Referendum: Debora Serracchiani a Pizzo ha spiegato le ragioni del "Sì"

Una "cassetta degli attrezzi" con dentro le ragioni del "Sì", da portarsi in giro per convincere gli indecisi e chi è disposto a mettere da parte pregiudizi e scelte ideologiche. È questa la metafora che usa Debora Serracchiani, vice segretario nazionale del Partito democratico e presidente della Regione Friuli - Venezia Giulia, che ieri pomeriggio ha partecipato all'incontro organizzato dal circolo cittadino del Pd di Pizzo alla Tonnara.
 
Tra i relatori, il coordinatore del circolo Pd, Raffaele Molè, il sindaco Gianluca Callipo, il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno, la parlamentare Stefania Covello e il vice presidente della Regione Calabria Antonio Viscomi. 
 
"Questa riforma, al contrario di quello che spesso si sente in giro, non tocca affatto i principi fondamentali della nostra Carta - ha detto Serracchiani -. Modifica invece la seconda parte della Costituzione, quella che gli stessi Padri costituenti consideravano frutto di un compromesso, fatto per accontentare un po' tutti e per rassicurare gli Stati stranieri che non si fidavano dell'Italia dopo la Seconda guerra mondiale. Il bicameralismo perfetto, che la riforma vuole eliminare, rispondeva proprio a queste esigenze. Oggi, invece, l'esigenza maggiore è quella di snellire l'attività parlamentare e dare più rappresentatività ai territori con il Senato delle autonomie".
 
Serracchiani ha poi fornito una altro "attrezzo" per la metaforica cassetta da portarsi appresso: l'abolizione del Cnel e delle Province. "Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro in 60 anni, cioè da quando è stato istituito, ha prodotto appena 14 proposte di legge, nessuna delle quali approvata, eppure costa agli italiani circa 20 milioni di euro l'anno. Allo stesso modo, senza eliminare le Province dalla Costituzione non sarà possibile completare la riforma di questi Enti, che oggi di fatto restano ancora in piedi".
 
Il vice segretario nazionale del Pd, ha. quindi, snocciolato le ragioni del "Sì" facendo leva, soprattutto, sulla necessità di portare a compimento la riforma costituzionale per dare la possibilità al Paese di cambiare davvero.
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Non dico che se passa la riforma il Pil improvvisamente schizzerà verso l'alto e la disoccupazione sparirà - ha concluso -, ma senza questa riforma non avremo la possibilità di perseguire concretamente e velocemente questi obbiettivi di crescita. Questo è un Paese dove tanti affermano che si debba cambiare, ma poi, al dunque, si tirano indietro per timore. Alcuni lo fanno in buona fede, ma molti altri lo fanno per tutelare i propri privilegi, perché sanno che nell'incertezza e nell'instabilità i loro vantaggi possono continuare a esistere".
 
Sulla stessa lunghezza d'onda Callipo, che ha rimarcato come questo referendum "non può essere inteso come un sondaggio sul gradimento del governo e del premier. Votare No per votare contro il Governo sarebbe un grande errore - ha detto il primo cittadino di Pizzo  -, perché vorrebbe dire gettare alle ortiche una possibilità unica di cambiamento che attendiamo da decenni. Facciamo questo passo verso il futuro insieme, rendiamo la Stato più efficace e moderno votando "Sì", non perché vogliamo votare contro qualcuno, ma perché vogliamo votare per un'avvenire migliore". 
 
Particolarmente preoccupato dalle conseguenze di un'eventuale vittoria dei "No" è apparso Magorno, che ha evocato la deriva populista che favorì la nascita del fascismo in Italia, agevolato dalle divisioni che anche allora laceravano i partiti di sinistra, che " impegnati a litigare al loro interno, non percepirono il pericolo incombente. "Se il "Sì" non dovesse passare - ha detto il segretario regionale - si andrebbe verso l'ignoto, verso l'esempio di Trump in America".
 
Più tecnico, invece, l'intervento di Viscomi, che ha sottolineato di sostenere il "Sì" non per mera scelta politica, "ma in quanto giurista. Da professore di diritto - ha detto - ho analizzato a fondo il testo della la riforma e non ho trovato un solo motivo che possa giustificare il "No". I principi fondamentali non vengono neppure sfiorati, ma allo stesso tempo si introducono dei meccanismi di efficienza che oggi non ci sono, come una divisione univoca tra le competenze dello Stato e quelle delle Regioni e l'introduzione di un concetto fondamentale, quello di 'interesse nazionale'". 
 
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Referendum, Censore e Minniti "Basta un sì": "rafforzare la sfida riformista"

“Basta un sì” la manifestazione promossa dal Partito democratico per sostenere le ragioni del referendum costituzionale ha fatto tappa a Serra san Bruno dove, in un’affollata sala Chimirri, si sono dati appuntamento i big del partito renziano insieme ai politici locali. A prendere la parola per primo è stato il segretario regionale Ernesto Magorno che ha ringraziato il gruppo dirigente del circolo Pd di Serra per poi elogiare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti Marco Minniti: «Le sue iniziative in favore delle ragioni del “sì” sono un n atto d'amore con cui si sceglie di andare verso il futuro. Bisogna guardare avanti perché le ragioni del “si” sono le ragioni della speranza».

