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Falsi braccianti, truffa all'Inps da 235 mila euro

La Guardia di Finanza di Corigliano Calabro, coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, ha scoperto l’ennesima frode in danno dell’INPS, perpetrata con metodi ormai collaudati nel tempo. Una cooperativa agricola praticamente inattiva, a mezzo contratti di servizi agricoli fasulli ed altri documenti falsi, trae in inganno  l’Istituto Nazionale di Previdenza, raffigurando una realtà contabile e gestionale dell’impresa ben diversa da quella reale, con la presentazione di false denunce aziendali e di  manodopera agricola, consente a falsi braccianti agricoli la percezione di provvidente pubbliche assolutamente non spettanti. Ammonta a 235.000,00 euro la truffa della quale l’Inps è stata vittima, quali somme corrisposte a titolo disoccupazione agricola, assegni nucleo famigliare ed indennità di malattia, a 99 falsi braccianti agricoli, tutti denunciati per i reati di truffa e falso, unitamente al rappresentante legale della stessa cooperativa.  Il servizio condotto è di vitale importanza per la tutela degli interessi finanziari dello Stato, alla luce delle note esigenze di bilancio e di lotta agli sprechi, in atto su scala nazionale. L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economico - finanziaria predisposto, a livello locale, dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, proprio nello specifico comparto dei “braccianti agricoli”

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Mancano all'appello due mensilità: protestano a Reggio gli ex Multiservizi

Da una parte loro, la quarantina di ex Multiservizi per i quali è stata disposta la mobilità in deroga, dall'altra l'INPS. I primi, già lavoratori dell'azienda partecipata dell'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, hanno organizzato una manifestazione di protesta sul marciapiede antistante la sede reggina dell'istituto previdenziale per rivendicare il pagamento di due assegni mensili, come riportato in un decreto emesso dalla Regione Calabria. Dall'altra l'ente, che ritiene che essi non abbiano diritto all'erogazione. Lo sblocco della vertenza potrebbe arrivare all'esito dell'appuntamento fissato per lunedì prossimo a Catanzaro fra il responsabile calabrese dell'INPS ed i lavoratori. 

Inps, Rosi fa chiarezza: “Messi a disposizione due locali”

Arrivano novità circa la permanenza degli uffici dell’Inps nella cittadina della Certosa. Nel corso del consiglio comunale odierno, il sindaco Bruno Rosi, su invito dell’esponente della minoranza Mirko Tassone, ha operato alcuni chiarimenti. “Ci siamo già adoperati – ha affermato il primo cittadino – e abbiamo avuto degli incontri, anche alla presenza dei sindacati, con la responsabile dell’Inps di Vibo. Il Comune ha messo a disposizione due locali: l’ex scuola elementare di Spinetto e gli ex uffici dell’anagrafe. In quest’ultimo caso stiamo lavorando per rendere agibile il locale. Lunedì è previsto inoltre un nuovo appuntamento”. Quanto ad un eventuale trasferimento a Spadola, Rosi, premesso l’auspicio di “remare tutti dalla stessa parte senza distinzioni politiche”, ha lamentato “la mancanza di rispetto di chi va a trattare anticipatamente e autonomamente con l’Inps”. Sulla generale situazione delle razionalizzazioni, Tassone, dopo aver spiegato di non volersi prestare a strumentalizzazioni e aver condannato chi si candida a rappresentare i serresi senza soffermarsi sugli interessi degli stessi, ha chiesto la convocazione di un consiglio comunale ad hoc per discutere sui provvedimenti da prendere contro quello che ha definito una sorta di “pizzo di Stato”. Invocata la presenza dei rappresentanti nazionali affinchè facciano luce “su ciò che stanno facendo”, Tassone ha sottolineato l’esigenza di una “soluzione globale e non contingente”.

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Inps Serra, Cisal: “La politica impedisca il depauperamento del territorio”

"Il processo di spoliazione delle aree montane e premontane del Vibonese va bloccato con tutti i mezzi leciti per impedire che le comunità interessate siano abbandonate ad un destino in cui non c’è posto per alcuna speranza di sviluppo”. Ad entrare nel merito della paventata chiusura dell’Inps di Serra San Bruno è il direttore regionale del patronato Encal Cisal, Nino Di Bella, che bolla come “inammissibile” quanto sta accadendo ad un territorio che, giorno dopo giorno, perde servizi e prospettive. “Le Serre e l’Alto Mesima – spiega Di Bella – stanno subendo privazioni inaudite. La popolazione assiste a fatti che traducono un dramma sociale e che cancellano ogni possibilità di permanenza nel luogo in cui sono poste le proprie radici. La politica, quella vera, batta un colpo e impedisca questo depauperamento”. Altro rischio per il territorio è “il depotenziamento dell’ospedale ‘San Bruno’”, eventualità che genererebbe “enormi disagi per tutti i cittadini, soprattutto per gli anziani”. L’appello di Di Bella è allora rivolto ai rappresentanti politici ed istituzionali di tutti i livelli affinchè “si adoperino per difendere con le unghie e con i denti un’area che vede avvicinarsi a grandi passi il pericolo di un irreparabile svuotamento”. In sostanza, “si deve intervenire a Catanzaro come a Roma per salvare questo angolo di Calabria che ha ancora la forza e le potenzialità per risorgere”. “Ritengo pertanto che ognuno di noi debba fare la sua parte – sostiene Di Bella – facendo percepire l’amore per questa terra e l’impegno per salvaguardarla. È indispensabile che tutti si rimbocchino subito le maniche – è la conclusione – perchè potrebbe non esserci una seconda possibilità”.

