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Trovati due cadaveri in un appartamento nel cuore di Reggio: ipotesi omicidio-suicidio

Nella tarda serata di ieri i Carabinieri hanno rinvenuto i corpi senza vita di due persone, un uomo ed una donna. Giacevano esanimi all'interno di un appartamento che si trova ne cuore di Reggio Calabria. Le due vittime sono entrambe di origini romene. Gli investigatori, effettuati i primi rilevi sul posto, ipotizzano che si tratti di un omicidio-suicidio. La pista che si segue è quella passionale. Sulla scorta degli accertamenti compiuti sul posto, ritengono che l'uomo, nei minuti immediatamente successivi allo strangolamento della donna, si sarebbe suicidato impiccandosi. Per accertare la dinamica dei fatti, senza che sulla vicenda possano aleggiare dubbi, la Procura della Repubblica ha disposto l'esecuzione dell'esame autoptico sui cadaveri. I militari dell'Arma sono intervenuti in seguito ad una telefonata al 112 che segnalava la presenza di un olezzo nauseabondo proveniente dall'abitazione. 

Cartelli contro la 'ndrangheta: a Reggio è iniziata la fuga di boss e capibastone

Ecco cos'era quella strana sensazione di vuoto che ha assalito i pochi reggini partiti per qualche giorno di ferie e rientrati in città dopo Ferragosto. Girando per le strade si sono resi immediatamente conto che qualcosa di strano era accaduto durante la loro assenza: in tanti mancavano all'appello, ma non ne conoscevano il motivo. Esausti del tran tran quotidiano avevano deciso, durante il periodo di vacanza, di non consultare compulsivamente tablet e smartphone: il modo migliore per non essere investiti dal consueto flusso di notizie, dunque, nulla sapevano, neanche per sommi capi, di cosa fosse successo di tanto epocale. Enorme è stato lo stupore quando sono venuti a conoscenza che coloro che mancavano all'appello, nella fattispecie boss e capibastone della 'ndrangheta, se l'erano data a gambe. Con il terrore negli occhi sono scappati nottetempo perché sì, potevano sfuggire alle retate delle forze dell'ordine, ma certo niente avrebbero potuto di fronte alla mossa del cavallo decisa con un improvviso lampo di genio dal sindaco Giuseppe Falcomatà: piazzare, da qui ad un paio di settimane, lungo le strade della città cartelli anti 'ndrangheta. Mai avrebbero potuto resistere alla forza devastante di frasi dirompenti come "Comune vietato alla 'ndrangheta" o, addirittura, venendo meno ai precetti dell'accoglienza tipicamente meridionale, l'ardita asserzione: "Qui le cosche mafiose non sono benvenute". Pagato il giusto pegno al gusto del'ironia, siamo consapevoli che questa scelta ci costerà l'accusa di essere facili prede di "demagogia e populismo", ma purtroppo per i nostri eventuali critici, siamo ben convinti del contrario: che siano cioè gesti di questa natura ad avere le caratteristiche tipiche della facile propaganda. Immagine a costo zero, la ricetta migliore per individuare scorciatoie semplici da battere, ma che non conducono da nessuna parte, come insegna in tanti, troppi, casi, la storia recente. Se i risultati della guerra alla criminalità organizzata calabrese fossero proporzionali alla quantità di amenità simili partorite negli anni, al numero di targhe affisse all'ingresso degli edifici istituzionali, oggi parleremmo della 'ndrangheta come di un fenomeno appartenente ad antichi retaggi buoni solo per riempire pagine e pagine di libri di storia. Di fronte ai sorrisi ed al sarcasmo dei tanti che sui social network hanno  commentato in queste ore la decisione del Primo Cittadino, è sceso in campo l'assessore alla Legalità Giovanni Muraca, il quale ha spiegato con pazienza a noi ingenui e sprovveduti che: "Quello dei cartelli non può certamente rappresentare l’unico strumento per combattere le mafie. Ma essi rappresentano un “simbolo”, uno stimolo al dibattito e allo smuovere le coscienze". Ed il nodo vero della questione sta proprio in questa motivazione a cui si è appigliato l'esponente della Giunta comunale presieduta da Falcomatà: la ricerca, costante ed ossessiva di 'simboli' vuoti di efficacia, con un deficit strutturale di forza reale e buoni solo, appunto, per "stimolare dibattiti". Ci sarebbe da preoccuparsi se nel 2015, dopo decenni impegnati inutilmente a "smuovere le coscienze", qualcuno fosse ancora convinto della bontà, anche minima, di questo genere di operazioni. Iniziative tutte concepite nel solco della sempre più perniciosa antimafia sterile che ormai è un filone capace di spaziare senza costrutto dalla politica alla letteratura, dall'associazionismo all'imprenditoria. E di scarso significato è anche la considerazione fatta dallo stesso Muraca che ha sostenuto trattarsi di un'idea partorita dall'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) a cui Palazzo San Giorgio ha aderito con entusiasmo. Sfortunatamente per i tanti "esperti" dell'ultima ora, che affollano convegni e talk show, radio e televisioni, sebbene gli interessi della 'ndrangheta si siano spostati a migliaia di chilometri dalla culla d'origine, la mafiosità dei comportamenti non ha ancora pervaso il tessuto culturale che connette le relazioni sociali in Lombardia o in Veneto. Sposare, quindi, visioni ad effetto che possono avere un senso, sia pur residuale, a Pordenone, oltrepassano abbondantemente i confini del ridicolo se realizzate in Calabria. Raccogliendo l'invito di chi, su Facebook, ha con una lucida provocazione consigliato il sindaco di riempire la città di Reggio con cartelli contro topi e scarafaggi per provare a debellare così il fenomeno, ci permettiamo anche noi di suggerire che, in assenza dei drastici provvedimenti indispensabili a frenare l'inciviltà di un numero enorme di padroni di cani che insozzano con i loro animali le vie del centro e della periferia, un paio di insegne potrebbero essere destinate ad obiettivi concreti e più facilmente perseguibili dall'Amministrazione: "Comune vietato all'inciviltà", "Qui i padroni dei cani che insudiciano la città non sono benvenuti". Magari, un passo alla volta, riportiamo la città sui binari della normalità, al momento non rintracciabile nemmeno negli anfratti più nascosti dei sogni.

