Dottoressa denunciata per assenteismo

Interruzione di pubblico servizio e truffa aggravata: sono i reati contestati ad una dottoressa che, sebbene avesse firmato sul registro delle presenze, è risultata essere assente sul luogo di lavoro durante un'ispezione condotta da Carabinieri della Stazione di Locri presso l'ospedale della città in provincia di Reggio Calabria. 

Scoperto medico assenteista in Calabria: posto ai domiciliari

La Guardia di Finanza ha tratto in arresto un medico, dipendente dell’Asp di Catanzaro, per truffa aggravata e falso a danno del pubblico ente d’appartenenza. Il medico è stato infatti sorpreso in flagranza di reato, poichè, dopo aver “timbrato il cartellino” per attestare di aver intrapreso il servizio, si è allontanato senza nessuna giustificazione dalla struttura sanitaria e si è recato presso la sua abitazione dove, a distanza di due ore, le Fiamme Gialle hanno bussato ed accertato che si trovava in quel luogo per motivi del tutto personali e privati. I finanzieri, peraltro, avevano già tenuto sotto costante controllo l’arrestato per circa una settimana e hanno potuto così riscontrare che non si è trattato di un comportamento isolato, ma di una condotta ripetuta in diversi giorni precedenti, sempre per dedicarsi ad attività personali e private. Tale situazione è stata ulteriormente confermata da altre indagini esperite nell’immediatezza dei fatti, presso gli uffici amministrativi dell’Asp, dove, fra l’altro, è stato sentito anche il dirigente da cui dipende il medico “assenteista”, il quale non ha potuto fornire alcuna plausibile giustificazione in ordine alle ripetute assenze dal servizio riscontrate dai finanzieri. Il medico è stato posto agli arresti domiciliari. Il servizio si inserisce in un più ampio dispositivo di controllo predisposto dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, a tutela della spesa pubblica e sanitaria.

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Licenziato dalla Regione Calabria per assenteismo, 59enne si toglie la vita

Un uomo di 59 anni, condannato per assenteismo nel dicembre scorso e poi licenziato dalla Regione Calabria, si è suicidato ieri mattina nella casa di Lamezia Terme sparandosi un colpo con una pistola di sua proprietà. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. L'uomo, insieme a tre colleghi della Regione, era stato accusato di truffa ai danni dello Stato e di falso. Il gup, con un processo con rito abbreviato, nel dicembre scorso aveva condannato i quattro a pene variabili dai dieci mesi ad un anno con la sospensione della pena. I quattro erano accusati di passare il badge per far rilevare la presenza in ufficio e di assentarsi poi dal posto di lavoro. 

Blitz anti assenteismo della Guardia di Finanza in Calabria: coinvolte 12 persone

Dalla prime luci dell’alba di oggi militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza sono attivamente impegnati nell’esecuzione di dodici ordinanze di custodia cautelare di restrizione della libertà personale nei confronti di altrettante persone. Maggiori particolari dell’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari saranno esplicitati nel corso della conferenza stampa che si terrà stamattina alle 11 presso la caserma della Guardia di Finanza "Domenico Fazio", a Cosenza, alla presenza del Procuratore della Repubblica Raffaele Mazzotta, del collega di Castrovillari, Eugenio Facciolla e del Colonnello Marco Grazioli, Comandate provinciale delle Fiamme Gialle. 

 

Condannati per assenteismo 4 ex dipendenti della Regione

Sedevano sul banco degli imputati con l'accusa di falsità nell'utilizzo del badge e truffa ai danni dello Stato ed il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, ha inflitto loro una condanna a pene comprese fra i dieci mesi ed un anno. Ai quattro ex dipendenti regionali, tuttavia, è stata contestualmente sospesa la pena. Emilio Barone, Fioravante Levato, Francesca Mainone e Francesco Ruberto erano stati coinvolti, insieme ad altri quarantasei dipendenti della Regione Calabria, in un'indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza. Gli addetti, in servizio presso i Dipartimenti Attività produttive, Avvocatura, Bilancio, Cultura, Lavori Pubblici, Politiche energetiche, timbravano il cartellino e, sulla scorta di quanto ipotizzato dagli inquirenti, lasciavano la sede di Viale Cassiodoro. Sono state le immagini catturate dalle piccole telecamere installate dai militari della Finanza a metterli in trappola. La Regione, da parte sua, alla luce degli esiti investigativi aveva disposto di licenziare le quattro persone condannate oggi. Cinque dipendenti erano, invece, stati sospesi per più di undici giorni. Esludendo due posizioni archiviate, per gli altri erano scattati, rimproveri, in forma scritta o orale. 

Denunciato in Calabria un impiegato comunale assenteista

I Carabinieri hanno messo sotto inchiesta un dipendente comunale di 50 anni indagato per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. I militari dell'Arma, nel corso degli accertamenti eseguiti a suo carico, hanno notato che più volte l'impiegato abbandonava il Municipio di Agnana Calabra, pur sprovvisto di permesso ed in assenza di registrazione formale dell'allontanamento dall'ufficio. Il presunto assenteista, all'esito di un ulteriore controllo sul luogo di lavoro, da parte degli investigatori, non era presente. 

Comunità montana Fossa del lupo, nove condanne

Sono nove le condanne inflitte ad altrettanti dipendenti accusati di assenteismo, truffa e falso ai danni della Comunità montana “Fossa del lupo”. Le persone condannate dal Tribunale collegiale di Catanzaro presieduto da Anna Maria Raschellà sono: Domenico Buttiglieri, di Palermiti; Elia Denarda, di Cenadi; Eugenia Fera, di Chiaravalle Centrale; Luciano Filod'oro, di San Vito sullo Jonio; Domenico Fiumara, d’ Argusto; Renato Vito Pontieri, di Olivadi; Salvatore Sergi, di Girifalco; Giuseppe Tropea, di Chiaravalle Centrale. Per tutti la pena è di un anno di reclusione e 500 euro di multa. Condanna ad un anno e due mesi di reclusione, invece, per Pietro Fruci, di Olivadi. La sentenza di primo grado è arrivata a distanza di tre anni dal rinvio a giudizio. Le indagini, condotte dai carabinieri, coprirono un arco temporale compreso tra il 2009 ed il 2010. Secondo il procuratore della repubblica, Carlo Villani gl’imputati riuscivano ad attestate la loro presenza in ufficio grazie ad uno di loro che si occupava di vidimare i badge dei colleghi assenti. Situazione ancor più delicata per Orlando e Fruci, cui il pm, aveva contestato anche l’omissione in atti d’ufficio per violazione dei compiti di vigilanza assegnatigli dal segretario generale dell’Ente montano, in quanto non avrebbero segnalato il comportamento illecito dei colleghi che pur non trovandosi materialmente in ufficio risultavano comunque presenti.

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