Scoperte armi e droga in edifici abbandonati

Perquisendo edifici in disuso, i Carabinieri hanno trovato parti di pistola e quasi 150 grammi di sostanze stupefacenti. Nello specifico, i militari della Compagnia di Palmi, coadiuvati dai colleghi del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia, hanno rinvenuto eroina e marijuana, insieme a due serbatoi cal.7,65, una canna cal.7,65 cui erano state apportate le modifiche necessarie per inserire il silenziatore per l'innesto di silenziatore. Scoperti, inoltre due aste guida molla,  due unghie estrattrici, una cartuccia cal.7,65 ed un silenziatore. 

   

Detenzione di armi: 55enne ai domiciliari

Scarcerato R.V., di anni 55, arrestato il 7 giugno per minaccia e detenzione abusiva di armi clandestine. Il provvedimento è stato emesso dal GIP presso il Tribunale di Palmi, ad esito dell’istanza difensiva avanzata dagli avvocati Davide Vigna e Luigi La Capria, i quali hanno focalizzato l’attenzione sulle recenti modifiche introdotte nel Codice di procedura penale sulla materia della custodia cautelare e sulla necessità che le esigenze sottese l’applicazione ed il mantenimento della misura carceraria siano sempre sorrette da elementi concreti idonei ad escludere che altre misure non possano tutelare adeguatamente le necessità di cautela. In particolare, i difensori hanno segnalato che l’incensuratezza dell’imputato ed alcuni dettagli specifici emersi in sede di indagini hanno consentito di ritenere che le esigenze cautelari non potevano ritenersi idonee al mantenimento della custodia in carcere. Secondo i difensori anche la misura degli arresti domiciliari, eventualmente supportata dall’utilizzo del cosiddetto “braccialetto elettronico”, avrebbe consentito di soddisfare ampiamente ogni esigenza di cautela. In accoglimento delle argomentazioni difensive, pertanto, il GIP ha disposto la sostituzione della misura con quella degli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza, ove l’indagato dovrà permanere in attesa del giudizio.

 

'Ndrangheta, 5 ergastoli nell'Appello del processo "Cosa Mia"

Sono cinque gli ergastoli inflitti al termine del processo "Cosa Mia" celebrato presso la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria. L'inchiesta aveva smantellato i clan della 'ndrangheta Gallico, con sede a Palmi,  e Bruzzise,  della frazione Barritteri di Seminara. I due gruppi criminali in conflitto tra loro diedero vita, nel periodo  compreso fra il 1980 ed il 1988, ad una spaventosa guerra che lasciò sul "campo di battaglia" 52 vittime.  Sul banco degli imputati 43 persone ai quali sono stati comminati complessivamente oltre tre secoli di carcere.  Alle quattro condanne all'ergastolo decise all'epilogo del processo di primo grado svoltosi a Palmi, se ne è aggiunto un altro deciso dal Collegio d'Appello. L'indagine aveva permesso di appurare gli interessi della cosca Gallico in relazione alle opere di ammodernamento dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Alle aziende che si erano aggiudicate le gare d'appalto su una porzione dell'infrastruttura era stato imposto di pagare una quota pari al 3% dell'importo incassato.  

Truffe: sequestrati un Caf e beni per 2,5 milioni di euro

Sigilli ad un Centro assistenza fiscale (Caf) che avrebbe messo in piedi una truffa ai danni dell'INPS. I militari della Guardia di Finanza di Palmi, su disposizione del Giudice delle indagini preliminari, hanno sequestrato un patrimonio il cui valore ammonta complessivamente a 2,5 milioni di euro. L'attività investigativa condotta ha permesso di accertare, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che la struttura ha falsificato modelli Isee utilizzando codici fiscali inventati oppure riferiti  a defunti. Un raggiro che avrebbe così reso possibile l'indebita percezione della cifra prevista per ogni singolo documento presentato. L'elenco dei beni oggetto del provvedimento eseguito stamane comprende automobili, conti correnti, beni immobili, una società, oltre al Caf interessato dall'indagine. 

