Beni per 13 mln di euro sequestrati a due imprenditori

Beni per un valore di circa 13 milioni di euro. E’ quanto hanno sequestrato ieri a Reggio Calabria e Villa San Giovanni, gli uomini della Divisione anticrimine della questura reggina che hanno eseguito un provvedimento disposto dal locale tribunale a carico di L.V.R. e B.F..

La misura trae origine dagli sviluppi investigativi dell’operazione “Metauros” che, a partire dal 2017, hanno permesso di fare luce sull’interesse della ‘ndrangheta per gli affari legati al ciclo dei rifiuti.

In particolare, per gli investigatori, L.V.R. e B.F. avrebbero accumulare risorse finanziarie sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati.

Pertanto, gli agenti hanno proceduto al sequestro di nove immobili, quattro terreni, due veicoli, conti correnti, rapporti finanziari e le società riconducibili ai destinatari della misura.
                     

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'Ndrangheta, operazione “Metameria”: sequestrate cinque imprese

All’alba di oggi, a Reggio Calabria ed in provincia di Messina, i Carabinieri del locale Comando provinciale, a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia reggina nell’ambito dell’operazione “Metameria”, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Tribunale della città dello Stretto nei confronti di cinque imprese, per un valore di circa 15 milioni di euro.

L’indagine ha portato, inoltre, alla denuncia in stato di libertà 15 persone ritenute responsabili a vario titolo di riciclaggio ed autoriciclaggio, violazione delle norme sulle accise e fatturazione per operazioni inesistenti.

Il provvedimento giunge in seguito a un’attività investigativa, avviata dal 2017 dai Carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria, che ha portato il 16 febbraio 2021 all’emissione di 28 provvedimenti cautelari a completamento della ricostruzione dei rapporti della cosca Condello di Archi con imprenditori ritenuti asserviti alla ‘ndrangheta.

'Ndrangheta, sorveglianza speciale e sequestro dei beni per una 40enne

Rosarno - I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno confiscato ingenti beni patrimoniali e applicato la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di 3 anni e 6 mesi, nei confronti di Giovanni Cacciola, 40anni, di Rosarno (Rc)

Il provvedimento – emanato dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria - è giunto al termine di un'indagine che ha consentito di accertare illecite accumulazioni patrimoniali per un valore complessivo di circa 630 mila euro, consistenti in quattro immobili, ubicati a Rosarno e quattro prodotti finanziari.

La destinataria della misura è ritentuta elemento di spicco della cosca di 'ndrangheta "Cacciola - Grasso", operante nella piana di Gioia Tauro con ramificazioni nel nord Italia e all'estero.

Beni per un valore di 1,5 milioni di euro sequestrati ad una coppia di coniugi

Petilia Policastro - I carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro (Kr) e dell'aliquota Pg della Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno proceduto, su delega della Direzione distrettuale antimafia, al sequestro di alcuni beni riconducibili a Santo Antonio Bagnato – attualmente detenuto - ed alla moglie Stefania Aprigliano.

Il provvedimento  ha interessato i seguenti beni - il cui valore si aggira sul milione e mezzo di euro - : 109 immobili, tra terreni e fabbricati;  un'azienda agricola, un trattore con rimorchio, un'auto, 23 capi di bestiame ed un conto corrente.

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'Ndrangheta: sequestro di beni a presunto esponente della cosca De Stefano

I poliziotti della Divisione anticrimine della Questura di Reggio Calabria hanno eseguito un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di Alfonso Molinetti, 25anni, del luogo. 

Il provvedimento è scaturito dalle indagini patrimoniali, anche di natura bancaria e finanziaria, che hanno consentito di accertare la sproporzione tra i redditi dichiarati e quanto realmente accumulato dal destinatario della misura, ritenuto appartenente alla ndrangheta locale e in particolare alla cosca De Stefano,

Molinetti, il 15 giugno scorso, era stato raggiunto da un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito dell'operazione “Malefix” che ha interessato diversi soggetti ritenuti affiliati alle cosche De Stefano-Tegano e Libri, responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione e detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

In particolare, il sequestro ha interessato una pescheria ed i conti correnti di Molinetti e dei familiari conviventi.

