Lamezia Terme incontra Lucano. Igor Colombo: "La Chiesa modernista continua ad andare contro la dottrina cristiana!"

Riceviamo e pubblichiamo le "Riflessioni di un cattolico tradizionalista", come le definisce Igor Colombo, autore della nota, riguardanti l'incontro avvenuto ieri a Lamezia Terme, nel salone della parrocchia di San Francesco di Paola, tra il Padre dell’ordine dei Minimi, Mimmo Lucano ed i cittadini lametini.

Credo che, in fase e sede di analisi storica della prima metà del XX Sec., sia ormai del tutto pleonastico ricordare come la Chiesa abbia condannato il comunismo con Pio XII nel 1949 attraverso tre documenti emanati dalla Congregazione del Sant’Uffizio che rendevano inconciliabili per natura Cristianesimo e comunismo, visto ormai che la Chiesa stessa, attraverso i papi che sono venuti dopo il Concilio Vaticano II, le Diocesi locali e tutti gli ordini religiosi, ormai non sembrano più tenerne conto. Tutto ciò lo si è visto nella  sua concretezza proprio ieri a Lamezia Terme, quando l’ex sindaco di Riace, quello del  pugno chiuso a mo' di saluto dalla finestra di casa sua  alle persone che erano andate a sostenerlo e  che racchiude quella ideologia comunista che la Chiesa ha condannato e scomunicato, ha trovato piena accoglienza nel salone della parrocchia di San Francesco di Paola, ricevendo addirittura gli onori ed i saluti di casa del  Padre dell’ordine stesso dei Minimi nel corso di un incontro organizzato dalle associazioni di stampo comunista a sostegno del signor Lucano.

La mia riflessione in questo intervento non vuole essere incentrata sull’aspetto politico e giudiziario della vicenda Lucano, visto che vi è un’indagine in corso e, da quanto è emerso ed ammesso anche dallo stesso ex primo cittadino di Riace, vi è stata una palese violazione della legge e se i suoi sostenitori vogliono leggerla in chiave esclusivamente machiavellica dove è il fine che giustifica i mezzi questi saranno affari loro e la questione non mi tange assolutamente.

Piuttosto il mio pensiero è focalizzato su come la Chiesa si sia allontanata sempre più  in maniera pericolosa  dalla sua originaria dottrina cristiana, che non è certamente quella del provvedimento pastorale e pertanto non dogmatico dello stesso eretico Concilio Vaticano II  voluto da Giovanni XXIII poi avallato da Giovanni Paolo II che ad Assisi nel 1986  ha messo sullo stesso piano tutte le religioni del mondo (anche quelle protestanti e false) e che ancora prima, con Paolo VI nel 1975,  ha aperto anche al comunismo con l’Ostpolitik, per finire alle stesse parole di Papa Bergoglio sull’immigrazione e sull’accoglienza di quegli stessi popoli africani, la maggior parte sfruttati dalle ricche multinazionali e diventanti ghiotto business in occidente di gente senza scrupoli, e che sempre più spesso ascoltiamo nei suoi discorsi e nelle sue parole.

Però tutti questi discorsi e riflessioni dei papi della Chiesa conciliare vengono affermati  dal soglio pontificio come dottori privati e non come dottori della Chiesa, a differenza di altri successori di Pietro che nei loro documenti, encicliche e parole, parlavano come dottori della Chiesa, prendendo l’insegnamento dei Padri e filosofi  della stessa Chiesa Cattolica, come Sant’Agostino nella Patristica e San Tommaso nella Scolastica, quindi la loro parola era infallibile. 

