Serra, corso Umberto I e lungofiume al buio per mezz’ora. Il Comune aderisce all’iniziativa dell’Anci contro il caro bollette

Anche il Comune di Serra San Bruno aderisce all’iniziativa dell’Anci di spegnere simbolicamente le luci, nella giornata del 10 febbraio, di alcuni edifici o luoghi significativi in segno di protesta contro i rincari delle bollette riguardanti l’energia elettrica.
 
Domani - spiega l’amministrazione comunale - l’illuminazione di corso Umberto I e del lungofiume non sarà attiva tra le 20 e le 20.30. È necessario, infatti, inviare un messaggio chiaro da parte di tutti per far capire l’insostenibilità di questa situazione che si ripercuote in maniera devastante, oltre che sui Comuni, anche sulle famiglie, sulle imprese e su tutti i commercianti. C’è la necessità di intervenire immediatamente per compensare gli aumenti che rischiano di causare difficoltà non superabili”.
 
“C’è il concreto pericolo per i Comuni - sostengono gli amministratori serresi - di non poter svolgere servizi essenziali poiché le risorse vengono assorbite da bollette esorbitanti. Le famiglie e le imprese, già provate dalla crisi economica determinata dalla pandemia, non sono nelle condizioni di poter sopportare l’ennesimo peso che si traduce in una drastica riduzione di consumi e produzione. È quindi urgente - concludono - un’azione tesa ad impedire che questo aggravio acuisca le già evidenti problematiche”.

 

Scioglimento Comuni, Callipo (Anci): «In Parlamento le nostre ragioni»

«Quanto accaduto ieri in Commissione Affari costituzionali della Camera racconta implicitamente il senso stesso dei nostri suggerimenti: quando si decide sulla vita dei Comuni, i sindaci vanno ascoltati».

Il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, esprime soddisfazione per il proficuo confronto che si è instaurato tra Parlamento e Associazione nazionale dei Comuni italiani, con riguardo alle modifiche legislative in materia di scioglimento delle amministrazioni comunali per presunte infiltrazioni mafiose. All’audizione nella competente Commissione, a rappresentare Anci c’era il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà. 

«Le regole attualmente in vigore – spiega Callipo – hanno mostrato da tempo la propria inefficacia a perseguire gli scopi per i quali sono state introdotte nel nostro ordinamento, cioè proteggere gli Enti locali dalle infiltrazioni mafiose. Se funzionassero davvero, non ci sarebbero reiterati scioglimenti che spesso colpiscono più volte gli stessi Comuni. La disciplina attuale, inoltre, pregiudica fortemente l’autonomia dei territori ed i principi di democrazia, vanificando le scelte elettorali delle diverse comunità. Da tempo Anci Calabria, nel solco dell’attività di Anci Nazionale, fa la sua parte per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni sulla necessità di modificare la legge e introdurre aggiustamenti che possano da una parte migliorare la capacità della norma di evitare infiltrazioni, e dall’altra salvaguardare il voto dei cittadini».
In particolare, Anci Calabria ha prodotto diversi suggerimenti legislativi, grazie al lavoro coordinato dal sindaco di Rende, Marcello Manna, che sono stati poi fatti propri dall’Associazione nazionale dei Comuni e formalizzati in un’organica proposta di legge oggi all’esame degli organismi parlamentari che hanno il compito di giungere a un testo di sintesi da sottoporre poi al vaglio del Parlamento.

«Tra i punti che riteniamo cruciali – continua Callipo – c’è l’introduzione del contraddittorio tra sindaco e prefetto, a cui viene demandato il compito di decidere sullo scioglimento, che non può continuare a intervenire in maniera automatica sulla base di presupposti astratti e non riscontrati nella realtà dei fatti. Come dicevo all’inizio, i sindaci vanno informati, vanno ascoltati e va riconosciuto il loro diritto al contraddittorio. Lo scioglimento deve essere l’estrema ratio, non una sorta di adempimento burocratico com'è oggi. Inoltre, riteniamo che la normativa debba essere più chirurgica, consentendo l’assunzione di provvedimenti specifici nei confronti dei singoli, come impiegati o dirigenti infedeli. Se in un’Amministrazione locale ci sono soggetti in odore di mafia, sono quelli che vanno messi nell’impossibilità di nuocere, non va “chiuso” tutto il Comune inficiando il libero voto dei cittadini, perché è come buttare l’acqua sporca col bambino. Allo stesso tempo va data la possibilità ai sindaci di licenziare per giusta causa chi con la sua presenza negli organici compromette la vita stessa dell’Ente. Siamo inoltre favorevoli a prevedere la possibilità da parte del Prefetto di nominare un commissario ad acta che possa assumere le funzioni dirigenziali di chi viene individuato dalla Prefettura stessa come possibile tramite della criminalità organizzata, senza procedere dunque allo scioglimento tout court».

