'Ndrangheta, due consigli comunali sciolti in Calabria

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (TUEL), ha deliberato:

lo scioglimento dei Consigli comunali di Bompensiere (CL), Caivano (NA), Limbadi (VV), Manduria (TA) e Platì (RC), in ragione delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata

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On. Galati: “Scioglimento di Lamezia non pregiudichi gli investimenti previsti dalla programmazione regionale”

Lo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme ha destato profonda amarezza e scoraggiamento tra i cittadini. Resto in attesa di conoscere, in maniera articolata, le motivazioni che hanno spinto il Ministero dell’Interno a prendere tale decisione. Esprimerò le mie considerazioni nelle opportune sedi istituzionali”. Lo afferma l’onorevole Giuseppe Galati.

“In questo particolare momento - aggiunge - si impongono per la città determinate riflessioni. Innanzitutto non posso che recepire le preoccupazioni esternate da Paolo Mascaro nell’ultimo incontro pubblico avuto con i cittadini. Il Commissariamento determinerà una sospensione della vita democratica in città per un lungo periodo. Proprio in questo frangente il Comune di Lamezia Terme sarà interessato da importanti investimenti che riguardano la programmazione regionale. Mi auguro che l’assenza di un governo cittadino, deputato in questi casi a difendere gli interessi del territorio, non pregiudichi tali possibilità di sviluppo che d’altronde dovrebbero prescinde dallo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme. Per tali ragioni ritengo che gli investimenti regionali previsti dovranno rigorosamente realizzarsi. Mi riferisco alla nuova aerostazione dello scalo internazionale di Lamezia Terme, alle definitiva entrata in funzione del Centro Protesi Inail e alla spesa dei fondi comunitari per la terza città della Calabria”.

“Lamezia Terme – conclude l’onorevole Galati - non deve essere punita ulteriormente. La politica, con fatti e misure concrete, deve dare un segnale chiaro ed inequivocabile”.

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'Ndrangheta: il Governo scioglie un Consiglio comunale in Calabria

Nel corso del Consiglio dei ministri svoltosi ieri (5 maggio), il Governo, su proposta del ministro dell'Interno Marco Minniti, ha decretato lo scioglimento per sospette infiltrazioni della criminalità organizzata del consiglio comunale di Canolo, in provincia di Reggio Calabria.

Il provvideminto giunge a conclusione dell'attività ispettiva condotta dalla commissione d'accesso agli atti insediatasi lo scorso 13 ottobre.

Si conclude, quindi, l'esperienza amministrativa del sindaco, Rosita Femia, eletta per il secondo mandato consecutivo nel 2014.

Femia guidava il piccolo Comune, che conta 860 abitanti, dal 2009 quando era stata eletta con la lista civica Unione e Progresso.

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Nicotera: dopo l'elicottero in piazza, chiesto lo scioglimento del Comune

Ancora una brutta notizia per i cittadini di Nicotera che, dopo il clamore e le polemiche suscitate in seguito all'atterraggio in piazza dell'elicottero con a bordo una coppia di sposi, rischiano ora di subire l'onta dello scioglimento per infiltrazione mafiosa dei loro organi elettivi. La richiesta è stata trasmessa, al ministero degli Interni, dalla Prefettura di Vibo Valentia in seguito alle risultanze presenti nella relazione redatta dalla Commissione d'accesso che ha vagliato gli atti prodotti dall'Ente. Sulla testa del sindaco Franco Pagano e dei componenti del Consiglio comunale, eletti alle elezioni amministrative svoltisi nel 2012, pende, quindi, la spada di Damocle del probabile scioglimento.

 

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Scioglimento Comune Tropea, Macrì: “Emarginare gli sciacalli camuffati da benefattori”

