'Ndrangheta. Operazione "Grifone": arrestate 9 persone

Alle prime ore della mattinata odierna, è stata data esecuzione al Decreto di fermo di indiziato di delitto a carico di nove soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico di armi, e di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione e furto, aggravati dalla circostanza di aver agevolato alcune articolazioni della 'ndrangheta operanti nella Piana di Gioia Tauro. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria che ha coordinato le indagini, dagli investigatori della locale Squadra Mobile e del Commissariato di Palmi. Il provvedimento di fermo - emesso in via d’urgenza sul presupposto che alcuni degli indagati stessero per darsi alla fuga - giunge a compimento di una complessa ed articolata attività di indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato di Palmi, finalizzata alla disarticolazione di una consorteria criminale della ‘ndrangheta facente capo alla cosca Santaiti, operante anzitutto nei settori del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti, del traffico di armi, delle estorsioni e del furto di notevoli quantità di legname. Esso si basa essenzialmente sulle molteplici risultanze delle intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte dalla D.D.A. di Reggio Calabria, nonché sugli esiti delle attività effettuate a riscontro dagli operatori della Polizia di Stato. Le indagini, secondo gli inquirenti, hanno consentito di documentare numerosi episodi di detenzione, porto e cessione di armi, anche da guerra, tra le quali alcuni kalashnikov, in capo a Stefano Antonio Santaiti, Demetrio Vincenzo Saverio Santaiti, Massimiliano Santaiti, il 34enne Carmelo Santaiti, il 25enne Vincenzo Mario Santaiti, nonché molteplici episodi di traffico di cocaina e produzione di marijuana in capo a Stefano Antonio Santaiti, Massimiliano Santaiti,  in concorso con soggetti sospettati di essere legati ad altre cosche della ‘ndrangheta  quali Andrea Bonforte (di Villa San Giovanni), Saverio Mammoliti (di Castellace di Oppido Mamertina). A Stefano Antonio Santaiti vengono contestate anche alcune estorsioni, nonché episodi di furti di centinaia di quintali di legname, illecitamente procurato dal taglio di alberi secolari di ulivo. Ad altri indagati viene contestato il reato di ricettazione di automezzi di provenienza furtiva ( Massimiliano Santaiti ed il 25enne Vincenzo Mario Santaiti). Assumono particolare rilievo nel contesto delle indagini i fratelli Stefano Antonio, Demetrio Vincenzo Saverio e Massimiliano Santaiti, figli del defunto patriarca Carmelo, nonché i nipoti Carmelo Santaiti (34 anni) ed il 25enne Vincenzo Mario, figli di Saverio Rocco (56 anni)  e Carmine Demetrio, 62 anni (detenuto). Fra i soggetti fermati figura anche Andrea Giuseppe Bonforte, figlio del più noto Giovanni (48 anni), attualmente detenuto, il quale, in virtù delle sue precedenti condanne per associazione mafiosa, omicidio aggravato, estorsione e detenzione illegale di armi e munizioni in concorso, è ritenuto un elemento di spicco della potente cosca di ‘ndrangheta denominata Imerti-Condello, operante nella zona nord della città di Reggio Calabria. Altro personaggio di indiscusso spessore criminale, a parere degli investigatori, sospettato di essere coinvolto assieme ai fratelli Massimiliano e Stefano Santaiti negli affari relativi allo spaccio di sostanze stupefacenti - è il 40enne Saverio Mammoliti, nipote dell’ex collaboratore di giustizia Saverio Mammoliti (74 anni), detto don Saro, capobastone dell’omonima cosca mafiosa, della quale farebbe parte anche Antonino Mammoliti, 79enne padre dell’odierno indagato. Dalle indagini è anche emerso che alcune armi in possesso del sodalizio sarebbero state utilizzate per commettere alcuni omicidi (con riferimento ad un’arma, uno degli indagati chiedeva al suo interlocutore: “ma glielo hai detto che ha fatto qualche omicidio?”). Nel corso delle indagini - che hanno portato alla luce numerosi episodi di detenzione, cessione, produzione e spaccio di quantità anche ingenti (nell’ordine di decine di chilogrammi) di droga, in prevalenza cocaina e marijuana - gli interlocutori, riferiscono i titolari dell'inchiesta, facevano ricorso a termini convenzionali, ma di uso comune, per riferirsi alla sostanza stupefacente che veniva chiamata macchine, jeep, neve, caffè, nel tentativo di porsi al riparo da eventuali intercettazioni. Nel contesto delle operazioni, in esecuzione di un decreto emesso d’urgenza dalla D.D.A. di Reggio Calabria, sono stati sequestrati un’autovettura Mercedes classe A e un terreno a Seminara, riconducibili a Massimiliano Santaiti e alla sorella Maria Rachele Santaiti, atteso che il bene immobile fungeva da base d’appoggio per lo stoccaggio della droga e la consumazione dei delitti di furto del legnane, mentre l’autoveicolo era utilizzato per gli spostamenti funzionali ai traffici di droga. Sono attivamente ricercati altri 4 indagati, nonché un soggetto straniero da tempo allontanatosi dal territorio nazionale.

 

'Ndrangheta, i dettagli della cattura del latitante scovato in un resort di Parghelia

Nel primo pomeriggio di oggi personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, coadiuvato da agenti del Commissariato di di Palmi e della Squadra Mobile di Vibo Valentia, con il supporto di un elicottero del V Reparto Volo della Polizia di Stato, nell’ambito di una complessa attività di indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria finalizzata alla ricerca ed alla cattura dei latitanti della fascia tirrenica, ha proceduto alla cattura del pericoloso latitante, esponente di spicco del sodalizio di 'ndrangheta dei Santaiti di Seminara, Antonio Cilona, 35 anni. A seguito dell’attività investigativa svolta sotto la direzione della Procura Antimafia reggina, lo stesso è stato individuato in un resort della "Costa degli Dei", nella zona costiera a sud della Provincia di Vibo Valentia, all’interno di un bungalow dove si nascondeva. Cilona, condannato per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed omicidio, era disarmato ed al momento della cattura non ha opposto resistenza agli agenti che avevano opportunamente cinturato l’obiettivo, rendendo impossibile ogni via di fuga al ricercato. La condanna all’ergastolo a carico di Cilona è stata frutto di un'attività di indagine compiuta dalla Polizia di Stato reggina e coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia che ha ricostruito l’omicidio di Carmelo Ditto, quest’ultimo cognato di Antonino Gallico dell’omonimo clan palmese, la cui responsabilità ricadeva sul clan Santaiti. L’indagine ha consentito di appurare che gli esecutori materiali del grave fatto delittuoso furono Carmine Demetrio Santaiti e, per l’appunto, Antonio Cilona.  A seguito della condanna all’ergastolo comminatagli dalla Corte d’Assise di Appello di Reggio Calabria il 27 luglio scorso Antonio Cilona si è reso latitante. Il ruolo di rilievo ricoperto da Antonio Cilona, in seno alla consorteria mafiosa dei Santaiti di Seminara, era emerso proprio dalla vicenda relativa all’omicidio di Carmelo Ditto, poiché Carmine Demetrio Santaiti, pur avendo la disponibilità di altri nipoti maschi diretti e di numerosi affiliati, aveva scelto proprio Antonio Cilona Antonio come suo complice per compiere tale delitto.  

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