'Ndrangheta, undicenne collabora con la giustizia: "Mio padre braccio destro del boss"

La giustizia si sta avvalendo della collaborazione di un bambino di undici anni, mai era capitato nella storia della guerra alla 'ndrangheta che i magistrati potessero sfruttare i racconti di un testimone in così tenera età. La storia, raccontata da "Repubblica, ruota attorno alla figura del figlio di uno dei soggetti sospettati di essere al vertice di una potente cosca gravitante nella Piana di Gioia Tauro. A raccogliere le sue dichiarazioni è Giulia Pantano, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria al quale il ragazzino fornisce dettagli e particolari di ciò che avrebbe visto nel corso degli anni. Con lui la mamma, pure lei determinata nel collocarsi dalla parte giusta delle barricata per impedire che i suoi eredi vivano in contesti scellerati. L'uomo che lei ha sposato è finito in galera undici mesi fa, catturato nel contesto dell'indagine "Eclissi" condotta dai Carabinieri. Gli inquirenti, inoltre, sono in possesso, di una sim che è stata loro consegnata dal giovanissimo collaboratore, il quale ha spiegato che in numerose circostanze il padre se ne è servito per comunicare con uno fra i capi del clan rosarnese dei Bellocco, anch'esso con base nella stessa zona del Reggino.  "Mio papà - è scritto in uno dei verbali - faceva parte di questa cosca. Papà faceva quello che voleva all'interno della cosca, era il braccio destro del capo".  "Li ho visti fare tutto, tutto quello...so tutto quello che avete trovato armi. Ho visto la droga, le armi, pistole più che altro, fucili mai...la droga l'ho vista sempre nel garage, in giro non l'ho mai vista".  A maggio, al pari della mamma e dei due fratellini, è stato trasferito in un luogo segreto. 

 

 

Collabora con la giustizia: affiliato alla 'ndrangheta pestato in cella

Un detenuto di 35 anni, che sostiene di essere appartenente alla 'ndrangheta, ha rivelato di aver subito una violenta aggressione da parte di altri soggetti reclusi in seguito alla sua decisione di avviare una collaborazione con la giustizia. Dell'episodio, verificatosi due mesi fa all'interno di una cella della casa di reclusione di Marassi, a Genova, si è venuti a conoscenza adesso grazie all'interrogatorio cui il 35enne è stato sottoposto da Giulia Pantano, sostituto procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. La vittima ha riferito di essere disposta a svelare parecchie circostanze verificatesi in Calabria e Liguria. Il contenuto delle conversazioni con il pubblico ministero è stato trasmesso agli uffici della Procura di Reggio Calabria. 

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