Che a Lamezia Terme avvengano queste situazioni  di accoglienza e di sostegno verso chi professa una certa ideologia, e che quindi per suo dogma e dottrina dovrebbe essere ateo, (indipendentemente dal fatto  che i sostenitori del signor Lucano lo definiscano filantropico ma che è ancora tutto da dimostrare), non mi sorprendono più, visto che già nel dicembre del 2016 lo stesso Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Monsignor Cantafora, non solo ha donato il salone vescovile all’espressione teoricamente opposta del comunismo, cioè il capitalismo finanziario rappresentato allora dall’ex ministro ministro Boschi, per la sua campagna  sul referendum Costituzionale, ma ha addirittura partecipato all’evento di una personalità che, indipendentemente da tutto, con la sua famiglia è emblema di  un certo potere economico e finanziario coinvolta, oltretutto, nelle ben note vicende della banca Etruria e di tanti risparmiatori frodati da un sistema bancario che è satanico e che rende schiavi numerosi popoli della Terra compresi quegli stessi immigrati che in massa si spostano da noi per fini e volontà sovranazionali che travalicano ogni pensiero cristiano espresso dallo stesso Bergoglio e  che anzi vanno contro ad esso, perché come  ha insegnato un grande Papa del passato, Leone XIII, nella sua enciclica Rerum Novarum, nel quale condannava capitalismo, marxismo ed ateismo, ci ha insegnato un deciso processo magistrale di forte valenza sociale per spingere noi cattolici alla restaurazione della società cristiana, che proprio oggi le idee moderniste, progressiste, di ritorno ad un certo luteranesimo ed idealismo soggettivista e relativista, sta unendo ciò che in passato è stato perfettamente diviso, cioè Chiesa e liberalismo, verso una pericolosa spirale di secolarizzazione della società cristiana che era già avvenuta nella massonica rivoluzione francese.

Per concludere vorrei dire al Padre dei frati Minimi della Chiesa di San Francesco di Paola, Padre Vincenzo Arzente, che ha quasi paragonato il Santo calabrese al signor Lucano, che sarebbe stata cosa gradita far sapere che lo stesso San Francesco è stato un uomo di Chiesa e di Dio che preannunciò l’attacco e l’invasione dei Turchi ad Otranto, di tutto quel  mondo islamista che nella storia ha sempre voluto  distruggere il Cristianesimo con la scimitarra per tante volte (Poiters, Lepanto, Vienna) e che di fondamento teologico non ha mai avuto nulla, come  oggi non ce l’hanno le organizzazioni ideologiche guerriere tipo l’Isis, che sono discendenti di quella gente armata e finanziata dagli stessi protagonisti che vogliono far entrare nella nostra Europa ed in Italia molti di quelli che lo stesso Lucano e tutto un mondo della sinistra vorrebbe far diventare italiani.

San Francesco fu il Santo che ebbe proprio la visione di San Michele Arcangelo e che quando fondò l’ordine dei Minimi alzò il Crocifisso  affermando che la battaglia contro il demonio ed i nemici della Chiesa doveva vedere Cristo trionfatore e non a caso San Michele Arcangelo, nella sua apparizione al Santo paolano, gli mostrò un cappuccio ed uno stemma a forma di sole con la scritta Charitas, che nulla a che vedere ha con la carità pelosa che oggi si fa verso esseri umani sfruttati ed oggetto di mercato, ma di ben altro e profondo significato e che espressioni di laicità di estrema sinistra non possono ricondursi alla morale ed agli insegnamenti di Cristo che troviamo nel Vangelo, perché lo stesso Gesù ci dice che “chi crede in lui sarà salvato”.

Dio è misericordioso ma sa anche essere soprattutto Giusto e ci avvisa continuamente, come fece attraverso Santa Margherita Maria Alocque, la quale avvisò cento anni prima dello scoppio della rivoluzione francese, su invito di Gesù, e chiese al Re di Francia di mettere nella bandiera il Sacro Cuore, cosa che venne ignorata dalla corona francese. L’unico giudizio da temere per tutti noi è quello di Dio e nelle parole di Cristo che disse “Io sono la Via, la Verità e la Vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Dove sta ormai negli insegnamenti degli uomini di Chiesa la parola conversione?

