Blitz contro la 'ndrangheta: 20 arresti

Durante la notte è scattata un'operazione dei Carabinieri, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, contro la 'ndrangheta a in Piemonte. I militari dell'Arma del Nucleo investigativo del capoluogo sabaudo hanno eseguito venti arresti e quarantuno ispezioni domiciliari, oltre ad aver sequestrato un consistente patrimonio. I soggetti destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Sospettati di essere organici ai clan, avrebbero trafficato sostanze stupefacenti, interessandosi, peraltro, alla conduzione di bische clandestine.  Attività criminali accompagnate da azioni estorsive. Gli inquirenti ipotizzano pure che abbiano praticato l'usura. I provvedimenti restrittivi sono stati effettuati, oltre che a Torino, anche a Reggio Calabria. In una circostanza, una vittima si sarebbe vista consegnare presso la propria abitazione una testa di maiale. In un secondo caso, un uomo finito nelle grinfie del "pizzo", aveva ricevuto una missiva minatoria accompagnata da cartucce. 

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Verso una nuova stagione antiracket ed antiusura: le proposte di Sos Impresa

Si è tenuta nei giorni scorsi a Pianura, nel Napoletano, presso la "Casa del Giovane", luogo simbolo del recupero sociale dei beni confiscati alle mafie, l’assemblea nazionale di Sos Impresa – Rete per la Legalità, l'associazione antiracket ed antiusura della Confesercenti. Il tema trattato, "Verso una nuova stagione antiracket e antiusura – combattere il racket e l’usura per difendere l’economia nazionale e la democrazia", ha permesso poi di elaborare tutta una serie di proposte che si inquadrano in un contesto profondamente cambiato riguardo alcuni aspetti del fenomeno, come l’azione solidaristica dello Stato, sull'efficacia della legislazione di settore, sul ruolo delle associazioni antiracket. “L'imprenditore – spiega il presidente di Sos Impresa–Reggio Calabria,  Rocco Raso, margine dell’assemblea - non si confronta più solo con organizzazioni criminali predatorie, esterne, per così dire, all'impresa (“paga, per stare tranquillo”); oggi siamo di fronte anche a holding mafiose che gestiscono interi settori dell’economia legale condizionando il mercato, lo sviluppo e la produttività delle imprese. Dopo due decenni – continua il presidente - una fase di questo ciclo di lotta contro usura e racket è arrivata al suo capolinea. Bisogna pensare ad una nuova stagione. Lo richiede innanzitutto l’evoluzione dei reati e dell'agire delle organizzazioni mafiose". Proprio per questo motivo l’Assemblea nazionale ha elaborato una serie di proposte, otto punti ben precisi sui quali si fonda una sorta di nuova rinascita, soprattutto in maniera corretta, dell’azione antiracket e antiusura. 

Scuola nazionale di formazione per gli operatori. 

Partendo dalla direttiva europea in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime (2012/29/UE) che ritiene strategica, come si evince nell’articolo 25 della norma, la formazione dei volontari, “Sos Impresa-Rete per la Legalità” ritiene, anche per dare corso alle indicazioni della Direttiva, che i tempi siano maturi per istituire una “Scuola nazionale per la formazione degli operatori delle associazioni e delle fondazioni” nella quale coinvolgere come docenti ed esperti, in fase teorica, studiosi dei fenomeni criminali, psicologi, magistrati, forze di polizia e, nella fase pratica (attuata tramite simulazioni di ascolto), esperti in materia di risarcimento, assistenza e di gestione aziendale (dallo start up agli investimenti produttivi), volontari con un elevato Know-How e vittime pienamente reinserite nel circuito socioeconomico. La Scuola dovrebbe avere la missione (anche come braccio operativo del Commissariato o della futura Authority), di formare, con costanti corsi di aggiornamento, una larga base di volontari professionalizzati o di professionisti volontari in grado di accompagnare la vittima in tutte le fasi del suo percorso di rinascita civile: dalla denuncia alla riconquista della “normalità”, aiutandola a convertire l’indennizzo in un investimento economico che riafferma il ruolo positivo dello Stato e della società civile nei confronti dell’aggressione mafiosa. 

Rappresentanza ed operatività 

Un altro aspetto è l’autoriforma delle associazioni, di cui il passaggio dell’accreditamento è un aspetto fondamentale: bisogna unire alla regola della rappresentanza quella del presidio territoriale che deve essere operoso. Su questo tema è già avviata una riflessione da tempo ma ancora non sembra individuata una strada capace di contenere l’esigenza di evitare una proliferazione di associazioni non fondati su denunce e fatti penali, così come è necessario difendere un patrimonio storico che anche quando rappresenta solo attività di testimonianza, soprattutto se essa svolge una funzione di tutela a favore di testimoni di giustizia, vittime e denuncianti. Ci siamo dichiarati favorevoli a procedere alla revisione periodica degli albi sulla base delle attività di assistenza effettivamente realizzate introducendo, come strumento oggettivo di valutazione pubblica, il bilancio sociale annuale certificato in cui si possa verificare quanti casi siano stati seguiti (risolti o meno), quali attività siano state realizzate, quanti utili accompagnamenti alla denuncia siano stati espletati, quanti risarcimenti siano stati ottenuti, in quali processi si siano costituite parte civile in risposta al danno collettivo e così via. Un’azione di trasparenza che metterebbe al riparto le stesse istituzioni pubbliche da eventuali critiche per un uso distorto di fondi pubblici.

