Alla "riscoperta" della Certosa, presentato il volume "Certosini a Serra San Bruno"

Monumentale, emozionante, storica. La Certosa di Serra San Bruno non finisce di stupire e questa volta lo fa attraverso un volume: il catalogo delle opere che il millenario monastero bruniano custodiva ed parte custodisce ancora nel suo grembo e che sono state catalogate in un corpus ricco di storia, arte e documentazione fotografica che è stato presentato al Museo della Certosa nel corso di una manifestazione all'interno della cornice della notte europea dei musei. “Certosini a Serra San Bruno, il patrimonio storico e artistico”, Serra San Bruno, Edizioni Certosa, 2015 è un'opera attesa da tempo che ha visto la nascita con il contributo di autorevoli studiosi quali Domenico Pisani, Mario Panarello, Dario Puntieri e Oreste Sergi Pirrò e le splendide fotografie di Bruno Tripodi e Giulio Archinà. Alla presentazione hanno preso parte nella sala conferenze del museo il prof. Francesco Abbate, storico dell'arte, ordinario presso l'Università del Salento ed esperto di arte meridionale, e il prof. Francesco Cuteri, archeologo medievale, studioso e illustre conoscitore della Calabria e della sua storia. A fare gli onori di casa il direttore del Museo, Fabrio Tassone che Ha portato i saluti e la vicinanza del Priore della Certosa Dom Basilio Trivellato, e ricordato, a poco tempo della scomparsa, il celebre artista di origini serresi Giuseppe Maria Pisani. «Il catalogo che presentiamo oggi – ha detto Tassone - è frutto di finanziamenti europei e quindi regionali del Por 2007 per cui è necessario ringraziare i collaboratori che ci hanno aiutato in questi anni. Il catalogo è un'opera attesa e bisogna ringraziare i due fotografi Giulio Archiná e Bruno Tripodi che hanno arricchito il contenuto con foto assai significative fatte veramente bene». Nei fatti il volume è stato curato da Domenico Pisani e dallo stesso Fabio Tassone che hanno lavorato alacremente per mettere in campo in un unico corpo quello che rimane dell’antico splendore del monastero certosino e che in parte appartiene anche a privati. «Il terremoto – ha spiegato lo storico dell’Arte Francesco Abbate -  aveva distrutto solo in parte il contenuto della Certosa ma quello che si salvò non venne preservato dalle successive demolizioni. Il sisma ci ha privato di uno dei monumenti fondamentali dell'arte calabrese». Il volume si dirige su due aspetti: «la Certosa cinquecentesca e quella ricostruita dopo il terremoto del 1783». La chiesa anticamente era stata costruita «in stile neo medievale con una lunga progettazione. L'intera Certosa concorreva ad essere un monumento sepolcrale per San Bruno e per il Beato Lanuino». Per costruire la Certosa cinquecentesca «ci fù un cantiere internazionale, pensiamo a Fanzago o Müller. Accanto a questo aspetto c'è poi la tradizione locale della nuova Certosa, progettata dall'architetto dell'Ordine ai cui lavori interni presero parte i due famosi pittori di Pizzo Zimatore e Grillo». Domenico Pisani, nel suo breve intervento ha lasciato immaginare alla platea il «lavoro lungo e faticoso il cui preludio è durato circa un trentennio». Si è poi soffermato sul complicato meccanismo di apertura del Busto Reliquiario che custodisce la calotta cranica di San Bruno. A concludere la presentazione l'archeologo medievale Francesco Cuteri secondo cui «il libro è un'opera impegnativa e grande valore va dato a chi se n'è occupato». Ma il libro è anche «una storia della Certosa lunga nove secoli nei quali non sono mancate disattenzioni e mancanza di rispetto, il rapporto tra Certosa e serresi alcune volte si è interrotto soprattutto quando ci fu la necessità di demolire quello che rimaneva dell'antica Certosa dopo il terremoto». L'altra cosa che emerge è «il vuoto che si è creato con le origini internazionali a cui diede avvio l'arrivo di San Bruno. Ad un certo punto si perdono così come poi si perde il riconoscimento del paesaggio. Dalle origini fino al 1500 quando il monastero fu sotto l'influenza cistercense non si sa più nulla, nei fatti non c'è alcun elemento artistico che fa parte di questa fase, il tutto naturalmente è frutto di precedenti demolizioni». Il merito del volume «è quello di colmare i tanti vuoti che esistono e che trovano risposta nelle schede e nelle foto del libro. Nell'opera c'è anche la ricostruzione di alcuni passaggi e di alcuni momenti che ci aiutano a leggere il tutto a più livelli e che ci dà un grande stimolo per studiare di più e a scoprire maggiormente la vita dei certosini».

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