Crisi del regionalismo, per la Cgil "Serve una svolta concreta su investimenti, riforme, giovani e lavoro"

Riceviamo e pubblichiamo

Nei prossimi giorni a Lecce si svolgeranno le giornate del lavoro e l’assemblea generale della Cgil sui temi del Mezzogiorno e del programma Laboratorio Sud. Sarà una importante occasione per rimettere al centro della discussione le politiche nazionali per il Sud e le scelte di un Governo che dovrebbe puntare di più sulla crescita, attraverso investimenti pubblici e privati, meno su bonus e decontribuzioni a pioggia che, una volta terminati, producono bassa occupazione, precariato e lavoro nero. I dati sul Mezzogiorno degli ultimi rapporti Svimez ed Istat configurano l’ultimo ventennio come il periodo più lungo di stagnazione a crescita zero, producendo nel Sud ed in modo particolare in Calabria un clima generale di sfiducia e rassegnazione. Gli indicatori economici e sociali ci consegnano una Regione al primo posto per disoccupazione,soprattutto giovanile e femminile, all’ultimo posto in Italia come capacità di PIL procapite, e terzultima in Europa. L’aumento della povertà assoluta e relativa è preoccupante. Nell’ultimo triennio, la chiusura dei fondi strutturali 2007-2013 con progettazione sponda, di filiera ed a pioggia, ha prodotto un trend positivo in alcuni settori come il manifatturiero e l’agricoltura, ma già da quest’anno abbiamo riscontrato in questi settori un calo rispettivamente del 30% e 8,9% . Nel settore del turismo, le condizioni internazionali, geopolitiche, la crisi del mediterraneo, hanno incentivato le presenze nella nostra regione che non hanno però prodotto misure strutturali ed occupazione. Nel settore del turismo stagionale, quest’anno, 2 lavoratori su 3 in Calabria hanno lavorato in nero e senza tutele contrattuali, il lavoro sommerso nei diversi settori è aumentato, così come l’evasione fiscale, la corruzione, la disoccupazione giovanile e femminile. Ogni anno, migliaia di giovani vanno via dalla Calabria. Il peso dell’economia criminale, dell’azione della ndrangheta sul tessuto economico e sociale, dal controllo della spesa e gestione comunitaria, dal racket al caporalato, da ultimo agli interessi dei fenomeni migratori, sono il cancro che sta divorando il futuro di intere generazioni e il territorio. La ndrangheta di seconda generazione è diventata essa stessa “classe dirigente” condizionando il funzionamento di enti e istituzioni. Per fronteggiare queste emergenze, sarebbe stata necessaria una svolta nelle politiche nazionali e regionali verso il Sud e la Calabria, facendo diventare il regionalismo motore per il rinnovamento e la crescita economica e sociale. La Calabria conta 405 Comuni di cui oltre 300 sotto i 3000 abitanti, molti di questi, allocati in aree interne, sono assoggettati  a un   processo graduale di spopolamento e di una conseguente demografica. La Calabria è una regione vecchia, necessita di riforme, a partire dalla geografia istituzionale, dalle partecipate regionali, dagli enti strumentali in parte commissariati. A fronte di una programmazione comunitaria inefficace dal 2000-2013, il nuovo governo Regionale Calabrese, in carica dal 2014, poteva invertire una tendenza con la nuova programmazione. Così non è stato. A nulla sono valse le richieste anche nei diversi comitati di sorveglianza Por che abbiamo fatto come Cgil per una inversione di tendenza della spesa per evitare interventi parcellizzati, che non avrebbero garantito  qualità, sviluppo, lavoro, impedito la  tracciabilità della spesa dei soggetti beneficiari, cosa richiesta anche dalla commissione europea. Dopo il Patto per la Calabria, il masterplan, il patto per il Sud, i contratti di sviluppo, a forte ritardo di esercizio, come sindacato unitario abbiamo proposto nelle diverse cabine di regia tenute nei tavoli con la giunta regionale, un piano di sviluppo per elaborare un Piano regionale per il laboro, partendo dalla Zes di Gioia Tauro, dalla logistica e mobilità, dall’assetto e dalla difesa del suolo e manutenzione del territorio, dalle filiere agroalimentari e produttive, dai beni archeologici, culturali ed ambientali, al turismo, con il coinvolgimento delle università e del mondo della ricerca per incentivare nuove start up ed i giovani che sono in fuga dalla Calabria. Nulla di tutto ciò. Le cabine di regia sono state per lo più la rassegna ripetuta di elenchi di numeri, di percentuali, che ad oggi hanno avuto solo ed esclusivamente il valore della conoscenza teorica ma che non hanno prodotto alcuna azione significativa e di esercizio, o apertura di cantieri reali. Con rammarico, constatiamo che ci troviamo di fronte al livello più alto di crisi del regionalismo Calabrese, con interi settori commissariati, salute, agricoltura, turismo, attività produttive, ed un Consiglio regionale svilito che si riunisce solo 6 volte in un anno, impermeabile ed insensibile all’emergenza sociale, che non ha un sussulto e non si interroga nemmeno quando la Calabria brucia nella stagione degli incendi. Per queste ragioni occorre una svolta concreta della giunta e dell’intero consiglio regionale in questa coda di consiliatura che dia credibilità all’azione politica.  Di fronte a tale stato di cose avvieremo iniziative, assemblee e manifestazioni di carattere territoriale e regionale per ricercare alleanze unitarie e contribuire a costruire momenti di confronto con quella Calabria che non è ancora rassegnata, con i giovani, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle piazze, per ridare centralità e speranza allo sviluppo, al lavoro, la legalità, la salute e il territorio". 

