Piantagione di canapa indiana dietro casa: arrestati madre e figlio

I Carabinieri hanno arrestato e ritretto ai domiciliari una 69enne ed un 47enne, madre e figlio, accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e furto di energia elettrica. Sulla base di quanto emerso nel corso delle indagini si sarebbero responsabili della realizzazione di una piantagione di cannabis indica alle spalle della casa in cui abitano a San Luca, in provincia di Reggio Calabria. Gli arbusti, in tutto 24, erano alti fra 2,5 e 3,5 metri. La perquisizione effettuata ha consentito, inoltre, ai militari dell'Arma di accertare che i due si servivano di energia elettrica proveniente abusivamente dalla pubblica illuminazione. Controllando il secondo livello dell'abitazione, gli uomini in divisa hanno trovato poi quasi due chili di marijuana per la quale era già completata la procedura di essiccazione. 

"Mafia Capitale", la legge non è uguale per tutti

San Luca e Badolato e vari altri paesi meridionali e persino di altrove sono stati fatti oggetto di commissioni di accesso, e sciolti per mafia; e qualche volta è successo che il sindaco si sia rilevato solo partecipante a normalissime cene con tanta gente promiscua, e prosciolto… Tante altre volte le infiltrazioni mafiose e camorristiche eccetera erano vere, e ben venga lo scioglimento. San Luca d’Aspromonte, paese chiacchieratissimo, conta poco meno di quattromila anime; ha un territorio di 105,35 kmq, quindi una densità di 37 abitanti per kmq, molto meno di un’oasi del Sahara. Ammesso che i 105,35 siano campi fecondi come la California, e non, come sono, calanchi e boschi, che mafia volete che ci sia, a San Luca? A chi chiedono la tangente, i loschi figuri, ai boscaioli: un fungo ogni dieci? Lo stesso per Badolato, scrigno di tesori artistici e memorie storiche, però scarsissimamente utilizzate, perciò di modesto rendimento finanziario. Insomma, una mafia da quattro soldi. Però, ragazzi, dura legge ma legge! I Comuni infiltrati dalla mafia devono essere sciolti. Legge draconiana! E allora, che mi dite, che mi dite di Roma? Roma, sostiene la magistratura (la magistratura, non i pettegoli) è come quando Sallustio, nel I secolo aC, scrisse “Romae omnia venalia”, a Roma tutto è in vendita. C’è anche la mafia con la camorra, ma si aggiunge alla tavola imbandita, al mangia mangia a trecentosessanta gradi di politici e associativi, senza salvare né destra né sinistra né centro né sopra né sotto. Non serve la mafia, a giudicare Roma una cloaca massima di corruzione; ma c’è anche la mafia in senso letterale, se vogliamo essere pignoli. E allora, perché non sciolgono il Comune di Roma come quello di Badolato, di San Luca eccetera? Qualcuno balbetta spiegazioni formalistiche, sofismi avvocateschi, arrampicate sugli specchi… ma la verità, si sussurra, sarebbe più banale: non si scioglie Roma perché è la capitale, e l’Italia farebbe una brutta figura al cospetto dell’intero pianeta. Una in più! E che ragionamento è? Ci sono forse alcuni milioni di Italiani per cui la legge non vale per il solo fatto che stanno a Roma? A Roma si può rubare diversamente da Milano, Palermo, Sassari, Bari, Venezia, San Luca eccetera, e ciò per il solo essere Roma, ovvero la capitale? O Roma può indebitarsi più di Catania, Torino, Soverato; e non pagare i debiti perché è la capitale? Assurdo. Se una città capitale vuole dei privilegi, dovrebbe essere disposta a pagarli nella maniera più ovvia: rendendosi disponibile a rinunciare a consiglio comunale e sindaco, e venendo retta dal governo centrale proprio per la sua natura di centro della Nazione e dello Stato. Lo fece il fascismo istituendo il governatore di Roma di nomina ministeriale (lo fu il nostro conterraneo Edoardo Salerno); e non è solo un’invenzione mussoliniana: Parigi ha un sindaco solo dal 1975. Ma se Roma vuole un sindaco e un consiglio comunale come Brognaturo e Cardeto, allora il sindaco di Roma è uguale preciso a quello di Borgia: soggetto a commissione d’accesso e, se ricorrono gli estremi, a scioglimento per mafia, o a scioglimento e basta.  “Roma – scrive Tacito – dove confluisce tutto ciò che di peggio c’è nell’Impero”.

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Sette arresti per traffico di droga

I Carabinieri hanno smantellato un'organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti. Sette gli arresti eseguiti in uno dei feudi delle cosche della 'ndrangheta calabrese, San Luca. Impegnati nel blitz scattato nella notte a cavallo tra lunedì e martedì, i militari dell'Arma afferenti al Gruppo di Locri, supportati dai colleghi dello Squadrone eliportato Cacciatori "Calabria", del Gruppo operativo Calabria e di unità cinofile. I soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi, fra i quali figura un giovane di diciotto anni che non aveva ancora raggiunto la maggiore età quando avrebbe compiuto gli atti contestati, sono indagati per i reati di detenzione illecita, produzione e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope. Sulla scorta di quanto ipotizzato dagli investigatori, il ragazzo avrebbe provveduto con il padre a coltivare piante di canapa indiana nel territorio aspromontano. Gli uomini in divisa hanno posto sotto sequestro sostanze stupefacenti che, se immesse sul mercato, avrebbero fruttato una cifra superiore al milione di euro. 

Comunali, quorum non raggiunto a San Luca

Il Comune di San Luca contnuerà ad essere sottoposto al commissariamento prefettizio. La tornata elettorale di domenica 31 maggio si è rivelata inutile in quanto "Liberi di ricominciare, la sola lista candidatasi all'amministrazione del paese alle pendici dell'Aspromonte, non è riuscita a raggiungere la soglia necessaria per rendere valida la competizione. Due anni addietro era stato disposto lo scioglimento del Consiglio Comunale poiché erano state ravvisate infiltrazioni della 'ndrangheta nella gestione amministrativa dell'ente. Sono stati 1.485 i cittadini (pari al 43,09%) recatisi alle urne  per esprimere la preferenza nei confronti del candidato a sindaco, Giuseppe Trimboli, una quota insufficiente a toccare il quorum richiesto.  

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