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Lancia sassi contro un treno e ferisce due passeggeri

Poteva avere conseguenze ancor più gravi il gesto compiuto stamane nella stazione ferroviaria di Reggio Caloabria, dove un uomo, affetto da problemi psichici, ha scagliato alcuni sassi contro un convoglio regionale diretto a Roccella. Prima di essere fermato dal personale di Trenitalia e dagli uomini della polizia ferroviaria, il responsabile del gesto è riuscito a ferire due passeggeri. I due feriti sono stati trasportati in ospedale per essere sottoposti agli accertamente del caso. Non si conoscono, allo stato, le motivazioni che alla base del gesto.

'Ndrangheta, sequestro beni da 1,2 milioni di euro

Su richiesta di Nunzio Antonio Ferla, capo della Direzione investigativa antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di beni riconducibili al 39enne Santo Gambello, considerato organico al clan della 'ndrangheta Labate ed attualmente soggetto al regime della sorveglianza speciale. Il valore patrimoniale del provvedimento eseguito stamane è pari alla cifra di un milione e 200 mila euro. Coinvolto nell'inchiesta "Gebbione, fu tratto in arresto insieme ad altri 37 soggetti nel luglio di otto anni fa. Una vicenda giudiziaria per la quale, riconosciuto colpevole di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni, gli sono stati comminati in Appello 6 anni e 4 mesi di carcere. L'elenco dei beni oggetto della misura preventiva eseguita stamane comprende tre seminterrati, ampi complessivamente quasi 1000 metri quadri, utilizzati come deposito e garage

