Autotrasportatore calabrese sorpreso a Bologna con 85 Kg di cocaina

I finanzieri del Comando provinciale di Bologna, nel corso dei consueti servizi di controllo del territorio, hanno arrestato un uomo di origine calabrese sorpreso con 85 chili di cocaina.

Erano le prime ore della mattina quando i baschi verdi del 2° Nucleo operativo metropolitano hanno fermato un auto-articolato all’uscita dell’Interporto di Bologna.

Quello che sembrava essere inizialmente un riscontro di “routine” sulla corrispondenza tra la documentazione commerciale e la merce trasportata, principalmente insaccati e surgelati, si è presto trasformato in ben altro.

Il conducente del camion, titolare di una ditta individuale del Sud Italia operante nel settore dei trasporti, ha mostrato sin da subito un evidente stato di agitazione, soprattutto in corrispondenza dello stazionamento dei militari nei pressi della cabina di guida.

Questo comportamento ha attirato l’attenzione dei finanzieri, i quali hanno proceduto a ispezionare il veicolo dopo aver verificato la presenza di precedenti penali sul conto del fermato.

L’intuizione dei militari ha permesso di rinvenire, occultati nei vani porta oggetti e in altri spazi appositamente creati, 77 involucri scuri avvolti nel cellophane, oltre a circa duemila euro in contanti.

I successivi accertamenti hanno confermato che si trattava di cocaina, per un peso complessivo di 85 che, che avrebbe fruttato circa 7 milioni di euro una volta immessa sul mercato.

I baschi verdi hanno quindi proceduto all’arresto del corriere e al sequestro dell’ingente quantitativo di droga, del mezzo di trasporto e della somma di denaro.

'Ndrangheta, noto ristorante sequestrato a Bologna

Questa  mattina, i finanzieri del Comando provinciale di Bologna hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal gip del locale Tribunale, a carico di 4 soggetti, uno dei quali ritenuto contiguo alla ‘ndrina “Piromalli” di Gioia Tauro, sottoponendo a sequestro l’intero complesso aziendale (conti correnti, beni immobili e quote societarie) di un noto ristorante ubicato a Modena.

Il decreto è stato emanato su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, in seguito alle indagini eseguite dai baschi verdi bolognesi  nell’ambito dell’operazione “Radici”.

L’operazione, prendendo le mosse dal monitoraggio di cospicui investimenti immobiliari e societari riconducibili a soggetti di origine calabrese, ha fatto luce sulle infiltrazioni nel tessuto socio-economico dell’Emilia Romagna di organizzazioni criminali di stampo mafioso radicate in Calabria, portando, a ottobre del 2022, all’esecuzione di 23 misure cautelari personali e al sequestro di beni per un valore di circa 30 milioni di euro.

I successivi approfondimenti investigativi, incentrati su uno dei principali indagati, ritenuto “a disposizione” della potente cosca “Piromalli” di Gioia Tauro, hanno ora consentito di ricostruire analiticamente le movimentazioni dei conti correnti bancari e i negozi giuridici riconducibili alla società a capo del ristorante sottoposto a sequestro.

In particolare, nel corso delle indagini è emerso che l’indagato, già noto alle forze dell'ordine per violazioni alla disciplina sugli stupefacenti, reimpiego di proventi illeciti, associazione per delinquere, reati contro il patrimonio, reati contro la persona e porto abusivo di armi da fuoco, nonché indicato da vari collaboratori di giustizia quale contiguo alla criminalità organizzata calabrese, al fine di eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali, avrebbe fittiziamente intestato a terzi compiacenti le quote sociali, i conti correnti e tutti i beni strumentali riconducibili al ristorante da lui gestito in maniera occulta sotto le “mentite spoglie” di semplice cameriere.

Il Tribunale di Bologna, condividendo l’esito delle indagini e in accoglimento delle richieste formulate dalla Dda, ha disposto il sequestro diretto dell’intero complesso aziendale, del valore complessivo di oltre mezzo milione di euro.

‘Ndrangheta tra Emilia-Romagna e Calabria: 23 misure cautelari, sequestrato un patrimonio da 30 milioni di euro

Un centinaio di militari del Comando Provinciale di Bologna, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza e con l’ausilio di personale dei Comandi Provinciali di Milano, Forlì-Cesena, Reggio-Calabria, Vibo Valentia e Chieti, hanno eseguito misure cautelari personali a carico di 23 persone - ritenute affiliate alle ‘ndrine dei “Piromalli” di Gioia Tauro e dei “Mancuso” di Limbadi - e sequestrato conti correnti, beni immobili e quote societarie per 30 milioni di euro circa tra le province di Roma, Milano, Brescia, Bologna, Monza, Modena, Piacenza, Forlì-Cesena, Reggio Emilia, Vibo Valentia e Reggio-Calabria.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip presso il Tribunale di Bologna, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Le indagini, eseguite dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna con il supporto dello Scico, rientrano nell’operazione “Radici”, che ha preso le mosse dal monitoraggio di cospicui investimenti immobiliari e societari riconducibili a soggetti di origine calabrese. È stata così fatta luce su infiltrazioni nel tessuto socio-economico dell’Emilia Romagna di organizzazioni criminali di stampo mafioso radicate in Calabria.

