Mangialavori sostiene Cantone: "Subito seduta del Consiglio sull'inibizione di Oliverio"

“Il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, convochi una seduta perché i consiglieri regionali siano informati sulla questione sanzionata, prima caso in Italia, dall’Anticorruzione. Un fatto così grave - afferma il consigliere regionale della Cdl Giuseppe Mangialavori -  espone la Calabria ad una valutazione pessima da parte dell’opinione pubblica internazionale e non può che essere posto all’attenzione dell’Aula, perché ciascuna forza politica si assuma le proprie responsabilità e dica pubblicamente da che parte sta. Un dibattito non per amplificare la polemica, ma perché sia mandato all’Italia un messaggio di diverso segno: la Calabria non condivide quella nomina in violazione di una legge, recepisce in pieno le esigenze di salvaguardare il buon governo nella pubblica amministrazione e, nonostante quanto accaduto, sostiene lo sforzo del presidente Cantone e di tutti gli italiani onesti che deplorano ogni tipo di fenomeno corruttivo”. Aggiunge Mangialavori: “Aver fatto una nomina in violazione della legge, su questo terreno incandescente, e aver ricevuto una sanzione così squalificante per il prestigio dell’Istituzione-Regione, dovrebbe condurre alle dimissioni del Presidente ed al voto. Nella tanto criticata Prima Repubblica, quando i partiti avevano il polso degli umori della società, scelte come quelle a cui assistiamo, ostinate a difendere l’indifendibile, a non recedere dal torto evidente e, anzi, ad incassare solidarietà da pezzi dello stesso Pd calabrese, non sarebbe stata tollerabile.  Perciò, ciò che occorre è un dibattito libero, non preventivamente mosso da intenti liquidatori della sfortunatissima X legislatura. E’ l’unico modo per tentare di eliminare le ombre che un episodio come questo disseminano nel dibattito pubblico italiano e acuiscono il pregiudizio nei confronti della nostra regione”. 

Batosta su Oliverio: l'Autorità Anticorruzione lo inibisce per 3 mesi

E' una batosta che arriva fra capo e collo quella inflitta dall'Autorità Nazionale Anticorruzione a Mario Oliverio. Il presidente della Regione, infatti, è stato oggetto di una richiesta di inibizione per novanta giorni dall'organismo presieduto da Raffaele Cantone e considerato autentico fiore all'occhiello di cui menare vanto da parte di Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario nazionale del Partito Democratico. Ad eseguire concretamente il provvedimento, secondo quanto previsto dalla legge, dovrà essere Gabriella Rizzo, su cui, per conto della Regione, grava l'onere della responsabilità dell’Anticorruzione e della Trasparenza. La ragione della decisione risiede nella delibera emessa sei mesi fa dalla Giunta di Palazzo Alemanni per nominare Santo Gioffré Commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Una disposizione che sarebbe stata presa illegittimamente in quanto viola l'articolo 8 del decreto legislativo 39/2013. Il dettato normativo, infatti, fa espresso divieto di assegnare ruoli di vertice nelle Aziende sanitarie a soggetti che nei cinque anni precedenti si siano candidati alle elezioni nel territorio di competenza della stessa Azienda. Una circostanza specifica che aderisce al caso in questione poiché Gioffrè due anni addietro si presentò come aspirante sindaco in occasione della competizione amministrativa  celebratasi a Seminara, in provincia di Reggio Calabria. Nella sostanza, la mossa dell'Autorità Anticorruzione incide solo su Oliverio, perché unico superstite della Giunta che deliberò l'attribuzione della carica a Gioffrè. 

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Lettera Autorità Anticorruzione: Comune di Catanzaro avvia azione penale

"L’Amministrazione Comunale di Catanzaro, anche allo scopo di tutelare l’immagine e la dignità dei propri dirigenti, ha deciso di avviare un’azione penale nei confronti di coloro che hanno scorrettamente utilizzato – arrivando anche a modificarne artatamente il testo – la lettera inviata dal presidente dell’Autorità Anticorruzione (Anac), prof. Cantone, sulla necessità di monitorare il ricorso alla procedura negoziata". E' quanto si legge in una nota trasmessa dall'Ufficio Stampa del Comune. "I giudizi e le espressioni utilizzate, nonché la distorsione totale delle reali intenzioni dell’Autorità, offendono profondamente l’immagine e la dignità dell’Amministrazione e dei dirigenti, la cui azione - è scritto nel comunicato - viene scorrettamente accostata al concetto di corruzione. Gli stessi soggetti hanno altresì diffuso notizie false, come quella del presunto “commissariamento” del Comune da parte di Anac – funzione che non rientra peraltro nelle competenze dell’Autorità - e come quella di una presunta istruttoria mirata nei confronti dello stesso Comune di Catanzaro. A tale proposito, sarà dato mandato a un legale perché promuova un’azione penale che accerti eventuali reati non solo in ordine alla diffusione di notizie false e tendenziose, dirette a screditare ingiustamente l’Amministrazione e i suoi dirigenti, ma anche in ordine al travisamento della lettera del presidente Cantone, al cui testo originale sono stati aggiunti artatamente nei comunicati stampa dei brani “travirgolettati”. Tutti gli atti saranno trasmessi, per opportuna conoscenza, alla presidenza dell’Anac con la quale sono stati avviati gli opportuni contatti".