Che Padre Vincenzo Arzente, che purtroppo non ha ricordato le parole di conversione a Cristo ad un comunista, possa anche pregare per me e per tutte quelle persone che realmente soffrono, e credo ne abbia viste tante, ed io da umile peccatore pregherò anche per lui affinchè la prossima volta si ricordi di divulgare la parola di Cristo, quella vera, agli uomini che non credono in lui affinchè si convertano e si salvino perché la Chiesa come istituzione spirituale non può permettere l’errore e quindi la dannazione delle anime.

E rivolgendomi ad uno dei padri spirituali che dice di avere Lucano, Alex Zanotelli, per giunta comboniano e che pertanto, per la missione e congregazione da lui scelta (fondata da Daniele Comboni che predicava la rigenerazione e lo sviluppo dell’Africa sul proprio territorio e si batteva per convertire, battezzare ed educare i popoli africani), non dovrebbe accettare la definizione che l’ex sindaco di Riace ha dato a se stesso, cioè laico di estrema sinistra che per il cristianesimo è un grave errore e peccato così come è stato un grande errore teologico l’incontro tenutosi ieri in una Chiesa Cristiana, che ha artatamente ignorato l’insegnamento di Leone XIII nella enciclica Rerum Novarum: “per diritto divino ogni popolo deve avere una terra ed ogni terra un popolo”.

"Fondi destinati al contrasto alla 'ndrangheta dirottati su altri interventi", la denuncia di Azione identitaria

Riceviamo e pubblichiamo 

"Trovo davvero paradossale che in una Regione come la Calabria, terra martoriata e prigioniera della criminalità organizzata, quasi 600 mila euro destinati ad interventi di contrasto ad attività criminali della ndrangheta, siano stati dirottati dalla Giunta regionale ad altri capitoli di spesa.
A questo punto c’è da chiedersi che senso abbia avuto la legge regionale anti-ndrangheta presentata in pompa magna dalla regione stessa ed il cui primo firmatario è stato lo stesso presidente della commissione regionale anti-ndrangheta, Arturo Bova.
Una legge voluta ed appunto varata come seguito di necessità ed urgenza per i numerosi episodi criminali verificatisi in Calabria negli ultimi anni e che hanno visto vittime varie personaggi anche del mondo dell’imprenditoria e dell’informazione.
Se la Giunta regionale ha deciso così ci sono ben pochi ragionamenti da fare e forse sarebbe opportuno che lo stesso governatore Oliverio lo dicesse chiaramente, a questo punto, poiché è chiaro che neppure lui e la sua squadra di governo credono nel progetto di legge del presidente Bova, soprattutto in riferimento al fatto che il settore “legalità e sicurezza” della Regione Calabria non ha mai dato risposta di come voler impegnare specificamente i fondi relativi al contrasto del fenomeno ndranghetistico messi a disposizione dopo il varo della legge, considerando anche che erano in programma due capitoli di spesa su questo ed oramai caduti nel nulla.
Chiedo al governatore Oliverio ed al presidente della commissione regionale anti-ndrangheta, Arturo Bova, se per caso dopo la variazione di Bilancio della Giunta che ha dirottato questi soldi su altro, la ndrangheta sia diventato forse un problema secondario in Calabria?
Ovviamente se così fosse sarebbe una notizia questa da accogliere con entusiasmo e gioia ma purtroppo, tornando alla triste realtà regionale, le cose non stanno affatto così ed allora qualcosa non quadra sicuramente.
I calabresi aspettano di sapere e conoscere le ragioni di tale scelta della Giunta Oliverio, perché purtroppo in Calabria sono sempre di più i consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa e molti di più quelli a rischio scioglimento, quindi gli interventi di prevenzione primaria e secondaria, in una regione come la nostra, dovrebbero essere una priorità ed invece assistiamo solo a passerelle pro – legalità e manifestazioni varie permeate di ipocrisia ed inconsistenza.
La criminalità sul territorio non si sconfigge sostenendo soltanto la cultura ed i festival dei libri, come il Trame, è bene che lo sappiano sia Oliverio che Bova e diano risposte esaudienti ora più che mai ai calabresi".

