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Sottosegretario al turismo Bianchi: "Soveria Mannelli modello di smart city da replicare

Soveria è uno dei centri più vivaci della nostra regione dal punto di vista intellettuale. Cultura e digitale sono i due elementi cardine che la rendono un modello da esportare non solo in Calabria, ma in tutto il Sud e nel resto d'Italia”. Così Dorina Bianchi, sottosegretario al Turismo e deputato di Alternativa Popolare che ieri ha preso parte all'incontro operativo presso la Sala della Libertà del Palazzo Comunale Cimino a Soveria Mannelli, un appuntamento che anticipa gli eventi culturali di "Essere a Soveria".

L’appuntamento è stato organizzato in collaborazione con la Fondazione “Italia Domani”, la Rubbettino Editore, la Pro Loco partner di Telethon, l’Associazione Culturale “Fiore di Lino, l’Associazione Imprenditori del Reventino, l’Associazione Telematica “Liberi.TV” e "CalNews". Il vicesindaco Mario Caligiuri, portando i saluti del sindaco Leonardo Sirianni, ha introdotto l'incontro presentando la Città, evidenziando i punti di debolezza e quelli di forza, proponendo Soveria Mannelli come "punto di incontro degli innovatori del Sud” e lanciando l'idea della fusione telematica dei comuni rafforzata dalla moneta complementare.

Il consigliere comunale con deleghe allo sviluppo locale, Florindo Rubbettino, ha parlato “turismo esperienziale”, che si basa sui luoghi dove è possibile vivere esperienze uniche, attraverso la sperimentazione del "turismo delle produzioni”. Ha quindi concluso il sottosegretario Dorina Bianchi che ha evidenziato che " la presentazione che mi è stata fatta di Soveria Mannelli, andrebbe fatta anche per l'intera Calabria, perché esprime l’orgoglio d’appartenenza costruito da tutti i cittadini e della sua amministrazione".

Ha poi messo sul tappeto tre concrete idee operative per il comune calabrese  e al servizio di tutta ma regione: un festival internazionale delle start-Up ; un’area attrezzata per il turismo libero che rappresenta una interessante nicchia da realizzare con investimenti relativamente modesti ma con significative  ricadute e infine la valorizzazione dell’artigianato d’eccellenza, che proprio il Ministero a livello nazionale sta proponendo  “bene immateriale dell’Unesco” e ricordando che il prossimo anno sarà dedicato all'agroalimentare. Bianchi ha assicurato il suo impegno per la realizzazione di questi obiettivi che possono segnare lo sviluppo del prossimo trentennio.

Ha concluso Mario Caligiuri che ha evidenziato l'importanza delle foto concrete proposte di sviluppo avanzate dal Sottosegretario, alla quale ha consegnato un libro è una pergamena a ricordo dell'incontro come omaggio della Civica amministrazione.

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Sarà dedicata al calabrese Nicolò d'Alfonso la biblioteca del liceo Pilo Albertelli di Roma

Il liceo classico “Pilo Albertelli” di Roma, già “Umberto I”, intitola la sua biblioteca al filosofo e pedagogista Nicolò d’Alfonso, che nell’antico e prestigioso istituto romano insegnò filosofia dal 1889 al 1903. La cerimonia avrà luogo mercoledì 14 dicembre, alle 9.30, alla presenza dell’onorevole Dorina Bianchi, sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e di Sua Eccellenza monsignor Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare della diocesi di Roma per il settore Centro.

Nicolò d’Alfonso (Santa Severina, Crotone, 1853 – Roma 1933), filosofo, pedagogista, medico, letterato, che dal 1889 al 1903 fu docente di filosofia proprio nel prestigioso liceo romano.

Dopo aver insegnato in alcuni licei siciliani, Nicolò d’Alfonso, laureato in medicina e filosofia all’Università di Napoli, dove fu allievo di Francesco De Sanctis e di Bertrando Spaventa, nel 1889 fu chiamato dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Paolo Boselli a insegnare al liceo “Umberto I” di Roma. Questo istituto, nato sette anni prima come “Terzo Liceo Regio”, nel 1881 a

veva cambiato nome con quello del Re d’Italia, il quale acconsentì di buon grado inviando una lettera al ministro della Pubblica Istruzione nella quale auspicava che l’Istituto fosse degno di Roma "per eccellenza di dottrina e per amore alla patria e alla Dinastia". In questo rinomato Liceo di via Daniele Manin 72 – dalle cui aule usciranno, tra gli altri, Enrico Fermi, Carlo Cassola, Ugo Ojetti – Nicolò d’Alfonso fu nominato titolare con Regio Decreto dell’1 aprile 1893.

