Attuazione Recovery plan, Bruno Bossio (Pd): “Prevista l’assunzione di 365 giovani in Calabria”

"Saranno 2.800 i giovani tecnici che verranno assunti nella Pubblica Amministrazione al Sud. L'annuncio, fatto ieri dai ministri Brunetta e Carfagna, rappresenta una buona notizia”.

Ad affermarlo la parlamentare del Pd, Enza Bruno Bossio, che aggiunge: “La sfida è anche quella di procedere in tempi rapidi e con procedure concorsuali innovative. Verrà, così, portato avanti lo straordinario lavoro fatto dall’ex ministro per il Sud Peppe Provenzano e dal Partito Democratico nel Governo Conte II, con uno stanziamento in Legge di Bilancio di oltre 100 milioni di euro. Alla Calabria sono riservate 365 assunzioni da effettuare entro il mese di luglio, distribuite fra Regione, Province, capoluoghi e Comuni delle aree interne. Queste energie serviranno per realizzare una vera e propria rigenerazione amministrativa, per trattenere le migliori competenze nei territori e per dare un nuovo protagonismo ai territori".

Pitaro (Gruppo misto): “La Trasversale delle Serre non inserita tra le 130 opere del Decreto semplificazioni”

“Non dubitiamo -  pur ricordando che non di rado molti interventi sui lotti della Trasversale delle Serre nel passato sono stati interrotti, oltre che per minacce ai cantieri, cave abusive e morti bianche, anche per ritrovamenti archeologici - che l’Anas presterà l’attenzione dovuta per la definizione del tracciato di 2.8 Km che collegherà la fascia costiera ionica (Soverato e la ‘106’) allo svincolo di Gagliato”.

Lo dice il consigliere regionale Francesco Pitaro che aggiunge: “Auspicando che si includano in questa progettualità le esigenze del territorio come rappresentate dai sindaci, dal Comitato ‘Trasversale delle Serre’ e dai cittadini, sarebbe necessario che su una delle incompiute più scandalose d’Europa, fondamentale per valorizzare l’imponente patrimonio naturalistico, storico e culturale nel centro-meridionale della Calabria, si facesse il punto con tutti i soggetti che sull’argomento hanno voce in capitolo, anche a seguito di alcuni segnali poco incoraggianti. Non si comprende, per esempio, come segnala la Fillea-Cgil, perché mai la Trasversale delle Serre (e altri monumenti allo spreco di risorse pubbliche) non sia rientrata tra le 130 opere del ‘Decreto semplificazioni’. Mentre resta preoccupante - conclude il consigliere regionale - il fatto che nessuna Istituzione abbia finora assicurato che il Recovery plan non discriminerà la Calabria. Dal Recovery la Calabria si aspetta che siano colmate le storiche lacune infrastrutturali e rimosso il divario di cittadinanza con il resto del Paese.  Ma per farlo è fondamentale, come ha ribadito il segretario della Cisl regionale Russo, che nella ripartizione dei fondi del Recovery sia contemplato il principio dell’addizionalità delle risorse al cui rispetto la Commissione europea ha richiamato l’Italia già nel 2019, sottolineando che le risorse europee devono aggiungersi a quelle nazionali perché si possa conseguire un effettivo riequilibrio territoriale”.

Il serrese Giuseppe Ferragina nel gruppo di lavoro di Forza Italia per il Recovery plan

C’è anche il serrese Giuseppe Ferragina, nel gruppo di lavoro predisposto da Forza Italia per elaborare proposte in vista degli investimenti legati al Recovery plan.

Della squadra, che si articolerà in dipartimenti, fanno parte altri  giovani del Vibonese, come: Matteo Vitale, Fabio Signoretta, Giuseppe Mazzeo, Angela Pata, Nicola Tavella, Vincenzo Comerci, Giuseppe Mazzeo.

Il lavoro che gli azzurri andranno a produrre nelle prossime settimane servirà ad ottimizzare le risorse del Recovery plan che, per i giovani forzisti vibonesi, rappresenta “un’occasione irripetibile di fronte alla quale ogni partito, organizzazione ed ogni cittadino è chiamato a dare il proprio contributo”.

“ Grazie all’Europa – aggiungono - disporremo infatti di 209 miliardi, dei quali ben 82 di sovvenzioni a fondo perduto, per la ricostruzione post Covid-19. Come affermato dal presidente Berlusconi siamo di fronte al Piano Marshall del XXI secolo e l’apporto che siamo chiamati a dare deve andare nella direzione della fattiva costruzione di un programma concreto da realizzare”.

I giovani vibonesi che lavoreranno a stretto contatto con i colleghi del resto d’Italia, hanno rivolto un “particolare” ringraziamento “al coordinatore regionale che ha coinvolto i vari professionisti, studenti e attivisti presenti nel movimento giovanile”.

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Francesco Pitaro (Gruppo misto): “Sul Recovery Plan la Calabria deve farsi sentire dal Governo, unita e forte”.