Concetti ribaditi nel corso dell’audizione dal sindaco Idà, che nel confronto con i parlamentari ha messo in evidenza come «la facoltà di sentire i sindaci vada trasformata in un obbligo effettivo». «Spesso - ha spiegato - anche le commissioni straordinarie insediate nei nostri enti locali verificano gli atti senza dover essere costrette a confrontarsi con gli amministratori locali». Il sindaco di Rosarno ha poi posto l’accento sulla necessità di garantire comunque la continuità della vita amministrativa condizionata dall’andamento degli iter giudiziari degli scioglimenti: «In Calabria abbiamo assistito a degli scioglimenti che poi venivano cassati dalle sentenze del Tar e confermati, invece, dai Consiglio di Stato».
Nel ringraziare Marcello Manna per il lavoro svolto e Giuseppe Idà per aver efficacemente esposto in Commissione le ragioni di Anci Calabria, Callipo conclude cristallizzando un concetto fondamentale, che ispira l’azione dell’Associazione su questo tema: «Non siamo affatto contrari agli scioglimenti quando sono necessari – ribadisce -, ma proprio per questo chiediamo una disciplina legislativa efficace, che elimini gli automatismi, esalti la collaborazione con i sindaci e tuteli le scelte dei cittadini».

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Anci Giovani Calabria si appresta a eleggere il coordinatore regionale

Anci Giovani si appresta a eleggere il suo nuovo coordinatore regionale.

Ne dà notizia il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, che rende nota la convocazione dell’assemblea congressuale dell’associazione che riunisce gli amministratori locali under 35. 

L’appuntamento è fissato per lunedì 11 febbraio, all’Hotel Lamezia, ore 10.

Dopo l’insediamento dell’ufficio di presidenza, ci sarà la presentazione dei candidati, con la successiva elezione del coordinatore e del coordinamento regionale che sarà composto da 30 elementi.

Chiamati a eleggere il loro rappresentante sono tutti gli amministratori che non hanno superato il compimento del 35° anno di età al momento della loro elezione a sindaco, consigliere comunale o della nomina ad assessore. 

«Questo importante passaggio congressuale - commenta Callipo - aggiunge un altro tassello alla definizione degli organismi di Anci Calabria, che con la costituzione della rappresentanza giovanile sarà ancora più forte e incisiva nelle dinamiche decisionali a tutela delle nostre comunità»

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Lsu-Lpu, "Rinnovo dei contratti a rischio"

«Senza soluzioni legislative mirate è a rischio non solo il processo di stabilizzazione degli Lsu e Lpu, ma anche il rinnovo dei loro contratti per un nuovo anno».
 
Il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, lancia l’allarme in vista della scadenza dei contratti dei circa 4.500 lavoratori che provengono dal bacino degli Lsu e Lpu.
 
«Sembra che ancora non si sia preso coscienza del fatto che, seppur sia importante chiedere risorse al Governo affinché rimpingui il fondo destinato alla stabilizzazione, se non si procede prioritariamente all’eliminazione dei tetti di spesa che limitano la possibilità di fare nuove assunzioni, non sarà possibile procedere al rinnovo dei contratti né alle stabilizzazioni, se non per un numero di lavoratori molto limitato. In particolare, è necessario che la Regione solleciti Governo e Parlamento affinché prevedano finalmente la deroga alle norme che riguardano il turnover dei dipendenti pubblici. Per legge, infatti, i Comuni possono assumere solo per sostituire i dipendenti che vanno in pensione, parametro che nelle Amministrazioni comunali più piccole, cioè la stragrande maggioranza, è insufficiente ad assicurare la stabilizzazione di tutti i precari. Ecco perché occorre una deroga alla normativa nazionale che possa consentire una programmazione triennale del fabbisogno del personale che vada oltre il turnover. Allo stesso tempo, per sopperire allo scarso fabbisogno delle dotazioni organiche, il presidente Oliverio aveva garantito che avrebbe incentivato, attraverso una legge regionale, la mobilità tra i vari enti dei lavoratori. Ma nonostante sia trascorso quasi un anno, di tale norma non c'è ancora traccia».
 
