Come un elefante in un negozio di cristalli: è questa l'immagine che si accompagna alla volontà, manifestata da Antonio Caridi, di fare ingresso in Forza Italia. Il senatore, attualmente iscritto al Gruppo di Palazzo Madama denominato Grandi Autonomie Locali, è ormai da tempo ansioso di ritornare alla corte di Silvio Berlusconi. Una tappa ulteriore nel suo giro delle "sette chiese" della politica italiana. Il recinto nel quale si è mosso fin dagli albori della sua carriera, per amore di verità, è stato sempre quello del centrodestra. In questo caso non ci troviamo davanti ad un voltagabbana professionista saltellante fra i due schieramenti. Non è, come si dice, uno dei tanti che si premurano di soccorrere i vincitori, ma rimane inossidabile il dato che, iniziato alle competizioni elettorali dall'UDC, si è successivamente accomodato sulle solide e spaziose poltrone del PdL per poi fuggirne, affascinato come tanti big calabresi, dal sogno alfaniano di dar vita ad un Nuovo Centrodestra. Un'idea ben presto tramutatasi in miraggio dal quale Caridi è fuggito rapidamente preferendo ritagliarsi uno spazio autonomo nel limbo di GAL. Un vestito che, però, ad uno schiacciasassi del voto, ad una ruspa del consenso come lui, va stretto, troppo stretto. Quale migliore occasione, allora, del caos sovrano che regna da tempo in Forza Italia, a Roma ed in Calabria, per andare alla conquista di una dimensione più consona alle proprie ambizioni? Perché, prima o dopo, che sia nel 2017 o alla scadenza naturale della legislatura, dovranno pur essere richiamati alle urne gli italiani per rinnovare la Camera dei Deputati. E, vista la nascita del Senato non elettivo, il perimetro in cui sgomitare per rimanere a galla si fa sempre più affollato e guadagnare per tempo posizioni vantaggiose è necessario, al pari della tessitura di rapporti sul territorio di appartenenza e, se del caso, frantumare gli equilibri esistenti. E' a questo punto del piano che gli obiettivi "romani" si intrecciano con le dinamiche locali, regionali e, nello specifico, reggine. Le difficoltà a tenere in mano il timone da parte di Jole Santelli, Coordinatore calabrese di Forza Italia, non sono un segreto: mal di pancia che si allargano dal Pollino allo Stretto, messi in silenzio soltanto al prezzo di soddisfare gli appetiti dei colonnelli sparsi per le varie province. Scelte che, inevitabilmente, finiscono, però, per privilegiare qualcuno facendo imbufalire altri. Una guerra di nervi, senza esclusione di colpi: il bottino è la primazia nel proprio giardino, auspicato trampolino di lancio da costruire con pazienza per essere catapultati nel ventre molle della Capitale. A Catanzaro, Cosenza e Vibo, Santelli ha provato a metterci una pezza, ma non ha nessuna certezza che il suo tentativo di salvare il salvabile sia andato a buon fine. Ancor più intricata la matassa a Reggio Calabria, naturale terreno di caccia per Caridi e, proprio per questo motivo, più sensibile a consistenti smottamenti in caso di reale concretizzazione del suo transito in casa "azzurra". Nella città dello Stretto, le redini sono nelle mani di Alessandro Nicolò, non uno qualunque, ma il capogruppo del partito in Consiglio regionale. In queste settimane Caridi nasconde le sue reali intenzioni sparando alto con la pretesa di farsi affidare il ruolo ricoperto dalla Santelli, ma puntando con decisione al suo reale obiettivo: il coordinamento provinciale reggino. Non c'è bisogno di raffinate analisi politologiche per capire che spalancare le porte ad un inquilino ingombrante come Caridi creerebbe pericolose scosse telluriche, non solo sull'assetto interno, ma, per esempio, anche sulla fisionomia del Gruppo consiliare di Palazzo San Giorgio. Ed è proprio sull'Aula del Municipio che si sono concentrati gli appetiti del senatore, impegnato in queste settimane a far mancare il terreno sotto i piedi a Nicolò. Quattro sono gli eletti di Forza Italia e due di loro vantano un solido legame con il consigliere regionale: Demetrio Marino, il capogruppo, ed Antonio Pizzimenti. Diverse le posizioni di Mary Caracciolo e, soprattutto, di Massimo Ripepi. La prima, secondo quanto si mormora, sarebbe finita recentemente sotto l'ala protettiva di Caridi, defilandosi dalla schiera dei "nicoliani". Ancor più marcato e netto, come noto, il dissenso, manifestato anche platealmente, da Ripepi che non ha avuto remore nello sfiduciare pubblicamente il capogruppo Marino. Una mossa funzionale a spianare la strada a Caridi, togliendo di mezzo l'ostacolo rappresentato da Marino, ma che rischia di essere una velleitaria prova di forza. In realtà l'operazione, che ambirebbe a scalzare Nicolò dal ruolo di leader reggino di Forza Italia, si compone di passaggi più complessi e che, pure essi, difettano di qualcosa che in politica pesa parecchio: i numeri. Il disegno, di cui si parla nei corridoi di Palazzo San Giorgio, prevede il trasferimento dei tre consiglieri di Reggio Futura (creatura che fa capo all'ex presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti), e, probabilmente, anche di Luigi Dattola (Ncd), ai banchi riservati a Forza Italia. Uno scenario che, nella mente di chi lo ha concepito a tavolino, è monco, come sottolineato in precedenza, di un duro confronto con la realtà dei fatti: perché l'adesione ad un Gruppo sia ratificata occorre, infatti, l'accettazione da parte della maggioranza dei componenti. Ed anche considerando l'accordo espresso da Caracciolo e Ripepi, resterebbe da superare il muro eretto da Marino e Pizzimenti per impedire l'invasione dello "straniero". Una situazione di perfetta parità che sarebbe superata, come da regolamento, dalla decisione del capogruppo, pronto ad alzare il ponte levatoio del castello sotto assedio. Il guanto di sfida lanciato finirebbe, pertanto, nel mare delle intenzioni fantasiose, nel ricco oceano dei "vorrei ma non posso" in cui l'unico a non avere la ciambella di salvataggio sarebbe Ripepi che, non avendo neanche sottoscritto la tessera di Forza Italia, finirebbe per essere estromesso dal gruppo. Una matassa ingarbugliata che soltanto l'intelligenza e la lucidità di tutti i protagonisti in campo potranno dipanare nelle prossime settimane, verosimilmente destinate ad arricchire con ulteriori capitoli un romanzo ancora tutto da scrivere.