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On the news, con Giovanni Catanzaro per parlare di Expo e sicurezza

Si parlerà di “Sicurezza Expo, il delicato lavoro delle forze dell’ordine”, nella prossima puntata di On the news, in onda su Rs 98, sabato prossimo a partire dalle ore 10. Sarà interessante cercare di capire quali siano state le strategie messe in campo dalla Questura di Milano, durante le proteste scoppiate nella giornata inaugurale dell'esposizione universale. "Quali le priorità della Polizia: consentire al corteo pacifico di manifestare senza problemi e senza essere coinvolto nelle iniziative violente, scongiurare il pericolo che i black block portassero la guerriglia, da questo punto di vista, la strategia sembra aver funzionato. Ciò che non ha funzionato è stata invece la tutela di case, banche, automobili lasciate sguarnite e alla mercé dei vandali". Ad offrire la chiava di lettura delle forze dell'ordine sarà ospite in studio il visegretario provinciale del Sap, l'ispettore capo Giovanni Catanzaro, con il quale saranno affrontati, inoltre, i temi inerenti la carenza legislativa e la tutela delle forze dell’ordine. Come di consueto per ascoltare la trasmissione basterà sintonizzarsi sulle normali frequenze radio o in streaming in streaming all’indirizzo: http://tunein.com/radio/Radio-Serra-RS-980-s3103/.

Expo 2015, Sgarbi ridicolizza la Calabria: "Immagini orripilanti"

Qualche giorno fa aveva fatto intendere che ci fosse stato un errore strategico perché "il padiglione della Calabria con i bronzi sarebbe stato il più visitato e invece così è modesto". Stavolta il giudizio di Vittorio Sgarbi  è più severo, anzi eccessivo. Il noto critico d’arte, durante la presentazione di Piazzetta Sicilia a Expo 2015, ci è andato giù pesante con la nostra regione affermando che “mentre la Sicilia presenta una straordinaria testimonianza della sua storia, la Calabria, lì davanti, con delle orripilanti immagini, più o meno proiettate... Quel padiglione lì sarà costato 2-300 mila euro. I bronzi di Riace non sono lì perché non abbiamo uno Stato“. In più, ha aggiunto che “il Padiglione Italia è bruttissimo, cento milioni buttati” e ha definito Expo “un luna park con cose che è più intelligente vedere da casa propria...". In realtà, la polemica sullo spostamento dei bronzi non è nuova e già in precedenza Sgarbi si era abbandonato a frasi di dubbio gusto. Ad esempio a novembre quando aveva detto che “la Calabria non è in Italia visibilmente”, o ancora ad aprile 2014 quando aveva asserito che “la classe dirigente calabrese è fatta da stupidi e ignoranti perché ha paura che i bronzi gli vengano portati via”. Inutile sottolineare che la libertà di espressione non è in discussione, ma è altrettanto evidente che strumentalizzare le situazioni per avere visibilità non è il massimo dell’eleganza.

 

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Il mostacciolo, storia del biscotto che sbarcherà all'Expo

Anche i “mastazzoli” di Soriano all’Expo di Milano 2015. Assieme a reperti archeologi e testimonianze del Museo della ceramica medievale sorianese, la “città di San Domenico” farà bella mostra di sé all’Esposizione internazionale nei padiglioni Calabria nell’ambito del tema “Il cibo degli Dei”. I mostaccioli di Soriano, detti “mastazzola”, in origine prodotti anche con mosto cotto, da cui prendono il nome ( mustaceum, mustacea, antica focaccia preparata con farina, mosto cotto e anice, condita con grasso cacio e cotta su foglie di lauro), sono dei gustosi biscotti prodotti oggi esclusivamente con farina, miele e tanti aromatici ingredienti, secondo una ricetta che, da secoli, i Sorianesi si tramandano da padre in figlio. Il filologo G. Rohlfs, nel suo “Dizionario dialettale delle tre Calabrie”, definisce i “mostaccioli sorianesi” “specie di dolci di farina impastata con miele o mosto cotto”; mentre, per lo scrittore G.B. Marzano, sono “dolci caserecci fatti con farina, miele cotto, conditi con droghe, di forma romboidale, a pupattoli, panierini e simili.”(Dizionario etimologico del dialetto calabrese). Sono i “mastazzola” di Soriano che negli ultimi anni hanno trovato posto anche in rassegne culturali e mostre prestigiose. Nel 1969 sono stati esposti alla “Mostra-mercato dell’artigianato internazionale” di Pittsburg (USA) e nel 1987 al “Museo nazionale delle Arti e delle tradizioni popolari” di Roma. Qui hanno fatto la loro bella figura per la rassegna de “La cultura della bambola”: insomma accanto alle bambole di stoffa dagli occhi azzurri e dai capelli turchini giunte da ogni regione d’Italia, anche le nostre “pape”, “dame”, “pacchiane” e pure il tradizionale cuore decorato di stagnola policroma con la scritta “amor” che gli “ziti”, i fidanzati, si scambiano in occasione delle feste patronali o nel giorno onomastico e tutto fedelmente prodotto nella terra di San Domenico. Durante quest’anno saranno esposti, anche, a Marsiglia nel Musèe National des Civilisation de l’Europe et de la Mediterranèe. Anche se Soriano è considerata la vera patria di questi tipici dolci calabresi, che da febbraio a settembre sono presenti in tutte le sagre e le feste, per la verità non è l’unico paese produttore. Ma i nostri si distinguono dal tipo di lavorazione, come spesso mi raccontava mio padre sorianese. Qui ogni singolo “pezzo” è lavorato a mano su lunghe tavole di noce, sulle quali i giovani lavoranti, dopo aver manipolato a dovere la farina, il miele e le essenze aromatiche, modellano, con la pasta ottenuta, gli oggetti più strani e bizzarri. Nascono così, oggi un po’ di meno per via della modernità e della sovrabbondanza di altri dolci provenienti dal nord, nascono così, dicevo, cavallucci, agnellini lanuti, torelli bizzosi, grandi cuori con la scritta “ti amo” o “amor” e tanti altri “scherzi” (come in gergo vengono chiamate queste composizioni), in cui elementi decorativi ed un ricercato gusto del particolare, danno vita ad antiche forme, cristallizzate dalla tradizione. La loro origine probabilmente viene da molto lontano nel tempo. I più la fanno risalire al 1510, anno di fondazione del Convento di San Domenico e della venuta dei Domenicani a Soriano, i quali hanno introdotto la lavorazione dei mostaccioli che, a loro volta, avevano appreso dai monaci certosini della vicina Serra San Bruno. Quest’ultimi hanno lasciato ai Serresi la tradizione di un biscotto similare, gli “’nzulli”, la cui lavorazione non è molto differente, è solo l’esito diverso: il dolce è molto duro sotto i denti rispetto ai mostaccioli. Ma secondo una testimonianza di Teocrito nel XV idillio detto delle “siracusane”, che indica i mostaccioli come “ex voto” da offrire alle divinità per grazia ricevuta, quelli di Soriano risalirebbero addirittura a tre secoli prima di Cristo. Beh, dopo oltre duemila anni, i mostaccioli non sono sostanzialmente cambiati, sono sempre “sculture povere ma belle” da meritarsi palcoscenici di grande prestigio come l’Expo di Milano 2015.

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