Gli investimenti illeciti, molti dei quali avvenuti in piena emergenza Covid-19, hanno riguardato, nel tempo, esercizi commerciali ubicati principalmente lungo il litorale romagnolo e operanti in variegati settori economici, tra cui l’edilizia, la ristorazione e l’industria dolciaria. Dopo mesi di complesse investigazioni è emersa la presenza nel territorio regionale di piccoli gruppi di matrice ‘ndranghetista, ognuno dei quali guidato da personalità di spicco, con propri interessi economici e, soprattutto, provvisto di legami con diverse famiglie e mandamenti della “casa madre” in Calabria, spesso menzionati nelle varie conversazioni captate.

Grazie al ricorso a indagini tecniche, telefoniche e ambientali, oltreché all’esame di oltre un centinaio di rapporti bancari, è stato documentato un vorticoso giro di aperture e chiusure di società che, formalmente intestate a prestanome, sarebbero state utilizzate come “mezzo” per riciclare denaro ovvero per consentire l’arricchimento dei reali dominus, il tutto mediante sistematiche evasioni fiscali perpetrate per lo più attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false, sovente preordinate al trasferimento di ingenti somme di denaro e al compimento di vere e proprie distrazioni patrimoniali, con palese noncuranza delle possibili conseguenze in termini di procedure fallimentari.

Gli illeciti sarebbero stati consumati in un contesto criminale connotato da ripetuti episodi di intimidazione e minacce, oltreché, in alcuni casi, di vere e proprie violenze ai danni degli imprenditori che si sarebbero rifiutati - o avrebbero tentato di farlo - di aderire alle richieste dei sodali.

Beni per 1,3 milioni di euro sequestrati a narcotrafficante originario del Vibonese

I finanzieri dei Comandi provinciali di Catanzaro e Bologna, coordinati dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro disposto dal Tribunale catanzarese nell’ambito del procedimento di prevenzione instaurato nei confronti di un noto narcotrafficante internazionale originario del Vibonese, ma da tempo residente in provincia di Bologna.

Il destinatario della misura, coinvolto in vari procedimenti penali per l’importazione in Italia di ingenti carichi di sostanze stupefacenti provenienti dal Sudamerica, ha già riportato condanne pesantissime ed attualmente si trova in carcere per espiare una condanna che si concluderà nel 2045.
Il decreto, emesso nell’ambito del procedimento di prevenzione, scaturisce, quindi, da una preventiva valutazione del profilo criminale dell’interessato, considerato  soggetto connotato da pericolosità sociale “qualificata”, come stabilito dal Codice antimafia.

Contestualmente, da approfondite indagini economico-patrimoniali - svolte dagli specialisti dei Nuclei di polizia economico-finanziaria di Catanzaro e Bologna, è stato possibile accertare un’evidente sproporzione tra il valore del patrimonio accumulato nel tempo e le fonti di reddito lecite riconducibili al destinatario del provvedimento. Pertanto, alla luce delle risultanze investigative sono  stati sottoposti a sequestro: un appezzamento di terreno in provincia di Vibo Valentia e due fabbricati di pregio a Bologna, per un valore stimato di 1 milione e 300 mila euro.

Nel 2014, un analogo provvedimento di confisca, emesso dall’autorità giudiziaria felsinea che aveva attinto beni colpiti dall’odierno provvedimento, era stato annullato dalla Corte di cassazione che, accogliendo le doglianze dell’interessato, aveva sancito la competenza della Procura della Repubblica di Catanzaro.

Lamezia T.: gabbiani nei motori, aereo costretto all'atterraggio

Momenti di paura sul volo Ryanair che collega Lamezia Terme a Bologna.

Appena dopo il decollo, il velivolo è stato costretto a rientrare nello scalo calabrese, a causa di alcuni gabbiani finiti nei motori.

Fortunatamente l'inconveniente non ha causato nessuna conseguenza ai passeggeri. L'aereo che avrebbe dovuto prendere il volo alle 8.30, è regolarmente decollato alle 11.50.

La Calabria porta a “Fico Eataly World” la merenda di una volta

Le merende dei nonni tornano protagoniste della contemporaneità grazie alle degustazioni offerte allo stand organizzato dalla Presidenza della Regione Calabria – Settore Internazionalizzazione – in collaborazione con l’Arsac, grazie gli eventi dedicati alla promozione delle eccellenze agroalimentari calabresi.

Il fine settimana appena trascorso è stato, infatti, dedicato al tema “La merenda di una volta”.

Protagonisti degli assaggi sono stati i pani tradizionali calabresi fatti in casa.

Il “Pane di Cuti”, nelle tipologie bianco ed integrale, prodotti a Rogliano (CS), il “Pane di Cerchiara”, dalla tipica pezzatura di 3-4 chili, il “Pane di Tessano”, dalla caratteristica crosta chiara, il “Pane di Cutro (KR)” ottenuto dal grano duro coltivato nella zona del Marchesato, il “Pane di Mangone” prodotto con la tradizionale “levatina”, il lievito naturale, e il “Pane di Bisignano” lavorato nella tipica “maiddra” (madia). È stato possibile assaporarli in abbinamento a preparazioni tipiche della dieta mediterranea a base di Pomodoro di Belmonte, Cipolla Rossa di Tropea Igp, peperoncino calabrese, tonno e olii calabresi Evo che si fregiano dei prestigiosi marchi comunitari Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta).

