'Ndrangheta, finisce la latitanza del reggente della cosca "Gallico"

Aveva trovato rifugio a Roma dove è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dell’Arma romana e del Ros.

L'operazione condotta dai militari ha posto fine alla latitanza di Filippo Morgante, ritenuto personaggio di spicco della cosca "Gallico" di Palmi.

Il quarantatreenne, pluripregiudicato per associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e illecita detenzione di armi, è stato individiamo e tratto in arresto nelle vicinanze di un bar, nella zona del Forte Tiburtina dove aveva trovato rifugio.   

Al momento dell’arresto, l'uomo, che non ha opposto alcuna resistenza, è stato trovato in possesso di documenti, di cui era stato denunciato lo smarrimento, e di un telefono cellulare con sim straniera.

Morgante si era reso irreperibile nell’ottobre 2017, quando si era sottratto ad un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso, dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Reggio Calabria, in seguito ad una condanna definitiva a 18 anni di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso, minaccia, armi clandestine, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, 

Per gli investigatori, che ne hanno trattatteggiato il profilo criminale nell'ambito dell’indagine “Cosa Mia”, Morgante sarebbe stato: «[…] al costante servizio dell’associazione mafiosa, dando attuazione a tutti gli ordini impartiti dai capi (Gallico Giuseppe, Gallico Domenico cl. ‘58, Gallico Carmelo) e/o dai “reggenti” (Gallico Rocco e Gallico Teresa), specie in materia di estorsioni; inoltre, faceva parte del c.d. “braccio armato” della cosca Gallico e partecipava attivamente alla faida che era in corso con la ‘ndrina Bruzzise; più in generale mettendosi a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo».

In seguito all'arresto dei principali esponenti della consorteria, Morgante avrebbe assunto il ruolo di “reggente”.

Una ruolo cui hanno posto fine gli uomini dell'Arma. 

Tentata estorsione e associazione a delinquere, 2 arresti

Gli agenti del Commissariato di Palmi, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, hanno arrestato due pregiudicati ritenuti affiliati alla cosca di ‘ndrangheta “Gallico”, operante a Palmi e zone limitrofe, accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso e tentata estorsione aggravata in concorso.

I due palmesi, Rocco Papasergio e Francesco Romeo, rispettivamente di 41 e 37enne, sono ritenuti, inoltre, responsabile di una tentata estorsione aggravata in concorso ai danni di una ditta impegnata in un lavoro pubblico a Palmi. In particolare, gli arrestati avrebbero minacciato l'incendio dei mezzi della ditta, qualora non avessero ottenuto la consegna del denaro.

 

'Ndrangheta, 5 ergastoli nell'Appello del processo "Cosa Mia"

Sono cinque gli ergastoli inflitti al termine del processo "Cosa Mia" celebrato presso la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria. L'inchiesta aveva smantellato i clan della 'ndrangheta Gallico, con sede a Palmi,  e Bruzzise,  della frazione Barritteri di Seminara. I due gruppi criminali in conflitto tra loro diedero vita, nel periodo  compreso fra il 1980 ed il 1988, ad una spaventosa guerra che lasciò sul "campo di battaglia" 52 vittime.  Sul banco degli imputati 43 persone ai quali sono stati comminati complessivamente oltre tre secoli di carcere.  Alle quattro condanne all'ergastolo decise all'epilogo del processo di primo grado svoltosi a Palmi, se ne è aggiunto un altro deciso dal Collegio d'Appello. L'indagine aveva permesso di appurare gli interessi della cosca Gallico in relazione alle opere di ammodernamento dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Alle aziende che si erano aggiudicate le gare d'appalto su una porzione dell'infrastruttura era stato imposto di pagare una quota pari al 3% dell'importo incassato.  

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