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Arresto Capistrano, la versione della famiglia Cortese: “La persona nascosta era il cugino”

La famiglia Cortese ha operato una propria ricostruzione in riferimento ai fatti che hanno portato all’arresto del 26enne Daniele Cortese. Questa la versione: “La narrazione dell'episodio apparso sulle testate varie e la circostanza dei fatti presenta elementi confusi ma soprattutto non veritieri. Teniamo perciò, attraverso questo comunicato di rettifica, a menzionare l'esatta dinamica dei fatti descrivendola minuziosamente passo passo. Cortese Daniele, difeso dall'avvocato Rotundo del foro Catanzarese, in data 4 febbraio 2016 intorno alle 22 si trovava appisolato sul divano di casa sua. Dopo pochi minuti il primo suono al campanello. Si tratta del cugino di primo grado che abita al piano di sopra del domicilio di Cortese all'interno dello stesso stabile e non di uno sconosciuto o estraneo per come apparso, sceso solo per chiedere qualche cucchiaino di caffè. Poco dopo il secondo suono del campanello della porta di casa, questa volta ad attenderlo però la Polizia del Comando di Serra San Bruno recatasi per una perquisizione con le suddette unità cinofile. All'ascolto dei poliziotti, il cugino per evitargli guai giudiziari dovuti alle misure restrittive di domicilio applicate allo stesso Cortese, provvedeva a nascondersi. Sarà in seguito ritrovato dalle unità cinofile, ma a parte il ritrovamento del cugino, finita la perquisizione senza alcun ritrovamento di stupefacenti né di elementi di altro genere. All'interno della nostra abitazione, teniamo a ribadirlo, il Comando di Polizia di Serra San Bruno provvedeva a rilasciare copia del verbale con esito negativo che alleghiamo a questo comunicato. A prova di quanto affermato in fatti. L'arresto di nostro figlio avverrà solo nella giornata di martedì 23 febbraio 2016 alle ore 15:45 da parte della Polizia di Stato per via della revoca della misura domiciliare. Con forte senso di amarezza e di indignazione chiediamo solo la verità dei fatti ma soprattutto un po' di rispetto”.

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