Reggini come nel deserto: anche per loro l'acqua è un miraggio

E' il Terzo Mondo, ci perdonino i lettori per l'utilizzo di un'espressione fin troppo abusata quando si tratta di descrivere le condizioni inqualificabili in cui versano i servizi in Calabria, ma continua ad essere quella che meglio rende l'idea dello stato pietoso patito a causa dell'incapacità endemica della classe politica e per l'irresponsabile indolenza dell'opinione pubblica. Un caso paradigmatico è costituito dalla cronica assenza di acqua che sgorga dai rubinetti, soprattutto nella stagione estiva. In paesi e città della nostra regione un problema di gravità abnorme per il quale la popolazione avrebbe dovuto, già nei decenni scorsi, mollare tutto, paralizzare la quotidianità di un qualsiasi centro sottomesso a questo dramma e protestare platealmente contro i responsabili. Eventi che si sarebbe dovuto susseguire in un mondo perfetto, ma non in Calabria, dove, invece, si preferisce l'inchino riverente al culto dello sterile lamento. Un esercizio da ripetere prostrandosi servilmente, davanti all'incompetente amministratore pubblico, artefice massimo della sua sofferenza. Prendete ad esempio Reggio Calabria, luogo più popoloso della regione: in centro come in periferia, i rubinetti sono a secco, in alcune zone anche per l'intera giornata. Una saggia e responsabile conduzione della cosa pubblica avrebbe obbligato gli amministratori a porre la questione come priorità assoluta perché la presenza, o meno, del prezioso liquido, costituisce la testimonianza più fedele, per tutto quello che esso implica anche in termini simbolici, del grado di civiltà di una comunità. Il combinato disposto fra mancata erogazione idrica e strade insozzate da rifiuti di ogni genere crea un effetto esplosivo per chiunque abbia, anche solo per una volta nella vita, provato ad avventurarsi nelle lande "lontane" raggiunte dalla civiltà. Eppure, l'unico effetto prodotto da una situazione simile, che non ha alcuna giustificazione che tenga, è la deflagrazione sui social network di una guerra fra poveri, proprio come accade nei succitati Paesi africani. Gli abitanti delle aree periferiche imputano a quelli che risiedono nel cuore di Reggio di essersi sempre disinteressati al dramma che essi vivono da tempo immemorabile, salvo accorgersi di cosa significhi essere costretti a vivere senz'acqua soltanto quando l'interruzione del flusso idrico ha cominciato a riguardare anche le abitazioni del centro storico. A nulla valgono le repliche dei "nuovi sofferenti" che rispondono sostenendo, legittimamente, che, se la sensibilizzazione popolare in merito alla immane criticità di cui è vittima la popolazione, fosse stata avviata in illo tempore, magari oggi, nel 2015, la massa di persone rese schiave dall'invisibilità dell'acqua non si sarebbe infoltita così tanto. E' superfluo sottolineare che soltanto in circostanze sporadiche l'Amministrazione ritiene opportuno avvisare la cittadinanza della "improvvisa" presenza dei cosiddetti disservizi idrici, ma, del resto, vista la frequenza quotidiana, quale sarebbe la comunicazione da inoltrare alla popolazione? Qualche volta può capitare che, trascorse diverse ore dal momento in cui si è registrato un fantomatico guasto o comunque sia stata bloccata l'erogazione idrica, qualcuno si svegli dal torpore e verghi una frasetta di circostanza per annunciare ciò che, purtroppo sulla propria pelle, è già noto. Eppure, all'alba dell'Amministrazione Falcomatà era sembrato che la speranza di non essere trattati da sudditi potesse essere alimentata da un approccio in grado di porsi in sintonia con i tormenti della cittadinanza. in realtà un servizio così importante per il benessere di una comunità continua ad essere sacrificato sull'altare della superficialità e dell'indifferenza,ed un bene fondamentale diventa un miraggio di cui poter godere a singhiozzo. Non è decoroso che migliaia di persone nel terzo millennio debbano impegnarsi nella quotidiana raccolta dell'acqua da utilizzare per tutte le esigenze primarie, previo pagamento del pingue canone destinato a dare un pallido colorito alle esangui casse di Palazzo San Giorgio. Da giorni il numero di reggini che devono sopportare questa imbarazzante condizione sono aumentati a dismisura a causa della presunta rottura che avrebbe interessato un impianto di dissalazione. L'aspetto curioso della vicenda è che chiunque, fra i cittadini di Reggio, non si è mai accorto dei benefici prodotti dalla struttura, vista la qualità ed il sapore dell'agognato liquido che sgorga nelle condotte. Sia chiaro a tutti: un diritto primario alla mercé dell'inadeguatezza amministrativa e burocratica altro non è se non la cartina di tornasole di una organizzazione sociale malata. 

'Ndrangheta, sequestrati ad un imprenditore beni per 5 milioni di euro

Su disposizione dei magistrati della Sezione Misure di prevenzione, il personale della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria ha sequestrato un patrimonio di cinque milioni di euro la cui proprietà è riconducibile al 64enne Domenico Passalacqua, imprenditore che si trovava già dietro le sbarre. E' sospettato di appartenere al clan della 'ndrangheta Bud-Imerti. A richiedere l'adozione del provvedimento eseguito stamane  è stato il Procuratore della Repubblica. L'elenco dei beni oggetto della misura preventiva comprende un totale di dodici immobili, fra appartamenti, attici e ville, oltre ad una lussuosa barca.  