Angelo Sposato  Segretario generale Cgil Calabria

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Flai Cgil, "Ancora in campo": dalla Calabria alla Puglia in difesa dei lavoratori agricoli

Per quattro giorni, dall'1 al 4 agosto, una delegazione di dirigenti sindacali calabresi è partita alla volta del territorio di Barletta, Andria e Trani, per partecipare alla campagna nazionale “Ancora in Campo”, organizzata dalla Flai Cgil, insieme a Flai Puglia.

A comporre la “Brigata del lavoro” calabrese sono stati Bruno Costa, segretario generale della Flai-Cgil Calabria, Battista Platì, segretario della Flai-Cgil Vibo Valentia, Rinaldo Tedesco, componente della segreteria Flai di Vibo Valentia, Nicola Rodi, segretario della Flai-Cgil Reggio Calabria-Locri, e Debora Franco, componente della segreteria Flai di Reggio Calabria-Locri.

Il territorio della provincia di Barletta, Andria e Trani è stato quello in cui si è mossa la “brigata” calabrese che, accompagnata dalla dirigenza locale della Flai Cgil Bat, ha passato al setaccio le campagne del territorio delle provincia pugliese per incontrare sin dalle prime luci del mattino, direttamente nei campi, i lavoratori impiegati quotidianamente nella raccolta delle uve, dei pomodori e delle pesche, per dare loro le necessarie informazione sui contratti e sulla loro applicazione, sui loro diritti, sulle novità legislative, sulla disoccupazione agricola, assegni familiari ed estratti contributivi.

"Un’azione questa – ha sottolineato Batista Platì, segretario Flai-Cgil di Vibo Valentia - che, sempre restando dalla parte dei lavoratori, ha inteso porre l’attenzione sulle grandi campagne di raccolta agricola ed intensificare l’impegno dove forte è l’emergenza, affinché si possano cominciare a concretizzare alcune buone pratiche sul collocamento e sul trasporto dei lavoratori, ma anche di pressione nei confronti delle istituzioni, in modo più incisivo e concreto. In più, è stata una esperienza che ci ha aiutato a conoscere le vere condizioni di lavoro per sviluppare meglio la nostra battaglia politica e sindacale in difesa dei lavoratori del settore agricolo".

Concetti ripresi, anche, dal segretario regionale della Flai-Cgil Calabria, Bruno Costa: "Una iniziativa di certo non nuova per la Flai Cgil, che da sempre ha inteso stare vicino alle lavoratrici ed ai lavoratori e soprattutto a quel mondo del lavoro agricolo, che ha sempre qualche difficoltà per quanto riguarda l’affermazione dei diritti e delle tutele, e dei contratti di lavoro. E’ da iniziative come queste, per intenderci, che è nata la battaglia che ha portato alla definizione della Legge 199 contro il caporalato. Siamo un sindacato che intende andare lì dove esistono i problemi, dove esistono i disagi, per meglio comprendere e superare le criticità e migliorare le condizioni di vita di centinaia di cittadini e lavoratori".

