Operazione "Eureka", maxi blitz in tutta Europa contro la 'ndrangheta

Il Ros e il Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria - con il supporto in fase esecutiva dei Comandi provinciali di Catanzaro, Vibo Valentia, Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L’Aquila, Ancona, Roma, Cagliari, degli Squadroni eliportati Cacciatori di Calabria, Puglia e Sicilia, dell’ 8° Nucleo elicotteri e del Nucleo cinofili di Vibo Valentia - hanno dato esecuzione a quattro collegati provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 108 soggetti (in relazione a 4 dei quali con misura cautelare rinnovata dall’Ufficio gip  del Tribunale di Locri su richiesta della Procura della Repubblica di Locri), indagati, tra gli altri, a vario titolo per associazione di tipo mafioso (imputazione a carico di 5 soggetti), concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità), produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore di circa  euro 25 milioni, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia.

Nello stesso ambito di indagine,  ed a seguito dello stretto coordinamento investigativo con la Procura della  Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, è stata data esecuzione ad una misura cautelare nei confronti di due minorenni  all’epoca dei fatti.

L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo,  si è sviluppata nell’ambito di due Squadre Investigative Comuni, una intercorsa tra la Dda di Reggio  e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf e l’altra tra la DDA di Reggio Calabria, l’Ufficio del giudice istruttore presso il Tribunale di Limburg ed il procuratore federale di Bruxelles, che  sono state costantemente e per un lungo arco temporale,  coordinate da Eurojust.

Eurojust ha assicurato il massimo supporto operativo, grazie ad  un costante raccordo operativo con le altre autorità giudiziarie straniere coinvolte, oltre che mediante la costituzione delle squadre investigative istituite nel procedimento penale, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.

In contemporanea all’operazione Eureka, le autorità belghe e tedesche hanno dato esecuzione rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio.

Nel medesimo ambito, a seguito di convergenze investigative tra l’indagine Eureka della Dda di Reggio Calabria e altre indagini delle Direzioni distrettuali antimafia di Genova e Milano, hanno eseguito due ulteriori provvedimenti cautelari emessi rispettivamente dagli uffici gip del Tribunale di Genova, a carico di 15 indagati,  e  del Tribunale di Milano, per 38 indagati.

L’indagine condotta dall’autorità giudiziaria reggina è stata avviata nel giugno 2019 a seguito di raccordi tra l’Arma e la polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti  riferibili alla cosca “Nirta” di San Luca (Rc) attiva a Genk (Be), dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale.

Le attività dell’Arma - inizialmente orientate verso la famiglia “Strangio fracascia” di San Luca (Rc), riconducibili ai citati “Nirta” - sono state progressivamente estese a diverse famiglie del medesimo centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco, nel cui ambito sono stati ricostruiti gli assetti interni, numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato locale (non concretizzatesi per mancanza di accordo con i fornitori), di detenzione e porto di armi da guerra, reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali - sia in Italia che all’estero - in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.

È stato inoltre approfondito il contesto criminale riguardante Rocco Morabito detto “Tamunga”,  già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del Ministero dell’Interno, tratto in arresto dall’Arma in Brasile nel maggio 2021, unitamente a Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la Dda di Torino.  

Nel corso delle indagini finalizzate alla cattura di Morabito è emersa la presenza di un gruppo riconducibile al ricercato, attivo nel narcotraffico e nella compravendita di armi. Le acquisizioni, hanno evidenziato che la consorteria avrebbe offerto un container di armi da guerra, da approvvigionarsi tramite non meglio identificati soggetti pachistani, a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente presso il porto di Gioia Tauro (Rc).

È stata fatta luce anche sul circuito di favoreggiatori che - tra il 2019 e il 2021 - hanno garantito il sostegno logistico ed economico della latitanza di Morabito.  

Quanto al traffico internazionale di stupefacenti è emersa l’operatività di tre associazioni contigue  alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane e all’estero.

Le tre consorterie, anche in sinergia tra loro, si rifornivano direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane, risultando in grado di gestire un canale di importazione del narcotico dal Sud America all’Australia, dove il prezzo di vendita dello stupefacente risulta sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo.

Sono stati registrati contatti con esponenti del Clan del golfo, organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale.

Numerosi sono stati gli episodi di importazione via mare censiti (nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon), che hanno permesso di accertare che, tra maggio 2020 e gennaio 2022, sono stati movimentati oltre sei tonnellate di cocaina, dei quali più di tre oggetto di sequestro. I flussi di denaro riconducibili alle compravendite dello stupefacente venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni di denaro hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.

Sono circa euro 22.3 milioni,  le somme spostate con tali modalità, parte dei quali reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare/finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, ove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio.

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