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Alimenti non tracciati, sequestrati 2 quintali di pane

Oltre 120 chili, tra pane e prodotti affini, sono stati sequestrati dai carabinieri forestale della Stazione di Montalto Uffugo (Cs).

Gli alimenti, privi d'indicazioni sulla tracciabilità e in alcuni casi con confezioni di protezione non adeguate, sono stati trovati su un furgone, in località Piretto, nel Comune di Lattarico.

Durante il controllo, i militari hanno inoltre accertato che l’ambulante, trasportava la merce in regime di tentata vendita, senza aver mai conseguito la necessaria Scia sanitaria e con un mezzo non abilitato al trasporto di alimenti.

Pertanto, dopo aver sequestrato quanto rivenuto, i carabinieri forestale hanno sanzionato il responsabile con una multa di oltre cinquemila euro.

I successivi accertamenti hanno portato all’individuazione di un panificio di San Benedetto Ullano, dove gli alimenti erano stati preparati e dove sono state riscontrate irregolarità in ordine alle procedure di autocontrollo Haccp e alla mancata tracciabilità dei prodotti.

Il controllo si è concluso con il sequestro di altri 70 chili di prodotti da forno e con sanzioni per un importo totale di oltre seimila euro.

Il dipartimento d'igiene dell'Azienda sanitaria provinciale ha convalidato il sequestro, ordinando l'immediata distruzione degli alimenti

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Beni per 500 mila euro sequestrati a presunto esponente della cosca Piromalli

In seguito ad un’attività investigativa di natura patrimoniale coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria,  i poliziotti della locale Questura hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni nei confronti di Domenico Pisano, di 51 anni, ritenuto esponente della cosca di ‘ndrangheta dei “Piromalli”, operante nella piana di Gioia Tauro e con rilevanti interessi economici su tutto il territorio nazionale.

In particolare, il Tribunale reggino, sulla scorta delle risultanze investigative di natura patrimoniale fornite dalla locale Divisione anticrimine, ha disposto il decreto di sequestro di un fabbricato di due piani, ubicato in pieno centro a Gioia Tauro, formalmente intestato alla moglie di Pisano, il cui valore ammonta complessivamente a circa 500 mila euro.

Pisano, allo stato detenuto ai domiciliari, era stato sottoposto a provvedimento di fermo dalla Squadra mobile reggina il 5 ottobre 2017 nell’ambito dell’Operazione “Metauros”, poiché ritenuto responsabile dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni.

 

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Scoperta evasione fiscale, sequestro per oltre un milione di euro

I finanzieri della Compagnia di Palmi (Rc) hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni, del valore di oltre un milione e centomila euro, emesso dal gip del locale Tribunale, nei confronti di un’impresa edile e del suo rappresentante legale. 

Il provvedimento giunge in seguito ad un’attività di controllo durante la quale sarebbe emersa una consistente evasione fiscale.

Inoltre,  per  le fiamme gialle, nel corso del controllo il rappresentante legale della società avrebbe sottratto e occultato documenti e scritture contabili al fine d’impedire la ricostruzione dei redditi e l’effettiva capacità contributiva della ditta.

Pertanto, per ricostruire il giro d’affari, i militari hanno attivato numerosi controlli incrociati nei confronti di operatori che hanno intrattenuto rapporti economici con l’impresa controllata.

Dai riscontri eseguiti, sia tramite le banche dati in uso ai finanzieri, che attraverso l’esecuzione di indagini bancarie, sarebbe emersa un’evasione fiscale di oltre un milione e centomila euro.

Alla luce di tali risultanze, il legale rappresentante dell’impresa è stato denunciato per omessa dichiarazione ed occultamento o distruzione di documenti contabili.

Infine, l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo dei beni riconducibili alla società ed al suo amministratore, fino a concorrenza delle imposte evase.

 Tra i beni sottoposti a sequestro figurano disponibilità finanziarie e beni mobili.

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