Igor Colombo Coordinatore regionale Azione identitaria Calabria

 

Ospedale Vibo, 90enne si rompe il femore ma non può essere operata perché mancano gli anestesisti. La denuncia di Azione identitaria

"Esprimere un qualsiasi sentimento di vergogna per quanto sta accadendo all’ospedale civile di Vibo Valentia, dove una donna anziana ultranovantenne ricoverata da sabato per la rottura del femore ancora deve essere operata ed il ritardo dell’intervento chirurgico, che doveva avvenire entro un paio di giorni dall’arrivo nel nosocomio, è dovuto alla mancanza di anestesisti, è un qualcosa di inaccettabile e vergognoso".

E' quanto denuncia in una nota, il coordinatore regionale di Azione identitaria Calabria, Igor Colombo

"Della situazione dello Jazzolino - prosegue Colombo - noi di Azione Identitaria, ce ne siamo occupati un anno fa, all’indomani dell’ennesimo decesso di un paziente nella stessa struttura ospedaliera, con un presidio dinanzi all’ospedale in cui fu affrontata, parlando con cittadini e giornalisti, tutta la criticità della sanità in Calabria e delle condizioni in cui sono lasciati i presidi sanitari nella nostra regione.

Su quest’altra pagina triste e drammatica della sanità, che vede purtroppo ancora la città di Vibo al centro dell’attenzione, non posso che esternare il mio rammarico e la mia rabbia poiché, ormai, in Calabria gli ospedali pubblici sono stati ridimensionati e depotenziati di personale medico e paramedico. Il blocco del turn-over ha aggravato ulteriormente la situazione e a fronte di questo vero e proprio sfacelo ci troviamo un commissario, come il dottore Scura, che non è riuscito neppure a garantire la convenzione con le strutture private nella Regione che, in casi come la signora di Briatico che aspetta ormai da giorni di essere operata, avrebbero potuto costituire una rapida soluzione con un trasferimento d’urgenza presso una clinica convenzionata in Calabria.

Sono molti anni che tutti gli ospedali in Regione lavorano sotto-organico e proprio la scorsa estate ho avuto modo di raccogliere le testimonianze dei continui disagi operativi da parte del  personale medico dell’ospedale di Locri, in occasione di un altro nostro presidio di protesta per evitare la chiusura del reparto di dialisi estiva, a causa dello stesso motivo: la mancanza di personale.

Ogni anno per effetto dei pensionamenti gli ospedali della Calabria sono i più colpiti da questo effetto domino sui reparti, la mancanza di specialisti, primari, medici ed infermieri mette a serio rischio non solo la salute dei cittadini ma anche l’operato e la condotta degli stessi addetti ai lavori, che svolgono l’attività nelle corsie dei nostri nosocomi spesso con turni massacranti e senza alcun riposo settimanale e, quindi, in estreme condizioni precarie.

Alla luce di quanto sta accadendo all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia invito il neo-ministro alla sanità, Grillo, a scendere urgentemente in Calabria per visitare i nostri ospedali, soprattutto quelli dove con una certa frequenza si verificano casi di malasanità o di pessima gestione dei casi clinici.

Il Piano di Rientro di un debito sanitario, che da quando la Regione è stata commissariata (luglio 2010) non ci è ancora dato sapere a quanto ammonti, rappresenta una vera e propria spada di Damocle sull’utenza, costretta spesso ad emigrare fuori regione per casi urgenti e che ora sta riscontrando difficoltà anche per un intervento che può essere classificato di “routine”, come quello al femore della povera signora di Briatico, che rischia di avere conseguenze ben più drammatiche se non si interviene tempestivamente".

