Reggio, fermato presunto scafista

A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la Squadra Mobile reggina, con la collaborazione dei militari della Capitaneria di Porto, ha sottoposto, d’iniziativa, a fermo d’indiziato di delitto un cittadino di origine senegalese, gravemente sospettato di essere stato al comando dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano i cittadini extracomunitari sbarcati al porto di Reggio Calabria nella mattinata del 2 febbraio scorso.

Gli immigrati giunsero nel porto della città dello Stretto dopo essere stati soccorsi in mare dalla nave“Ubaldo Diciotti” della Capitaneria di Porto, a circa 30 miglia dalle coste libiche.

All’uomo, Bassirou Diallo, di 34 anni, la Procura della Repubblica ha contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché, in violazione delle norme del testo unico immigrazione, avrebbe condotto verso il territorio dello Stato italiano una piccola imbarcazione a bordo della quale viaggiava parte degli immigranti giunti al porto di Reggio Calabria.

In tal modo, il  presunto scafista avrebbe procurando l’ingresso illegale in Italia di cittadini stranieri privi del titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.

Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti dagli investigatori della Squadra Mobile, è emerso che, dopo aver pagato un’ingente somma di denaro, gli immigrati erano partiti dalla città libica di Sabratha, senza scorte di cibo ed acqua ed in precarie condizioni igienico-sanitarie.

Inoltre, nel corso delle attività è stato sequestrato materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini.

Il fermo è stato convalidato dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, che ha disposto, nei confronti di Bassirou Diallo, la misura cautelare della custodia in carcere.

A Crotone sbarcati altri 775 immigrati

Alle 12 di oggi, a bordo della nave militare irlandese “Samuel Beckett”, sono giunti nel porto di Crotone  655 cittadini stranieri (di prevalente nazionalità subsahariana). Dall'imbarcazione sono state sbarcate anche tre salme. Una volta giunti a terra, gli immigrati sono stati sottoposti allo screening di routine da parte del personale del locale SUEM 118 che ha riscontrato condizioni generali discrete. Per i 25 minori non accompagnati è stato attivato il consueto iter di assistenza, a cura dei servizi sociali territoriali. Una volta identificati, tutti i gli immigrati raggiungeranno le diverse località, previste nel piano di riparto predisposto dal Viminale. Lo sbarco segue di poche ore l’arrivo di altra imbarcazione a vela con 120 persone a bordo, intercettata a largo di Capo Rizzuto da motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto. Scortata fino allo scalo crotonese,  gli occupanti l'imbarcazione sono stati sottoposti alle attività di rito, prima di essere destinati ai centri di accoglienza presenti sul territorio nazionale.

Ordinanza di misura cautelare in carcere per uno scafista somalo

Un’ordinanza di misura cautelare in carcere è stata emessa dall’ufficio del G.I.P. presso il tribunale di Castrovillari, nei confronti di un cittadino somalo, Xasan Cusman, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La misura, eseguita dagli agenti della Polizia di Stato della questura di Cosenza, è giunta al culmine delle attività investigative che il 30 giugno scorso portarono all’arresto del 28enne. L’uomo venne fermato nel corso di un’operazione condotta dalla Mobile di Cosenza, in collaborazione con la Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto di Corigliano Calabro. Il cittadino somalo sarebbe uno dei tre scafisti responsabili dello sbarco d’immigrati, avvenuto qualche giorno fa, nel porto di Corigliano Calabro.

