Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 983

Unimpresa: “Su accise benzina e Iva stangata da 54 miliardi”

L'Iva schizzerà fino al 25% e comporterà un aggravio di tasse, dal 2017 al 2019, di oltre 54 miliardi di euro. Rispetto al 2016, il prelievo legato all'imposta sul valore aggiunto salirà di oltre 15 miliardi nel 2017, aumenterò di 19,5 miliardi nel 2018 e di altri 19,5 miliardi nel 2019. Sono previsti, poi, incrementi delle accise sulla benzina, nel triennio, per 700 milioni di euro. Il giro di vite fiscale previsto dalle clausole di salvaguardia inserite nella manovra ammonta, pertanto, a 54,2 miliardi. Questi dati di una analisi del Centro studi di Unimpresa circa gli effetti delle misure inserite nella legge di stabilità all'esame del Senato. Il giro di vite fiscale è la conseguenza delle clausole di salvaguardia previste dalla manovra sui conti pubblici. Tali clausole sono state sterilizzate per il 2016 e il governo ha così evitato maggiori oneri fiscali a carico dei contribuenti per circa 16 miliardi che, senza tali interventi, sarebbero scattati il prossimo anno. Analogo intervento di sterilizzazione, tuttavia, non è stato per ora previsto per gli anni successivi e in particolare per il triennio 2017-2019, arco di tempo nel quale l'Italia è obbligata a raggiungere il pareggio di bilancio in linea con gli impegni assunti negli scorsi anni con l'Unione europea. Al momento, dunque, sono previsti ingenti aumenti di imposta a partire dal 2017 quando l'aliquota ordinaria Iva salirà dal 22% attuale al 24% fruttando 8,1 miliardi in più di gettito; sempre nel 2017 è previsto l'innalzamento dell'aliquota agevolata Iva dall'attuale 10% al 13% con maggiori entrate per 6,9 miliardi: nel 2017, dunque, nelle casse dello Stato entreranno 15,1 miliardi in più. Nel 2018, l'aliquota ordinaria Iva passerà fino al 25% e tale incremento comporterà ulteriori entrate fiscali per 4 miliardi; nel 2018 scatterà anche l'aumento delle accise sulla benzina parti a 350 milioni: in totale, nel 2018 ci sarà un giro di  vite per 19,5 miliardi che si ripeterà anche l'anno successivo. Complessivamente, tra il 2017 e il 2019, ci sarà un aumento di tasse per 54,2 miliardi di euro così ripartito: 20,8 miliardi arriveranno dall'aumento dell'aliquota agevolata  Iva dal 10 al 13%; 24,5 miliardi dall'aumento dell'Iva ordinaria dal 22% al 24% e altri 8,1 miliardi per l'ulteriore incremento al 25%. Dall'innalzamento delle accise sulla benzina arriveranno invece 700 milioni di euro. “È la manovra delle tre carte e delle incognite, a fronte di sforbiciate fiscali per il prossimo anno ci prepariamo a fare i conti con una vera e propria mazzata. I tagli di tasse devono essere strutturali perché da un lato devono dare fiducia alle famiglie dall'altro devono mettere le imprese in condizione di poter pianificare gli investimenti futuri" commenta il presidente di Unimpresa Calabria, Giuseppe Pratticò.

 

Anche Unimpresa Reggio Calabria contro la tassa di soggiorno per i turisti

L’Unimpresa dice no alla tassa di soggiorno comunale già deliberata dal Comune di Reggio Calabria, che sarà operativa dal 1 gennaio 2016 anche se ancora ad oggi non si conosce l’importo. "Il turismo -  secondo l'opinione dell'Associazione -  non si incentiva con nuove tasse per soggiornanti, ma con sgravi fiscali e riduzione dei tributi locali, che nel nostro Comune sono tra i più alti d’Italia. Sarebbe opportuno che l’ente comunale, dotato di un assessorato al turismo, ad esempio, ripristinasse gli info-point che sono ancora in disuso e creasse un valido circuito turistico con tariffe bloccate e speciali convenzioni che attrarrebbero potenziali flussi turistici. Inoltre, non possiamo non menzionare la difficoltà oggettiva dei turisti a raggiungere la nostra città, vedi aeroporto, strade e ferrovie". Il presidente Giuseppe Pratticò, pertanto, propone al Comune di Reggio Calabria, un congelamento della tassa di soggiorno per almeno due anni ed invita presso i propri uffici  tutti gli operatori turistici affinché diano forza alla proposta con una petizione popolare, attraverso la raccolta di firme, da depositare al sindaco della città. L’Associazione si augura che l’Amministrazione comunale accolga la proposta "alla luce del grave momento economico - termina la nota - che stiamo attraversando".

