Regione, Mancuso: “Il Giorno del ricordo per non dimenticare quanti vennero uccisi nelle foibe”

“E’ parte della psicologia positiva di cui c’è un forte bisogno per costruire un futuro di crescita condivisa, rinnovare nel ‘Giorno del Ricordo’ istituto con legge nel 2004 grazie a una maggioranza trasversale e alla mobilitazione delle massime istituzioni dello Stato, la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe  che è parte integrante della storia comune nazionale. Accantonati gli effetti strumentali della memoria negata per troppo tempo su quei drammatici avvenimenti e la logica perversa delle memorie divisive - sostiene il presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso -,  è più che opportuno ribadire, a partire dalle Istituzioni ad ogni livello e in particolare dalle  scuole di ogni ordine e grado, la contrarietà incondizionata verso ogni odio etnico e verso ogni forma di nazionalismi e totalitarismi cruenti e oppressivi”. 

 

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Foibe: il Centro studi tradizione e partecipazione celebra la "Giorno del ricordo"

Anche quest'anno, il Centro studi tradizione partecipazione, unitamente ad altre associazioni, partiti e movimenti, renderà omaggio alle vittime delle foibe e alla tragedia relativa all'esodo giuliano-dalmata.

Lo rende noto il presidente Giuseppe Agliano, il quale annuncia che i soci del Centro studi parteciperanno alle iniziative previste a Reggio Calabria per il prossimo venerdì 10.

 Fino a qualche anno fa – ricorda Agliano - poco si sapeva sulla tragedia delle foibe, le cavità carsiche nelle quali furono gettati vivi dai partigiani del maresciallo Tito migliaia di Italiani legati uno con l'altro da un filo di ferro, e pochissimo si sapeva sull’esodo dei connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia, costretti a lasciare le loro case, i loro averi e a fuggire dalla pulizia etnica e dalla ferocia politica dei comunisti  jugoslavi. Negli anni 1943/1947, su tutto il territorio della Venezia-Giulia fu posto in atto un criminale disegno di genocidio, condotto senza distinzioni politiche, religiose, razziali e sociali o di sesso ed età.

Solo nel 2004, con la legge n° 92 del 30 marzo - continua il presidente del Centro studi - è stata sancita l'istituzione del “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, da celebrarsi il 10 febbraio di ogni anno per commemorare le oltre 15.000 vittime  e ricordare l’esodo di circa 350.000 Italiani costretti a fuggire dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.

Anche quest'anno - conclude Giuseppe Agliano – non ci sarà il Presidente della Repubblica, “per impegni internazionali” se ne va in Spagna (lo scorso anno invece in America) e diserta la rievocazione ufficiale a Basovizza. Presidente Mattarella, come sempre lo faremo noi per conto degli Italiani, noi ricorderemo i Martiri delle foibe, il dramma degli esuli e la sua vergognosa assenza.

Questo il programma della giornata:

  •      alle ore 16, nell'area Griso -Laboccetta di Via Torrione, cerimonia con deposizione floreale organizzata dal “Comitato 10 Febbraio” presso la targa che ricorda il sacrificio di Norma Cossetto, Medaglia d'Oro al Merito Civile alla memoria, con la seguente motivazione: "Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio" - Villa Surani (Istria) – 5 ottobre 1943.
  •        alle 17.30, presso la sede di Azione Nazionale di Via Miraglia 5, presentazione del libro “Presente!”, di Fernando Massimo Adonia, che parteciperà all'iniziativa. L’autore è giornalista, dirige “Paese Etnei Oggi”, scrive su “LiveSicilia.it”, il periodico d’inchiesta “S”, il pensatoio “Barbadillo.it.”, è autore di diversi saggi.
  •        Questo suo ultimo lavoro, ricostruisce i giorni dell’avvento al potere del Fascismo ed in particolare, una morte sospetta, un caso irrisolto. Carlo Amato, diciassette anni di età, muore a Catania il 2 novembre 1922 durante la Marcia su Roma, ucciso da un colpo di rivoltella.  Mentre il Regime gli dedica strade, lapidi e scuole, le indagini per arrivare ai nomi dei suoi sicari finiscono in un binario morto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale prenderà piede, addirittura, l'ipotesi malevola del “fuoco amico”. Grazie al supporto di fonti inedite, l’autore riscrive il diario di quelle ore.

 

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Oggi la "Giornata del ricordo" in memoria dei martiri delle foibe

 “La storia è piena di crimini, ma molti crimini non fanno storia”. Una locuzione emblematica di quanto, accaduto, per anni, intorno alla tragedia delle Foibe, la strage d’italiani compiuta, tra il 1943 ed il 1947, dai partigiani comunisti del maresciallo Tito. Un atto preordinato di pulizia etnica con il quale si volle cancellare la presenza italiana in Istria e Dalmazia. Una tragedia segnata, inoltre, dall’esodo di ben 350 mila italiani costretti a lasciare i loro averi e la terra nella quale erano nati e cresciuti. Una vicenda dimenticata e colpevolmente taciuta, fino quando, dalle pieghe della storia, non sono riemersi i contorni di una vera e propria mattanza subita da oltre 10 mila persone, scaraventate e lasciate agonizzare nelle foibe. Una tragedia collettiva, costituita da tante storie individuali, da gesti di abiezione ed eroismo, da tanta crudeltà e poca misericordia.

Una tragedia, il cui ricordo, venne sollecitato, per la prima volta, nel 1996, quando, l’allora presidente della Camera dei deputati, Luciano Violante riconobbe che sugli eccidi dei partigiani di Tito, “per condiscendenza, alla storia scritta dai vincitori”, era calato il silenzio. Una vicenda “cancellata dalla memoria” del Paese fino a quando, nel 2004, con la legge 92, il Parlamento non ha istituito, per il 10 febbraio, la “Giornata del ricordo” in memoria dei martiri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.

Una data non casuale, poiché il 10 febbraio rimanda al giorno in cui, nel 1947, con l’entrata in vigore del trattato di pace, Pola, Fiume, Zara e parte di Gorizia e Trieste vennero annesse alla Jugoslavia.

 

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