Oliverio punta sul cedro: “Valore aggiunto per la nostra terra”

“Il cedro è un prodotto unico della nostra terra, un frutto che ha una storia, una propria identità ed è il simbolo di un intero territorio. Su di esso dovremo investire molte risorse ed energie”. È quanto ha detto il presidente della Regione, Mario Oliverio, intervenendo ad un convegno svoltosi all’interno della Festa della Raccolta del Cedro che si è tenuta anche quest’anno a Santa Maria del Cedro. Dopo aver ricordato che sin da giovane assessore regionale all’Agricoltura fece approvare una proposta di legge che stabilì la salvaguardia dei terreni coltivati a cedro dal punto di vista del consumo del suolo, il governatore ha invitato gli agricoltori ed i produttori presenti a compiere un ulteriore salto di qualità. “Questo salto - ha detto Oliverio - consiste nel fare di questo prodotto un valore aggiunto per la nostra regione. Non possiamo permettere che esso si sposti in altre regioni del Paese. La lavorazione, la trasformazione e tutte le fasi preliminari alla commercializzazione devono svolgersi quasi interamente all’interno del nostro territorio. Per questo motivo rivolgo agli amici del Consorzio del cedro l’invito ad aprire subito il cantiere della progettazione e ad approntare un progetto di valorizzazione capace di determinare l’affermarsi di quel valore aggiunto a cui ho accennato prima. Le risorse ci sono e sono allocate nel Piano di Sviluppo Rurale (Psr) approvato circa venti giorni fa dalla Commissione europea con un giudizio estremamente positivo. Non perdiamo tempo! Da subito occorre rendere operativi gli strumenti della programmazione comunitaria e lavorare per la valorizzazione di un prodotto che è unico e che non ha alcuna competizione né all’interno del nostro Paese né in altri paesi della Comunità europea. L’Europa ci guarda con grande interesse e considerazione. Ha capito che in Calabria spira un vento nuovo. La signora Cretu, commissaria europea, nell’ultimo incontro svoltosi qualche giorno fa a Bruxelles ed a cui ho partecipato anch’io, ha detto testualmente: ‘Un anno fa era inimmaginabile pensare che la Calabria recuperasse i ritardi accumulati negli anni precedenti e che, nell’arco di pochi mesi, producesse l’ottimo lavoro che è sotto gli occhi di tutti’. In questo anno – ha aggiunto Oliverio - abbiamo lavorato per gettare le basi di un radicale e profondo cambiamento nel modo di essere della nostra regione. Ora vogliamo essere giudicati sui fatti e non sulla propaganda e sulle chiacchiere. Questo territorio ha grandi potenzialità e noi dobbiamo investire per qualificarne l’offerta turistica e i servizi. Uno dei punti di maggiore sofferenza da cui bisogna uscire in fretta è quello dei servizi sanitari. Cinque anni di commissariamento piuttosto che migliorare la qualità dei servizi hanno aggravato le condizioni del sistema sanitario. Al ministro della Salute ho chiesto di interrompere questa spirale negativa. Ciò significa, per esempio, rimettere in piedi in questo territorio l’ospedale di Praia a mare per offrire ai cittadini servizi che permettano ad essi di interrompere i viaggi fuori dalla nostra regione e di non riversarsi sui grandi ospedali, che ormai sono al collasso, per essere curati. Anche per quanto riguarda gli altri servizi occorre fare un salto di qualità. Abbiamo appena definito le linee guida del nuovo Piano dei rifiuti. Stiamo spingendo molto sulla raccolta differenziata ed invito i sindaci che qui sono numerosi a prestare grande attenzione e a dare centralità a questo tipo di raccolta. L’ obiettivo è quello di chiudere in due anni in Calabria tutte le discariche. Alcune abbiamo già cominciato a chiuderle. Per far questo bisogna ridurre al minimo i rifiuti e valorizzare la raccolta differenziata con impianti ad ‘impatto zero’ da realizzare in Calabria e che, come avviene in altre regioni, possano creare ricchezza e nuove opportunità di lavoro. Purtroppo – ha concluso - non abbiamo ereditato una Regione ‘normale’. Siamo partiti con gli stivali nel fango. Mi riferisco alla Regione e a tutti gli strumenti subregionali, in ognuno dei quali abbiamo trovato buchi paurosi ed una grande disorganizzazione e caoticità. Stiamo lavorando per uscire da questa situazione e sono sicuro che, anche con il vostro aiuto, ci riusciremo”. 