Abramo: "La notizia del commissariamento del Comune è un falso"

“Non rientra tra i poteri dell’Anac commissariare i Comuni o le funzioni da essi svolte". A chiarirlo, per l'ennesima volta, è il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo. "L’Autorità Anticorruzione - spiega il Primo Cittadino - può esercitare solo un cosiddetto “potere d’ordine” che, come è espressamente chiarito dal Consiglio dell’Anac nella delibera n. 146 del 18 novembre 2014, “può essere considerato come un potere conformativo e dissuasivo, a scopo collaborativo: con esso l’amministrazione viene aiutata ad una rapida riconduzione alla legalità.” E’ - chiarisce la delibera - “un potere diverso dal potere sostitutivo: anche se uno dei suoi presupposti può essere l’inerzia dell’amministrazione nell’attuare le disposizioni richiamate, con esso l’ANAC non si sostituisce all’amministrazione, adottando al suo posto un atto o un comportamento cui sarebbe obbligata dalla legge, ma si limita ad ordinare l’adozione di atti di esercizio di funzioni che restano nella titolarità dell’amministrazione.” Ma questo, ovviamente, solo “nel caso di mancata adozione di atti o provvedimenti richiesti dal piano nazionale anticorruzione e dal piano triennale di prevenzione della corruzione nonché dalle regole sulla trasparenza dell'attività amministrativa o nel caso di comportamenti o atti contrastanti con i piani e le regole sulla trasparenza citati (articolo 1, comma 3, della legge 6 novembre 2012, n190)”. E non è certo questo il caso di Catanzaro. La “bufala” del commissariamento del Comune da parte di Anac è così clamorosamente smascherata, essendo stata costruita su un “falso” giuridico, nonché sul travisamento premeditato delle frasi contenute nella lettera che il presidente Cantone ha inviato a tutti i sindaci delle città capoluogo di Regione. Espressioni come “Comune di Catanzaro commissariato”, “Comune di Catanzaro nel mirino dell’Anac”, “Comune di Catanzaro posto sotto sorveglianza”, “A destare i sospetti dell’Anac” , falsamente attribuite a firma del presidente Cantone, sono tutte letteralmente inventate e i loro autori ne dovranno eventualmente rispondere. Non esiste, agli atti, alcuna istruttoria dell’Anac a carico del Comune di Catanzaro, essendo un’Amministrazione con le carte in regola, anche per avere istituito nel 2013 la Stazione Unica Appaltante, con il compito, tra gli altri, di rafforzare l’attività di prevenzione delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici attraverso la concentrazione delle procedure di gara in una struttura specializzata a ciò preposta. Il comunicato del presidente Cantone, con le allegate tabelle sulle procedure negoziate, è chiarissimo al proposito. Si legge testualmente: “Dai dati si evince, in maniera inequivocabile, che il ricorso alla procedura negoziata in tutti i comuni presi in considerazione è in aumento, sia per i lavori, sia per i servizi, sia per le forniture; per tale ragione i dati sono stati comunicati ai sindaci dei comuni per i provvedimenti che riterranno di adottare". "Se i consiglieri Guerriero, Capellupo e Giglio sono in possesso di documenti che attestino l’apertura di un’istruttoria nei confronti del Comune di Catanzaro, sono invitati ad esibirli". "In caso contrario, dovranno rispondere, quanto meno moralmente, dell’ennesimo attacco a base di fango - avverte Abramo - che essi portano all’immagine della città a fini esclusivamente politici. Leggano bene le tabelle dell’Anac. Il primo dato che emerge è che Catanzaro è uno dei Comuni che ha la più bassa percentuale (14,3%, venti punti in meno della media nazionale) degli importi assegnati nei lavori pubblici con la procedura negoziata, mentre quasi tutti i Comuni, con in testa Firenze, Bologna, Ancona, superano di gran lunga la media nazionale. E andiamo ad analizzare anche lo scostamento percentuale con il precedente periodo (2007-2010) tanto sbandierato dai consiglieri Guerriero, Capellupo e Giglio, sempre riferito al delicato settore dei lavori pubblici. Se Catanzaro passa dal 12,10% al 58,18% (+46,08), altre città governate dalla sinistra registrano scostamenti molto più gravi: Firenze passa dal 28,50% al 94,40% (+65,90%), Bologna passa dal 28,20% al 95,50% (+67,30%), Perugia passa dal 32,35% al 79,59% (+47,24%). I Comuni più “esposti” d’Italia sarebbero a questo punto Firenze, Bologna e Perugia guidati dai sindaci Matteo Renzi, Virginio Merola, Wladimiro Boccali, tutti del Partito Democratico. Nonostante Catanzaro abbia assegnato con la procedura negoziata appena il 14,3% degli importi dei lavori pubblici, ho accolto ovviamente l’invito del presidente Cantone a una puntuale e costante sorveglianza e ho attivato le azioni di controllo". "Resto però del parere - sostiene il sindaco - che l’immagine della Città e dell’Amministrazione debba essere tutelata di fronte ad attacchi vili e sleali che hanno come unico obiettivo quello di coprire di fango la città per fini esclusivamente politici". 

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