Contro caporalato e sfruttamento del lavoro che inevitabilmente producono sottosalario, lavoro nero e schiavitù: "Questo è il compito di un sindacato  - ha continuato il segretario regionale Bruno Costa - che ha l’ambizione di superare i problemi di un mondo forse ritenuto marginale, quello dell’agricoltura, ma che così non è. Anche in Calabria siamo riusciti a fare imporre uno strumento legislativo, attraverso una proposta al Consiglio Regionale che la ha approvata, contro il lavoro nero, per tentare di frenare derive sociali e giuridiche pericolose. Esperienze di questo tipo, fatte ad Andria, ti restituiscono la voglia di scoprire, capire, chiedere, avere notizie di realtà che sembrano uguali ma non lo sono. Noi abbiamo riportato da questa esperienza il volto e le ragioni di ragazzi e ragazze che si alzano alla notte per andare a lavorare, il racconto dei loro sacrifici di lavoratori agricoli, delle mancate tutele contrattuali, o addirittura in assenza di contrattualizzazione. Portiamo con noi insomma, la comprensione uno di mondo che davvero ha bisogno di essere aiutato, tutelato. Che ha bisogno di noi, delle “Brigate del lavoro” che stanno in campo al loro fianco e che tentano di trasformare iniziative come queste, e le emozioni, le difficoltà apprese in contratti, norme, in azioni che li aiutano e li tutelino e che migliorino il loro mondo, molto complicato e duro. Il percorso di emancipazione dei lavoratori agricoli, ad ogni modo, è un percorso lungo ma già avviato. Vogliamo arrivare ad avere la massima tutela per il settore lavorativo, dove si affermi la legalità e soprattutto la difesa della dignità della persona. Discuteremo in Calabria, di questa esperienza da cui abbiamo imparato molto, già dalla prossima settimana con i lavoratori e con i dirigenti sindacali. La Flai rimane ancora in campo insieme alla Confederazione della Cgil. La nostra è una grande battaglia che durerà a lungo e che ha bisogno del contributo di tutti".

La CGIL Reggio Calabria esprime soliderietà

"La CGIL Reggio Calabria – Locri è allarmata dall’ennesima violenta intrusione della criminalità organizzata nella vita di un’azienda, la Federico SPA, che dà lavoro a oltre 250 famiglie", sostiene in una nota il Segretario Generale Gregorio Pititto.

"L’ultimo atto vandalico compiuto ai danni di un pullman, segue l’incendio di ben 23 bus nell’arco di pochi anni. Comprendiamo, dunque, - continua Pititto - il grido di dolore dell’amministratore Aldo Federico, e la sua riflessione sulla circostanza se esistano o meno le condizioni per continuare a lavorare in Calabria. Dove c’è la ‘ndrangheta non possono germogliare diritto, lavoro e sviluppo - afferma Pititto - e la CGIL è al fianco della azienda “Federico SPA” stanca di dovere lottare contro un nemico spietato, ed anche vicina ai lavoratori che con quotidiano impegno, provano ad affermare una sana cultura della legalità e dei diritti.

La preoccupazione da parte del sindacato per le ricadute che queste vili intimidazioni possono avere sull’occupazione è fortissima, assieme alla consapevolezza che l’insistenza della criminalità sta danneggiando una economia da sempre fragile e, oggi, stressata da una rilevante crisi strutturale. Senza dimenticare che tali inqualificabili gesti, mettendo a dura prova l’impegno imprenditoriale, rischiano di ledere il diritto alla mobilità di migliaia di calabresi fra studenti, anziani, pendolari e famiglie, concentrati in modo preminente nella fascia ionica reggina e catanzarese.

La CGIL - afferma il Segretario - è certa del costante impegno delle forze dell’ordine e della magistratura contro la ‘ndrangheta, e da parte sua assicura totale abnegazione nel favorire una cultura della legalità, perché la criminalità organizzata si combatte coinvolgendo anche attivamente la società civile. In tal senso la politica ha il dovere di fare da “battistrada” e di dimostrare di esserci se ha realmente a cuore le sorti della nostra terra.

Incendi nel vibonese, Cefalà (Cgil): " Ottocento interventi dei vigili del fuoco, in soli 15 giorni"

"Quasi 30 interventi al giorno. Quattrocento in più, rispetto allo scorso anno. Centinaia, poi, sono stati gli ettari di macchia mediterranea e di bosco andati in fumo. Bastano questi sorprendenti numeri a far capire come, dall’inizio dell’estate vibonese, i vigili del fuoco abbiano avuto un gran da fare per fronteggiare l’emergenza incendi nella nostra provincia".