Il frutto sacro della Calabria

Sono i viaggiatori stranieri del Grand Tour a darci notizie certe di come la cedricoltura fosse fiorente e florida in Calabria a partire da tardo cinquecento (XVI -XVIII sec.). Questi autori riferiscono della presenza di “citroni, aranci e limoni di più sorti”. Di questi frutti si apprezzavano il sapore e la succosità della polpa ma anche l’aspetto ornamentale. Gli agrumi erano molto usati, anche, per l’estrazione di essenze da cui si ricavavano polveri “da mescolare ai vini per ammazzare i vermi e preservare dalla peste”, ma anche per “ dare gusto alle bevande e ai cibi”. Una vera e propria manna dal cielo! Prima però di capire il perché il comparto perì nel '700 bisogna spiegare che quella del cedro fu la prima coltivazione agrumicola nelle Calabrie. Considerato  un frutto sacro viene utilizzato dagli ebrei per la cerimonia del sukkot. Le cedriere facevano bella vista in molte zone della Calabria. Spargendo il profumo tipico dovuto alle foglie coriacee ricche di oli essenziali..  Oggi la coltivazione del cedro in Calabria presenta una marcata concentrazione territoriale. E’, infatti, localizzata nella “Riviera dei Cedri”, la fascia costiera dell’Alto Tirreno cosentino tra i comuni di Tortora e Sangineto.  L’economia dell’area, che ha il fulcro nel comune di Santa Maria del Cedro, ruota intorno all’agrume, alla sua coltivazione, alla sua trasformazione, affidata alle piccole imprese, alla commercializzazione e valorizzazione dei prodotti ed a tutta una serie di attività connesse quali ristorazione, artigianato, turismo ed agriturismo.  La fortuna della cedricoltura è stata senza ombra di dubbio la presenza degli ebrei (ca. il 10% della popolazione residente) ma l’intolleranza religiosa dei dominatori spagnoli indusse la progressiva scomparsa delle colonie e, conseguentemente, delle coltivazioni. Oggi come un tempo viene impiegato in cucina per preparare le carni ed i dolci. Il prodotto alimentare tradizionale a base di cedro è rappresentato, in Calabria, dai panicelli, di cui fu grande estimatore  D’Annunzio e prima di lui Giacomo Casanova che, ospite a Martirano del vescovo De Bernardis, ebbe occasione di apprezzarli definendoli “nettare di Cirella”. I panicelli sono fagottini di foglia di cedro, contenenti uva passita di zibibbo aromatizzata con pezzi di cedro candito legati con vermene di ginestra e quindi infornati. Otre a questo tipo di antica delizia c’è poi il cedro candito di cui la Calabria è leader nel settore. La fantasia degli artigiani locali ha nel tempo, creato una vasta gamma di prodotti e ricette: il liquore ottenuto da macerati di scorze di frutti a diversi stadi di maturazione, che conferiscono al prodotto finito aromi differenti e colorazioni variabili nelle tonalità dal verde fino al giallo dorato. Numerose sono le preparazioni dolciarie e liquoristiche tradizionali e di nuova invenzione nati dall’evoluzione della tradizione attraverso la contaminazione creativa: dai canditi alle confetture, dalle caramelle, agli sciroppi, liquori, rosoli, ratafià e grappe e ancora crostate e pastiere, cannoli e sfogliate fino allo yoghurt. E poi il gelato artigianale, la granita, la dissetante cedrata e il digestivo Zafarà, a base di cedro e peperoncino piccante. Le tradizionali crucette di fichi secchi di Cosenza sono aromatizzate con la scorza del cedro, così come torte e cannoli, cassate e mostaccioli. Negli ultimi decenni il cedro è stato riscoperto quale ingrediente per ricette salate, per preparazioni aromatizzate con carni bianche e pesce, polpette alle foglie di cedro e fegato di vitello con salsa al cedro e prezzemolo, fusilli in salsa di capra aromatizzata al cedro il tutto condito con olio extravergine di oliva aromatizzato al cedro, l’apoteosi della dieta mediterranea. In realtà non esiste una vera e propria industria estrattiva dell’olio essenziale di cedro, anche perché le rese sono assolutamente basse. Sono frequenti sul mercato, invece, molti prodotti adulterati con olio essenziale di limone e/o arancia. Studi recenti confermano, anche per il cedro, così come per gli altri agrumi, una interessante azione biologica degli estratti che hanno dato vita ad ulteriori ricerca mirate alla messa a punto di tecnologie di estrazione con le quali è possibile ottenere intermedi arricchiti in sostanze biologicamente attive da impiegare quali basi per integratori alimentari ad azione antiossidante, antinvecchiamento, chemioprotettiva o ingredienti per fortificare alcuni alimenti.

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