La vittima - Abolizione termini istanza al fondo art. 20 

Abolire i termini restrittivi per la presentazione delle Istanze di accesso al Fondo di solidarietà, riaprendo i termini di presentazione. Ciò non rappresenta un costo aggiuntivo per le casse dello stato, in quanto il Fondo Si alimenta con risorse proprie. Ripristinare in capo alle Prefetture i poteri di cui all’art. 20 per rendere efficace e tempestiva la sospensione dei termini nelle procedure esecutive. 

Usura, un reato depenalizzato 

Rendere obbligatorie le norme di prevenzione patrimoniale a carico degli usurai. Applicare, all’atto dell’incriminazione per usura, norme patrimoniali restrittive e prevedere l’applicazione dell’Istituto del sequestro dei beni del presunto usuraio o in alternativa il Giudice dovrebbe disporre una cauzione pari all’entità del danno patito, anche valutato in via equitativa. Con queste norme l’imputato avrebbe l’interesse a chiudere il processo piuttosto che puntare, come oggi avviene sui tempi lunghi nella speranza della prescrizione. Impedire a chi è condannato per usura di poter continuare a gestire conti correnti e di poter intraprendere attività di impresa. Applicare le stesse norme per i falliti. Prevedere legislativamente una nuova definizione del reato di esercizio abusivo del credito trasformandolo da reato previsto dal testo unico bancario a reato da codice penale, aumentando le pene ( dagli attuali “da 6 mesi a 4 anni di reclusione”, a pene più adeguate e severe, come ad esempio “da quattro a dodici anni di reclusione” ). Prevedere inoltre la confisca contestuale dei beni e di tutti i titoli e valori nella disponibilità dell’indagato.. 

Scuola Nazionale di formazione 

Istituire una scuola permanente di formazione e aggiornamento dei volontari e degli operatori istituzionali addetti non autoreferenziale ma anzi aperta al contributo del mondo universitario e della ricerca scientifica in ambito criminologico e vittimologico, all’esperienza concreta maturata presso gli sportelli e alla testimonianza di vittime pienamente reinserite. 

Rappresentanza ed operatività 

Rivedere i criteri di assegnazione dei Fondi ai Confidi e alle Fondazioni passando da una redistribuzione aritmetica a una sociale, a cominciare da interventi più forti laddove il problema è più sentito e dove sono stati impegnati più e meglio i fondi a disposizione. Prevedere la presenza delle Associazioni e delle Fondazioni Antiusura nel Comitato di gestione dell’art. 15/108. Ripristinare l’accesso al Fondo vittime della mafia anche per le Associazioni che si costituiscono parte civile nei processi per mafia. Fondo (che dovrebbe essere) alimentato con i beni confiscati e il cui accesso rappresenta una modalità di sostegno delle Associazioni.

 

Indagate 4 persone per usura (tassi fino al 93%) e 3 imprenditori per favoreggiamento

I finanzieri del gruppo di Lamezia Terme, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno notificato sette informazioni di garanzia nei confronti di altrettante persone, di cui quattro indagate per usura ed esercizio abusivo dell’attività creditizia e tre per favoreggiamento. Questi ultimi sono proprio gli imprenditori vittime dei reati che, pur messi di fronte all’evidenza dei fatti, hanno negato la loro condizione dinanzi agli investigatori; nonostante ciò le Fiamme gialle calabre sono riuscite a chiudere il cerchio delle indagini. I finanzieri hanno infatti svolto le investigazioni analizzando, fra l’altro, i conti correnti bancari dei tre imprenditori e delle rispettive ditte in difficoltà economica, riscontrando che tra le movimentazioni in entrata ed uscita ve ne erano alcune sospette, proprio con le persone che successivamente sono state indagate per usura. La ricostruzione dei rapporti finanziari esistenti tra le vittime e gli usurai è stata resa particolarmente difficile non solo dalla mancata collaborazione delle vittime, ma anche perchè a “copertura” delle operazioni illegali di interscambio di denaro, era stata precostituita una serie di insidiosi documenti rivelatisi - al termine delle investigazioni - del tutto fittizi e finalizzati soltanto a fornire una parvenza di legittimità legale a quelle che invece erano operazioni di finanziamento usurario. Nonostante ciò, i finanzieri sono riusciti a determinare esattamente anche i tassi di interesse usurari praticati dagli indagati, variabili dal 51,58% al 93,31% annuo. L’operazione appena conclusa rientra in un più vasto dispositivo di contrasto ai fenomeni criminali che incidono sull’economia locale, disposto e coordinato dal comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro.

