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Serra, sciopero degli insegnanti: oggi lezioni a rischio

Sarà una giornata di difficoltà quella di oggi (5 maggio) per le scuole della cittadina della Certosa a causa della protesta messa in atto dagli insegnanti di ogni ordine e grado che non consente di avere certezze sullo svolgimento delle lezioni. Porte aperte ma aule vuote presso la scuola per l’Infanzia e quella Primaria di Spinetto, dove le maestre hanno fatto sapere di aderire in maniera massiccia allo sciopero. Simile lo scenario a Terravecchia, mentre per quanto riguarda l’Istituto d’Istruzione superiore “Einaudi” permangono i dubbi sulla possibilità di fornire il servizio in quanto non è esattamente definito il grado di adesione. Alla base dell’azione dei docenti vi sono i punti critici di “Buona Scuola”, la riforma voluta dal premier Renzi che fra le principali novità annovera l’assunzione dei precari e la cancellazione dei supplenti, l’introduzione del criterio del merito (oltre che dell’anzianità) per gli scatti di carriera, il rafforzamento dell’insegnamento di musica, arte, lingue ed educazione motoria, il miglioramento delle competenze digitali, i progetti di alternanza scuola-lavoro, la possibilità di detrarre le spese per l’iscrizione dei figli alle medie e alle secondarie di primo livello, l’integrazione degli stranieri, la formazione continua e obbligatoria per gli insegnanti, l’introduzione del cosiddetto “curriculum dello studente” e l’aumento del numero degli insegnanti di sostegno. Va specificato che la protesta avrà luogo in tutta la Penisola e sarà sostenuta da Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Cobas che attaccano “una riforma che privilegia i più ricchi e divide i precari rinviando le assunzioni” e “la trasformazione della scuola italiana in un’azienda guidata da un manager con tutti i poteri, sia di scelta degli insegnanti sia della loro valutazione”.

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“Buona Scuola”, previste 130 mila assunzioni di precari

Rispetto alle linee guida presentate a settembre c’è qualche cifra al ribasso, ma le novità rimangono consistenti. Il pacchetto “Buona Scuola” prevede la stabilizzazione di 120-130 mila docenti e l’introduzione di un sistema di carriere tale per cui sarà direttamente la scuola a decidere quali docenti premiare. Secondo quanto descritto dal Sole 24 Ore, ci sono poi altri interventi come il rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro ed il potenziamento di musica, inglese ed educazione fisica alle scuole primarie e di storia dell’arte in alcuni indirizzi di  quelle superiori. Gran parte delle assunzioni – sul cui piano stanno lavorando a stretto contatto i vertici di Miur e Mef, oltre che palazzo Chigi – arriverà dalle Graduatorie a esaurimento che, però, non saranno svuotate totalmente ma a seconda delle necessità e comunque tenendo conto del fabbisogno delle scuole e delle risorse stanziate dalla Stabilità (1 miliardo nel 2015 che salirà a 3 a partire dall’anno successivo). Inoltre, l’anno prossimo sarà bandito un nuovo concorso che, in 3 anni, dovrebbe garantire 40-50 mila posti aggiuntivi.

A scuola con un nano dai piedi d'argilla

 "Nulla può essere accettato senza vagliare. Nemmeno la tradizione”.  La scuola di oggi sembra invece voler affrancarsi del tutto dalla tradizione, o almeno da una certa tradizione. Come quel nano che si rifiuta di stare sulle spalle del gigante. La vita oggi è bassa, puntiamo in basso ed eliminiamo il dopo per prendere adesso. Non ci piace aspettare, non ci interessa “salire” su quelle spalle che ci aiuterebbero a guardare “oltre”.
La tradizione diventa nozione. Tante nozioni. E le nozioni svuotate dal contesto che le produce, dalla mano che le traccia, e dal cuore che le pensa, diventano appunto vuote, sterili, noiose. Manzoni obsoleto, Dante troppo teocentrico, e Pinocchio poverino, così ingenuo, perciò sempre nei guai, se non fosse per quella fata e per le circostanze fortuite o fortunose, casuali o misericordiose che in qualche modo permettono al buono di fare il buono in un mondo di furbi. La morale delle piccole cose, del rispetto per un babbo ferito, della responsabilità presa dopo lunghe lotte con sé stessi, perché giocare ci riesce facile, ma sopravvivere a lungo ci tedia, e preferiamo diventare protagonisti di una vita e di una missione. La morale del bene che vince sul male, del legno duro e freddo che diventa carne viva per una serie di conferme d'amore, oggi non ci interessa più, soprattutto se tra le righe impariamo a leggere parole come responsabilità, rispetto, criticità. Nonostante tutto, Pinocchio a scuola piace, e gli alunni a cui l'ho proposto, dalle scuole Elementari fino alle scuole superiori, lo hanno letto con gusto. Ma Pinocchio e Dante sono iniziative personali di qualche insegnante anacronistico, non più propriamente programma di studio. Per fortuna la libertà della didattica. Per fortuna le leggi in proposito non ci imbavagliano ancora. Ma lo sviluppo di una posizione davvero critica è un rischio. Per lo Stato che ci nutre, per la scuola che si svuota di tutto tranne delle etichette. E per me, che facendo quello che amo, e parlando di quello in cui credo, potrei incorrere nel rischio di stimolare troppo la curiosità dei miei alunni, di creare esseri pensanti, di lanciare nella sfida quotidiana uomini e donne dall'atteggiamento critico, perciò pericoloso. “Fatti non foste a viver come bruti”, gli ripeto spesso, ed insegno in un Istituto professionale, “ma per seguir virtute e canoscenza”. Non mi importa se qui l'italiano è materia secondaria. “Vagliate tutto e trattenete ciò che vale”. Questo è ciò che mi interessa nel mio lavoro: che quelle "spalle" su cui mi siedo, la mia tradizione, Dante e Collodi, restino vivi e cosa preziosa e necessaria. Innanzitutto lo sono per me, quindi spero lo diventino per i miei alunni. Perché sia anche critico, e non nozionistico, il loro imparare.

  • Published in Diorama
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