 Nel 1901, in occasione della dedicazione del busto di re Umberto nell’atrio dell’Istituto, fu chiamato a pronunciare il discorso inaugurale, che fu poi pubblicato con il titolo La personalità di Umberto I sulla celebre “Rivista di filosofia, pedagogia e scienze affini”.

Delle lezioni tenute all’“Umberto I” Nicolò d’Alfonso ha lasciato tre pubblicazioni: Principi di logica reale (Paravia, 1894), Principii economici dell'etica (Albrighi e Segati, 1903) e Lezioni elementari di psicologia normale (Trevisini, 1891). Di quest’ultima pubblicazione la “Rivista Italiana di Filosofia” scrisse: "Il prof. d’Alfonso educato alla Scuola di Napoli, quando vi prevalevano le dottrine hegeliane, reca in questa pubblicazione un temperamento di spirito positivo e di evoluzionismo idealistico, che attesta l’origine del suo metodo e la serietà dei suoi studi, ma che dimostra pure quanto egli si sia discostato dall’indirizzo del Vera e dello Spaventa per accostarsi a quella che fu chiamata la sinistra hegeliana".

Nel 1903 lasciò il liceo Umberto I per dedicarsi completamente all’insegnamento universitario, essendo diventato ordinario di pedagogia all’Istituto superiore di Magistero e libero docente di filosofia teoretica alla Regia Università di Roma.

Fu autore di oltre sessanta pubblicazioni, che spaziano dalla filosofia, alla pedagogia, alla critica letteraria, ai problemi socio-economici, all’ambiente.

Fu celebre in Europa e negli Stati Uniti per i suoi saggi sui personaggi delle tragedie di Shakespeare che egli affrontò, primo in Italia, in una duplice prospettiva, psicologica e criminologica. Collaborò con le più importanti riviste letterarie e numerosi quotidiani.

 

Aeroporti calabresi, Nicolò: “Convocare una seduta del Consiglio regionale alla presenza del ministro Delrio”

“Ma l’on. Dorina Bianchi la lettera al ministro Delrio per segnalargli che nel Paese due scali aeroportuali sono al collasso, uno chiuso e l’altro quasi, l’ha inviata via mail o con tanto di francobollo?”.

Lo chiede il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Alessandro Nicolò, che aggiunge: “È l’unica curiosità che rimane da soddisfare, dopo aver perfettamente intuito che la Regione e il Governo Renzi stanno letteralmente prendendo in giro i calabresi. Siamo, dunque, su una questione fondamentale come il funzionamento di due aeroporti che insistono in due aree del Sud che senza di essi rimarrebbero isolate, al ridicolo e al grottesco. Come direbbe William Shakespeare al ‘molto rumore per nulla’. Oppure, al rumore dei cappelli in mano e delle auree lettere propalate per giustificare, agli occhi dei cittadini che per fortuna non la bevono, inadempienze macroscopiche  del Governo del Paese più antimeridionale della Repubblica e un’assenza di capacità di soluzione delle emergenze calabresi da parte della Giunta regionale più parolaia del storia del regionalismo”.

Spiega Nicolò: “I calabresi sono, dopo aver appreso della lettera inviata da un sottosegretario a un Ministro, semplicemente sconcertati. Si stanno chiedendo: ma l’on. Dorina Bianchi e l’on. Graziano Delrio fanno parte dello stesso Governo, oppure  lei è sottosegretario ai Beni culturali con delega al Turismo del piccolo Stato del Burundi? Così distante e lontana, al punto da non poter mai incontrare il ministro per indurlo a occuparsi seriamente di una questione fondamentale per la Calabria,  né durante le sedute del Consiglio dei ministri o magari  nei corridoi del Parlamento? E sono, i calabresi,  altresì sconcertati dal contenuto della stessa lettera, in cui il sottosegretario sottolinea, come fosse una riflessione originale e sorprendente, che i due scali sono di vitale importanza per l’economia del territorio”.