A fare gli onori di casa, Paolo Reitano, segretario del locale circolo democratico che ha ringraziato gli intervenuti. «Noi – ha detto - sosteniamo le ragioni del “sì” in un momentino importante per il nostro Paese. Siamo chiamati ad esprimere un voto che vuole rappresentare un taglio netto tra passato e futuro. L'unico vero partito italiano deve dare risposte ai cittadini e il governo Renzi lo sta facendo con un referendum che ci allineerà agli altri paesi europei. Questa riforma avvicina le istituzioni ai città e i cittadini alle istituzioni».

Il sindaco Luigi Tassone, dal canto suo, ha sostenuto come «con la riforma non verranno modificati i principi fondamentali della costituzione, noi saremo chiamati a scegliere se porre fine al passato con il bicameralismo perfetto, con il taglio dei parlamentari, abolizione delle province ed altri enti inutili con la riduzione delle poltrone. Se il “sì” non vincerà ci sarà instabilità ma soprattutto ci sarà un problema di credibilità. Noi sosteniamo il “sì”, il governo del fare ed il cambiamento». A coordinare i lavori del manifestazione il deputato del Pd, Bruno Censore, che ha lasciato ampio campo ai “giovani” «perché – ha detto – il futuro sono loro e lo stiamo dimostrando con una classe dirigente che ha preso in mano le redini del Comune e lo sta validamente amministrando».

Poi è stata la volta di Marco Minniti che ha elogiato la cittadina bruniana quale «pezzo di storia della sinistra calabrese ed italiana, sempre dalla parte del riformismo e del cambiamento. Con Censore – ha ricordato Minniti - abbiamo passato pezzi importanti della nostra vita politica. Censore ha saputo investire sui giovani per consegnare a Serra un gruppo dirigente capace di costruire, come diceva Gramsci, le condizioni affinché si affermi un nuovo gruppo dirigente».

Poi sul referendum: «In questo momento in Italia c'è una leadership giovane e riformista, Matteo Renzi, e bisogna curarla, non abbiamo bisogno di governi dei tecnici. Tra poco meno di un mese saremo chiamati ad esprimere un voto importante, si tratta di decidere se il nostro paese vuole andare avanti verso il cambiamento senza stravolgere le regole fondamentali della democrazia. Una esigenza che si sente da alcuni decenni rispetto alla quale molte forze politiche, tra cui la sinistra con Nilde Iotti, volevano un cambiamento della seconda parte della costituzione. Poi fu ripresa dall'Ulivo del 1996 col la commissione bicamerale con Massimo D'Alema con capisaldi fondamentali quali la Repubblica presidenziale».

Secondo Minniti «non ci sono più alibi, ora è il momento di guardare all’interesse dell’Italia e pensare ad un paese più moderno, un insieme di obiettivi storici che la sinistra ha sempre voluto raggiungere, mi sembra strano che c’è chi dice “non oggi ma domani”, bisogna rafforzare la sfida riformista e per fare questo bisogna votare “sì”».

 

 

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Referendum, "Basta un si": a Serra San Bruno iniziativa del Partito democratico

“Basta un Sì”, è il titolo dell’incontro pubblico che si terrà domani alle ore 18 presso la sala convegni di Palazzo Chimirri a Serra San Bruno, nell’ambito della campagna referendaria sulla riforma costituzionale che porterà al voto del 4 dicembre prossimo.

 

Discuteranno della riforma e delle ragioni del “Sì”: Paolo Reitano - segretario del circolo Pd di Serra San Bruno, Luigi Tassone – sindaco di Serra San Bruno, Enzo Insardà – segretario provinciale Pd, il consigliere regionale Michele Mirabello, i deputati Bruno Censore ed Ernesto Magorno - segretario regionale Pd. Concluderà la manifestazione il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Marco Minniti.

 

“All’iniziativa – si legge in una nota della segreteria cittadina del Pd - parteciperanno, inoltre, amministratori, dirigenti, iscritti e simpatizzanti del Partito democratico e del centrosinistra, cittadini, rappresentanti della società civile, del mondo dell’associazionismo e delle diverse categorie professionali e produttive che hanno deciso di dare il loro contributo e sostenere le ragioni del “Sì”.

 

“Gli elettori – prosegue il comunicato – il 4 dicembre saranno chiamati a esprimere un voto importante sul futuro del nostro Paese. Un voto su una riforma che vuole superare il bicameralismo paritario per arrivare così all’approvazione delle leggi in tempi rapidi e che ridefinisce i poteri normativi del governo, fissando limiti stringenti alla decretazione d'urgenza. Una riforma che riduce il numero dei parlamentari, abolisce il CNEL e riduce i costi della politica.

Il testo sottoposto al voto popolare, altresì, prevede una maggiore partecipazione dei cittadini, potenziando e rilanciando gli istituti di democrazia diretta, attraverso l’introduzione dell’obbligo per il Parlamento di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori, l’introduzione dei referendum propositivi e d’indirizzo e la diminuzione del quorum per la validità dei referendum abrogativi, poiché sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle elezioni politiche.

Una revisione costituzionale dove vengono chiarite, inoltre, le competenze in ambito legislativo tra lo Stato e le regioni, eliminando uno dei principali motivi di confusione e conflittualità rappresentato dalla cosiddetta “competenza concorrente”.

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