'Ndrangheta, arrestati i presunti killer dell'omicidio del piccolo Cocò

Ventuno mesi dopo i Carabinieri hanno stretto il cerchio attorno ai presunti responsabili della strage di Cassano allo Ionio che commosse tutta l'Italia. Era il 16 gennaio dello scorso anno quando, con modalità tipicamente mafiose, furono trucidate a colpi di pistola tre persone: fra loro anche il piccolo Nicola 'Cocò' Campolongo di appena tre anni. I corpi del bimbo, insieme a quelli del nonno, il 52enne Giuseppe Iannicelli e della sua convivente, la 27enne Ibtissam Touss, furono successivamente dati alle fiamme. Ciò che restava delle membra straziate fu scoperto nell'abitacolo di un'automobile devastata dal fuoco Un crimine efferato che gettò nello sconforto anche Papa Francesco dal quale dieci giorni dopo la scoperta dei cadaveri arrivarono parole intrise di commozione durante il tradizionale Angelus domenicale. Qualche mese più tardi il Santo Padre ebbe un incontro con il papà del bambino, nella prigione di Castrovillari. Le indagini che sono sfociate nell'individuazione dei presunti autori del triplice omicidio sono state condotte e completate dai Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, insieme ai colleghi del Raggruppamento operativo speciale (Ros).  Destinatari dei provvedimenti restrittivi Faustino Campilongo e Cosimo Donato, considerati appartenenti alla 'ndrangheta operante nella Sibaritide. Entrambi originari di Firmo, nei pressi di Castrovillari, sono sospettati di essere affiliati al clan Iannicelli. I due hanno ricevuto l'ordinanza di custodia cautelare dietro le sbarre. Reclusi presso la casa circondariale di Castrovillari perché già coinvolti in una presunta organizzazione di trafficanti di droga smascherata nell'ambito di un'inchiesta che nel 2014 mise nel mirino il cosiddetto clan degli zingari. Il nonno, quando usciva, era solito farsi accompagnare dal nipotino perché si illudeva che la presenza di Cocò lo proteggesse da eventuali azioni criminose ai suoi danni. Sulla scorta di quanto ricostruito nel corso dell'attività investigativa, l'episodio è direttamente connesso alla guerra per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti nella zona. Gli inquirenti, infatti, sono convinti che Giuseppe Iannicelli sia stato punito per il suo tentativo di affrancarsi dalla cosca degli zingari per assumere una dimensione di autonomia nella gestione del traffico illecito di droga. 

 

 

 

 

'Ndrangheta, confiscati beni per 387 mila euro

Il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Crotone ha eseguito, sulla base di proprie indagini, la confisca di beni immobili per circa 387.000,00 euro circa, nei confronti di un soggetto ritenuto contiguo alla locale Cosca Farao–Marincola, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza. Le motivazioni delle Fiamme Gialle pitagoriche, poste alla base della proposta originariamente formulata dalla Guardia di Finanza, e recepite dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno portato alla confisca disposta dal Tribunale di Crotone Sezione Misure di prevenzione ed eseguita dalla stessa Guardia di Finanza. Gli stessi riguardano un appartamento un corpo di fabbrica con quattro diverse unità immobiliari, di cui due appartamenti, un opificio ed un deposito/negozio.

'Ndrangheta, bloccato ed arrestato in autostrada presunto esponente del clan Iamonte

E' stato braccato per ore e alla fine individuato nei pressi dell'uscita di Savona lungo l'autostrada A10. E' terminato in poche ore il tentativo di sottrarsi all'arresto da parte del sessantaduenne Consolato Malaspina. A stringere le manette ai polsi sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Imperia. La cattura rientra nell'ambito della retata di cui si sono resi autori i militari dell'Arma del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno inferto un duro colpo alla cosca Iamonte, di Melito Porto Salvo. Dieci gli arresti eseguiti.   originario di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. Quando gli uomini in divisa sono andati a prelevarlo presso il suo domicilio nella cittadina jonica, Malaspina non era presente, ma alla sua irreperibilità hanno messo rapidamente un punto i Carabinieri liguri. 

'Ndrangheta, latitante catturato a Genova

Fatale un'operazione contro il traffico di droga condotta dalla Guardia di Finanza a Genova. I militari hanno così messo la parola fine alla latitanza, che durava da oltre un anno, del ventottenne Giuseppe Bellocco. Destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare emessa nell'ambito dell'inchiesta denominata "Sant'Anna", è considerato tra i personaggi apicali dell'omonima cosca di Rosarno, nel Reggino. L'indagine che era stata condotta nell'estate dello scorso anno era sfociata nella cattura di ventiquattro soggetti, ritenuti organici al clan della Piana di Gioia Tauro. Le Fiamme Gialle lo hanno sorpreso nell'atto di prendere in consegna 144 chilogrammi di cocaina. Al momento dell'arresto disponeva di documenti contraffatti. Con lui sono finiti in manette altri due individui, uno originario dell'Abruzzo, uno di Genova da tempo trasferitosi in Colombia, probabile punto di contatto fra l'organizzazione dedita al narcotraffico in Sud America e la banda italiana. La droga era appena approdata al molo portuale di Gioia Tauro ed i provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti al termine di una corsa nel cuore della zona di Sturla. Trovatisi davanti gli uomini in divisa, i narcotrafficanti a bordo di una Fiat Panda hanno impresso una brusca accelerazione alla vettura. Ne è nata una corsa nel cuore della zona di Sturla. Piombati in un luogo privo di via d'uscita, un garage in via Orlando, non si sono arresi ed anzi hanno lanciato il veicolo in direzione dei finanzieri, sbattendo, però, su diversi altri automezzi, fra cui uno della GdF. Tre i militari che hanno riportato leggere ferite. 

