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Senza lavoro e troppi rischi: ecco perchè tutti scappano dal Vibonese

Della certificazione dell’Istat che oggi ha presentato il rapporto “Migrazioni  internazionali e interne della popolazione residente” e lo studio sui “Conti economici territoriali”, entrambi riferiti al 2014, noi calabresi non ne avevamo bisogno. Perché chi insiste a queste latitudini i problemi non li conosce: li vive quotidianamente. E li affronta uscendo spesso sconfitto da una sfida improba. Non è facile andare avanti in una terra che si ama, ma che non offre grandi occasioni di crescita umana e professionale. I numeri sono lì, ci inchiodano ad una realtà difficile: la Calabria con 12.300 euro di reddito pro-capite è la regione più povera d’Italia, il Vibonese presenta addirittura la più evidente perdita di residenti su base nazionale (-4,2 per mille). Le motivazioni sono sin troppo semplici da individuare: trovare un lavoro regolarmente retribuito sembra un sogno anche a dispetto dei titoli accademici ottenuti, crearselo da sè espone a pericoli non solo di carattere finanziario. Già, perché in un angolo di mondo in cui abbiamo poco da spartirci dobbiamo convivere con le più importanti organizzazioni criminali. Dobbiamo inoltre fare i conti con quei tagli che ormai intervengono in ogni settore, dalla sicurezza alla sanità, dalla previdenza sociale alla giustizia. Come fa un giovane a rimanere in queste condizioni quando comprando un biglietto di sola andata può sperare di raggiungere altrove quelle soddisfazioni che qui non hanno ragione d’esistere nemmeno nei pensieri più fantasiosi? Certo, ci sono i legami familiari a produrre una riflessione prima delle partenze, ma da soli non possono bastare per trattenere quelle risorse umane che poi dimostrano di essere competitive nelle aree più sviluppate. Eppure le potenzialità non mancano per avviare una crescita economica e sociale. Non siamo in grado di sfruttarle probabilmente perchè a prevalere in questo contesto sono coloro che usano molto la forza e poco la correttezza. Chi è dotato di competenze rimane fuori dai processi decisionali perchè chi utilizza metodi poco ortodossi lo blocca assai prima della meta. E, visto che ormai il sistema è conosciuto, si preferisce la fuga alla lotta in condizioni impari. All’agone politico molti laureati non ci pensano proprio: le delusioni hanno fatto scuola. Il futuro, oltre al presente, non è insomma roseo e provare a cambiare il destino non pare, al momento, fattibile. Il vero punto è che prima di tutto va cambiata la mentalità di una comunità abituata a premiare i vizi e non le virtù.

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Disoccupazione, la Calabria come la Grecia

Ancora una notizia negativa per la Calabria che, alla luce dei dati elaborati da Eurostat, si colloca nella classifica delle dieci regioni europee con la più alta disoccupazione giovanile. Secondo il rapporto presentato dall'agenzia europea di rilevazioni statistiche, la percentuale di giovani disoccupati, tra i 15 ed i 24 anni, in Calabria tocca il 59,7. Un dato che proietta la Calabria al settimo posto tra le regioni europee dove i ragazzi hanno maggiore difficoltà ad accedere al mercato del lavoro. Non va meglio, neppure il dato relativo alla disoccupazione generale, pari al 23,4%. Il dato, più alto che in ogni altra regione italiana, si avvicina a quello del Paese più disastrato d'Europa, la Grecia dove la disoccupazione supera di poco il 26%.

 

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