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Serra, Mangialavori: "Ripensare l'assetto statale senza deliberati tagli ai servizi"

"La crisi dei servizi erogati sul territorio si traduce in un deficit di garanzie e diritti per i cittadini. In un’area depressa, sotto il profilo socioeconomico, come quella Vibonese, ciò assume un rilievo significativo. “Permanente, lo smantellamento delle varie istituzioni espressione dell’organizzazione statale e che in qualche modo vengono incontro alle legittime istanze dei cittadini”. Lo afferma il consigliere regionale Giuseppe Mangialavori per il quale “ ciò si traduce in una progressiva perdita di fiducia e in un costante e inesorabile processo di emigrazione con conseguente spopolamento dei centri abitati. L’Inps di Sera San Bruno – sottolinea l’esponente della Cdl - rischia di chiudere per le vicende collegate alla gestione dell’alloggio ospitante e al pagamento del relativo canone. Possibile che non si riesca a tracciare un piano e a individuare le risorse per risolvere la questione? E anche la certezza di mantenimento dell’Agenzia delle Entrate, sedente sempre in Serra San Bruno, pare vacilli; anche se in merito non sussiste alcuna notizia ufficiale”. “Le dinamiche sociali – rileva il consigliere regionale - cambiano insieme ai tempi. E la rivoluzione informatica detta la rivoluzione nell’organizzazione pubblica e privata. Ciò però non può tradursi, sic e sempliciter, in una progressiva spoliazione di importanti riferimenti, come una sede zonale dell’Inps o un ufficio dell’amministrazione finanziaria in una realtà montana quale Serra San Bruno. Alla politica – conclude Mangialavori -il compito di farsi interprete di un progetto capace di garantire un equilibrio tra riforme, riorganizzazione e finalità dell’azione di governo sui territori e sulle loro comunità”.

 

 

 

Serra, a rischio chiusura Inps e Agenzia delle Entrate

Il processo di spoliazione delle zone interne del Vibonese prosegue senza sosta, senza tenere in alcuna considerazione le esigenze di cittadini che ormai si sentono abbandonati. Delusi, amareggiati, arrabbiati. Molti sono rassegnati. Un cinico disegno accentratore sembra essere in atto e spinge, inesorabilmente, alla fuga di quelle risorse umane che credono di potere avere un futuro. Ma altrove, perché a queste latitudini ogni passo diventa più difficile e crescere (e far crescere)  impresa proibitiva. All’interminabile elenco di uffici che si avviano a calare le serrande potrebbe, infatti, aggiungersi anche l’Inps di Serra San Bruno. Il punto è il pagamento della sede: non c’è più la disponibilità a versare altre somme e la richiesta è che il Comune offra gratuitamente locali idonei. Tradotto: o vi accollate i costi o chiudiamo i battenti. Una situazione che crea nuovi disagi, perché costringerebbe gli abitanti del comprensorio a recarsi a Vibo per ogni necessità con enormi difficoltà per gli anziani che sono i principali fruitori dei servizi. “Ci siamo già attivati – ha affermato il sindaco Bruno Rosi appositamente interpellato – per cercare di trovare una soluzione”. Ma è chiaro che l’operazione non è semplicissima. E i problemi non finiscono qui. Perché in circostanze simili verrebbe a trovarsi – ma in questo caso non ci sono ancora i crismi dell’ufficialità – l’Agenzia delle Entrate. Il rischio è evidente: senza un’inversione di rotta, rapida e decisa, il territorio muore.

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Ammortizzatori sociali, il dipartimento Lavoro attacca l'Inps: "Atteggiamento incomprensibile"

Il dipartimento regionale allo ‘Sviluppo economico e Lavoro’ sostiene in una nota che “risulta del tutto incomprensibile l’atteggiamento dell’Inps regionale nel non volere procedere al pagamento di alcune mensilità degli ammortizzatori sociali in deroga di fronte, non solo alla disponibilità dei 55 milioni di euro necessari ad effettuare i pagamenti, ma anche in presenza di un accordo istituzionale tra le parti sociali e la Regione, stipulato e sottoscritto nel pieno rispetto della normativa nazionale. Sono numerosi – scrive ancora il dipartimento - i lavoratori a cui l’Inps riferisce che la responsabilità dei mancati pagamenti sarebbe dell’assessorato allo ‘Sviluppo economico e Lavoro’ della Regione Calabria. E’ una notizia completamente falsa, come testimoniano tutti gli atti posti in essere da parte del dipartimento, che sta creando un clima di forte tensione che si manifesta attraverso atteggiamenti al limite dell’aggressione nei confronti dell’assessore e della struttura che fa capo al dipartimento regionale ‘Lavoro e Sviluppo economico’”. 

 

"Indennità di accompagnamento" percepita indebitamente, 518 denunciati

Sono 518 le persone denunciate per truffa dal nucleo Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza. I soggetti coinvolti nell’indagine, tutti titolari di pensione d’accompagnamento, sono accusati di aver omesso di comunicare all’Inps i ricoveri in ospedale o in case di cura protrattisi per oltre 30 giorni e per i quali non avrebbero avuto diritto alla corresponsione del beneficio economico. Il periodo esaminato dagli uomini delle Fiamme Gialle copre un arco temporale che va dal 2010 al 2014. Le somme "indebitamente" percepite dai singoli variano da un minimo di 800 euro ad un massimo di 28.000, per un danno complessivo al Servizio Sanitario Nazionale di circa 800 mila euro

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