A fornire questi dati è Salvatore Cefalà, vigile del fuoco in servizio permanente presso il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Vibo Valentia e delegato sindacale della Cgil, il quale, anche a nome dei suoi colleghi, ha voluto sottolineare il grande sforzo che i “pompieri” di vibonesi compiono quotidianamente per affrontare le emergenze

"In poco più di quindici giorni – spiega Salvatore Cefalà – il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Vibo Valentia ha effettuato circa 800 interventi. Certamente, le condizioni meteo, con alte temperature ed assenza di precipitazioni, hanno favorito l’insorgere dei roghi che contemporaneamente hanno interessato il territorio provinciale, costringendo le squadre ad un vero ed estenuate tour de force. Turni massacranti, a volte doppi turni, al fine di garantire una risposta immediata o comunque accettabile in tutti i distretti della provincia. Non sono mancate, inoltre -  continua ancora il delegato sindacale della Cgil -, le polemiche dei cittadini che, esasperati ed impauriti dal fuoco alle porte delle loro case, si sono lasciati andare a recriminazioni o inventive nei nostri confronti. Del resto, sappiamo bene che alcuni incendi hanno messo una grande apprensione proprio perché si sono insediati all’interno dei centri abitati. D’altro canto, posso dire che i vigili del fuoco del Comando provinciale di Vibo Valentia si sono impegnati con grande abnegazione e professionalità per la risoluzione di tutte le criticità che si sono presentate. E parlo di lavoratori che vengono già da una stagione invernale fatta di micro emergenze come incendi dolosi alle attività commerciali, incendi di autovetture (300 auto incendiate in un anno),  interventi per frane o comunque dovuti ad un territorio fragilissimo, e particolarmente da numerose settimane passate nelle regioni del centro Italia colpite dal sisma, per prestare la propria opera prima nella ricerca dei superstiti e delle vittime e poi, in una seconda fase, in sostegno delle popolazioni e messa in sicurezza degli edifici".

 Il Comando di Vibo Valentia, dunque, è stato uno dei più attivi nell’invio di squadre che si sono alternate nel corso dell’inverno.

Un lavoro, quello dei “pompieri”, che – come continua a sottolineare ancora il delegato della Cgil, Salvatore Cefalà – deve fare i conti anche con la cronica "carenza di personale, soprattutto qualificato, che si spera possa essere colmata dai prossimi concorsi per caposquadra e capo reparto già indetti".

Ma ciò non basta: "Vi è la speranza – conclude Cefalà – di coprire l’intera provincia di Vibo valentia con l’apertura di un nuovo distaccamento presso Ricadi, che per ora è solo stagionale (apertura 12 luglio, per circa 40 giorni), cosa che consentirebbe di coprire una parte importantissima  del territorio, quella più a sud, e che proprio d’estate registra un notevole incremento della popolazione per via delle presenze turistiche. Un territorio, questo, che comprende i comuni di Tropea, Ricadi, Joppolo e Nicotera e che, attualmente, per larghissima parte dell’anno risulta priva di presidi dei vigili del fuoco. Ed infine, alla luce di quanto accade in estate con gli incendi, credo ci sarebbe bisogno di mezzi Aib (antincendio boschivo) di piccola stazza, per raggiungere più agevolmente e velocemente i focolai più interni, e di qualche autobotte di grandi dimensioni, per il trasferimento di grandi quantitativi d’acqua".

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L'unione Sindacale di Base sulle frodi nella sanità in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa da parte dell'Unione Sindacale di Base su la sanità calabrese e le frodi che la riguardano.

L’azione del Commissario ad acta alla sanità in Calabria, Massimo Scura si è caratterizzata in questi anni, per le politiche basate sui tagli e sulla “eliminazioni degli sprechi”.

In nome di ciò, nella nostra regione, si sono chiusi presìdi ospedalieri, interi reparti e, soprattutto, si sono tagliate le prestazioni gratuite, introducendo dei ticket spesso insostenibili per i meno abbienti e non solo.

Tra i tanti interventi del commissario ad acta però, evidentemente, non rientrava quello di controllare che fine facessero i soldi destinati a progetti quali, ad esempio, la gestione dell’elisoccorso ed interventi nel settore dei servizi agli anziani dove ingenti somme sono state “distratte” e finite nelle tasche di dirigenti dell’ASP di Catanzaro, arrestati ieri.