Presentato il progetto che restituirà Piazza Italia ai reggini

Si è tenuta stamane a Palazzo San Giorgio la conferenza stampa, moderata da Franco Arcidiaco, per illustrare l’avvio dei lavori di riqualificazione a piazza Italia. L’intervento di ripavimentazione e di restauro conservativo dei reperti archeologici dell’ipogeo, della durata di sei mesi, è stato descritto dagli architetti comunali Daniela Neri e Alfonso Cappuccio, rispettivamente responsabile del procedimento e direttore dei lavori. Il finanziamento dei lavori, 800mila euro, fondi comunitari del Por Calabria 2007 – 2013 ed il relativo progetto esecutivo è stato redatto in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica che ha curato la progettazione delle opere di completamento di restauro conservativo dei resti archeologici sottostanti la Piazza. Con l’attuale intervento l’Amministrazione Comunale – hanno indicato i due tecnici comunali – realizza la pavimentazione dell’intera piazza con pietra locale oltre che il completamento del restauro conservativo dei ritrovamenti archeologici. In particolare si prevede l’esecuzione delle seguenti lavorazioni: il rivestimento esistente in marmo di Carrara, ormai deteriorato, sarà sostituito con la pietra locale proveniente dalla cava di Lazzaro. Tale scelta, si conforma con la pavimentazione che questa Amministrazione, di concerto, con la Soprintendenza, ha già previsto di realizzare per il rifacimento del Corso Garibaldi e di Piazza Duomo; un articolato intervento di restauro e consolidamento di un settore di murature riconducibili al tessuto urbano della città di età bizantino-normanna unitamente a lacerti di muro di età  romana localizzate nel settore centrale e nord-ovest dell’attuale area archeologica visibile al pubblico indagata agli inizi degli anni 2000. "I lavori risultano di particolare rilevanza storico-architettonica – ha sottolineato l’architetto Neri - data la valenza archeologica del sito nel quale insiste Piazza Italia, confermata dal ritrovamento di reperti che risalgono dall’epoca greca a quella contemporanea, fornendo chiara testimonianza delle stratificazioni della città fino al periodo ante terremoto (1908)". L’intervento dell’archeologa della Soprintendenza, Rossella Agostino, si è soffermato a descrivere le operazioni che saranno effettuate all’interno del sito archeologico della piazza attraverso il restauro delle murature di età bizantina che presentano alcuni cedimenti. I fondi messi a disposizione grazie al Por Calabria prevedono anche la realizzazione di una pubblicazione destinata all’illustrazione del sito, compresa la trasparenza di come sono state spese le risorse per arrivare al completo restauro.  Soddisfazione è stata espressa dall’assessore ai Lavori Pubblici Angela Marcianò, per la qualità del progetto e per il lavoro condotto dai tecnici.  Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha manifestato compiacimento, dichiarando :“Il nostro Comune ha delle professionalità importanti ed abbiamo l’intenzione di valorizzarle al meglio”. Poi, ha concluso "ci teniamo ad avere un rapporto importante e sereno, di dialogo e confronto continuo e costante con le istituzioni ed in questo caso con la Soprintendenza con la quale ci ripromettiamo di intensificarlo. Oggi, concluso il lungo iter amministrativo, possiamo dire compiutamente che, dopo qualche inciampo verificatosi negli anni passati, Piazza Italia sarà riqualificata, completata e restituita ai cittadini”.

 

Accoltellato a morte un uomo di 36 anni

Agenti della Squadra Mobile hanno avviato le indagini sull'omicidio di un uomo di 36 anni. Di nazionalità romena, Cesar Marian Pirvu, è spirato stamane mentre era ricoverato presso il reparto di Rianimazione degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Nella serata di lunedì, ferito alla schiena con un coltello, aveva raggiunto la Questura da dove i poliziotti, grazie anche al personale sanitario del 118, era stato trasferito presso il nosocomio reggino. I medici, tuttavia, nulla hanno potuto per salvargli la vita: troppo gravi le lesioni inferte con l'arma da taglio dagli ignoti assassini sulle cui tracce si sono ora messi gli investigatori per risolvere il delitto.  

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