 

 

Azione identitaria: "Licenziamenti al porto di Gioia Tauro emblema del fallimento della classe politica"

Riceviamo e pubblichiamo

"Il licenziamento di quasi 400 lavoratori del porto di Gioia Tauro rappresenta l’emblema del fallimento di un’intera classe politica che è trasversale e che include tutti i partiti e le rappresentanza che guidano e che hanno guidato la Nazione e la Regione Calabria. 

Sicuramente questi lavoratori, padri di famiglia ed in gran parte giovani, all’atto della comunicazione ufficiale che li vede fuori  dalla Medcenter Container, non hanno avuto alcuna rassicurazione per il loro futuro dal momento che della nuova Agenzia messa in piedi per il lavoro portuale non si sa nulla e non è dato sapere neppure sulla sua operatività, insomma un dramma immane al quale sia la Regione che il ministero non hanno saputo arginare per evitarne il collasso ed il triste epilogo.

Se solo pensiamo che, quella del Porto di Gioia Tauro, avrebbe dovuto rappresentare l’infrastruttura per eccellenza ed, al tempo stesso, il sogno di un’intera regione per lo sviluppo economico e di tutto un indotto collegato con altri settori, che fin dall’inizio è stato infiltrato dalla 'ndrangheta, per poi svanire nel nulla, inghiottito in quella voragine amministrativa-politica-burocratica cui nessuno esser sembra esserne responsabile ma tutti di sicuro ne sono complici.

Chiedo alle istituzioni politiche regionale e nazionali che fine abbiano fatto i tanti progetti sbandierati da più parti di cui però non si è mai avuta conoscenza ed attuazione effettiva specie negli ultimi anni, come sia stata possibile tanta negligenza su di una zona che avrebbe dovuto avere la massima attenzione di tutta la politica italiana e che invece è restata silente spettatrice di un dramma annunciato.

Interrogo e chiedo al Governatore Oliverio, il cui silenzio su questa vicenda è abbastanza eloquente, cosa abbia fatto per evitare che la situazione giungesse al punto di non ritorno?

Ed il Governo nazionale, che si è ricordato del porto di Gioia Tauro solo per il trasbordo delle armi chimiche, ora non ha nulla da dire?

L’unica direzione possibile ed auspicabile avrebbe dovuto essere quella dal sottoscritto suggerita già tempo fa, cioè l’intervento pubblico dello Stato che andasse a nazionalizzare la struttura portuale, quale settore economico strategico, tutelando tutti i lavori operativi in Medcenter e garantendo lo sviluppo reale di una infrastruttura sulla quale poggiare buona parte dell’economia regionale, già fragile ed esile per via di una politica locale incapace di imporre la volontà del benessere territoriale, prona solo a raccattare voti ed a sottostare al diktat delle segreterie centrali dei partiti che rappresenta e resa ancora più vulnerabile e portata alla dissoluzione dal mancato interessamento del governo, Renzi prima e Gentiloni adesso".

 Igor Colombo Coordinatore regionale Azione identitaria Calabria

Colombo (AIC) su Voucher: per la CGIL vale il detto del chi disprezza compra

Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa del coordinatore di Azione Identitaria Calabra, Igor Colombo.

I governi degli ultimi vent’anni che si sono succeduti in Italia, di qualsiasi colore essi siano stati, hanno introdotto nel mondo del lavoro tutte leggi ed adottato soluzioni che non hanno fatto altro che alzare sempre più il livello di precarietà toccando il punto di non ritorno ed instillando nei giovani, ed anche in quelli meno giovani, l’ansia di non vedere un futuro.  Il tutto lentamente è sfociato in autentici sentimenti individuali di depressione e che spesso hanno avuto risvolti drammatici culminati in suicidi per debiti e disperazione.

Oggi le principali sigle sindacali, che sempre più spesso hanno avuto nei tavoli di concertazione con i governi  atteggiamenti acquiescenti, si apprestano ad entrare nell’agone della campagna referenderia per l’abolizione dell’ultimo Moloch, creato per il lavoro, rappresentato dai Voucher.