“A dispetto di quanto affermato in modo malizioso da qualche testata giornalistica, non risulta da alcun atto formale che la commissione di accesso sia stata nominata ed inviata al comune di Tropea per verificare la presenza di candidati discutibili e contigui alla criminalità nelle liste contrapposte a quella vincitrice”. È quanto afferma il rappresentante di ‘Forza Tropea’ Giovanni Macrì che aggiunge: “comunque sia, qualora ciò fosse stato vero, tale legittima e corretta azione, ossia l'estensione dell'indagine a tutto campo, non ha dato l'esito evidentemente auspicato da qualcuno risultando, dalla proposta di scioglimento avanzata dal Ministro, e prima ancora dalla relazione del prefetto, l'estraneità dei rappresentanti e candidati delle liste ‘Forza Tropea’ e ‘Progettiamo Tropea’ rispetto ad ogni ipotesi di infiltrazione. In tali documenti – spiega l’esponente azzurro - non v'é la benché minima traccia di condotte ambigue, giammai rilevanti, addebitabili ai consiglieri di minoranza ovvero ai candidati delle due liste. Diversamente, la commissione, quindi il prefetto con la sua relazione, non avrebbero esitato ad evidenziare tali criticità. Dunque, non posso trattenermi dall'esprimere la mia soddisfazione per un resoconto che ha ratificato quanto già sapevo ossia la specchiata onestà dei candidati della lista che ho avuto l’onore di guidare. Per questo motivo le avventate e tendenziose affermazioni fatte da qualche giornalista, subdolamente incomplete e verosimilmente volte a compiacere chi, dopo essersi svegliato da un lungo letargo, tenta di lucrare su tale vicenda, sono diffamatorie e, pertanto, saranno perseguite nelle competenti sedi. Aggiungo, per completezza di informazione e per rinfrescare la mente a qualche blogger da strapazzo, che il programma della lista ‘Forza Tropea’, il solo a non essere frutto di un dilettantistico copia ed incolla, bensì aderente alla realtà perchè frutto di mesi di dura fatica, era l'unico ad affrontare, con un capitolo dedicato, il nevralgico aspetto dell'uso e della valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità. Passando ora, molto brevemente, alle motivazioni poste a fondamento del provvedimento di scioglimento, non v'é chi non veda nelle azioni attribuite agli eletti nella lista ‘Tropea Futura’ (con i dovuti e doverosi distinguo) un quadro squallido con aspetti estremamente preoccupanti che, nella migliore delle ipotesi, se non accuratamente chiariti, denotano la totale inadeguatezza di chi ci ha amministrato. Mi sono più volte intrattenuto – precisa Macrì - su quanto avvenuto in campagna elettorale, sul dopo elezioni e sul caso Bretti e non intendo per il momento ritornarci, aggiungo solo che chi pensava di trarre vantaggi politici da una vicenda così dolorosa per la nostra comunità ha ricevuto un'amara ricompensa. Concludo con un accenno al tanto criticato metodo di confezionamento delle liste in occasione delle competizioni elettorali (quelle vere!). Poiché nelle elezioni amministrative i candidati, a differenza di quanto avviene per i nominati in Parlamento, debbono essere votati dai cittadini, la ricerca viene effettuata tra i soggetti capaci di intercettare il consenso e quindi il voto in ragione della loro personalità (complessivamente considerata) e della positiva azione sociale esplicata nei contesti più disparati. Molti miei concittadini, che spesso si dilettano nel criticare il metodo della selezione e la qualità di chi nella competizione ci mette la faccia, declinano l’invito a candidarsi non sempre per nobili motivi.  Effettivamente – rileva ancora Macrì - il rifiuto, a volte legato al carattere riservato, alla scelta di tenersi lontani dall’arena politica e alla difficoltà di conciliare il gravoso impegno politico con gli altri già assunti, in alcuni casi è dovuto al puro egoismo, alla consapevolezza di aver fatto poco o nulla per la comunità quindi alla mancanza certa di consenso, o ad esigenze lavorative che rendono inopportuna e pericolosa l’esposizione politica. Questo ultimo motivo, a volte, nasconde i più sporchi e subdoli interessi e riguarda i nostri concittadini peggiori, ipocriti e senza scrupoli che, abusando del proprio lavoro, condizionano pesantemente e spregevolmente il voto delle persone più deboli e fragili, riuscendo così a ritagliarsi un ruolo determinate in una lista in competizione senza il coraggi odi esporsi. Il mio auspico è che alla prossime elezioni questi sporchi sciacalli umani camuffati da benefattori, che hanno determinato l’esito della scorsa tornata elettorale, vengano emarginati ovvero abbiano il coraggio di porsi al giudizio dei cittadini a volto scoperto”.

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Mazzitelli: "scioglimento comune Tropea, ferita profonda per tutta la città"

