'Ndrangheta, operazione "Metropoli - Hidden economy": 13 fermi, sequestrate due attività imprenditoriali

I finanzieri dei Comandi provinciali di Pavia e Milano unitamente a militari dello Scico di Roma hanno dato esecuzione a provvedimenti delegati dalla Procura della Repubblica di Milano, nei confronti di 13 indiziati di appartenere ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegali di armi.

In particolare, le fiamme gialle hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 13 soggetti ed un sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di due attività imprenditoriali.

I provvedimenti rappresentano l’epilogo di una complessa attività investigativa denominata “Metropoli – Hidden economy”, coordinata dalla Dda milanese e condotta dai Nuclei di polizia economico-finanziaria di Milano e Pavia, con il supporto del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma, che ha consentito di ricostruire le attività di un’associazione criminale composta da soggetti dediti, a vario titolo, al traffico di cocaina, hashish e marijuana e all’intestazione fittizia di beni, con al vertice il figlio dello storico esponente apicale di un sodalizio di ‘ndrangheta del quartiere Comasina di Milano.

Le investigazioni economico-finanziarie hanno permesso di ricostruire i flussi di danaro e rilevare come una carrozzeria, utilizzata dagli indagati anche per la riparazione di auto in danno di istituti assicurativi ed un negozio di articoli sportivi, entrambi ubicati nella provincia di Milano e formalmente intestati a terzi soggetti, fossero in realtà riconducibili all’indagato principale.

Le indagini hanno altresì permesso di ricostruire le rotte dello stupefacente, con sequestri effettuati anche nel territorio della Confederazione Svizzera, episodi estorsivi nei confronti dei clienti morosi ed un traffico di armi anche da guerra, quali mitragliatori Kalashnikov riforniti da cellule calabresi e balcaniche collegate.

Durante l'operazione sono state effettuate perquisizioni in tutta la Lombardia con il supporto di altri reparti e di mezzi aerei della guardia di finanza.

Blitz contro la 'ndrangheta: arresti in Calabria, Lombardia e Piemonte

È scattato alle prime luci dell’alba di oggi l’intervento dei militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Pavia che, con la collaborazione del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma e il supporto dei reparti di Lombardia, Piemonte e Calabria, hanno eseguito, tra l’altro, 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Milano nei confronti di altrettante persone, alcune delle quali sarebbero contigue a storiche famiglie ‘ndranghetiste originarie di Platì (Rc) e radicatesi nel Nord Italia nei territori a cavallo tra le province di Pavia, Milano e Monza Brianza nonché nel torinese.

Agli arrestati la Procura Distrettuale antimafia milanese contesta, a vario titolo, l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi da sparo fino a episodi di estorsione perpetrati in Lombardia con l’aggravante del metodo mafioso.

Le fiamme gialle pavesi, con il supporto dei reparti territoriali, di decine di unità anti terrorismo pronto impiego (Atpi), l’impiego di unità cinofile e dei mezzi aerei del Corpo sono state impegnate nella ricerca e cattura dei destinatari della misura, interessando anche la roccaforte di Platì dove i principali responsabili del sodalizio si erano spostati, facendo poi la spola con la Lombardia.

L’attività investigativa, iniziata nella primavera del 2019 e conclusasi oggi con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, è stata caratterizzata dal costante monitoraggio dei soggetti originari del Reggino e da tempo stanziati nei territori compresi tra le province di Pavia e Milano, dove avrebbero operato seguendo condotte tipicamente mafiose. Infatti, le attività investigative hanno registrato ripetute attività estorsive nei confronti di soggetti che ritardavano a pagare lo stupefacente, ricorrendo alla forza intimidatrice, sovente manifestata con la prospettazione nei confronti delle loro vittime di gravi conseguenze ove non avessero saldato i propri debiti nei tempi richiesti dai sodali.

Il sodalizio avrebbe trattato considerevoli quantitativi di cocaina e marijuana, anche con l’intento di rifornire gruppi criminali a loro collegati in Lombardia,  Piemonte, Liguria e Toscana. Non sarebbero risultate estranee a queste ultime dinamiche criminali alcune figure femminili, congiunte dei principali indagati, che pur svolgendo una funzione secondaria, avrebbero comunque dato il loro contributo per la commissione dei reati. Infatti, in più occasioni, è stato rilevato il loro supporto durante le operazioni di prelievo, consegna e confezionamento dello stupefacente nonché durante le operazioni di conteggio dei proventi illeciti incassati. Per una di loro, come per altri due fiancheggiatori del sodalizio, il gip del Tribunale di Milano ha disposto la misura dell’obbligo di presentazione davanti alla pg e per un quarto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio del comune di residenza.

Il clan, per supportare le proprie capacità operative, per perpetrare le estorsioni ed il traffico di droga o anche per fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia proveniente dall’esterno del sodalizio, aveva la disponibilità di armi automatiche, come fucili mitragliatori Kalashnikov, forniti da una cellula calabrese collegata.

Al fine di rendere, poi, difficile l’individuazione dei proventi delle attività delittuose così da poter sfuggire ad una eventuale aggressione patrimoniale da parte dello Stato, il sodalizio criminale avrebbe utilizzato società di servizi ed imprese edili, costituite ad hoc, ma di fatto inattive, che tramite l’emissione di fatture false avrebbero potuto occultare i proventi illeciti sfruttando anche la complicità di almeno un professionista per presentare bilanci e dichiarazione dei redditi opportunamente “adattati”.