Come sempre lasciamo che sia la magistratura a completare le indagine ed a fare le opportune verifiche, però va fatta una riflessione su come gli interventi di risparmio nel settore pubblico (e non solo nella sanità) si traducano esclusivamente in tagli di diritti per i cittadini e per i lavoratori, senza minimamente interessare gli sprechi reali e le azioni fraudolenti poste in atto da una dirigenza e da una politica sempre più cinica e spudorata.

I lavoratori hanno i contratti bloccati da nove anni e, grazie alla complicità di Cgil, Cisl e Uil, gli aumenti prospettati sono di soli 85 euro lordi medi e non tutti sullo stipendio, mentre i dirigenti, che godono di retribuzioni stratosferiche (secondo l’Ocse inferiori nel mondo solo all’Australia), non contenti di ciò, speculano sulla pelle dei cittadini, sottraendo, per ingordigia personale, soldi pubblici destinati a servizi fondamentali per la salute di tutti.

Che ci sia un meccanismo perverso in tutto ciò è sotto gli occhi di tutti, però l’unica soluzione che il governo sembra prospettare, non è quello di eliminare le disuguaglianze e le ingiustizie, bensì di cancellare le proteste attraverso una ulteriore limitazione al diritto di sciopero!

I tagli nella sanità calabrese non sono ancora finiti e, sempre nel nome della “razionalizzazione della spesa pubblica”, saranno chiuse altre strutture, malgrado già ora nella nostra regione, negli ospedali vi siano solo 3,5 posti letti ogni 1.000 abitanti! Gli altri, si arrangino...

Per non parlare dei circa 360 milioni di euro che la nostra regione spende per sostenere la “migrazione sanitaria” di nostri corregionali costretti ai cosiddetti viaggi della speranza, visto che le nostre strutture sono messe in condizione di non funzionare al meglio.

La USB PI. Calabria ritiene, invece, che sia indispensabile un rilancio della sanità pubblica nella regione, svincolandolo dai conti ragionieristici e di comodo, offrendo, invece, un servizio che sia davvero di in grado di dare risposte adeguate ed in tempi rapidi a tutti i calabresi.

Emergenza incendi in Calabria, la Cgil elogia l'operato dei lavoratori forestali

Riceviamo e pubblichiamo"

"Particolarmente nelle ultime due settimane, l’intero territorio italiano è stato drammaticamente segnato dagli incendi. Ettari di terreno, con grave danno per il nostro patrimonio ambientale, faunistico e vegetale, sono andati in fumo. Ed in molti casi, le fiamme hanno messo in pericolo le abitazioni civili e la stessa vita degli uomini. Un fenomeno, quello degli incendi, che non ha risparmiato nessuna regione d’Italia, soprattutto quelle meridionali, che più a caro prezzo hanno dovuto fronteggiarlo. Come ad esempio in Calabria, dove migliaia sono stati gli incendi registrati. Ad ogni modo, sempre pronti e tempestivi sono stati gli interventi dei Vigili del Fuoco, i quali, instancabilmente, hanno operato per garantire la massima sicurezza. Eppure, come Flai-Cgil, riteniamo giusto e doveroso offrire il nostro riconoscimento ed il nostro sostegno ad un'altra categoria di lavoratori che si trovano ad operare in queste condizioni di emergenza. Stiamo parlando dei lavoratori idraulici e forestali calabresi, lavoratori dell’antincendio che, pur tra mille difficoltà anche a livello organizzativo, durante le emergenze di questi giorni, si sono impegnati per contribuire allo spegnimento degli incendi. Questi operai forestali, spesso bistrattati,  impiegati dall’azienda Calabria Verde, dai Consorzi di Bonifica e dal Parco Regionale della Serre, col loro senso di responsabilità, da anni svolgono con professionalità la lotta attiva agli incendi. La loro è un opera costante e quotidiana di prevenzione e di contrasto agli incendi, e di salvaguardia della biodiversità e del territorio e dei cittadini. Tanto che ci sentiamo di affermare che, senza il loro lavoro,  gli incendi divampati in questi giorni sarebbero stati molto più devastanti. Eppure, al di là di ogni polemica, questi lavoratori intervengono senza mezzi adeguati e spesso con attrezzature non idonee di fronte alle fiamme: per loro c’è solo lo spirito di sacrificio, il senso del dovere e l’abnegazione con cui compiono il proprio lavoro. Per queste ragioni, come sindacato di categoria, auspichiamo che si organizzi meglio il lavoro sui cantieri e negli uffici in modo da coordinare efficacemente il servizio Antincendio boschivo, avviando un confronto tra sindacati ed enti competenti sulle questioni legate al lavoro forestale. Soprattutto, attraverso una reale programmazione delle attività di prevenzione e di interventi che possano essere realmente utili alla difesa del territorio. Siamo convinti che un servizio di così fondamentale importanza per la salvaguardia del territorio, meriti maggiore attenzione e soprattutto una grande sinergia tra le istituzioni coinvolte". 