Conclude il capogruppo di Forza Italia: “Se non fosse tragica, la questione degli aeroporti di Crotone e Reggio, ci sarebbe da ridere, visti gli sproloqui e le gaffe di questi esponenti del centrosinistra. Tuttavia, mentre assicuriamo da parte nostra di impegnare ogni strumento a  disposizione per impedire questo ennesimo misfatto, chiediamo al presidente Nicola Irto, anche per mettere fine ai tavoli e tavolini romani, di convocare, sulla specifica questione degli aeroporti, un’apposita seduta del Consiglio regionale alla presenza del ministro Delrio. Al presidente della Regione, invece, rivolgiamo l’invito di attivare ogni sua prerogativa per esigere dal Governo Renzi il rispetto dell’impegno assunto a Reggio e fin qui platealmente disatteso,  quando sostenne che lo sviluppo della Calabria è la madre di tutte le battaglie”.

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Viscomi: “Visita Mattarella è segno di attenzione verso una regione marginale”

Il vicepresidente della Giunta regionale Antonio Viscomi ha rilasciato una dichiarazione al Redattore sul significato dell’arrivo del Presidente Sergio Mattarella alla Cittadella. “Ogni presenza del Presidente – ha affermato – ha sempre  una valenza simbolica specifica. È un segno di attenzione della massima autorità centrale per una regione, diciamolo con franchezza, marginale come la Calabria. L’occasione della presenza del Presidente della Repubblica per l’inaugurazione della Cittadella è un monito e uno sprone per fare meglio e ancora di più”. Sulla nomina di Antonio Gentile a sottosegretario allo Sviluppo economico e di Dorina Bianchi a sottosegretario alla Cultura ed al Turismo, Viscomi ha spiegato che si tratta di “un segno importante per la Calabria che ha un maggior numero di interlocutori all’interno della compagine governativa”.

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Due politici calabresi sono entrati nel Governo Renzi

Matteo Renzi ha finalmente trovato la quadra per il rimpasto di Governo, da tempo atteso per soddisfare le aspettative dei tanti che erano in fila per un posto al sole. Due i calabresi che fanno il loro ingresso nell'Esecutivo: il cosentino Antonio Gentile, che va ad occupare la casella di sottosegretario allo Sviluppo economico in attesa della imminente promozione a viceministro nello stesso dicastero, e la crotonese Dorina Bianchi, nominata sottosegretaria ai Beni culturali ed al Turismo. Entrambi sono esponenti di Nuovo Centrodestra, il primo senatore, la seconda deputata. 

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C'era una volta il Nuovo Centrodestra