Accusato di maltrattamenti in famiglia: assolto

Assolto A.C., di 35 anni, dall’accusa di maltrattamenti in famiglia. Questo il verdetto reso dal Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Palmi, quale esito del giudizio abbreviato a cui l’imputato aveva scelto di sottoporsi successivamente al suo arresto eseguito il 13 aprile scorso. I fatti traevano origine da due denunce sporte dall’ex coniuge legalmente separata, conseguenti alcuni episodi nei quali la coppia aveva vissuto un momento critico derivante dal perfezionando delle pratiche legali di separazione. Inizialmente sottoposto al regime degli arresti domiciliari, l’imputato aveva deciso di trascorrere la fase cautelare chiedendo – quale unica autorizzazione, immediatamente concessa – la possibilità di proseguire nella sua attività lavorativa per continuare a versare regolarmente le somme dovute all’ex moglie ed ai due figli minori a titolo di mantenimento, in attesa del giudizio. In sede di discussione i Legali dell’imputato, Avvocati ti Davide Vigna e Carlo Bonaro, hanno posto l’accento sull’estemporaneità dei due episodi valorizzati nel capo d’imputazione al fine di ritenere sussistente il reato di maltrattamenti; quest’ultimo, in particolare, si caratterizza per la volontà da parte del soggetto agente di una sistematica e totale sopraffazione della vittima. Secondo i difensori non ogni episodio conflittuale, a maggior ragione se inquadrabile in una fase di crisi della coppia (che nella maggior parte dei casi è a carattere momentaneo) può ritenersi sintomatico della manifestazione di tale specifico reato. In accoglimento delle tesi difensive il GUP Palmese, ad esito della camera di consiglio del 13 luglio, ha pronunciato sentenza assolutoria con la formula “perché il fatto non costituisce reato” contestualmente dichiarando cessata la misura cautelare.

 

'Ndrangheta, sequestrati beni per 6 milioni di euro

Un patrimonio che ammonta complessivamente a 6 milioni di euro è stato posto sotto sequestro dai militari della Guardia di Finanza. Nel mirino delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria una rinomata struttura turistica, due concessionarie che disponevano di cinquanta autovetture, oltre a due aziende attive nel comparto delle pulizie e titolari di appalti assegnati dall'Amministrazione Comunale di Palmi. Secondo gli investigatori, la proprietà dei beni, sebbene attribuita sulla carta a sei soggetti che fungevano da "teste di legno", sarebbe riconducibile ad una persona sospettata di contiguità con la cosca di 'ndrangheta Parrello. Sette i soggetti denunciati.  

Muore dopo il parto, la Procura apre un'inchiesta

Ancora un presunto caso di malasanità in Calabria. Questa volta la vittima è una donna, Vinceza Raso, di 34 anni, deceduta nell'ospedale di Polistena dopo aver dato alla luce una bambina con parto cesareo nella clinica Villa Elisa di Cinquefrondi. Per cercare di fare luce su quanto accaduto, la Procura della repubblica di Palmi ha aperto un'inchiesta. Il pm ha disposto l'autopsia sul corpo della donna ed il sequestro delle cartelle cliniche. La bambina partorita dalla donna è stata ricoverata a Reggio Calabria. Le indagini vengono condotte dalla polizia.

Malmena la moglie perché troppo "occidentale"

Ad un cittadino marocchino di 52 anni, residente a Palmi, il giudice per le indagini preliminari ha vietato di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie, nonché di comunicare sia con lei che con i suoi amici e parenti. La misura è stata disposta, su richiesta della procura di Palmi, in seguito alla denuncia presentata della donna, una ventottenne magrebina, che ha accusato l’uomo di averla sottoposta a violenze e minacce di morte. All’origine dei maltrattamenti, che sarebbero andati avanti dal 2008 fino al 2013, ci sarebbero i costumi della donna, ritenuti dall’uomo troppo “occidentali”

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