Nei giorni scorsi, invece, le degustazioni sono state dedicate al bergamotto di Reggio Calabria Dop con succhi, liquori e preparazioni ottenute dal tradizionale agrume calabrese.

Nel corso del cooking show “La cucina racconta la Calabria”, poi, gli chef dell’Arsac Luigi Barberio e Vittorio Secreti hanno preparano le eccellenze calabresi trasferendo ai presenti ricette, segreti e curiosità.

Cinque le sessioni di cucina andate in scena nelle sale “Maestrale” e “Scirocco” di Fico. Start con "Calabria Mediterraneo da gustare" con menù composto da maccheroni, baccalà, broccoletti e scorzette di bergamotto con in abbinamento un vino Nerello rosato di Calabria.

A seguire "Dalla Sila alla Magna Grecia" con riso di Sibari e Caciocavallo Silano Dop aromatizzato con bergamotto e rosmarino.

In abbinamento è stato degustato un vino Greco bianco di Calabria. Durante “Sapori di Calabria al profumo di bergamotto", invece, sono state preparate pappardelle salvia e bergamotto, con mousse di ricotta calabrese e in abbinamento un Pecorello bianco di Calabria.

La sessione “L’oro Verde di Calabria e la cucina contadina” prevedeva, poi, lagane e ceci al profumo di bergamotto con in abbinamento il vino bianco Guarnaccia del Pollino.

“In dolce compagnia del bergamotto”, infine, ha visto un menu strutturato con: tortino di patata della Sila con bergamotto caramellato, abbinato al vino Cirò rosato ottenuto da Gaglioppo.

Ricette, storie, luoghi, tradizioni ed emozioni, infine, sono state raccontate dai divulgatori dell’Arsac Saverio Urso e Domenico Turiano

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'Ndrangheta: confiscati beni a pregiudicato calabrese residente in Emilia Romagna

La Direzione investigativa antimafia di Bologna ha confiscato beni mobili e immobili ad un pregiudicato calabrese residente in provincia di Modena

Il provvedimento ha colpito Rocco Antonio Baglio, cui è stata irrogata anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza.

Le due misure di prevenzione sono state adottate dal tribunale di Modena, su proposta del direttore della Dia, al termine di accertamenti patrimoniali condotti dal personale della Sezione operativa di Bologna.

Originario di Polistena, nel reggino, Baglio è indicato come elemento di spicco della cosca di ’ndrangheta Longo-Versace.

L'uomo risiede in Emilia-Romagna dagli anni Ottanta, quando sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nei Comuni dell’Italia meridionale, fu costretto a stabilirsi a Fiorano Modenese.

Nel corso degli anni, Baglio ha subito numerose condanne, anche in via definitiva, per reati quali estorsione, violazione sul controllo delle armi, detenzione abusiva di munizioni e bancarotta fraudolenta.

Gli accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia hanno riguardato, in particolare, le imprese immobiliari di cui sono soci i familiari di Baglio, ma che, di fatto, sono risultate essere nella totale disponibilità del pregiudicato.

Il provvedimento di confisca ha interessato: un autoveicolo, un autocarro, rapporti bancari, nonché tre capannoni industriali, due appartamenti e cinque appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Castelnuovo Rangone, Fiorano Modenese e Formigine.

 

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'Ndrangheta: confiscati beni a pregiudicato calabrese residente in Emilia Romagna

La Direzione investigativa antimafia di Bologna ha confiscato beni mobili e immobili ad un pregiudicato calabrese residente in provincia di Modena

Il provvedimento ha colpito Rocco Antonio Baglio, cui è stata irrogata anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza.

Le due misure di prevenzione sono state adottate dal tribunale di Modena, su proposta del direttore della Dia, al termine di accertamenti patrimoniali condotti dal personale della Sezione operativa di Bologna.

Originario di Polistena, nel reggino, Baglio è indicato come elemento di spicco della cosca di ’ndrangheta Longo-Versace.

L'uomo risiede in Emilia-Romagna dagli anni Ottanta, quando sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nei Comuni dell’Italia meridionale, fu costretto a stabilirsi a Fiorano Modenese.

Nel corso degli anni, Baglio ha subito numerose condanne, anche in via definitiva, per reati quali estorsione, violazione sul controllo delle armi, detenzione abusiva di munizioni e bancarotta fraudolenta.

Gli accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia hanno riguardato, in particolare, le imprese immobiliari di cui sono soci i familiari di Baglio, ma che, di fatto, sono risultate essere nella totale disponibilità del pregiudicato.

il provvedimento di confisca ha interessato: un autoveicolo, un autocarro, rapporti bancari, nonché tre capannoni industriali, due appartamenti, cinque appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Castelnuovo Rangone, Fiorano Modenese e Formigine.

 

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