Truffano un'anziana pensionata: smascherati e arrestati

Un 31enne ed un 38enne sono stati arrestati poiché ritenuti responsabili del reato di truffa aggravata in concorso. I provvedimenti restrittivi a carico di C.R. e I.F., entrambi di Napoli sono stati eseguiti dai  carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, con il supporto della Stazione di Scilla, in provincia di Reggio Calabria.  I due, con artifizi e raggiri, avrebbero indotto un’anziana pensionata, affetta da demenza senile e momentaneamente sola nella propria abitazione, a consegnare svariati monili in oro di sua proprietà, riferendole falsamente che erano necessari per le cure del figlio di lei, vittima di un incidente stradale. Gli arrestati, come disposto dall'Autorità Giudiziaria, sono stati ristretti nelle camere di sicurezza del Comando Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, in attesa del rito direttissimo, previsto per oggi.

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Truffava malati di tumore: sospeso un medico in Calabria

I finanzieri hanno eseguito una ordinanza cautelare personale interdittiva che dispone la sospensione dell’esercizio della professione medica nei confronti del responsabile dell’ambulatorio oncologico della Casa della Salute di Scilla, emessa dal GIP di Reggio Calabria su richiesta della Procura. Le indagini esperite dai finanzieri, coordinate e svolte personalmente dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, hanno consentito di porre fine, secondo gli inquirenti, alla ormai consolidata attività posta in essere dall’indagato. Nello specifico il professionista sanitario, approfittando dello stato di soggezione psicologica dei suoi pazienti e dei loro familiari che li accompagnavano, dovuta alla grave patologia oncologica cui erano affetti, li avrebbe indotti a credere che la somministrazione della terapia prescritta necessitasse di visite preventive a pagamento da eseguirsi presso il suo studio privato. In tal modo lo specialista si sarebbe fatto corrispondere dai pazienti indebiti compensi, posto che le prospettate prestazioni private, non solo erano inutili, ma offerte in regime di assistenza sanitaria a totale carico del servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, il pubblico ufficiale (questa è la qualifica rivestita nell’esercizio e nelle funzioni della sua attività), oltre a percepire un ingiusto vantaggio dalla doppia retribuzione, in quanto l'attività era già remunerata dalla tariffa, onnicomprensiva, corrisposta dalla locale Azienda Sanitaria Provinciale per il ciclo di cure previste, contestualmente, avrebbe arrecato un notevole danno ai pazienti, quale conseguenza della dolosa e funzionale carenza di informazione, nei loro confronti, della possibilità di ottenere la medesima prestazione in sede ospedaliera. Alcuni dei pazienti, per soddisfare le pretese del medico, sono dovuti ricorrere a prestiti di denaro presso parenti e/o familiari La gravità dei fatti contestati ha portato all’emissione della Ordinanza interdittiva all’esercizio della professione nei confronti del medico accusato delle condotte illecite e del sequestro preventivo dei suoi conti correnti bancari. Queste, nello specifico e allo stato, le contestazioni mosse al sanitario: 1) articoli 56 e 317 del codice penale perché, quale medico specialista ambulatoriale oncologo convenzionato con l’ASP di Reggio Calabria, nell’esercizio della sua attività di pubblico ufficiale svolta presso l’ambulatorio oncologico Casa della Salute in Scilla, approfittando dello stato di soggezione psicologica derivante dalla patologia oncologica della parte offesa, mediante minaccia consistita nel far intendere implicitamente ad un paziente recatosi in quella struttura al fine di eseguire trattamenti chemioterapici, che la somministrazione della terapia prescritta necessitasse -per un miglior esito della stessa o comunque per seguire meglio l’ammalato- di visite preventive a pagamento da effettuarsi presso il proprio studio privato sito in Reggio Calabria, e dimostrandosi adirato al rifiuto da costui opposto, abusando dunque di siffatta qualità e/o con violazione dei doveri di cui agli articoli 3 e 7 del