“Lascia l’amaro in bocca la sparizione, d’emblée, dell’Alta velocità ferroviaria e del Porto di Gioia Tauro dal Recovery Plan approvato dal Governo. Naturalmente, la programmazione dei 220 miliardi di euro dovrà essere discussa, confrontata con le parti sociali e approvata dal Parlamento prima di finire a Bruxelles. E però questo primo inizio - afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro - non può che allarmare. Svela la persistenza di una scarsa volontà politica e culturale delle Istituzioni nazionali ad utilizzare le risorse anche per rimuovere il divario di sviluppo Nord-Sud nel rispetto del principio dell’addizionalità raccomandato dall’Europa. E, al contempo, segnala il ritardo della Calabria nella capacità di aprire un forte, partecipato e intenso dibattito pubblico su questo fondamentale dossier che dovrà servire a metterla al passo col resto del Paese. È un ritardo che può (deve!) essere ancora recuperato - sottolinea Pitaro - superando l’autoreferenzialità della Regione nella gestione di questa chance non ordinaria ma storica per il Mezzogiorno. Perché solo con il coinvolgendo di tutte le forze politiche, maggioranza ed opposizione (e sarebbe opportuno un Consiglio regionale ad ok per discutere del Next Generation Ue), degli attori dello sviluppo, i Comuni, l’Università e le istanze più rappresentative della società civile, si potrà esercitare - sulla base di una progettualità complessiva elaborata anche con il sussidio delle tante competenze tecniche di cui disponiamo -  la necessaria pressione politica e sociale, affinché il trasversale vizio italiano di discriminare il Sud e la Calabria nelle scelte di politica economica cessi una volta per tutte”.  Finisce il consigliere regionale: “Se la Calabria subisce senza reagire l’abilità delle aree forti del Paese, lobby e interessi consolidati ad accaparrarsi magna pars degli oltre 220 miliardi del Recovery Fund e la nota propensione a dividersi al suo interno, che è una delle cause del suo ritardo di sviluppo, rischia di perdere l’opportunità di riscatto che l’Europa ci offre. Non possiamo consentirlo!”

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Il Recovery plan, il Ponte sullo Stretto ed il silenzio della classe politica calabrese

Il Recovery Plan è un’occasione unica per definire un nuovo sviluppo armonioso dell’Italia e dell’Europa dopo il fallimento di quello incentrato sul capitalismo sfrenato, sullo sfruttamento indiscriminato e dissennato delle risorse  naturali pensando che fossero inesauribili. Una riflessione generale e critica quindi sulla qualità della vita e sui modelli culturali finora dominanti che hanno stravolto valori, identità, usi e costumi degli ultimi decenni. L’importanza di tale piano e la sua fattibilità e realizzazione richiederebbero uno sforzo di tutti non comune, una forte coesione sociale e l’apporto culturale di forze produttive, sociali, culturali ed  imprenditoriali, sindacali e soprattutto di  tutte le forze politiche. Invece stiamo assistendo ad uno spettacolo indecoroso ed incomprensibile alla maggior parte dei cittadini italiani. 

Una parte della classe politica non sembra aver colto appieno lo stravolgimento epocale prodotto da questa pandemia, le difficoltà economiche, i disagi sociali, il cambiamento di usi, costumi ed abitudini delle persone. Intere famiglie senza lavoro, giovani senza prospettive future relegati in casa. Per la prima volta una generazione di studenti costretti ad affrontare  nuove forme didattiche di apprendimento. I docenti a sostituire la lezione frontale con la Dad e privarsi del confronto diretto con i discenti, penalizzando fortemente il dialogo educativo e formativo.

Dietro le dichiarazioni ufficiali dei partiti tese a sottolineare l’urgenza e la necessità impellente di redigere il piano si celano ripicche, gelosie, giochi politici, voglia di gestire le ingenti risorse previste tramite le lobby e i gruppi di potere a loro vicini. C’è insomma di tutto: l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, il varo della nuova legge elettorale  con la quale si svolgeranno le prossime elezioni politiche, la sopravvivenza di alcune formazioni politiche ed il destino di alcuni  presunti leader, qualche nomina in più, il desiderio incontenibile di apparire, convulse manovre di palazzo. In questo contesto così caotico, si avanzano proposte di ogni genere, alcune completamente avulse dalla realtà economica italiana, altre intrise di demagogia.Tra queste non poteva mancare l’ennesima proposta  urticante: quella del Ponte sullo Stretto di cui si parla ormai da decenni. 

A farla, penso strumentalmente, è stato Renzi, ma prima di lui, sempre strumentalmente, altri presidenti del Consiglio e molti altri politici. Quel che tuttavia stupisce  non è solo la riproposta demagogica della costruzione del ponte quanto il silenzio della classe politica meridionale e calabrese in questo particolare frangente.

La Calabria paga mali endemici, ma anche e soprattutto l'assenza di  un progetto e di un programma credibili di sviluppo organico e coerente con le peculiarità che La contraddistinguono  e vive uno dei momenti occupazionali peggiori della sua storia, acuiti dalla pandemia. C’è in atto una nuova emigrazione di giovani laureati in cerca di lavoro che determina lo spopolamento di città e paesi. Il Recovery Plan è l’occasione propizia per aprire una grande discussione politica e culturale di tutti i calabresi, della sua classe dirigente ,delle forze sane esistenti per definire un nuovo  piano  di sviluppo economico, dopo quello degli anni settanta,  ed un nuovo modello socio-culturale incentrato sulla valorizzazione delle tradizioni e della storia della Regione, sulle tante risorse ed energie  inutilizzate o mal gestite.

Tale piano deve essere illustrato al Governo ed alle forze politiche affinché venga incluso in quello del Recovery Plan per avere le risorse necessarie alla sua concreta attuazione. Solo realizzando  quelle opere essenziali e necessarie al decollo economico della Regione si può ripianare finalmente lo storico divario nord-sud. Eludere il problema del Mezzogiorno con soluzioni rabberciate e poco credibili, sarebbe un errore imperdonabile e  segnerebbe un punto di non ritorno non solo per il Sud ma per l’Italia intera.  

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