Abbattere uno strumento come quello dei Voucher e la deleteria riforma del lavoro approvata dal governo Renzi è cosa importante e salutare, però, mai come in questo caso, il detto del “chi disprezza compra” trova effettiva realizzazione nel comportamento ambiguo della stessa Cgil, la quale è stata una delle prime utilizzatrici dei Voucher che li ha usati per pagare, come in Emilia Romagna, i suoi dipendenti che prestano servizio presso le loro sedi ed alla fine si è scoperto che il sindacato della Camusso ha investito nel 2016 ben 750 mila euro in Voucher.

Tutto ciò è davvero grottesco: da una parte la Camusso, sempre molto critica nei confronti di questi strumenti tanto da paragonarli ai pizzini dei mafiosi, e dall’altra  l’intera struttura sindacale che ne ha avallato l’esistenza e l’utilizzo.

Oggi le sigle sindacali hanno decisamente perso di credibilità, incapaci nelle sedi opportune di combattere il mondo del precariato che trascina con se, si sa, oltre che l’incertezza anche la concreta mancanza di una continuità lavorativa con un reddito quasi mai sufficiente ad affrontare e pianificare un’adeguata vita presente e futura.

La crisi del lavoro e delle serie difficoltà di commercianti, artigiani, piccole e medie imprese costrette a chiudere, ha radici lontane ed affonda nel principale cancro che è il sistema bancario vigente con la moneta debito che è latore di tutte queste drammatiche situazioni sociali ed economiche.

Lo stesso governo, che vuol fare di tutto per evitare la consultazione referendaria del prossimo 28 maggio, pare sia orientato ad approvare un Decreto Legge per affrontare il problema Voucher e, mi chiedo, come? Visto ormai che, in Italia, si è creato un vero e proprio dedalo della flessibilità e del precariato e qualunque provvedimento o riforma del lavoro attuata non è naturalmente mirata a superare tale situazione .

Nei prossimi mesi Azione Identitaria in Calabria sarà nelle piazze per spiegare ai cittadini calabresi la truffa del debito pubblico che è la madre di tutti i mali sociali ed economici che attanagliano l’Italia, renderemo evidente l’inanità delle strutture sindacali sempre prone ai governi asserviti al  capitalismo finanziario e come nessun partito tradizionale, seppur in molti sfoggiando oggi  lo stesso slogan, abbia nel suo programma la sovranità monetaria, unica soluzione per superare tutti i problemi relativi a diritto al lavoro, alla casa ed alla sanità pubblica.

AZIONE IDENTITARIA CALABRIA chiede che venga dichiarata l'appartenenza a logge massoniche anche nelle amministrazioni locali

Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa del Coordinatore regionale di AZIONE IDENTITARIA CALABRIA, Igor Colombo.

In virtù delle proposte e dei Disegni di Legge che in questi giorni si stanno presentando in Parlamento circa il dover dichiarare da parte dei membri di Camera e Senato e del Governo la loro appartenenza a logge massoniche entro tre mesi dalla loro proclamazione, diventa necessario che anche le amministrazioni locali si muovano in questo senso.

Un anno e mezzo fa lanciai la proposta, al Consiglio Comunale di Lamezia ed a tutta la Giunta, di voler procedere con l’inserimento nello Statuto comunale dell’obbligatorietà di dichiarare l’affiliazione a logge massoniche da parte di sindaco, vicesindaco, assessori e consiglieri comunali ma nulla fu fatto in questa direzione ed ancora non vi era né questa proposta di legge dell’On. Fava (vice presidente della Commissione Parlamentare anti-mafia) così come non si erano ancora manifestate le dichiarazioni del Dott. Gratteri riguardo al mondo occulto della Massoneria e dei suoi affiliati ed il legame con le consorterie criminali.

