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Rifiuti tossici, il Codacons chiede l'accesso agli atti all'Arpacal

“Si apprende da numerosi articoli di stampa che sulla zona delle Serre sarebbe stato effettuato un monitoraggio ambientale, posto in essere a seguito di un’informativa dei servizi di sicurezza per la Repubblica, l’allora Sisde, che ha segnalato a suo tempo la possibilità che nella zona di Serra San Bruno, Fabrizia, Mongiana, fossero stati interrati rifiuti tossico-radioattivi”. È la premessa della missiva inviata all’Arpacal dal responsabile del Codacons della zona delle Serre Antonio Carnovale, che ricorda che le operazioni di monitoraggio avvengono “nell’ambito del progetto denominato ‘Miapi’ e che i sorvoli di monitoraggio effettuati dalla ditta Helica avvengono a cadenza periodica”, il Codacons chiede di “conoscere l’esito delle attività di monitoraggio effettuate sinora e in particolare se sono state effettuate rilevazioni nei pressi e/o sullo specchio del Lago Alaco  di località Lacina di Brognaturo, se sono state individuate zone inquinate e quali sono e quali azioni si intendono intraprendere per le eventuali zone individuate”.

 

Fondazione Campanella, Codacons: "Ricerca messa fuori gioco"

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Responsabile del Codacons Serre vibonesi, avvocato Antonio Carnovale.

<<Se le motivazioni relative all’impossibilità di salvare la Fondazione Campanella destavano qualche perplessità, le rassicurazioni ai pazienti circa la continuità delle cure stimolano ancora tanti interrogativi ai quali qualcuno dovrebbe dare, almeno per rispetto dei pazienti, una risposta.

In un comunicato della Presidenza della Giunta Regionale si legge che la stessa:  “ha dato mandato al Dipartimento Tutela della Salute di porre in essere tutte le iniziative necessarie a garantire la continuità delle cure ai pazienti attualmente in carico alla Fondazione”. La precisazione della Presidenza è dovuta ad alcune notizie divulgate dalla stampa nei giorni scorsi.

 “Dopo un’attenta attività di verifica dei pazienti in trattamento – prosegue la nota – degli interventi programmati, della lista di attesa della Pet e degli ambulatori, oltreché dei connessi fabbisogni in termini di materiali necessari per le sedute operatorie, farmaci e dispositivi medici, in data odierna si è svolta una riunione conclusiva per concordare le modalità operative attraverso le quali assicurare la continuità dell’attività assistenziale a favore dei pazienti in cura presso il Polo Oncologico”

Detto così verrebbe da dire: di cosa abbiamo parlato sino ad ora se tutto procede nel verso giusto?

Purtroppo la realtà di ogni giorno non è questa e la nota della Presidenza andrebbe completata con informazioni aggiuntive.

L’arzigogolata soluzione prospettata nel comunicato, in soldoni si può così tradurre: qualcuno presterà al Polo Oncologico qualche farmaco chemioterapico per assicurare le infusioni ai pazienti, per qualche settimana.

Tale prospettazione non rappresenta, dunque, una soluzione definitiva al problema, né può rassicurare i pazienti il fatto che ancora rimane qualche flebo da poter somministrare, a nostro sommesso avviso, non si può parlare di sanità virtuosa se le soluzioni Ricemesse in campo sono di questo tenore e se non si costruisce un quadro completo della situazione.

Infatti, quello che la nota della Presidenza non dice è che già da qualche settimana, presso il Polo Oncologico, i pazienti non possono più essere trattati per la radioterapia e, conseguentemente, vengono dirottati presso altre strutture, ma ciò che non si sottolinea è l’aspetto più preoccupante della vicenda.

Nello stesso comunicato, ci si affretta a dichiarare che “Vi è l’esigenza di separare la vicenda che riguarda il profilo istituzionale dell’Ente da quello assistenziale…”, la distinzione, è vero, non è di poco conto, ma non nel senso che si vorrebbe far credere, è proprio su questo punto che gli interrogativi si aggiungono a quelli già posti precedentemente: quello che si chiama “profilo istituzionale” della Fondazione è proprio il cuore pulsante della stessa, la parte che non si limita a praticare la chemioterapia ( i cui standard sono uguali in tutti gli ospedali del mondo), ma è la struttura “pensante” che fa ricerca, che si adopera giornalmente per scoprire la genesi della malattia, intervenendo con cure alterative ed innovative che rappresentano una speranza in più per i malati oncologici. Se eliminiamo la testa pensante, probabilmente, rimarranno soltanto le flebo da poter somministrare, ancora per qualche settimana, ai pazienti.

Ma se muore quello che viene chiamato “profilo istituzionale” che fine faranno le sperimentazioni in corso e le cure innovative?

Se mettiamo fuori gioco la possibilità di ricerca, di quale sanità stiamo parlando?>>

 

Fondazione Campanella, il Codacons punge la giunta regionale

A distanza di una settimana, il responsabile del Codacons nelle Serre, Antonio Carnovale, torna sulla vicenda della Fondazione Campanella e cerca di fare breccia nel “silenzio assordante che avvolge il polo oncologico”. Un ossimoro amaro quello usato per descrivere quanto accadde intorno ad “un centro di eccellenza che chiude i battenti insieme alle speranze del personale, ma soprattutto insieme a quelle dei pazienti che, adesso, si vedono sottrarre il diritto di scegliere dove essere curati”. L’esponente dell’associazione a tutela dei consumatori apprezza “l’encomiabile condotta dei medici che continuano, sino a quando le porte non verranno chiuse, ad assistere i propri pazienti senza, tuttavia, ricevere lo stipendio” ma esprime “qualche perplessità sulla giustificazione data in questi ultimi giorni dalla politica regionale circa le motivazioni per cui non sarebbe possibile salvare la Fondazione, ovvero, non si vorrebbe suggellare un atto illegittimo rappresentato dall’accordo transattivo predisposto dalla precedente giunta regionale e che dovrebbe essere eseguito dall’attuale governatore”. E qui si materializzano i dubbi poiché “la motivazione non è convincente per una serie di motivi: in primis – spiega Carnovale - non si incorrerebbe in nessuna responsabilità nell’eseguire un atto transattivo predisposto dalla precedente giunta e che permetterebbe il mantenimento di un’offerta sanitaria vitale per il territorio” e poi “se da un lato si dichiara di non voler eseguire un atto illegittimo, contemporaneamente, anche in assenza della nomina del commissario alla Sanità, vi è la volontà di iniziare le procedure di assunzione di personale sanitario, espletando i relativi concorsi”. Ne consegue un pungente interrogativo: “non sarebbero anche questi atti illegittimi? E, infatti, in assenza della nomina del commissario, tutte le procedure concorsuali risulterebbero, probabilmente, affette da un’illegittimità rilevabile dalla magistratura amministrativa ed afferente ai profili della violazione di legge e l’eccesso di potere, patologie insite agli atti amministrativi che rischierebbero di travolgere inesorabilmente l’intero iter. Si potrebbe – si domanda ancora Carnovale - dire che vale la pena rischiare per consentire ai servizi sanitari regionali di potenziare la propria offerta, ma lo stesso rischio non conviene correrlo anche per salvare la Fondazione Campanella?”

  • Published in Cronaca
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