito il presidente del Comitato Francesco Pungitore a non formalizzare la sua paventata dimissione dalla carica. Il suo operato, il suo impegno e la sua onestà sono stati un faro per le azioni che tutti insieme, direttivo (la cui composizione e le relazioni interne non sono mai cambiate) e soprattutto cittadini abbiamo condotto con efficacia. Per questi motivi, a Francesco Pungitore spetta di mantenere il ruolo di presidente in carica per cinque anni dalla costituzione dello stesso Comitato, come anche da previsione statutaria. Personalmente, penso che è stata costituita una realtà sociale in grado di interpretare, amplificare e riportare genuinamente e senza distorsioni le esigenze di tutti, proprio perché nessuno si è lasciato infatuare dal rivestire cariche particolari o gerarchicamente superiori. E’ un comitato – conclude la nota - di cittadini indipendenti che tutti insieme, ognuno con il proprio spirito, la propria indole e il proprio carattere, contribuiscono a rendere forte e libero e per il quale riconfermiamo il nostro impegno libero e leale”.

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La Trasversale come la Trabant, stessi sogni, medesime illusioni

Cosa hanno in comune la Trasversale delle Serre e la Trabant, la pittoresca automobile prodotta nella Germania Orientale ai tempi dell’Unione Sovietica? Apparentemente nulla, in realtà parecchio. Nell’immaginario collettivo del proletariato della Ddr, la vetturina rappresentava la libertà. Possederne una, voleva dire potersi muovere, affrancarsi dal trasporto collettivo, portare la ragazza a fare una gita fuori porta ed altre amenità facilmente immaginabili. Il sogno, però, nella gran parte dei casi, era destinato a rimanere tale, perché i tempi di consegna dell’auto erano lunghissimi. Prima di mettersi al volante, l’operaio di Berlino est doveva aspettare da dieci ai dodici anni. In altre parole, herr Jürgen ordinava la sua auto al compimento dei 20 anni e la riceveva quando ne aveva 32. Intanto, la fidanzata che avrebbe voluto portare a fare una scampagnata, era diventata una moglie sfiorita che gli faceva trascorrere la domenica ad accudire i figli. La piccola Trabant rimaneva, quindi, in sosta sotto casa senza aver mai assolto lo scopo per la quale era stata comprata. E’ esattamente ciò che è accaduto alla “Trasversale delle Serre”. L’opera, di cui si fa ancora un gran parlare, è una strada nata vecchia, pensata addirittura nel 1966, quando al Quirinale c’era Giuseppe Saragat ed a Palazzo Chigi Aldo Moro. Quanto sia anacronistica, lo testimonia un documento dal titolo “Asse di riequilibrio territoriale”, redatto il 30 marzo 1968, dall’Amministrazione provinciale di Catanzaro, nel quale si dice che la strada ha lo scopo di: “[…] infittire gli assi di drenaggio del traffico mediante un’adeguata infrastrutturazione di recupero trasversale che valga anche all’insensata usura del patrimonio naturale costiero dovuto all’insediamento longitudinale di bordo. A questo punto si pone il problema della trasversale Tirreno – Serre – Jonio, volta a collegare la zona industriale (Vibo Valentia) e quella turistica (Capo Vaticano) con l’altipiano delle Serre ed il versante jonico integrando così il mare ai monti e le aree in via di sviluppo con quelle anemiche del retroterra”. Quando venne prodotta la relazione, tra l’altro, era da poco stato riconosciuto il Nucleo industriale di Vibo Valentia. La “Trasversale” avrebbe dovuto, pertanto, rappresentare un’opera strategica per agevolare l’integrazione economica e nel contempo favorire l’interscambio commerciale. Tanto più che, secondo la valutazione fatta in quello scorcio di anni Sessanta, “un mezzo di trasporto in un’ora di viaggio ed alla velocità di 60 Km/h, partendo dalla metà del percorso” avrebbe potuto “raggiungere ben 84 comuni calabresi (73 catanzaresi e 11 reggini). Un territorio in cui gravitano: una popolazione di 270.000 abitanti; 47.000 aziende agricole”. Il documento, elaborato, dall’allora provincia di Catanzaro non si limitava a proporre una semplice analisi di contesto, al contrario, prospettava, dal un punto di vista economico, tutti i benefici derivanti dalla realizzazione dell’opera. E’ del tutto evidente, quindi, che gli scopi per cui la “Trasversale” è stata pensata non potranno mai essere raggiunti, tanto più che degli insediamenti produttivi menzionati nel documento non è rimasto praticamente nulla. Fosse stata realizzata in tempi celeri, forse, la condizione economica del territorio interessato oggi sarebbe stata differente, ma così non è stato. A ciò si aggiunga che, negli anni Sessanta, quando la Fiat produceva la 600, la “Trasversale sarebbe stata poco meno di un’autostrada, oggi altro non è (sarà), che una semplice strada più o meno dritta che non porterà nessuno sviluppo. Allo stato, la sua unica utilità potrebbe essere legata al comparto turistico, nel senso che si potrebbero organizzare delle visite guidate lungo tutto il tracciato. I vacanzieri avrebbero, così, l’opportunità di vedere un pezzo di storia nata ieri, ma non del tutto. Certo, ben venga il suo completamento, ma pensare che con la “Trasversale” arriverà il benessere sarebbe un’illusione, forse l’ultima legata ad un’opera che in tanti, come i possessori della Trabant, hanno immaginato di utilizzare per portare la fidanzata al mare e che oggi, invece, la percorrono seduti dal lato passeggero, con il nipote al volante, per andare a farsi curare Germaneto.

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