Sono passati poco meno di due anni da quando, era il 15 novembre del 2013, veniva alla luce il Nuovo Centrodestra. Un arco di tempo così breve è stato, tuttavia, sufficiente, per metabolizzarne la sua intera parabola:  una virgola nella storia della politica italiana. Anche in Calabria, l'intero stuolo di "colonnelli" all'epoca in servizio permanente effettivo presso quella che appariva come l'"Armata invincibile" di Giuseppe Scopelliti seguì senza indugi il suo Generale, unico fra i big sparsi sul territorio ad abbracciare il progetto coltivato da Angelino Alfano di un centrodestra deberlusconizzato. Un partito che fosse capace di attrarre il naturale bacino elettorale dei moderati sottraendosi al ventennale dominio esercitato dall'ex Cavaliere. Per rendere possibile il progetto, secondo il leader Ncd, era necessario, rimanere ancorati al Governo di Matteo Renzi ed abbandonare al suo destino la barca che, tornata ad issare l'antico vessillo di Forza Italia, veleggiava ammaccata verso i lidi dell'opposizione all'Esecutivo. Poco importa, in questa sede, quali siano stati i motivi reali dell'implosione del PdL e, di conseguenza, delle ragioni che portarono alcuni ad intrupparsi con Alfano, altri a rimanere fedeli all'enclave "azzurra". Quel che conta è l'epilogo, tragicomico, di un'avventura dimenticabile, a Roma come in Calabria. La nostra regione, anzi, può ben assurgere al ruolo di rappresentazione plastica di ciò che è stato, o meglio, non è stato il Nuovo Centrodestra. Tralasciando le vicissitudini legate alla persona fisica Scopelliti, che, però, hanno determinato nelle lande a noi vicine un effetto a cascata tale da svuotare, di voti e di prospettive, il partito, è quel che sta succedendo in queste settimane, in questi giorni, in queste ore, a rendere bene l'idea di una morte annunciata. Un fuggi fuggi che non sta risparmiando nessuno, ma i rappresentanti calabresi, tradizionalmente lesti a cogliere la direzione delle correnti quando a scricchiolare sono i propri interessi particolaristici, si sono saputi muovere per tempo, provando ad occupare la pole position prima del via ufficiale al poco romantico "valzer dei voltagabbana". Della pattuglia di senatori inseriti nella lista PdL e spediti dalla Calabria a Roma per mezzo dell'immondo "Porcellum", quelli che hanno imboccato la strada del Nuovo Centrodestra o sono rimasti impigliati in storie e storiacce di natura giudiziarie: vedi Pietro Aiello. O si sono dovuto dimettere a furor di popolo per scandali scoppiati nella terra d'origine: è il caso di Antonio Gentile. Altri, come Giovanni Bilardi, eletto nella paccottiglia denominata "Grande Sud", ma andato ad infoltire il drappello alfaniano a Palazzo Madama, hanno le loro gatte da pelare a causa di richieste d'arresto pendenti per la tristemente celebre "Rimborsopoli", retaggio dell'esperienza vissuta sugli scranni di Palazzo Campanella. Un quarto esponente, Antonio Caridi, già nel dicembre dello scorso anno ha preso cappello e salutato la compagnia: è dato per imminente il suo trasferimento nelle fila di Forza Italia, dopo aver abitato in questo lasso di tempo il non meglio identificato mondo denominato "Grandi Autonomie e Libertà". Un paio di suoi colleghi che vantano le medesime origini calabresi sono, invece, in fibrillazione perché corteggiati con insistenza da Denis Verdini, regista e costruttore della stampella del Governo Renzi a cui ha dato il nome, assai poco affascinante, di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, trasformatosi in una naturale calamita per gli assidui frequentatori del sottobosco del potere politico, con annessi e connessi. Ma, sebbene il quadretto che emerge è molto poco edificante, è a Montecitorio che si rischia l'indigestione di emozioni assistendo alle appassionanti giravolte delle due campionesse di "salto della quaglia". Entrambe catapultate nell'aula della Camera dei Deputati agitando la bandiera del PdL, sono sul punto di staccare il tagliando di campionesse nel popolarissimo, fra gli inquilini dei Palazzi, salto della quaglia: trattasi delle due "damigelle" Dorina Bianchi e Rosanna Scopelliti. Quest'ultima, espressamente e fortemente voluta dall'ex presidente della Regione come fiore all'occhiello da esibire con orgoglio, si è talmente affrancata dalle sue origini che a breve si sistemerà davanti al confortevole focolare del Partito Democratico. Ai vertiginosi giri di giostra della Bianchi, invece, sia detto in tutta sincerità, non possiamo fare altro che inchinarci commossi: nessuna meglio di lei conosce a menadito l'intero arco costituzionale. Dal 2001 ad oggi ha già frantumato ogni record: eletta con il Ccd è confluita nell'Udc. Folgorata sulla via di Damasco, a legislatura corrente, indossa l'abito della festa e aderisce alla Margherita: dal centrodestra al centrosinistra, previo bagno purificatore nel salvifico Gruppo Misto. Rieletta nel 2006, l'anno successivo aderisce, insieme a quello che era il partito del momento, al PD. Nel 2008, altra competizione elettorale vincente, questa volta per il Senato. Neanche a dirlo, in corso d'opera, questioni di coscienza la "obbligano" nel 2009 a scappare dal PD per rimettersi sotto l'ombrello dell'Udc. Passano due anni ed il centrodestra la candida a sindaco della sua città, Crotone: un'esperienza poco felice, visto l'esito fallimentare, ma lei non molla di un centimetro e contestualmente si mette in tasca la tessera del PdL da cui il passo a Ncd si è rivelato, per una volta, semplice da compiere. Adesso, questione di poco, e complice l'amichevole frequentazione col ministro Maria Elena Boschi e l'evaporazione della creatura alfaniana, scenderà alla prossima fermata: voci insistenti riferiscono, infatti, che stia nuovamente scorgendo all'orizzonte il tram guidato da Renzi, quello che la potrebbe portarla dritta dritta al capolinea (almeno fino al prossimo viaggio) del ministero degli Affari regionali. Al cospetto di cotanta passione ideale non resta altro che arrendersi: chapeau.

 

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