Narcotraffico, due pericolosi latitanti catturati in Brasile

Ieri sera il Ros dei carabinieri, i colleghi dell’Arma del Gruppo di Locri (Rc), dei Comandi provinciali di Reggio Calabria e Torino, del Servizio centrale di cooperazione di polizia e gli uomini della Polizia federale brasiliana, hanno rintracciato a “Joao Pessoa” in Brasile, Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino, originari rispettivamente di Africo (Rc) e Torino.

I  due, accusati di essere narcotrafficanti, erano inseriti negli elenchi dei latitanti di massima pericolosità del "Programma speciale di ricerca" e dei latitanti pericolosi segnalati dal Ministero dell’Interno.

L’individuazione e l’arresto dei ricercati sono stati possibili grazie alla collaborazione tra Carabinieri e Polizia brasiliana, che si sono avvalsi del supporto dell’Fbi e della Dea statunitensi.

L’operazione è stata coordinata dalle Procure distrettuali di Reggio Calabria e Torino, con l’ausilio della Direzione generale affari internazionali e cooperazione giudiziaria del Ministero della Giustizia italiano e del Dipartimento di giustizia statunitense.  

Ai fini della cattura è stato rilevante anche il contributo fornito dalle autorità uruguaiane. Rocco Morabito, infatti, nel 2019 era evaso dal carcere di Montevideo nel quale era ristretto dal 2017, quando era stato arrestato dai Carabinieri e dalla Polizia uruguaiana a Punta dell’Este.

'Ndrangheta, bunker per latitanti scoperto nella campagne di Rosarno

Un bunker di oltre 20 metri quadrati realizzato in muratura a due metri di profondità, nel sottosuolo di contrada Bosco, nelle campagne di Rosarno, è stato scoperto dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria impegnati nella ricerca di latitanti.

Al bunker si accede da una botola in cemento che si apre a scomparsa, scorrendo su appositi binari a circa mezzo metro al di sotto dalla superficie.

Dalla botola, attraverso un pozzo verticale, si entra in un cunicolo-corridoio lungo circa nove metri che conduce alla stanza bunker munita di illuminazione elettrica, letti, cucina e bagno.

La struttura, completamente interrata e mimetizzata da una superficie uniforme con lo stato naturale dei luoghi circostanti, era sorvegliata da alcune microtelecamere esterne nascoste nelle vicinanze.

Gli investigatori della sezione criminalità organizzata e catturandi della Squadra Mobile di Reggio Calabria ritengono che il bunker sia stato utilizzato dai latitanti delle cosche della ‘ndrangheta di Rosarno.

I tecnici del Gabinetto regionale di polizia scientifica di Reggio Calabria hanno effettuato accurati accertamenti alla ricerca di tracce utili alle indagini.

La notizia della scoperta del bunker è stata trasmessa alla Procura della Repubblica di Palmi ed alla Direzione distrettuale di Reggio Calabria, che coordina le inchieste di criminalità organizzata e della cattura dei latitanti.

  • Published in Cronaca
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