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Confiscati beni per 740 mila euro riconducibili alla cosca Giampà

 

I finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria – G.I.C.O. - di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, dal °_Procuratore Aggiunto, dott. Giovanni Bombardieri, e dal Sostituto Procuratore, dott. Elio Romano, questa mattina hanno dato esecuzione a una confisca di beni per un valore di oltre 740 mila euro, in esecuzione di un provvedimento richiesto dalla Procura della Repubblica – D.D.A. e disposto dalla sezione seconda penale del tribunale di Catanzaro.

Destinatario della misura patrimoniale è Trovato Franco, condannato in primo grado come concorrente esterno della cosca di ‘ndrangheta Giampà di Lamezia Terme e per omicidio. Lo stesso, inoltre, è stato condannato in via definitiva per reati in materia di stupefacenti e violazione alla legge sulle armi, nonché condannato - in primo grado - alla pena di anni dodici di reclusione perché ritenuto colpevole di associazione mafiosa e associazione finalizzata alla commissione di truffe assicurative.

Le indagini patrimoniali condotte dalle Fiamme Gialle, che hanno consentito l’emanazione del provvedimento di confisca, hanno evidenziato una netta sproporzione tra i beni risultati nell’effettiva disponibilità del soggetto ed il suo tenore di vita, rispetto ai redditi leciti dichiarati.

I beni oggetto di confisca, in via preliminare, già lo scorso mese di giugno 2016, erano stati cautelati con un provvedimento di sequestro emesso nell’ambito del medesimo procedimento di prevenzione; la successiva mancata giustificazione della loro legittima provenienza da parte di Trovato Franco ha indotto il tribunale di Catanzaro a disporne la confisca. Il patrimonio complessivamente confiscato comprende dieci fabbricati, cinque terreni, quote societarie, una ditta individuale e diversi rapporti bancari, il tutto per un valore stimato di oltre 740 mila euro.

 

Prima picchia la moglie e poi aggredisce un poliziotto, in manette 39enne

Gli agenti del Commissariato di Rossano hanno tratto in arresto il 39enne, Giovanni Battista Florio.

L'uomo, già noto alle forze dell'ordine, è accusato di maltrattamenti in famiglia, lesioni, resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale.

I poliziotti sono intervenuti in seguito ad una telefonata con la quale, una donna chiedeva aiuto dicendo di avere subito violenze da parte del convivente.

Giunti sul posto, gli agenti hanno raccolto la testimonianza della donna che ha ribadito di essere stata picchiata dall’uomo.

Nel corso del controllo, il 39enne avrebbe avuto, dapprima, un atteggiamento insofferente ed irriguardoso e in un secondo momento si sarebbe, addirittura, scagliato con violenza contro uno dei poliziotti.

L’uomo è stato, quindi, bloccato ed arrestato.

 

Acque fognarie sversate in un fiume, sequestrato impianto di sollevamento

I carabinieri della Compagnia di Bianco, in provincia di Reggio Calabria hanno sottoposto a sequestro l'impianto di sollevamento della rete fognaria di un Comune ricadente nella loro giurisdizione.

Il provvedimento è stato assunto in seguito alle attività, con le quali i militari hanno accertato il mancato funzionamento della struttura sequestrata ed il conseguente sversamente delle acque fognarie in un torrente e quindi in mare.

L'impianto non veniva sottoposto ad interventi di manutenzione dal 2013.

 

'Ndrangheta: confiscati beni per un valore superiore al milione di euro

Al termine di un' articolata attività investigativa di natura patrimoniale coordinata dalla Procura distrettuale antimafia - Sezione misure di prevenzione di Reggio Calabria, gli agenti della Polizia di Stato hanno dato esecuzione ad un provvedimento di confisca emesso dal locale Tribunale.

La misura ha interessato beni riconducibili a Michele Crudo,  di 40 anni, allo stato detenuto per una condanna definitiva a dieci anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione nell'ambito del procedimento scaturito dall'operazione "Agathos", che ha portato alla cattura di Giovanni Tegano, 78 anni, capo dell'omonima cosca mafiosa, operante nel Comune di Reggio Calabria e suocero di Crudo.

Le indagini patrimoniali, condotte dalla Divisione polizia anticrimine della Questura di Reggio Calabria, hanno permesso di evidenziare la sproporzione tra i redditi percepiti da Michele Crudo e il patrimonio a lui direttamente o indirettamente riconducibile.

Accogliendo le risultanze delle investigazioni, il tribunale ha disposto la confisca di quattro immobili, quote sociali ed un'azienda operante nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio di generi alimentari.

Il valore del patrimonio confiscato ammonta complessivamente a circa un milione di di euro.

 

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