Questi i problemi messi sul tavolo dal presidente Callipo, che ha annunciato l’imminente convocazione di un’assemblea di Anci Calabria per un confronto sulla questione tra tutti i sindaci, aperta alla partecipazione del governatore Oliverio e dei parlamentari calabresi.
 
«Gli amministratori calabresi – conclude il numero uno regionale di Anci – sono molto preoccupati. Non vogliono arrivare a dicembre, alla scadenza dei contratti, senza risposte certe da poter dare ai lavoratori. È urgente, dunque, che la Regione ci dia riscontri puntuali su questioni che sono cruciali non soltanto per il processo di stabilizzazione, ma anche per il semplice rinnovo dei contratti. Lo scorso anno, fidandosi delle rassicurazioni della Regione, i Comuni si sono assunti una responsabilità enorme, procedendo alla proroga dei rapporti di lavoro ed esponendosi così ad eventuali cause risarcimento che possono essere promosse dal lavoratore dopo tre anni di contratti a termine. Trentasei mesi che, dopo l’entrata in vigore del Decreto dignità, sono stati ridotti a 24. Una situazione di grave incertezza e confusione che va risolta con risposte efficaci, perché a fine anno non sarà più possibile continuare a fidarsi di parole che non trovano conferme in atti».
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Anci Calabria, Callipo: "Scuole chiuse? Con questo sistema di allerta meteo non possiamo fare altro"

«Scatta una nuova allerta meteo arancione e molti Comuni calabresi decidono di chiudere le scuole per seguire alla lettera i protocolli di sicurezza. Una scelta ineccepibile che però vuole anche essere una provocazione, perché mette in evidenza i limiti di un sistema che, come abbiamo più volte ribadito, necessità di essere rivisto».
Così il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, ha voluto sottolineare l’adozione da parte di numerosi sindaci delle ordinanze che dispongono per domani la chiusura degli istituti scolastici. In particolare, sarà la provincia catanzarese, con 50 Comuni su 80, a far registrare il maggior numero di scuole chiuse.
 
«All’indomani dei tragici fatti accaduti ad agosto nelle Gole del Raganello - continua Callipo -, abbiamo evidenziato con forza i limiti del sistema di allerta meteo, che così com'è  non funziona. Servono previsioni più puntuali e più dettagliate, con protocolli di sicurezza modulati sulle diverse condizioni di rischio. Al momento, invece, l’allerta gialla e arancione prevedono gli stessi adempimenti. In teoria, dunque, le scuole e tutte le altre infrastrutture potenzialmente a rischio dovrebbero essere inibite per la gran parte dell’anno, visto che l’allerta gialla è praticamente una costante quotidiana. In una situazione di questo tipo, i Comuni rappresentano l’ultimo e più debole anello di una catena di responsabilità che ricadono interamente sui sindaci. Comprensibile, dunque, che molti primi cittadini abbiano deciso di chiudere le scuole domani, anche se questo comporterà inevitabili disagi per le famiglie degli studenti».
 
Il presidente di Anci Calabria ricorda che la disciplina in vigore “per eventi tali da mettere in pericolo l'incolumità delle persone” prevede che i sindaci invitino i cittadini alla massima prudenza richiamando le raccomandazioni diffuse dalla Protezione civile, ovvero “non mettersi in viaggio se non strettamente necessario, evitare i sottopassi, abbandonare i piani seminterrati o interrati se ubicati in zone depresse o a ridosso di fiumi, torrenti tombati, non sostare in prossimità di aree con versanti acclivi che potrebbero dare origine a colate rapide di fango e crolli di  massi".  
 
«Con un simile scenario di rischio - continua Callipo - come fare a meno di pensare, prima di ogni altra cosa, alla sicurezza di bambini e ragazzi che l’indomani devono recarsi presso le rispettive scuole? Centinaia di scuolabus in giro per la regione, su percorsi costieri e montani, già dalle prime ore dell’alba nella totale incertezza del verificarsi ed evolversi di eventuali calamità naturali e della loro intensità. È questa la ratio con la quale i Sindaci hanno agito nell'emettere le rispettive ordinanze di chiusura delle scuole».
 