"Su segnalazione del Ministro dell'Interno il Consiglio dei Ministri ha decretato lo scioglimento dell'amministrazione comunale di Tropea per infiltrazione mafiosa disponendone l'immediata attuazione ad opera del Prefetto di Vibo Valentia. E' il triste epilogo di una vicenda che ha coinvolto il sindaco Rodolico e la sua amministrazione che oltre a gettare un'ombra di infamia sull'intera città apre una ferita profonda che difficilmente potrà essere rimarginata". Questo l'incipit di una lunga ed articolaata nota stampa redatta dall'ex direttore saniatrio dell'ospedale di Tropea, Tino Mazzitelli. "Anche se da domani prosegue Mazzitelli - ricalcando l'antico vezzo italico, avrà inizio la solita sceneggiata che vedrà i contendenti strenuamente impegnati ad arrampicarsi sugli specchi per cercare di ribaltare le responsabilità e addossare colpe e malefatte gli uni sugli altri, la verità è che il provvedimento, (se si escludono le donne facenti parte a vario titolo del consiglio comunale, sicuramente ignare dei torbidi intrighi perpetrati a loro insaputa nelle segrete stanze), coinvolge tutti gli altri in egual misura, ragion per cui sarebbe più dignitoso e politicamente corretto porre fine al facile ragionamento gesuitico e alle vacue elucubrazioni manichee e sofiste operando una forte assunzione di responsabilità unita al dovuto obbligo morale di chiedere scusa alla città per averne deturpato la sua immagine". "A subire il vergognoso provvedimento - aggiunge l'ex direttore sanitario non siamo da soli, pur tuttavia sarebbe una magra consolazione trincerarci dietro il 'mal comune mezzo gaudio' per il fatto di essere accumunati a tristemente noti paesi della Campania, della Sicilia e della provincia di Reggio avvezzi a questo andazzo, e soprattutto in 'buona compagnia' con il comune di Corleone famoso per aver dato i natali a Luciano Liggio e a Totò Riina". Allargando il raggio del suo ragionamento, Mazzitelli aggiunge: "Quando si parla di mafia il pensiero va all'organizzazione criminale che, dedita ai traffici illeciti, non esita ad uccidere chi 'sgarra' o chi per motivi istituzionali o per cultura si oppone alla gestione del malaffare. Questo è solo un aspetto della mafia, forse il più iniquo e aberrante, che trova largo spazio sulle prime pagine dei mass media. Esiste un'altra mafia  che non uccide ma è pericolosa quanto la prima in quanto mortifica e uccide la dignità dell'uomo, rendendolo schiavo e succube di minoranze privilegiate: la “Mafiosità”. La mafiosità  è un atteggiamento che ci è stato inculcato a piccole dosi da un potere prepotente, conservatore e senza scrupoli, che pur di non perdere i propri privilegi ha cercato e cerca di acquistare consensi con facili promesse, raccomandazioni, oggifavori e gentili concessioni e, quando tutto ciò non è possibile, con ricatti, atteggiamenti vessatori, minacce più o meno velate, tanto che spesso i cittadini non riuscendo a trovare nella società civile alcuna possibilità di riscatto, sono costretti a sottostare alla legge del più forte per ottenere quello che poi, alla fine, è un loro preciso e sacrosanto diritto. Questo fenomeno è insito in tutti i settori della società civile, nella politica asservita al potere affaristico-clientelare e appartiene a ben precisi schieramenti e personaggi che,non riuscendo a promuovere iniziative nel rispetto della legalità e della dignità della persona,sono costretti ad utilizzare tale fenomeno per raggiungere i loro obiettivi. Ed è purtroppo vero che anche l'amministrazione comunale di Tropea, stante gli atti, non sia immune da questa 'malattia', da questa alterazione mentale e morale con il drammatico risultato che, mentre altri vanno a larghi passi verso una società libera e civile proiettata nel terzo millennio, Tropea continua il suo doloroso viaggio a ritroso, verso il medioevo". "Pur non conoscendo gli atti - continua la nota - è verosimile supporre, a giustificazione della gravità del provvedimento emanato, che all'interno dell'ente si sia instaurato un sistema di potere occulto e dedito al malaffare, tale da rappresentare pur sempre un segnale tangibile che la gestione del potere non è stata improntata alla legalità e alla trasparenza, ma proiettata verso il soddisfacimento di interessi particolari a discapito degli interessi generali. Si è trattato,in sostanza, di un modo di gestire la cosa pubblica a dir poco discutibile che peserà come un macigno sulla futura agibilità democratica dal momento che è stato inficiato il ruolo e la stessa funzione dell'amministrazione, non più volto alla tutela dei diritti fondamentali del cittadino e alla salvaguardia dei valori della legalità. Tutto ciò da solo è sufficiente a giustificare la validità dello scioglimento del consiglio comunale e, come successo nel recente passato, nè le piroette dell'ormai ex sindaco né i suoi corifei potranno più dilazionare, come da prassi ben consolidata, la profonda crisi politico-amministrativa, magari edulcorarla con la retorica di riconoscimenti e attestati di stima, peraltro tutti fasulli. Dietro la patina vellutata che di volta in volta si è tentato di dimostrare è emersa invece una conduzione politico-amministrativa fallimentare che non solo non ha saputo operare alcun rilancio strutturale ma ha anche offeso i cittadini i quali pagano sulla loro pelle i guasti di una politica fatta solo di esternazioni, di dichiarazioni di intenti, di proclami". "A nulla, pertanto, potranno più servire le dietrologie ed il vittimismo o, peggio, la dissociazione da colpe e responsabilità. E' il momento - conclude Mazzitelli - del dignitoso silenzio, della riflessione, dell'acquisizione della consapevolezza che è stato perpetrato un grave danno alla città. E al danno si aggiungerebbe la beffa  se le solite giustificazioni e il solito scaricabarile per stupido orgoglio dovessero avere la meglio rispetto all'inconfutabile certezza di aver gestito unitariamente la cosa pubblica in totale spregio ai principi e ai valori contemplati dalla legge. Non resta, pertanto, che augurarsi per il futuro che i cittadini tropeani prendano realmente coscienza della propria dignità di “DONNE E UOMINI LIBERI”,e incomincino a fare sul serio quella rivoluzione culturale contro ogni tipo di mafia".