 

'Ndrangheta: rinvio a giudizio per ex sindaco, vice e consigliere di San Ferdinando

 

 

Domenico Madafferi, ex sindaco di San Ferdinando è stato rinvito a giudizio dal gup di Palmi nell’ambito dell’inchiesta “Eclissi”. Stesso provvedimento per l’ex vice sindaco, Santo Celi e per l’ex consigliere comunale Giovanni Pantano. Secondo la Dda di Reggio Calabria, l’ex primo cittadino pur, non essendo organico alla cosca, avrebbe fornito “concreto e consapevole” contributo al clan Bellocco-Cimato. Eletto a Capo di una lista civica, Madafferi che era successivamente transitato tra le fila del Partito democratico che ne aveva rinnegato l’appartenenza, era stato sottoposto ai domiciliari nell’ottobre del 2014, con l’accusa di concorso esterno. Posizione ancor più grave per l’ex consigliere Pantano, accusato di associazione mafiosa poiché definito dai pm “esponente della cosca Bellocco-Cimato a completa disposizione degli interessi della 'ndrina”. I tre ex amministratori dovranno comparire davanti ai giudici del Tribunale di Palmi l'11 dicembre prossimo, insieme ad altre sei persone che hanno scelto il rito ordinario. Altri 29 imputati, che optato per il rito abbreviato, dovranno presentarsi davanti al gup il 24 novembre prossimo.

 

 

'Ndrangheta, per il boss Pantaleone Mancuso funerali privati all'alba

Sarà celebrato domattina alle 6 il rito funebre per il boss Pantaleone Mancuso: così ha deciso il questore di Vibo Valentia, Filippo Bonfiglio, che ne ha anche ordinato lo svolgimento in forma strettamente privato. La cerimonia si svolgerà presso il cimitero di Limbadi dove il feretro è diretto dalla casa di reclusione di Tolmezzo, in provincia di Udine. "Vetrinetta", questo il soprannome con cui era conosciuto, sarà seppellito subito dopo i funerali. Spirato nella tarda serata di sabato, era affetto da una malattia per la quale nessuna cura lo avrebbe potuto salvare. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro si era opposto, qualche giorno prima, alla richiesta inoltrata dagli avvocati Gianfranco Giunta e Leopoldo Marchese mossisi per ottenere che il loro assistito fosse scarcerato a causa delle condizioni critiche in cui si trovava e venisse ricoverato in ospedale. I due legali chiederanno che la Procura della Repubblica vibonese acquisisca la documentazione sanitaria del defunto boss. 

'Ndrangheta, estradato in Italia boss catturato in Canada

E' stata messa la parola fine alla latitanza, iniziata cinque anni fa, di Carmelo Bruzzese. Destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare emessa nell'ambito dell'operazione "Crimine", era stato stato rintracciato a Toronto al culmine di un'attività d'indagine condotta sul campo dai Carabinieri del Raggruppamento operativo speciale su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Fatale per la sua estradizione, che si concretizzerà oggi con il ritorno forzato in Italia, aver violato le norme canadesi che regolano l'immigrazione. Considerato tra i personaggi di spicco della 'ndrangheta, era uno dei partecipanti alle riunioni organizzate per nominare Domenico Oppedisano "capo crimine". Secondo le risultanze investigative, il presunto boss avrebbe svolto una delicata attività di collegamento fra le cosche calabresi e quelle di base in Lombardia e Piemonte. 

'Ndrangheta, catturato in Puglia latitante calabrese

Datosi alla latitanza nel 2011, è stato individuato e catturato dalla Polizia che lo ha sorpreso insieme ad ad una donna di origini romene e ad un uomo di Cerignola, in provincia di Foggia. I tre erano all'interno di un'autovettura. A finire nelle maglie degli agenti è stato il trentunenne Mario Bruni, su cui pendono le accuse di associazione mafiosa finalizzata al traffico di armi e droga, oltre che di danneggiamenti in danno di parenti dei collaboratori di giustizia e di imprenditori. E' stato coinvolto nell'operazione denominata "Hydra" portata avanti, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, da personale della Squadra Mobile di Crotone.

Subscribe to this RSS feed