L’auspicio dei sindaci calabresi, dunque, è che si dia seguito agli accordi già imbastiti con la Protezione civile nazionale per una revisione del sistema di allerta. 
«Il capo della Prociv Angelo Borrelli ha assunto un impegno preciso in questo senso - conclude Callipo - e confidiamo che presto venga concretizzato. Noi faremo la nostra parte per sollecitare ulteriormente la riforma della disciplina in vigore, come abbiamo già fatto con la recente assemblea di Lamezia. A tal fine è necessario rimarcare che ancora attendiamo l’incontro promesso dal governatore Mario Oliverio per definire insieme le azioni che la Regione può porre in atto per sostenere la nostra attività in materia di protezione civile. Nel frattempo non possiamo che attenerci ai protocolli previsti, anche se nella maggior parte dei casi i rischi si riveleranno sovrastimati».

Anci Calabria, Callipo: "Dal Governo uno scippo ai Comuni, ma non molliamo"

«Uno scippo ai danni dei Comuni, che pregiudica il principio di leale collaborazione tra le Istituzioni».
Il sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria punta il dito contro il Governo per il blocco dei fondi destinati alla riqualificazione delle periferie e rimarca lo sconcerto dei primi cittadini dei comuni capoluoghi di provincia e della città metropolitana di Reggio, che si sono visti sottrarre da Palazzo Chigi circa 103 milioni di euro di fondi statali per progetti che comprensivi delle quote di cofinanziamento ammontano in Calabria ad oltre 192 milioni di euro.
 
«Si tratta di risorse importantissime – spiega Callipo – perché destinate alle aree che più necessitano di interventi di riqualificazione, nel solco di quel progetto nazionale di recupero delle periferie promosso anche dall’impegno in questo senso dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano. I fondi ora sono stati bloccati, nonostante le convenzioni sottoscritte con l’Amministrazione centrale dello Stato e nonostante molti Comuni siano già entrati nella fase operativa di progettazione per il successivo avvio delle opere. Un precedente gravissimo per il nostro Paese, perché fa passare il messaggio che in Italia tutto è incerto anche ciò che è definito contratti bilaterali e che quindi dovrebbe essere considerato un dato acquisto e incontrovertibile. Ecco perché riteniamo che la decisione del Governo sia non solo ingiusta dal punto di vista politico e istituzionale, ma anche illegittima. Ci sono obblighi precisi già assunti con la sottoscrizione delle convenzioni e si rischia di innescare una pioggia di ricorsi incrociati di cui nessuno sente il bisogno».
 
Un caos che i sindaci calabresi sperano ancora di evitare. «Non intendiamo mollare - assicura Callipo – e insieme ai nostri Sindaci che fanno parte dell’ufficio di presidenza di Anci Nazionale, Mario Occhiuto e Giuseppe Falcomatà, oltre che a tutti i Sindaci interessati, adotteremo tutte le iniziative necessarie per protestare contro questa decisione, nella speranza che il Governo torni sui suoi passi. Intanto abbiamo il dovere di informare i cittadini di quanto sta accadendo, perché saranno loro che vedranno scomparire progetti che erano stati già approvati ed illustrati e che avrebbero potuto risolvere problemi annosi di interi quartieri. Basti pensare che oltre ai 4 capoluoghi di provincia ed alla Città di Reggio, l’hinterland reggino stavano avviando progetti per 101 milioni di euro e sappiamo tutti quanto risorse così ingenti siano importanti per un tale territorio».
 
«Infine – ha concluso Callipo - ritengo utile chiarire, a differenza di quanto sostenuto da alcuni parlamentari in queste ore, che non corrisponde al vero l’affermazione secondo la quale il Governo starebbe togliendo a 96 Comuni per dare a tutti i Comuni. Infatti, il previsto sblocco all’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli esercizi precedenti è stato ottenuto a seguito delle sentenze della Corte Costituzionale che considerano illegittimi i vincoli all’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli enti locali (sentenze n. 247 del 2017 e n.101 del 2018) e non può essere oggetto, da parte del Governo, di una sorta di “scambio” con risorse statali già stanziate. 
Le due questioni sono nettamente e logicamente separate. Il bando periferie è finanziato da risorse statali, mentre gli avanzi sono risorse proprie dei Comuni, come finalmente riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Il risultato immediato è quindi solo meno risorse per i Comuni, su un argomento critico e di importanza notevole quale è la questione delle periferie urbane».
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Anci Calabria, Callipo: "Con i sindaci contro il blocco del bando per le periferie"

«Non è possibile cambiare continuamente le carte in tavola. Questo è uno dei limiti più grandi del nostro Paese, che fa e disfa senza preoccuparsi delle conseguenze che possono essere devastanti sul piano della crescita e dello sviluppo».