 

Condizionamenti della 'ndrangheta: il Governo ha sciolto il Consiglio Comunale di Nardodipace

Il Consiglio comunale di Nardodipace è stato sciolto. Non c’è pace per l’ex primo cittadino Romano Loielo, che nel febbraio scorso, era finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Uniti nella truffa”, portata a termine dalla Procura di Vibo Valentia, dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza. Al centro delle indagini della procura vibonese vi è una presunta truffa da 100mila euro ai danni della Regione, dello Stato e dell’Unione Europea. Secondo l’accusa gli indagati si sarebbero appropriati di fondi pubblici finalizzati all’organizzazione di corsi di formazione per la creazione di posti di lavoro, attività che però non sarebbero mai state svolte. A seguito di tutto ciò il prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, inoltre, aveva inviato la commissione di accesso agli atti al Comune di Nardodipace per accertare la presenza o meno di infiltrazioni mafiose. E' stata la terza volta che la commissione di accesso si è insediata nel piccolo centro montano delle Serre Vibonesi. La prima volta fu nel 2008, e in quell’occasione non furono ravvisati gli estremi per uno scioglimento, diversamente da quando avvenne, invece, nel 2011 quando ad inviare nuovamente l’organismo fu il prefetto Michele Di Bari. Il Consiglio comunale venne sciolto agli inizi del 2012 e la fase commissariale durò oltre i 18 mesi canonici. Le attività della commissione, sono state condotte dal viceprefetto Anna Aurora Colosimo, dal capitano Stefano Esposito Vangone comandante della Compagnia dei carabinieri di Serra San Bruno, dal tenente della Guardia di Finanza Giovanni Torini e dall’esperto dell’Università della Calabria Domenico Fuoco. Il loro compito è stato quello di fare luce su quanto accaduto nel paese dei megaliti che, oltre le indagini volte a verificare eventuali infiltrazioni mafiose, stavolta ha subito anche quelle mirate ad accertare irregolarità di carattere contabile e finanziario. Romano Loielo, di 43 anni, è appuntato della Guardia di Finanza in aspettativa. Nardodipace, invece, è un piccolo centro adagiato tra le Serre vibonesi di 1.200 abitanti e, come detto, è noto per essere considerato “il Comune più povero d’Italia”. I suoi abitanti hanno il reddito pro capite più basso del Paese. Loielo era stato candidato ed eletto dopo essere stato precedentemente dichiarato in candidabile. La dichiarazione di incandidabilità era arrivata dopo che l’amministrazione comunale guidata da Loielo era stata sciolta nel 2012 per presunte infiltrazioni mafiose. Loielo, non aveva mollato e aveva presentato ricorso alla Corte d’Appello di Catanzaro, che lo aveva accolto, consentendogli così di ricandidarsi e di essere rieletto sindaco nel novembre del 2013 ottenendo il 57% dei consensi.

 

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Scioglimento Consiglio Comunale di Bagnara: TAR del Lazio richiede gli atti

Il TAR del Lazio ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell'Interno ed alla Prefettura la richiesta di consegnare l'intera documentazione che è stata utilizzata ai fini della decisione di sciogliere il Consiglio Comunale di Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria. Un provvedimento firmato il 14 aprile dal Capo dello Stato che aveva accolto l'istanza formulata in tal senso dal titolare del Viminale, Angelino Alfano alla luce delle presunte infiltrazioni della 'ndrangheta nelle attività dell'Ente. Erano stati Cesare Zappia, allora sindaco della cittadina che si affaccia sul Tirreno, insieme a quattro consiglieri comunali, a presentare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. 

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