I DDL degli onorevoli Fava e Mattiello prevedono anche il divieto di affiliazioni a logge massoniche da parte di magistrati, alti funzionari delle forze armante e vari funzionari pubblici, tutte rivolte al contrasto di certi fenomeni rafforzando così la legge Anselmi. Chiedo pertanto al sindaco di Lamezia, Mascaro, a tutta la Giunta e al Consiglio comunale di voler procedere con questa mia richiesta, la quale oggi non può essere accolta con la stessa indifferenza di quando la proposi la prima volta.

Questa non vuole essere una caccia alle streghe, così come non lo è da parte della Commissione Parlamentare anti-mafia che propone per Il Parlamento quanto io auspico per l’amministrazione locale .

Bisogna assolutamente verificare la compatibilità tra chi svolge funzioni pubbliche e l’appartenenza a determinati sodalizi che sono fondati su vincoli di obbedienza.

Ritengo tutto questo un atto dovuto da parte dell’amministrazione comunale, tutti i cittadini devono avere il diritto di sapere da chi sono amministrati, quale sia il loro orientamento politico e non, e ciò diventa necessario proprio per quanto dal Parlamento si va prospettando su questa strada ed argomento.

Ricordo altresì che già in alcuni Comuni italiani si è proceduto con l’inserimento nello Statuto di dichiarare l’obbligo di appartenenza a logge massoniche, e su questa linea ricordo anche un coraggioso tentativo, l’unica cosa che apprezzai dell’ex sindaco Speranza nella sua condotta politica, di far dichiarare ai propri assessori, all’atto della composizione della sua prima Giunta nel 2005, l’ appartenenza a logge massoniche, ma quel timido tentativo fu stroncato sul nascere accompagnato dalla levata di scudi delle varie logge con in testa l’allora Gran Maestro del GOI, Gustavo Raffi.

Spero che il sindaco Mascaro si muova il più presto possibile per dar seguito a tale mia richiesta e credo che, lo stesso primo cittadino, non dovrebbe avere difficoltà questa volta ad accogliere ciò, anche perché le sue ultime dichiarazioni di lotta alla criminalità e di desiderio di città della legalità fanno emergere la sua grande sensibilità ed attenzione per questi delicati argomenti e, l’inserimento nello Statuto comunale dell’obbligatorietà di dichiarare se si è massoni, potrebbe rappresentare un grande atto di trasparenza ed un abbrivo che lascia ben sperare per il futuro a Lamezia ed anche per le amministrazioni che verranno negli anni dopo la sua.

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Uomo violentato, Forza Nuova: “Episodio grave. Dagli immigrati toni e atteggiamenti insolenti”

“L’arresto di un immigrato della Guinea, avvenuto ad opera dei carabinieri della Compagnia di Falerna, per estorsione e violenza ai danni di un uomo del posto è un episodio sicuramente grave, indipendentemente dal fatto che lo abbia compiuto un extracomunitario o meno, ma che deve far riflettere e porre l’accento sul fatto che gli ospiti di queste strutture di accoglienza sono libere di andare in giro per tutto il giorno in maniera tranquilla senza che nessuno badi al loro controllo”. A sostenerlo è il portavoce regionale di Forza Nuova Igor Colombo che aggiunge: “riceviamo spesso, presso la nostra segreteria di partito, segnalazioni di cittadini che ci raccontano di essere presi letteralmente a ‘parolacce’ da immigrati davanti a supermercati e luoghi di parcheggio sol perchè gli si viene rifiutata la classica moneta. Tutto ciò porta ad un clima di tensione ed anche di paura tra gli autoctoni che si sentono spesso minacciati da queste persone che, con toni ed atteggiamenti insolenti, incutono timore, soprattutto a donne in presenza di bambini. Da qui il passo poi può essere decisamente breve in reati ben più gravi – afferma Colombo - come appunto questo avvenuto a Falerna che parla di estorsione bella e buona e, purtroppo, non è la prima volta che ciò accade e che vede protagonisti gli ospiti delle strutture di accoglienza. Per far fronte a questa situazione noi di Forza Nuova chiedemmo ai vari sindaci calabresi il divieto di accattonaggio e maggiori controlli delle zone principali di parcheggio delle città,come scuole e Tribunali. Dopo essere stati ricevuti da alcuni prefetti delle Provincie della Calabria e dagli organi di Polizia per discutere di questioni legate alla sicurezza, siamo stati informati dalle stesse autorità sulla loro impossibilità di azione riguardo ad un qualsiasi provvedimento teso a limitare le libere uscite degli ospiti delle strutture di accoglienza, in quanto sono considerati liberi cittadini. Tutto assurge incredibilmente a beffa quando poi nelle nostre strade sono liberi di circolare extracomunitari in odore di criminalità per reati specifici, come per esempio proprio l’immigrato arrestato a Falerna. A questo poi si aggiunge che un valido controllo preventivo non viene effettuato al momento dell’arrivo sul nostro territorio di queste orde di immigrati,tra le quali spesso si annidano persone violente ed irrispettose della legge anche del Paese che li ospita. Alla luce del grave episodio verificatosi nella cittadina di Falerna – conclude Colombo - chiedo al prefetto di Catanzaro, dottoressa Latella, di procedere all’immediato rimpatrio come provvedimento urgente di chi è ospite nel nostro Paese a carico di noi contribuenti e che si macchia reati”.