 

'Ndrangheta, operazione "Hunters": 16 arresti per traffico di droga ed usura

Sono sedici gli arresti eseguiti nelle prime ore di oggi nell'ambito di una maxi operazione ribattezzata "Hunters" contro il traffico di droga e l'usura. Personale della Squadra Mobile della Questura di Torino, insieme ai colleghi del Servizio centrale misure di prevenzione di Roma, hanno catturato soggetti sospettati di appartenere a vari clan della 'nrangheta, i cui interessi criminali hanno sede nell'area del capoluogo piemontese. Sono stati, inoltre, sequestrati, patrimoni per 4,5 milioni di euro. L'elenco comprende vari beni immobili, svariati orologi di pregio ed un figlio del celebre cavallo Varenne. 

Processo "Insomnia": richieste condanne fino a 10 anni di carcere

Camillo Falvo, rappresentante della pubblica accusa per conto della Direzione distrettuale antimafia nel processo scaturito dall'operazione "Insomnia" e che si sta celebrando con rito abbreviato, ha richiesto per i sei imputati pene comprese fra i 6 ed i 10 anni di reclusione. L'indagine, avviata dalla Dda di Catanzaro, era sfociata nel novembre dello scorso anno in una serie di arresti per estorsione ed usura aggravate dal metodo mafioso.  I provvedimenti restrittivi furono eseguiti dai Carabinieri del Reparto operativo di Vibo Valentia. Vittima dei reati addebitati ai soggetti finiti in manette un commerciante attivo nei settori dell'abbigliamento e dei gioielli. Una parte degli individui coinvolti nell'operazione è sospettata di essere organica alla cosca Bellocco, di Rosarno, ed ai clan vibonesi Fiarè-Gasparro-Razionale e Lo Bianco-Barba. Concludendo la sua requisitoria, il pubblico ministero ha formulato le seguenti richieste: per Gaetano Antonio Cannatà, 10 anni di reclusione e 10mila euro di multa; per Francesco Cannatà, 8 anni e 12 mila euro di multa; per Giovanni Franzè, 6 anni e 10 mila euro di multa; per Salvatore Furlano, 8 anni e 12 mila euro di multa; per Alessandro Marando, 6 anni e 10 mila euro di multa;  per Damiano Pardea, 7 anni e 6 mesi di reclusione.

Commerciante vittima di usura: arrestate due persone

I Carabinieri hanno tratto in arresto un quarantottenne, che gestisce un'agenzia assicurativa, ed un sessantaduenne, suo amico. Entrambi sono accusati di usura. A finire sotto le loro grinfie, secondo quanto emerso nel corso dell'attività investigativa, un commerciante che, ricevuto un finanziamento di 12 mila euro, avrebbe dovuto pagare, nel periodo intercorso fra gennaio e settembre, una somma pari a 27 mila euro. Poco più di due mesi fa la vittima, peraltro, era stata vittima di aggressione in quanto, come riferito nella denuncia presentata ai militari dell'Arma di Reggio Calabria, non aveva potuto ottemperare al debito accumulatosi. Nell'occasione gli fu diagnosticata la sub-lussazione della mascella. 

Processo "Insula": due condanne per estorsione ed usura

Domenico Commodaro, giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, ha inflitto una condanna a sei anni di reclusione a due imputati, Salvatore Arena e Luigi Tarasi, riconosciuti responsabili dei reati di estorsione ed usura. Il processo, celebrato con rito abbreviato, rappresenta l'appendice dell'inchiesta "Insula", coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo regionale e sfociata nel 2013 in tredici arresti. Le indagini si erano concentrate sui presunti legami stretti fra la la cosca Arena e diversi amministratori pubblici di Isola Capo Rizzuto, compresa Carolina Girasole, già sindaco della città in provincia di Crotone e nell'occasione finita in manette.  Sulla base di quanto emerso nel corso delle indagini, i due imputati prestarono una somma di 10 mila euro  applicando un tasso d'interesse del 120%. 

Prestavano soldi a tassi usurai: arrestati due fratelli

I Carabinieri hanno arrestato due fratelli, rispettivamente di 51 e 49 anni, considerati responsabili di estorsione ed usura in concorso. Nei confronti di due loro parenti, invece, è stato disposto l'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Sulla scorta di quanto ipotizzato dai Carabinieri di Cassano allo Ionio, i fratelli hanno erogato soldi in prestito applicando un tasso usuraio che arrivava anche al 1000% su base annua. I militari dell'Arma, inoltre, hanno posto sotto sequestro una somma pari 200 mila euro ed una pistola calibro 7,65.  

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