Partiti gli scavi archeologici a Mongiana. Si cercano le antiche origini delle Ferriere

Partiti i saggi archeologici al sito delle Reali Ferriere  Borboniche di Mongiana. Alla presenza di un team di archeologi e del prof. Sangineto dell'UNICAL e grazie anche all'importante collaborazione dell’esperto di archeologia industriale Danilo Franco, il tutto si svolgerà sotto la lente d’ingrandimento della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Calabria che ha concesso preliminarmente l’autorizzazione agli scavi che sicuramente non mancheranno di dare regalare delle sorprese. Il tutto è propedeutico al progetto, voluto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Iorfida, il cui intento è quello di valorizzare sia le Fonderie che la Fabbrica d’Armi e ha lo scopo di realizzare un modello avanzato di fruizione che vuole nel contempo essere un volano di sviluppo per il territorio mongianese e un’attrazione per gli appassionati di storia e di archeologia industriale. L’attenzione per l’area borbonica sarà oggetto non soltanto di una visita passiva ma, attraverso dispositivi tecnologici, il visitatore potrà interagire aprendosi alla conoscenza in una logica di coinvolgimento emotivo. L’obiettivo è raccontare, attraverso un virtual book, cosa c’è dietro a quei ruderi, la loro storia, la popolazione, il lavoro degli operai, la loro vita e il legame col territori. Il tutto con una grande attenzione verso il fascino del passato. Nate nel 1771 sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, ma entrate a regime dieci anni dopo, le ferriere di Mongiana furono prevalentemente adibite alla produzione bellica e attive nel campo dell’ingegneria civile. Dai loro altiforni, infatti, uscirono i ponti sospesi di ferro sui fiumi Garigliano e Cadore (i primi nella Penisola, 1825-28), così come pure le rotaie della prima tratta ferroviaria italiana Napoli-Portici (1839).  Con la restaurazione, dopo il Congresso di Vienna del 1815, per il polo siderurgico di Mongiana si avviò un periodo di crisi dalla quale si risollevò temporaneamente poco prima dell’Unità d’Italia. Il nuovo governo unitario decise il declino delle Reali Ferriere Borboniche che furono inizialmente vittima di carenze di finanziamenti e di un calo di produzione sempre più marcato, e successivamente della definitiva disfatta attraverso la vendita al pubblico incanto. L’asta pubblica si tenne a Catanzaro il 25 maggio 1874 e l’offerta più alta - un milione di lire - fu di Achille Fazzari. Ferriere chiuse gli operai specializzati dovettero emigrare e andarono ad arricchire le acciaierie del nord molto meno sviluppate ma privilegiate da un governo colonizzatore che trattò il Sud come una colonia a cui vendere i prodotti e il Nord come la parte più progredita del paese, quando le cose invece stavano diversamente. Ma questa è un’altra storia.

 

 

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