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Giù le mani dalle processioni. Nuovo regolamento "antimafia" della Diocesi di Mileto

Con il “Regolamento per le processioni”, entrato in vigore l’1 marzo scorso, la Diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea, detta le nuove regole per la celebrazione delle manifestazioni religiose. “Il regolamento – si legge sul sito internet della Diocesi - elaborato da una commissione appositamente costituita nella scorsa estate, dopo essere stato discusso e approvato dal Consiglio Presbiterale nella seduta del 12 febbraio 2015, è ora affidato alla vigile cura e all’impegno dei Parroci, dei Direttivi delle Confraternite interessate, dei Fedeli laici di buona volontà”. Il documento si è reso necessario dopo le clamorose e reiterate vicende relative ad alcune manifestazioni religiose appannaggio della criminalità organizzata. In un territorio difficile, in cui si è dovuto far portare le statue dei santi ai volontari della Protezione civile o, peggio ancora, si è resa necessaria la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per evitare che esponenti della ‘ndrangheta egemonizzassero alcune festività religiose, il nuovo decalogo si propone di prevenire quanto accaduto nel recente passato. In particolare, l’articolo 6 del punto “B” che regolamenta lo “Svolgimento e la disciplina delle processioni” prescrive: “I portatori delle statue siano prevalentemente fedeli che vivono con assiduità la vita della parrocchia o della confraternita, di cui eventualmente si è parte”. Ancor più esplicito il comma successivo, nel quale si legge: “ E’ compito del parroco o del rettore della chiesa, magari in collaborazione con il comitato festa debitamente costituito, vigilare sulla scelta di tali persone. Non sono ammessi a questo compito persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo per associazione mafiosa o che siano incorse in condanne per mafia, senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di ravvedimento”. Il nuovo regolamento vieta, inoltre, “ogni forma di ‘incanto’ o riffa per poter portare le statue”. Com'era prevedibile, enfasi particolare viene data al tema delle “Affruntate”, da diversi anni, soprattutto a Sant’Onofrio, diventate più episodi di cronaca che di devozione popolare. A tal riguardo, il regolamento invita i “fedeli” a “non lasciarsi espropriare” da “gente senza scrupolo” che “persegue una ‘religione capovolta’, offensiva del vero cristianesimo popolare”. Non meno chiaro, il messaggio rivolto ai “pastori” affinché “siano più coraggiosi e uniti per dare” segnali “concreti di ‘rottura’ da certi andazzi impropri”. Pertanto, la “scelta dei portatori delle statue” deve essere fatta mediante “estrazione dall’elenco dei prenotati” al quale possono iscriversi soltanto i componenti della comunità parrocchiale”. Con il nuovo regolamento, la diocesi guidata da Monsignor Renzo, ribadisce le proprie prerogative di autonomia ed indipendenza rispetto alle ingerenze della criminalità organizzata, ma non solo. Con l’articolo 3 del punto “D – Adempimenti Canonici e civili”, il documento sembra, infatti, voler limitare l’ “invadenza” delle istituzioni dello Stato, che in passato, avevano chiesto di conoscere preventivamente l’elenco dei portatori delle statue. A tal riguardo, si afferma, che una tale eventualità “pur nello spirito di una opportuna e saggia collaborazione di massima, non trova fondamento nel vigente sistema normativo dello Stato italiano”, anzi, in virtù dell’Accordo Stato – Chiesa del 1984 a quest’ultima è garantita “la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”. In altri termini, con le disposizioni contenute nel nuovo regolamento, la Diocesi sembra voler dire, sia allo Stato che, all’anti- Stato, giù le mani dalle processioni.

 

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