d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 (Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici) e comunque in violazione dell’articolo 97 della Costituzione (sussistendo in capo ad egli l’obbligo di astenersi in presenza di un interesse proprio), al fine di ottenere indebiti compensi (posto che le prospettate prestazioni private, non solo erano inutili, ma offerte -mediante il versamento del solo ticket- in regime di assistenza sanitaria dalla struttura pubblica), avrebbe compiuto -con la condotta addebitatagli- atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere il paziente a servirsi -a pagamento- della propria prestazione professionale. Evento non verificatosi per il legittimo rifiuto opposto dallo stesso paziente; 2) articoli 81 61, n. 5 e 317 del Codice penale perché, quale medico specialista ambulatoriale oncologo convenzionato con l’ASP di Reggio Calabria, nell’esercizio della sua attività di pubblico ufficiale svolta presso l’ambulatorio oncologico Casa della Salute in Scilla, approfittando dello stato di soggezione psicologica della parte offesa e dei suoi familiari dovuta alla patologia oncologica sofferta, mediante minaccia consistita nel far intendere implicitamente ai congiunti di un paziente recatosi in quella struttura al fine di eseguire un trattamenti chemioterapici, che la somministrazione della terapia prescritta necessitasse -per un miglior esito della stessa o comunque per seguire meglio l’ammalato- di visite preventive a pagamento da effettuarsi presso il proprio studio privato di Reggio Calabria, abusando, sostengono gli investigatori, dunque, di siffatta qualità e/o con violazione dei doveri di cui agli articoli 3 e 7 del d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 (Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici) e comunque in violazione dell’articolo 97 della Costituzione (sussistendo in capo ad egli l’obbligo di astenersi in presenza di un interesse proprio), al fine di ottenere indebiti compensi (posto che le prospettate prestazioni private, non solo erano inutili, ma offerte - mediante il versamento del solo ticket - in regime di assistenza sanitaria dalla struttura pubblica sopra indicata), quantificati in complessivi 3.120 euro (130,00 euro a visita per 24 visite), costringeva -con la condotta descritta- il paziente ed i suoi familiari, a servirsi - a pagamento - della propria prestazione professionale;  3) articoli 81, 61, n. 5 e 317 del codice penale perché, quale medico specialista ambulatoriale oncologo convenzionato con l’ASP di Reggio Calabria, nell’esercizio della  sua attività di pubblico ufficiale svolta presso l’ambulatorio oncologico Casa della Salute di Scilla, approfittando dello stato di soggezione psicologica della parte offesa e dei suoi familiari dovuta alla patologia oncologica sofferta, mediante minaccia consistita nel far intendere implicitamente ad un paziente recatosi in quella struttura al fine di eseguire trattamenti chemioterapici, che la somministrazione della terapia prescritta necessitasse -per un miglior esito della stessa- di visite preventive a pagamento da effettuarsi presso il proprio studio privato di Reggio Calabria, abusando dunque di siffatta qualità e/o con violazione dei doveri di cui agli articoli 3 e 7 del d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 (Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici), e comunque in violazione dell’articolo 97 della Costituzione (sussistendo in capo ad egli l’obbligo di astenersi in presenza di un interesse proprio, al fine di ottenere indebiti compensi (posto che le prospettate prestazioni private, non solo erano inutili, ma offerte -mediante il versamento del solo ticket- in regime di assistenza sanitaria dalla struttura pubblica, quantificati in complessivi 1.400,00 euro (100,00 euro a visita per 14 visite), avrebbe costretto una paziente a servirsi -a pagamento- della propria prestazione professionale; 4) articoli 81, 61, n. 5 e 317 del codice penale perché, quale medico specialista ambulatoriale oncologo convenzionato con l’ASP di Reggio Calabria, nell’esercizio della sua attività di pubblico ufficiale svolta presso l’ambulatorio oncologico Casa della