Così il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, commenta la decisione del Governo che si appresterebbe, nell’ambito del decreto Milleproroghe, a bloccare il bando per le periferie, un piano di investimenti da 2 miliardi di euro per la riqualificazione dei centri urbani che coinvolge 96 città in tutta Italia.

«In Calabria – continua Callipo – al bando hanno partecipato tutti i capoluoghi di provincia e la città metropolitana di Reggio. Bloccare i fondi e dirottare altrove gli investimenti già oggetto di convenzioni regolarmente sottoscritte significherebbe privare i maggiori centri urbani di un’opportunità unica di riqualificazione delle proprie periferie, che finalmente negli ultimi anni avevano ricevuto un’attenzione programmatica che è sempre mancata. Ma per certi versi è ancora più deleterio che nel 2018 materie così importanti siano ancora dominate dall’incertezza. Non si può avviare un lavoro di tale portata a livello progettuale e procedurale per poi, improvvisamente, cambiare rotta e dire abbiamo scherzato. Non è solo una questione di aspettative tradite, ma di capacità di programmare il futuro in maniera efficace e puntuale».

Anci Calabria, dunque, appoggia in pieno la protesta espressa dai sindaci calabresi, nel solco di quanto già dichiarato dal presidente nazionale dell’Associazione dei comuni italiani, Antonio De Caro, che si è detto pronto a diffidare il Governo a rispettare gli impegni, qualora la situazione non dovesse cambiare.

Infine, Callipo, ha fatto un appello a tutti i parlamentari calabresi, affinché sollecitino un ripensamento sul blocco del bando. «Chi siede in Parlamento è innanzitutto espressione di un territorio e dei suoi cittadini – ha concluso il presidente dell’Anci regionale -. Mi auguro che i deputati e i senatori calabresi comprendano quanto questa decisione sia dannosa per lo sviluppo della loro regione e intervengano per sostenere le ragioni delle città destinatarie dei fondi per gli interventi di riqualificazione».

 

La Regione pronta a posticipare di 6 mesi il termine per il passaggio ai comuni della gestione dei rifiuti

La Regione si dice pronta ad accogliere la richiesta dei comuni calabresi che avevano sollecitato la proroga di sei mesi dei termini per il passaggio definitivo delle competenze in materia di rifiuti.

È quanto comunica il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, che ieri ha ricevuto dagli uffici regionali la risposta ufficiale all’istanza presentata affinché fosse differito il termine ultimo del 30 giugno. Una richiesta che era già stata oggetto di un proficuo incontro con l’assessore all’Ambiente Antonella Rizzo, alla quale erano state illustrate le difficoltà in merito alla piena attuazione della normativa sancita dalla legge regionale 14/2014, che prevede il subentro dei comuni nei contratti per la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti (dunque non solo raccolta e trasporto) tramite i cinque Ambiti territoriali ottimali (Ato) che coincidono con i rispettivi territori provinciali. 

Nonostante l’impegno delle amministrazioni comunali, ritardi si sono accumulati in particolare nei processi di adesione agli Ato, alcuni dei quali non sono ancora pienamente operativi per problemi organizzativi legati talvolta al mancato versamento delle quote necessarie per il funzionamento della gestione associata, nonché per carenza di personale e lacune formative legate alle nuove competenze.

Una serie di motivi che hanno indotto Anci a farsi portavoce della richiesta dei comuni di posticipare la scadenza del passaggio. 

La Regione ha risposto a stretto giro, dicendosi disponibile a rimandare il termine ultimo al 31 dicembre 2018, a patto che i sindaci dei comuni capofila convochino con urgenza un’assemblea delle Amministrazioni che fanno parte dei diversi Ato, al fine di deliberare l’espresso impegno al rispetto del nuovo termine, con l’approvazione entro il 30 novembre delle delibere comunali di ratifica dei contratti di subentro.

«È quello che chiedevamo - commenta Callipo - e per questo ringrazio l’assessore Rizzo, i dirigenti e gli uffici regionali con i quali abbiamo lavorato. Il passaggio alla gestione autonoma dell’intero ciclo dei rifiuti è un adempimento molto delicato, che porta con sé conseguenze amministrative rilevanti. I comuni si impegneranno a dare le garanzie richieste e fare la propria parte, fermo restando la necessità che la Regione ci affianchi con personale esperto e qualificato, che possa accompagnare i Comuni nell’organizzazione e nell’avvio della gestione associata del ciclo dei rifiuti».

 

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