Toglie una multa al figlio del presunto boss: maresciallo arrestato dalla Polizia

Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, gli investigatori della locale Squadra Mobile e della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, hanno eseguito 3 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Francesco Chilà, 48 anni, Roberto Franco, 56 anni e Francesco Franco, 24 anni. Nel dettaglio Chilà, colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, nell’esercizio delle sue funzioni quale sottufficiale in servizio presso la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Reggio Calabria, in concorso con Roberto Franco, sottoposto alla misura della custodia in carcere e già detenuto presso il carcere di Voghera, in provincia di Pavia, in quanto colpito da altra ordinanza di custodia cautelare lo scorso 15 marzo nell'ambito dell'operazione "Sistema Reggio" e con il figlio Francesco Franco, anch’esso colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbero sottratto, distrutto o occultato atti facenti parte del processo verbale di accertamento e contestazione d’infrazione amministrativa, contestato a Francesco Franco, il quale nell’occasione (luglio 2014) aveva violato un’ordinanza della Capitaneria in quanto a bordo del suo acquascooter aveva navigato senza il previsto caschetto protettivo nella rada di Scilla. L'8 luglio 2014, nell’ambito dell’attività di intercettazione telefonica eseguita sull’utenza in uso all’indagato Roberto Franco e nel corso delle indagini che hanno poi portato all’emissione da parte dell’Autorità Giudiziaria di un'ordinanza di custodia cautelare nel corso dell’operazione denominata "Sistema Reggio" lo scorso 15 marzo, è stata intercettata una conversazione intercorsa tra Roberto Franco ed il figlio Francesco nel corso della quale domandava al figlio "come si chiama quello che ti ha fermato della capitaneria?" ed, avuto il nominativo, tratto dal verbale elevatogli, il figlio ha chiesto se il padre fosse con il Comandante, "ma c’è quello là…il Comandante?", e ricevuta conferma, "Sì", aggiungeva “e digli che voglio parlare io però!...domani", al che il presunto boss avrebbe rassicurato il figlio, "sì, poi parli tu con lui", ma prima di congedarlo si è udito in sottofondo, affermano gli investigatori, Franco ripetere alla persona a lui vicina l’intenzione del figlio, "digli che voglio parlare io con il comandante", riportandola con tono ironico dal momento che il sospetto boss si era già personalmente attivato per il verbale contestato al figlio dai due appartenenti alla locale Capitaneria di Porto. Per come ritenuto dagli investigatori, il "Comandante" così definito da Franco nel corso delle sue interlocuzioni, era proprio il maresciallo Chilà. In coincidenza con l’esecuzione della misura custodiale emessa nell’ambito dell’operazione "Sistema Reggio" nei confronti, tra gli altri, di Roberto Franco, – al fine di chiarire come si fosse concretamente evoluta la vicenda connessa al verbale di infrazione contestato a Francesco Franco dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, nonché al "sospetto" interessamento da parte di Roberto Franco (su sollecitazione del figlio) dell’amico maresciallo Francesco Chilà (non a caso pubblico ufficiale in servizio presso il citato ufficio)  –  la Procura della Repubblica ha delegato personale di Polizia Giudiziaria della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria per il compimento di opportune indagini finalizzate a ricostruire la vicenda, consentendo alla stessa struttura di porre in essere tutti gli approfondimenti necessari. E' stato, quindi, accertato, a parere degli inquirenti, che il 6 luglio 2014 (ovvero due giorni prima della conversazione telefonica) Francesco Franco era stato sanzionato per l’importo di 172 euro dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria per aver navigato in acquascooter senza indossare il prescritto casco protettivo e gli era stato notificato un verbale. Il verbale risultava mai pagato e non in possesso agli atti dell’Ufficio Contenzioso Amministrativo della capitaneria di Porto di Reggio Calabria, circostanza che ha determinato la configurazione del reato di falsità in atto pubblico per soppressione.  Al termine delle formalità di rito, i soggetti colpiti dai provvedimenti restrittivi sono stati posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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Sequestrati 4 quintali di pesce avariato

Quattro quintali di pesce andato a male sono stati posti sotto sequestro in un negozio al cui proprietario gli investigatori hanno elevato una multa. I poliziotti del Commissariato di Gioia Tauro ed i militari della Capitaneria di Porto hanno trovato la merce pessimamente conservata a livello igienico-sanitario. La porzione più consistente di prodotti ittici, sottoposta ai controlli del personale veterinario in servizio presso l'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, è risultata essere incommestibile. La parte rimanente è stata donata ad una organizzazione che si occupa di beneficenza. 