Bruno Costa - Segretario regionale Flai-Cgil Calabria

 

Battista Platì - Segretario provinciale Flai-Cgil Vibo Valentia

 

Eletto nuovo segretario Filcams Cgil

Cambio della guardia all’interno della Filcams-Cgil di Vibo Valentia, la categoria sindacale dei lavoratori del commercio, turismo e servizi, alla cui guida arriva una giovane donna, fortemente motivata. Lei è Pina Cosmano, già funzionaria dell’organizzazione, la quale, dopo un inteso e produttivo periodo di formazione, approda al vertice della categoria.

Ieri pomeriggio, il passaggio di consegne tra la neo eletta e Fortunato Petrolo, uomo con una lunga storia sindacale alle spalle, il quale fino ad oggi ha rappresentato la Filcams di Vibo Valentia. Unanime per lei è stato il consenso che ha portato alla sua elezione: «Oggi mi viene affidata una categoria solida e ben strutturata, – ha affermato, al termine della consultazione elettorale, la neo segretaria della Filcams di Vibo Valentia – e per questo ringrazio e mi complimento con chi mi ha preceduto, il quale che ha svolto come una missione, con forte senso di appartenenza alla Cgil ed in maniera esemplare il proprio mandato. Accolgo con molto orgoglio, soddisfazione e grande responsabilità il compito che mi è stato affidato. La categoria rappresenta settori che sono pieni di attività e che richiedono risposte alte. La vera sfida deve essere quella di parlare di qualità del lavoro e non solo di quantità; di professionalità e non solo di meri posti di lavoro. Soprattutto in un settore nevralgico per il Vibonese quale il turismo, dove il lavoro è troppo spesso irregolare, discontinuo, precario, fortemente condizionato dalla criminalità organizzata, e che con la sua fragilità contribuisce alla progressiva perdita di competitività. Il mio impegno sarà quello di attuare una vera e concreta contrattazione sullo sviluppo».

Alla neo segretaria Pina Cosmano, sono giunti, inoltre, le congratulazioni e gli auguri di un buon lavoro dall’intera organizzazione sindacale della Cgil di Vibo Valentia, attraverso il segretario generale Luigi Denardo, unitamente a quelli del segretario generale della Filcams Calabria, Luigi Scarnati, della segreteria regionale della Cgil Calabria e della segreteria nazionale della Filcams, presente con a Vibo Valentia con la compagna Federica Cochi.

La Cgil in piazza a Roma a difesa dei precari della giustizia

Rispetto e lavoro vero per i precari della giustizia. Queste le rivendicazioni con le quali la Funzione pubblica Cgil stamani (28 giugno) è scesa in piazza a difesa dei tirocinanti della giustizia.

Il presidio si è tenuto a Roma, nei pressi del ministero di Giustizia, in largo Benedetto Cairoli. Sono più di duemila i lavoratori (ex cassintegrati, lavoratori in mobilità e disoccupati) che da sette anni svolgono il tirocinio formativo presso il ministero guidato da Andrea Orlando, in attesa di una contrattualizzazione.

Lavoratori a tutti gli effetti che, secondo la Fp Cgil, “svolgono il loro lavoro sotto una formula, quella del tirocinio formativo, utilizzata in modo improprio, che cela in realtà vere e proprie forme di lavoro subordinato. Lavoratori impegnati a colmare le oltre 9.000 carenze di organico del comparto, garantendo così la prosecuzione delle attività, ma con una retribuzione al di sotto della soglia sussistenza”. Un 'esercito di precari impegnati in attività “che, se venissero a mancare, comprometterebbero ulteriormente la già critica condizione della giustizia”.

La categoria dei lavoratori dei servizi pubblici della Cgil chiede dunque che, per questi precari della Giustizia, “si eviti la riproposizione dell'ennesima proroga dei tirocini, ricercando invece, su scala nazionale e regionale, soluzioni più eque e dignitose per l'intero bacino”.

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