Salute in Scilla, approfittando dello stato di soggezione psicologica della parte offesa dovuta alla patologia oncologica sofferta, mediante minaccia consistita nel far intendere implicitamente ad un paziente recatosi in quella struttura al fine di eseguire trattamenti chemioterapici, che la somministrazione della terapia prescritta necessitasse -per un miglior esito della stessa o comunque per seguire meglio l’ammalato- di visite preventive a pagamento da effettuarsi presso il proprio studio privato di Reggio Calabria, abusando dunque di siffatta qualità e/o con violazione dei doveri di cui agli articoli 3 e 7 del d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 (Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici) e comunque in violazione dell’articolo 97 della Costituzione (sussistendo in capo ad egli l’obbligo di astenersi in presenza di un interesse proprio, al fine di ottenere indebiti compensi (posto che le prospettate prestazioni private, non solo erano inutili, ma offerte -mediante il versamento del solo ticket- in regime di assistenza sanitaria dalla struttura pubblica sopra indicata), quantificati in complessivi 1.840 euro circa (150,00 euro per la prima visita, 130,00 euro cadauna per le altre 13 visite), costringeva -con la condotta dianzi descritta- la paziente a servirsi -a pagamento- della propria prestazione professionale; 5) articoli 81, 61, n. 5 e 323 del codice penale perché, quale medico specialista ambulatoriale oncologo convenzionato con l’ASP di Reggio Calabria, nell’esercizio e nelle funzioni di siffatta sua attività di pubblico ufficiale (Cassazione sezione 6 penale, sentenza n. 35836 del 22 febbraio 2007) svolta presso l’ambulatorio oncologico Casa della Salute di Scilla, approfittando dello stato di soggezione psicologica della parte offesa e dei suoi familiari dovuta alla patologia oncologica sofferta, con abuso dei poteri e/o con violazione dei doveri di cui agli articoli 3 e 7 del d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 (Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici) e comunque in violazione dell’articolo 97 della Costituzione (sussistendo in capo ad egli l’obbligo di astenersi in presenza di un interesse proprio, Cassazione Penale, sezione VI, sentenza n. 40824 del 24 settembre 2012), avrebbe indotto un paziente recatosi in quella struttura al fine di eseguire trattamenti chemioterapici, a recarsi preventivamene presso il proprio studio privato di Reggio Calabria onde procedere a visite a pagamento legate a quella terapia, procurandosi così intenzionalmente, atteso che le prospettate prestazioni private, non solo sarebbero state inutili, ma offerte -mediante il versamento del solo ticket- in regime di assistenza  sanitaria dalla struttura pubblica sopra indicata, un ingiusto vantaggio patrimoniale da doppia retribuzione, e arrecando nel contempo alla parte offesa un danno ingiusto quantificato, tanto il vantaggio quanto il danno, in complessivi euro 160,00 circa (80 euro per due visite).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' stato interdetto dalla professione sanitaria un medico che, sulla base di quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe indotto pazienti affetti da malattie oncologiche a recarsi presso il suo studio privato per essere sottoposti a visita. Un comportamento illecito di cui si sarebbe reso responsabile servendosi delle difficili condizioni psicologiche in cui versavano i malati che a lui si rivolgevano. Ad essere finito nei guai, secondo quanto contenuto nella misura giudiziaria del Tribunale di Reggio Calabria, è il medico al quale era attribuita la responsabilità dell'ambulatorio oncologico della Casa della Salute di Scilla. Ad eseguire il provvedimento firmato dal Giudice delle del loro stato di soggezione psicologica, a sottoporsi a visite preventive a pagamento nel suo studio privato. Un medico, responsabile dell'ambulatorio oncologico della Casa della Salute di Scilla, è stato sospeso dalla professione. Il provvedimento cautelare di interdizione dalla professione, emesso dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura, è stato eseguito dai finanzieri del Gruppo di Reggio Calabria.