 

Unimpresa: "Pressione fiscale sopra il 43% per altri 4 anni"

“La pressione fiscale resterà sempre inchiodata sopra il 43% per altri 4 anni. Non accennerà a calare, fatta eccezione per lievissime riduzioni in alcuni anni, il peso delle tasse sulle famiglie e imprese italiane tra il 2015 e il 2018. Quest’anno il macigno tributario si attesterà al 43,4% del Pil, restando di fatto allo stesso livello del 2013 e del 2014, e schizzerà fino al 43,6% nel 2016; poi una impalpabile diminuzione: 43,3% nel 2017 e 43,2% nel 2018. 4 anni di pressione fiscale insostenibile provocata da un aumento delle entrate tributarie, nel quinquennio, di oltre 45 miliardi di euro”. Così il Centro studi di Unimpresa, che elaborato l’ultimo Documento di economia e finanza del governo, nel giorno in cui l’Istat ha certificato che lo scorso anno il peso delle tasse sulle famiglie e sulle imprese si è attestato al 43,5% del prodotto interno lordo. “Con questo peso delle tasse, è difficile sperare di agganciare la ripresa” commenta il presidente di Unimpresa Calabria, Giuseppe Pratticò. “​Un livello di pressione fiscale costantemente alto, dunque quello programmato dal governo di Matteo Renzi – viene spiegato - che è la conseguenza della crescita delle entrate tributarie: il gettito correrà molto più del Pil e aumenterà, complessivamente, tra il 2014 e il 2018, di 45,7 miliardi.​ Nel dettaglio, rispetto al 2013 nel 2014  lo Stato ha incassato 1,6 miliardi in più da imprese e famiglie che hanno assicurato un gettito di 487,5 miliardi di euro. In termini percentuali si tratta di un incremento lieve, lo 0,34% in più, ma che va nella direzione opposta rispetto all’andamento dell’economia, prevista in calo dello 0,3% secondo il Def approvato dal governo. Una doppia velocità che si registra costantemente anche nelle previsioni degli anni successivi. Il gettito tributario nel 2015 arriverà a 493,7 miliardi in aumento di 6,2 miliardi rispetto a quest’anno: tasse in crescita dell’1,27%, mentre il pil dovrebbe salire solo dello 0,5%. Nel 2016 lo Stato incasserà 507,9 miliardi di euro con un incremento di 14,1 miliardi sull’anno precedente: in termini percentuali la crescita delle imposte è pari al 2,88% che va raffrontata con lo 0,8% della crescita economica. Nel 2017 la situazione è sostanzialmente identica: grazie a un incremento di 11,1 miliardi sul 2016, il gettito tributario arriverà a 519,1 miliardi in aumento del 2,19% e col Pil in crescita dell’1,1%. Chiude il conto il 2018, quando le tasse versate da aziende e cittadini nelle casse dello Stato saranno pari a 531,6 miliardi in aumento di 12,5 miliardi sull’anno precedente: vale a dire +2,42% e pil più lento all’1,2%. Nel quinquennio 2014-2018 – conclude Unimpresa - le tasse pagate dai contribuenti in Italia arriverebbe a toccare 2.540,1 miliardi di euro”.

Fisco, Unimpresa: "Serve la pace fra Stato e contribuenti"

“La mole di ricorsi tributari, che valgono come due manovre finanziarie, più di 50 miliardi di euro, impone al governo un ragionamento volto  a mettere definitivamente pace tra lo Stato e i contribuenti”. Ad affermarlo è il presidente di Unimpresa Calabria, Giuseppe Pratticò, che commenta i dati forniti dal presidente del Consiglio della magistratura tributaria, Mario Cavallaro, secondo il quale a fine 2014 in totale c’erano oltre 443.000 ricorsi pendenti davanti alla magistratura tributaria, per oltre 50 miliardi di euro. “La delega fiscale  - sostiene Pratticò - è volta a semplificare il rapporto tra i cittadini e le imprese da una parte e l’amministrazione finanziaria dall’altra e noi auspichiamo che sia la volta buona perché siano create regole di chiara attuazione: la certezza del diritto, specie in campo tributario, è fondamentale per la crescita economica ed è un fattore determinante anche per attrarre gli investimenti esteri. Nell’ottica di un rapporto più disteso – conclude il massimo rappresentante di Unimpresa regionale - sarebbe opportuno ragionare anche misure volte a snellire l’arretrato dei ricorsi, non necessariamente con condoni o sanatorie, magari con interventi volti a risolvere in via stragiudiziale le controversie di natura fiscale”. 

Subscribe to this RSS feed