Intimidazioni a Lamezia, Forza Nuova chiede lo stato d'emergenza e l’intervento dell’Esercito

“Dopo l’ennesimo atto criminale subito la scorsa notte a danno di un imprenditore che nei giorni scorsi era già stato oggetto di intimidazioni, le Istituzioni politiche locali sono chiamate a dare una risposta ferma e concreta che vada al di la dei semplici attestati di solidarietà”. È quanto afferma il portavoce di Forza Nuova Igor Colombo in riferimento alla situazione di Lamezia Terme. “Fin da quando sono iniziati in città questa sorta di ‘avvisi’ per gli imprenditori locali di mettersi in regola coi pagamenti estorsivi – sostiene l’esponente di estrema destra - ho lanciato l’allarme dicendo e spiegando che la ‘ndrangheta si sta riorganizzando cercando di attrarre denaro fresco e linfa vitale per le sue attività illecite e criminali. Il sindaco non può più permettersi di glissare su questo. Chiedo all’avvocato Paolo Mascaro di proclamare lo stato di emergenza per la città. Convochi un Consiglio comunale con tutte le forze di Polizia ed il prefetto e chieda l’intervento dei militari dell’Esercito. La magistratura e le forze di Polizia faranno il loro lavoro per cercare di individuare i responsabili e per capire chi ci sta dietro a questa nuova escalation di criminalità. La politica – aggiunge - invece deve fare il suo, garantendo sicurezza ed ordine per Lamezia e questo può avvenire, come altre realtà urbane insegnano, solo attraverso l’ausilio dei nostri militari per poter avere un controllo capillare del territorio. Analisi di vecchi soloni della politica, che si interrogano se ad eseguire questi atti intimidatori siano gruppi locali o meno, non servono perfettamente a nulla, che lo si vada a raccontare alle vittime che in questi ultimi giorni sono stati presi di mira. Il loro coraggio è tanto ma anche la loro preoccupazione non è da sottovalutare e di certo non si possono lasciare soli. Così come non servono interrogazioni parlamentari al Ministro Alfano, senza chiedere poi nulla di concreto allo stesso. Ma sembrano tutti scesi da Marte? Servono azioni immediate ed incisive. Mentre tutta la politica si lascia andare a quesiti di ogni genere – conclude Colombo - la ‘ndrangheta continua a muovere i suoi tentacoli ed in questo momento a Lamezia ha alzato il tiro sul racket e se è vero che noi tutti invitiamo imprenditori e commercianti a non pagare e denunciare, la politica deve dimostrare la sua vicinanza con prove di forza e di determinazione. Lamezia non può aspettare”.

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