Controlli dei carabinieri a Reggio Calabria, arrestate due persone

I carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria, mediante l’impiego di alcune articolazioni operative di cui dispone (Stazioni, Aliquota Radiomobile e degli equipaggi della Compagnia d’intervento operativo di Palermo) hanno effettuato un servizio straordinario di controllo del territorio che ha interessato il centro città e l’immediata periferia.

Il servizio si è concretizzato nell’esecuzione di: posti di controllo; controllo degli avventori di alcuni esercizi commerciali; controllo di soggetti ristretti in regime di arresti domiciliari e di persone gravate da misure di prevenzione personali e di sicurezza.

Al termine del servizio, i carabinieri hanno:

-         controllato 8 esercizi commerciali;

-         identificato 124 persone;

-         controllato 53 mezzi (autovetture/motocicli) elevando numerose contravvenzioni al Codice della strada;

-         recuperato una autovettura oggetto di furto;

-         controllato 23 persone ristrette in regime di arresti domiciliari e/o sottoposti a misure di prevenzione personale e/o di sicurezza;

-         sequestrato 4 grammi di marijuana.

Contestualmente, i militari della Stazione di Reggio Calabria – Catona hanno proceduto all’esecuzione di un ordine di carcerazione a carico del 36enne Mario Montoli e del 26enne Marco Venuti. I due, entrambi di Reggio Calabria, sono stati riconosciuti colpevoli del reato di rapina in concorso commesso nel 2014 ai danni di un supermercato di Cilavegna, in provincia di Pavia.

Condannati ad una pena di due anni e sei mesi il primo e due anni e quattro mesi il secondo, i due sono stati tradotti presso la casa circondariale di Arghillà per l’espiazione del periodo di condanna a cui è stato scorporato il periodo scontato in regime di arresti domiciliari.

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Arrestati in Calabria due pericolosi detenuti evasi dal carcere di Voghera

Due pericolosi detenuti evasi, nel dicembre scorso, dal carcere di Voghera sono stati arrestati dagli agenti della Polizia di Stato a Crotone. Ad essere finiti nella rete dei poliziotti sono due pluripregiudicati 60enni, Alessandro Covelli, di Crotone e Tommaso Biamonte di Gimigliano, in provincia di Catanzaro.

In particolare, l’11 dicembre scorso, durante un permesso, Covelli ha minacciato il gestore di un albergo di Torino dove aveva trovato alloggio. L’albergatore aveva allertato le forze dell’ordine della sua presenza all’interno della struttura ricettiva in compagnia di un altro pregiudicato crotonese. Intuito l’imminente arrivo di una pattuglia dei carabinieri, servendosi di una pistola, Covelli ha minacciato il gestore della struttura ricettiva, per farsi aprire le porte e darsi alla fuga.

Nello stesso giorno, approfittando di un permesso, Biamonte non ha fatto ritorno nella stessa struttura carceraria di Voghera.

A seguito delle due evasioni, è stata avvia una complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pavia, finalizzata alla cattura dei due fuggitivi.

Nello specifico, personale del Nucleo investigativo centrale presso il Prap Lombardia - Milano della Polizia Penitenziaria, ha svolto una capillare attività di indagine in tutta l’Italia settentrionale. Contestualmente, analoghe attività sono state avviate dagli uomini della Squadra mobile di Crotone.

L’incessante sforzo investigativo, messo in atto da due Uffici di Polizia, ha dato i frutti sperati quando, nella tarda mattinata di oggi, gli investigatori, hanno intercettato, in piazza Nettuno a Crotone, i due evasi mentre stavano salendo a bordo di un’auto.

Una volta fermata l’autovettura, i due hanno cercato di fornire false generalità esibendo documenti di identità contraffati.

Nel corso della perquisizione personale, estesa ai bagagli dei due evasi, è stata rinvenuta la somma complessiva di 5 mila euro, nonché due pistole semiautomatiche a salve prive di tappo rosso con relativo munizionamento.

Dopo gli adempimenti di rito, Covello e Biamonte sono stati associati presso la casa circondariale di Crotone.   

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'Ndrangheta: arrestato presunto affiliato a cosca

Un 57enne, è stato arrestato  a Pavia, dal Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei carabinieri. L'uomo, originario del crotonese, ma da anni residente in Svizzera e domiciliato nel pavese è uno dei 36 destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catanzaro Antonio Battaglia su richiesta della Direzione distrettuale antimafia lo scorso 18 ottobre. Giovanni Mosca, questo il nome dell'arrestato, era riuscito a sfuggire al blitz compiuto, nei giorni scorsi, nell'ambito dell'operazione "Six towns" condotta nelle province di Crotone e Cosenza, Milano, Pavia e Varese. Mosca risulta indagato per associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsione, riciclaggio e detenzione di droga ai fini di spaccio. Dagli accertamenti risulterebbe organico alla cosca di Belvedere Spinello, attiva in diverse località distribuite a cavallo delle provincie di Crotone e Cosenza e da anni presente anche nel comune di Rho, in provincia di Milano.

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