    Le indagini dei finanzieri, coordinate dal Procuratore della Repubblica aggiunto, Gerardo Dominijanni, hanno posto fine all'attività di presunto raggiro portata avanti dal medico che, in forza della sua posizione, avrebbe indotto i pazienti e i loro familiari a credere che la somministrazione della terapia prescritta necessitasse di visite preventive a pagamento nel suo studio privato di Reggio Calabria.

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In giro con coltelli e bastone: denunciati

Nella giornata di ieri  si è sviluppata una ulteriore tornata di servizi straordinari di controllo del territorio da parte dell’Arma dei Carabinieri, nel piano di azione nazionale e transnazionale denominato “Focus 'ndrangheta" coordinato dalla locale Prefettura. Interessata la bassa area tirrenica della provincia di Reggio Calabria, nei Comuni di Villa San Giovanni, Bagnara Calabra e Scilla. Oltre 40 i militari del Comando Compagnia di Villa San Giovanni impiegati nello straordinario monitoraggio del territorio, procedendo al controllo di persone e mezzi. In particolare sono state effettuate 4 perquisizioni domiciliari, personali e veicolari, nonché controllate 66 persone e 50 autovetture, inoltre militari dipendenti hanno denunciato in stato di libertà: P.C., 44enne di Bruzzano Zeffirio, poiché deteneva, nel vano bagagli della propria autovettura Fiat Panda, due coltelli a serramanico con lame rispettivamente da 21 e 8,5 centimetri ed un bastone metallico telescopico della lunghezza di 56 centimetri; Z.G., 33enne di Bagnara Calabra, per il reato di porto di armi od oggetti atti ad offendere, poiché trovato in possesso di un coltello con lama lunga 21 centimetri, mentre era alla guida dell’autovettura Fiat 600.

 

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Carabinieri scoprono armi e munizioni in casa di un 38enne: arrestato

I Carabinieri hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, un 38enne poiché all’esito di una perquisizione domiciliare, sono state rinvenute armi e munizioni, dall'uomo mai denunciate e detenute in assenza di qualsiasi titolo autorizzativo, appartenute al padre deceduto nel 2013. In casa di P.A., a Scilla, in provincia di Reggio Calabria, i militari dell'Arma hanno trovato un fucile doppietta calibro 20; un fucile semiautomatico calibro 20; 306 cartucce a pallini calibro 12; 158 cartucce a pallini calibro 20; una cartuccia a palla calibro 12; 2,5 chili di polvere da sparo. L’arrestato è stato ristretto presso la sua abitazione in regime di arresti domiciliari, come disposto dall’Autorità Giudiziaria competente.

 

Armi: un arresto e una denuncia

I Carabinieri hanno arrestato un 49enne per il reato di detenzione di armi comuni e da guerra con matricole punzonate, in esecuzione all’ordine di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emesso dal Tribunale di Palmi. La misura giudiziaria è stata eseguita a carico di G.G., di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria. Sempre nel Reggino, a Scilla, i militari dell'Arma hanno denunciato in stato di libertà G.N., di 66 anni, originario della cittadina tirrenica e residente in Francia, per omessa custodia di armi, poiché, all'esito della perquisizione di un rudere in stato di abbandono e accessibile a tutti, di proprietà del suo defunto padre, i Carabinieri hanno rinvenuto un fucile da caccia semiautomatico calibro 20, regolarmente denunciato dallo stesso G.N., ma custodito senza le dovute cautele. 

 

"Focus 'ndrangheta": un arresto e una denuncia

Al termine di un servizio straordinario di controllo del territorio effettuato nell’ambito del piano nazionale e transnazionale "Focus 'ndrangheta", nel corso del quale sono state effettuate 8 perquisizioni, nonché controllate 53 persone, 29 autovetture e 2 esercizi pubblici, i Carabinieri hanno tratto in arresto Domenico Morabito, di 59 anni,di Scilla, per i reati di detenzione di sostanza stupefacente, evasione e truffa, in esecuzione all’ordine di espiazione pena detentiva in regime domiciliare, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Dovrà scontare la condanna definitiva a 8 mesi per fatti commessi a Scilla nell’agosto del 2011. Inoltre, è stato denunciato in stato di libertà R.M., di 34 anni, di Villa San Giovanni, in atto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, poiché ritenuto responsabile della violazione delle prescrizione imposte dalla misura di prevenzione.

Una denuncia per molestie telefoniche

I Carabinieri hanno denunciato in stato di libertà un 38enne per molestia o disturbo alle persone.  Indagando, hanno accertato che C.C., di Scilla, in provincia di Reggio Calabria, con l’utilizzo della propria utenza telefonica mobile, ha ripetutamente molestato e disturbato, per futili motivi, il proprio padre nei  mesi di dicembre 2015 e gennaio 2016. 

 

Coinvolto in un incidente mentre guidava ubriaco: denunciato

I Carabinieri hanno denunciato in stato di libertà un giovane di 22 anni per guida sotto l’influenza dell’alcool. In seguito ad un incidente stradale di lieve entità, con conseguenti lesioni lievissime per i coinvolti visitati da personale medico dell'ospedale di Scilla, in provincia di Reggio Calabria, C.A, del luogo, sottoposto ad accertamenti urgenti, è risultato avere un tasso alcoolemico pari a doppio del consentito.

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