Gazebo sequestrati a Reggio, il titolare di "Giardini in fiore" passa al contrattacco

Mancanza di comunicazione, confusione di ruoli e competenze, assenze pesanti di fronte alle richieste di chiarimenti avanzate da piccoli imprenditori investiti da un'ambigua ed intempestiva ordinanza sindacale, fuggi fuggi generale davanti a doverose assunzioni di responsabilità da parte degli amministratori. È questo il desolante scenario che emerge dalla gestione, improvvida e potenzialmente gravida di inutili e dannosi contenziosi a spese dei contribuenti reggini, decisa dal sindaco Giuseppe Falcomatà nell'intricato caso dei gazebo posti sotto sequestro con atto d'imperio. In un contesto di depressione, civile prima ancora che economica, come quella patita dalla comunità reggina, il primo cittadino, come noto, ha optato per la strada del muro contro muro il cui approdo sarà costituito, come preannunciato in una nota a firma dell'avvocato Marco Tullio Martino, da "un esposto-querela indispensabile per fare chiarezza e restituire ad esercenti onesti la dignità sottratta loro da decisioni formali e comportamenti personali totalmente irresponsabili". La sensazione che traspare con nettezza da ogni singola parola vergata dall'avvocato Martino, che tutela gli interessi del titolare della pizzeria "Giardini in fiore", è quella di essere assoggettati ad un regime amministrativo ottusamente chiuso a riccio, sia per una lapalissiana incapacità interpretativa di atti e norme, sia per una altrettanto chiara difficoltà di districarsi nella complessa ars di governo di una città stremata da uno stallo fatale. Pensare, o anche solo immaginare, di sanare alla vigilia di Ferragosto una situazione che, come ammesso dallo stesso sindaco, si protraeva da anni, è azione velleitaria e priva di beneficio alcuno. Sostenere il contrario, se suffragati dalla buona fede, supera tutti i limiti sostenibili di ingenuità. Se, viceversa, si trattasse di posizioni assunte in malafede per uno stupido spirito di vendicativa partigianeria, saremmo vittime di una guerra spietata talmente devastante da poter affossare definitivamente le residue speranze di futuro coltivate da un'opinione pubblica oggi più spaccata e disorientata che mai. Del resto, l'ipocrisia dell'approccio con cui l'Amministrazione ha messo i piedi nel piatto di accordi ufficiali intercorsi tra le parti è certificata dal ribaltamento dell'intesa trovata dai commercianti con i Commissari prefettizi. Il patto, infatti, prevedeva che, ove gli imprenditori non avessero potuto ottemperare, a causa della crisi economica, al pagamento delle cifre richieste oggetto di un aumento difficilmente sostenibile, sarebbero stati concessi loro, a far data dalla fine del dicembre scorso, sessanta giorni di tempo per richiedere una ulteriore rirateizzazione. Da quel momento in poi, al contrario, gli incontri che si sono tenuti per individuare una soluzione, sono stati tutti viziati dall'intenzione, non resa manifesta da Palazzo San Giorgio, di considerare già decaduti i diritti in capo ai proprietari dei gazebo. In particolare, Giovanni Fiore, titolare della pizzeria “Giardini in fiore”, spiega, nella nota affidata al suo legale, le ragioni della propria, ferma contrarietà a quanto accaduto, sia per la tempistica sia per le modalità con cui si è dato esecuzione all'ordinanza. Indignato per essere stato additato come "colui che sta dalla parte della illegalità, così come artatamente descritto nel comunicato diffuso dal sindaco Falcomatà e dal quanto mai inopportuno commento rilasciato e postato su Facebook dalla moglie dello stesso (!!)”, Fiore tiene a precisare che "la morosità di cui si è reso responsabile, che in questa sede pacificamente si ammette sin da subito, è stata esclusivamente determinata dalla esosità degli importi richiesti (in alcuni casi aumentati retroattivamente anche del 500%), nonché dalla crisi devastante che ha colpito in maniera drammatica tutti i commercianti del circondario reggino". "Orbene, per il pagamento delle somme dovute al Comune quale tassa per l'occupazione di suolo pubblico dei loro gazebo, gli esercenti in questione - ricorda l'avvocato Martino - erano stati ammessi in un primo momento alla rateizzazione. Tuttavia, non appena divenuti morosi per le ragioni sopra dette, gli stessi si sono visti recapitare una nota, nel dicembre 2014, nel corpo della quale veniva comunicato loro che sarebbero stati dichiarati automaticamente decaduti dal beneficio della rateizzazione, diventando pertanto abusivi, se non avessero ottemperato all'obbligo del pagamento delle rate mancanti, per svariate migliaia di euro, nel breve volgere di 10 giorni dalla notifica della nota. Non veniva loro invece, nel corpo della stessa nota, comunicato un sacrosanto diritto, riconosciuto loro da una delibera emessa dalla Commissione straordinaria prefettizia il 7 novembre 2013 (la n. 205), sconosciuta agli stessi esercenti perché mai comunicata loro e solo affissa per 15 giorni all'Albo Pretorio, e consistente nella possibilità, data la crisi attanagliante il settore, di ‘rateizzare nuovamente l'impagato purché avessero presentato nuova domanda entro 60 giorni dal mancato pagamento dell'ultima rata’. Veniva loro cioè, con la nota di dicembre, intimata una decadenza quasi immediata, nonostante avessero il diritto ad una nuova rateizzazione proprio a causa della crisi del settore. Ebbene – puntualizza ancora l’avvocato Martino - nonostante tutto, a dimostrazione della loro buona fede, lo stesso Giovanni Fiore, ignaro di tale possibilità, aveva richiesto nuovamente, poco prima dell'inizio della stagione estiva,  la rateizzazione di tutto quanto il dovuto, senza mai ricevere risposta sino all'8 agosto, ossia due giorni prima del provvedimento di chiusura. E ciò, nonostante la beffa del mancato colloquio il giorno della chiusura sia da parte del sindaco sia da parte della dottoressa Spanò, dirigente responsabile firmataria dei provvedimenti che si trovava fuori Reggio, con il commerciante Fiore, che si è visto l'11 agosto, in piena stagione estiva, ridotta l'attività". “A questo – continua il legale - si aggiunga che l'esercente è stato stato tacciato di agire nell'illegalità, additato al pubblico ludibrio anche da parte di chi, per esempio la moglie di Falcomatà, pur non avendo titolo alcuno per esprimere giudizi sprezzanti, è evidentemente sfuggito al ferreo controllo della comunicazione istituzionale operato dal primo cittadino”. L'avvocato Martino sottolinea, inoltre l'impossibilità di dialogare, se non con delegati di turno che non avevano contezza di soluzioni e mancavano di qualsivoglia forma di potere decisionale. Tanta amarezza, mista a disperazione: è questo lo stato d'animo di Giovanni Fiore in questi giorni. "Ormai i sigilli sono apposti  e, nonostante i proclami dell'Amministrazione dichiaratasi pronta a risolvere la situazione, ma solo a parole, adesso si pretende - argomenta il legale dell'imprenditore -  l'emissione di polizze fideiussorie impossibile da reperire in pochissimo tempo ossia prima che la stagione estiva volga al termine. Una presa di posizione dirompente che vanifica l'attesa ed i sacrifici di tutto l'anno in previsione del mese di agosto".

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