Operazione “Rail Verde” contro la produzione di marijuana, 16 misure cautelari

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con l’ausilio di unità cinofile e la collaborazione dei  colleghi di Livorno, Olbia, e della Sezione aerea di Lamezia Terme, su delega della Procura della Repubblica di Palmi, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari personali emessa dal gip del Tribunale di Palmi nei confronti di 16 persone accusate di detenzione e spaccio di marijuana.

In particolare, è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 12 indagati e il divieto di dimora per altri 4.

I destinatari dalla misura sono dieci italiani, residenti a Gioia Tauro, Rosarno e Palmi, un liberiano, un senegalese e quattro ghanesi, di cui uno risulta tuttora percettore di reddito di cittadinanza, che verrà immediatamente sospeso, così come previsto dalla normativa vigente.

Ai 16 indagati vengono provvisoriamente contestati, a vario titolo, i reati di produzione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, di combustione illecita di rifiuti pericolosi, di resistenza a pubblico ufficiale, di evasione e furto.

L’operazione, denominata “Rail Verde”, ha permesso di scoprire che gli indagati avrebbero curato l'intera filiera - dalla coltivazione alla vendita - di marijuana.

L’indagine è scattata  nel giugno dell'anno scorso, quando un elicottero della guardia di finanza di Lamezia Terme ha individuato una vasta piantagione di marijuana, in un terreno demaniale del Comune di Gioia Tauro (Rc).

Una volta sul posto, i finanzieri hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro 1.219 piante di cannabis e 14 chili d'infiorescenze, per un totale di quasi 8 quintali.

Le indagini hanno consentito di ricostruire come la piantagione fosse irrigata tramite un sistema “a goccia”, costantemente vigilata dagli indagati, uno dei quali, in particolare, si sarebbe recato giornalmente sul posto lasciando gli arresti domiciliari cui era sottoposto per altro reato.

Alcuni tra gli indagati, inconsapevoli di essere monitorati dagli investigatori, nell’imminenza dell’intervento che ha portato al sequestro, hanno tentato di dileguarsi tra i campi del “Bosco di Rosarno” mentre altri si sono dati ad una spericolata fuga fra le trazzere, a bordo di un mezzo inseguito dalle auto della guardia di finanza. Fuga terminata con un rovinoso incidente. Altri, invece, hanno provato a distruggere le piantine dando fuoco alla piantagione e costringendo i militari sul posto a mettere in sicurezza dall’incendio il terreno e le coltivazioni posti nelle adiacenze.

Le indagini hanno consentito, inoltre, di individuare il luogo di deposito, di lavorazione ed essiccazione dello stupefacente dal quale gli indagati scambiavano foto, anche selfie, via WhatsApp. Infine, sono state ricostruite decine di operazioni di spaccio tra Gioia Tauro e Livorno, effettuate anche in pieno giorno e perfino in zone frequentate da bambini.

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