Operazione “Turpe lucrum”, sequestrati beni per circa 11 milioni ad un presunto usuraio
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La Guardia di Finanza ha appena eseguito una complessa ordinanza di sequestro di numerosi beni appartenenti a ad un presunto usuraio. Il provvedimento, adottato ex art. 12 sexies della legge 356/92, è stato emesso dall’ufficio Gip del Tribunale di Lamezia Terme, su conforme richiesta della Procura della Repubblica alla sede, articolata sulla base delle informative del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme. La misura patrimoniale è stata attuata nei confronti di un imprenditore lametino, la cui notevole e rapida ascesa economica e finanziaria ha insospettito le “Fiamme gialle”, poichè l’elevato tenore di vita mantenuto e le importanti e recenti acquisizioni immobiliari effettuate dallo stesso non trovavano riscontro adeguato nella redditività lecita dichiarata negli ultimi 15 anni. Il provvedimento cautelare reale appena eseguito costituisce un ulteriore sviluppo - attuato questa volta sul piano patrimoniale dalla Guardia di Finanza - delle indagini di Polizia giudiziaria che avevano già portato alla notifica, nei confronti del medesimo imprenditore, di un avviso di garanzia e di conclusione delle indagini preliminari, a vario titolo, per usura e altri illeciti connessi. In particolare, erano stati acquisiti elementi probatori sulla base dei quali la Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha ravvisato, nei confronti dell’indagato, la sussistenza delle ipotesi di reato di usura ed esercizio abusivo del credito a danno di tre vittime, le quali, a fronte di prestiti in denaro erogati dall’indagato, avrebbero corrisposto a quest’ultimo interessi variabili dal 51,58% al 93,31% annuo. Concluse le attività investigative finalizzate ad accertare le condotte illecite dell’indagato, i finanzieri hanno concentrato l’attenzione verso il notevole patrimonio sospetto, accumulato in breve tempo dall’imprenditore, per verificare se lo stesso rappresentasse il normale frutto dei redditi derivanti dalle attività aziendali svolte ovvero il provento derivante da attività illecite. In proposito, gli accertamenti patrimoniali e reddituali delle Fiamme gialle, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, sono riusciti a dimostrare che i beni, per i quali l’Autorità giudiziaria ha ora disposto il sequestro, sono di valore sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati dall’imprenditore. Le indagini, durate circa un anno, sono peraltro risultate particolarmente complesse, in quanto hanno riguardato, oltre alla posizione dell’indagato, anche quella del suo nucleo familiare, della sua famiglia d’origine, di altri soggetti collegati e di 13 aziende avviate dall’indagato sotto forma di società di persone, società di capitali e ditte individuali. Nel corso delle indagini, le Fiamme gialle lametine hanno quindi approfondito decine di migliaia di movimentazioni finanziarie effettuate su oltre 100 conti correnti e depositi bancari ed hanno dovuto rapportare i flussi economici registrati in un periodo temporale di circa 15 anni con le dichiarazioni reddituali non solo dell’indagato, ma anche delle aziende e delle persone fisiche comunque collegate allo stesso imprenditore, nonchè con la documentazione contabile delle società a lui riconducibili o partecipate di diritto o di fatto. Inoltre, nel contesto, i finanzieri hanno dovuto ricostruire compiutamente una fitta rete di atti relativi a compravendite e trasferimenti di proprietà di terreni, fabbricati e quote societarie. Nel corso delle investigazioni, è stata anche segnalata l’intestazione fittizia di alcuni beni riconducibili all’indagato ad un “prestanome”, il quale si è conseguentemente visto recapitare un avviso di garanzia per la violazione dell’art. 12 quinquies della legge 356/92, per intestazione fittizia di beni dalle indagini, infatti, è emerso che questo soggetto - apparentemente “terzo” - ha avviato un’attività commerciale - sopportandone le ingenti spese - in un periodo in cui il medesimo non poteva avere affatto disponibilità finanziarie tali da poter compiere gli investimenti accertati e che le necessarie provviste, di fatto, erano state fornite dall’indagato principale. Anche i beni fittiziamente intestati al prestanome sono ovviamente rientrati tra quelli per i quali è stato disposto ed eseguito il sequestro. Le indagini dei finanzieri hanno comunque consentito di fornire alla magistratura adeguati elementi di prova per disporre il sequestro dei patrimoni rivelatisi di origine illecita o ingiustificati nel loro possesso, il cui valore si attesta in circa 11 milioni di euro. La misura ablatoria reale ha riguardato, nello specifico:
1. quattro lussuose ville ubicate a Lamezia Terme e dintorni;
2. un complesso alberghiero;
3. due gioiellerie;
4. un ristorante;
5. sette ulteriori notevoli fabbricati (fra appartamenti e magazzini);
6. tredici grossi appezzamenti di terreno, quasi tutti edificabili;
7. tredici aziende, con tutto il loro patrimonio, di altrettante
società operanti, fra l’altro, nel settore immobiliare e
dell’edilizia;
8. autovetture, anche di lusso;
9. disponibilità finanziarie.
L’operazione odierna rientra in un più vasto dispositivo di contrasto alla criminalità economico-finanziaria, coordinato dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, attraverso il quale si tende, oltre che ad accertare i vari gravi reati commessi, soprattutto a privare gli autori dei crimini di ogni provento illecito indebitamente conseguito, molte volte, a prezzo di gravi delitti, nonchè a ripristinare il corretto andamento della concorrenza, dei mercati e dell’accesso al credito.
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