   

Sequestrati un quintale e mezzo di novellame e duemila ricci di mare

Più di un quintale e mezzo di novellame di sarda e duemila ricci sono stati scoperti e posti sotto sequestro all'interno di un camion e di un'automobile. I militari della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, a ridosso della zona adibita all'imbarco sulle navi a Villa San Giovanni, hanno bloccato un mezzo pesante diretto in Sicilia ed a bordo del quale, in trentuno cassette rivestite di polistirolo,  era stato sistemato il novellame di sarda. Nei confronti del conducente è scattata la denuncia. Poco dopo, gli uomini della Capitaneria, insieme ai Carabinieri della locale Compagnia, hanno rinvenuto dentro un'autovettura tredici sacche in cui trovavano posto duemila ricci di mare.  

Sequestrati oltre 3 quintali di pesce

Nella notte tra venerdì e sabato scorso il personale impegnato nelle consuete attività di vigilanza sulla filiera della pesca, ha effettuato alcuni controlli ai mezzi isotermici che trasportano i prodotti della pesca da e verso la Sicilia. Pedinamenti, appostamenti presso i punti di imbarco di Villa San Giovanni per la Sicilia hanno così permesso al personale del Nucleo pesca della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, congiuntamente a quello dell’Ufficio Locale Marittimo di Villa San Giovanni di cogliere in flagranza un autotrasportatore catanese che cercava di eludere tali controlli. Durante un’ispezione di un Fiat Ducato sono state rinvenute, opportunamente occultate e nascoste sotto le numerosissime cassette di pesce regolarmente tracciato,  62 cassette in polistirolo di novellame di sarda per un peso stimato di circa 310 kg con un valore commerciale al dettaglio di oltre 7.000 euro. L’autista del mezzo condotto da un autotrasportatore catanese R.S., 50 anni, nato a Torino ma residente a Catania, è stato identificato e denunciato in stato di libertà alla Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria, mentre l’intero prodotto ittico è stato posto sotto sequestro penale. La taglia minima della specie ittica in questione è di 11 cm ed è regolamentata da una dettagliata disciplina nazionale e comunitaria il cui fine principale è quello di garantire la riproduzione e, quindi, la conservazione della fauna marina. Sempre all’interno del mezzo, è stato rinvenuto altro prodotto ittico per un totale di circa 25 kg (lumache di mare) che è stato sequestrato in via amministrativa in quanto, per come dichiarato dal trasgressore, erano stati acquistati per la successiva vendita da pescatori sportivi, fattispecie vietata dalla normativa. Oltre al sequestro amministrativo pertanto è stato elevato anche un verbale di 2.000 euro. L’attività di Polizia ittica complessivamente ha comportato un sequestro di 335 kg di prodotti ittici. Dopo la certificazione del dirigente medico veterinario competente del servizio veterinario Area "B" della locale ASP, dottor 5 Mario Chirico, che ne ha attestato l’idoneità al consumo umano e l’autorizzazione del magistrato di turno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Calamita, tutto il prodotto è stato donato in beneficenza ad alcuni istituti caritatevoli locali per il successivo consumo presso le mense degli stessi.

Sequestrate 10 tonnellate di tonno surgelato

I Carabinieri hanno bloccato un camion che stava entrando all'interno di un deposito in cui viene stoccato il pesce a Vibo Marina. Controllando il mezzo pesante, si sono resi conto della presenza di dieci tonnellate di tonno del tipo "pinna gialla" e si sono, pertanto, rivolti alla Capitaneria di Porto ed ai veterinari dell'Azienda sanitaria provinciale. Gli accertamenti effettuati dagli specialisti hanno permesso di scoprire che il prodotto ittico, pessimamente conservato, non poteva essere consumato. Contemporaneamente al sequestro della merce, i responsabili sono stati denunciati per il reato di messa in commercio di prodotto ittico inidoneo al consumo umano.

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