Ospedale Serra, le rassicurazioni di Comito e le accuse di Barillari

Il progressivo svuotarsi dei contenuti dell’ospedale “San Bruno” con la riduzione da oltre cento posti letto alla situazione attuale contraddistinta da reparti smantellati e da una vistosa carenza di medici e personale sanitario (aspetto, quest’ultimo, che nell’ultimo anno ha riguardato anche gli ospedali di Tropea e Vibo Valentia) ha generato una diffusa preoccupazione sulla tutela del diritto alla salute nell’area montana. Per porre un primo argine a questa tendenza è stata definita l’opportunità di utilizzare, a livello nazionale, l’impressionante mole di risorse finanziarie del Pnrr per potenziale la Medicina territoriale, i cui limiti sono emersi in tutta la gravità con il dilagare della pandemia. L’idea di fondo è quella di rilanciare i servizi a favore della popolazione con l’attivazione di Poliambulatori che concretizzano la strategia di lavorare in sinergia sfruttando risorse che, se programmate in modo improprio, rischiano di andare perse. Sulla base di queste valutazioni, è stato pensato di ubicare la Casa della Comunità nell’ospedale serrese, considerato l’unica struttura in possesso dei requisiti richiesti dal Ministero. 

A chiarire i contorni della vicenda è il presidente della Commissione Sanità Michele Comito, il quale spiega che “Ospedale civile e Casa della Comunità sono entità distinte e separate e la presenza dell’una non esclude assolutamente quella dell’altra. Anzi, la contestuale presenza ribadisce ed assicura il sacrosanto diritto alla salute dei cittadini”. Comito sostiene che “l’azione della Regione è volta ad affrontare con efficacia i problemi della sanità e prevede il rafforzamento dei presidi, non certo il contrario”.

Il sindaco Alfredo Barillari contestualizza la vicenda della Casa della Comunità nel quadro storico-sociale attuale ripercorrendo le ultime tappe che hanno condizionato l’esistenza del “San Bruno”. “Per anni - esordisce - abbiamo assistito a continui annunci, puntualmente disattesi, inerenti seconde ambulanze, nuovi reparti, aperture di sale chirurgiche, salvo poi ritrovarci a ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti, ovvero un ospedale privo di personale e servizi. Dunque, chi vuole utilizzare l’ospedale come megafono di propaganda politica dovrebbe farsi un attento esame di coscienza”.

Dopo questa premessa, il primo cittadino sottolinea che “ubicare la Casa della Comunità in locali da anni vuoti significa da una parte essere sicuri di ottenere i finanziamenti del Pnrr e dall’altra iniziare a riempire stanze che finora hanno accolto solo parole. Peraltro, ci siamo già da tempo attivati, senza indugi e senza troppe parole, presso i vertici dell’Asp per approfondire ogni dettaglio, fermo restando che continueremo ad essere vigili ed attenti anche nella fase progettuale”. Inoltre, "la nostra attenzione per l’ospedale è quotidiana, così come il contatto diretto con i medici che ci lavorano e che da tempo necessitano di ulteriore personale per garantire al meglio i servizi”. 

Barillari rileva che “l’intera provincia è afflitta nel settore sanitario dalla carenza di personale e, quindi, se Atene piange Sparta non ride. Emblematico è, in tal senso, il caso della Radiologia e degli anestesisti. Proprio per questo, anche sull’aspetto dell’implementazione del personale, stiamo lavorando da mesi, anche confrontandoci con il commissario dell’Asp per avere le più ampie e certe rassicurazioni e continueremo a lavorare al fine di consolidare il funzionamento e migliorare ulteriormente la qualità dei servizi del nostro presidio”.

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