'Ndrangheta, sequestrati beni per un valore di 650 mila euro

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale del sequestro, finalizzato alla confisca, dei beni di Filippo Giordano, 48enne di Reggio Calabria, ritenuto contiguo alla costa “Chirico” di Gallico.

Il provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria discende dalla misura cautelare personale adottata nei confronti di Giordano il 10 novembre 2017, quando è stato arrestato nell’ambito dell’indagine che ha permesso di scoprire i mandanti e gli esecutori dell’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto a Gallico il 12 agosto 2011.

Le risultanze prodotte dal Nucleo investigativo reggino, sulle quali il provvedimento si fonda, hanno permesso di accertare illecite accumulazioni patrimoniali per un valore di circa 650 mila euro.

Nella circostanza sono stati sottoposti a sequestro un’impresa di produzione di pane e svariati rapporti bancari e polizze assicurative.

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Patrimonio incompatibile con reddito dichiarato, sequestrati beni per 750 mila euro

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di sequestro preventivo e di confisca di beni mobili, immobili, imprese e prodotti finanziari – emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, su richiesta della Procura Generale reggina – riconducibili al patrimonio di Giuseppe Raso, 78enne di Antonimina (RC), della moglie Maria Filippone e dei figli Antonio, Rocco e Francesco, rispettivamente di 31, 32 e 27 anni.

Il provvedimento scaturisce dalle indagini condotte dal Nucleo investigativo reggino, in seguito della condanna a 6 anni di reclusione per associazione mafiosa e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici di Giuseppe Raso, soprannominato “avvocaticchio”, tratto in arresto nel 2011 e 2012 nell’ambito delle operazioni “Crimine” e “Saggezza”.

In particolare, dalle indagini sarebbe emersa la sproporzione del valore dei beni posseduti, rispetto ai redditi dichiarati ai fini delle imposte, analizzati nell’arco temporale 2000-2017 e l’insussistenza di fonti di reddito idonee a generare tali accumulazioni patrimoniali.

Peraltro, negli ultimi anni, Raso e la moglie "sono stati più volte deferiti dai militari dell’Arma all’Autorità giudiziaria in relazione ad alcuni episodi di pascolo abusivo e incontrollato di bovini fra Antonimina e Cittanova".

Il provvedimento di sequestro ha interessato un allevamento di bovini, con oltre cento capi di bestiame, un terreno, due fabbricati e svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari e polizze assicurative.

Il valore complessivo dei beni sequestrati, ammonta a circa 750 mila euro.

'Ndrangheta, sequestrati beni per un milione di euro

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione al decreto di sequestro di beni aziendali, immobili e finanziari riconducibili al patrimonio di Giovanni Battista Cacciola. Il cinquantaquattrenne di Rosarno (Rc), è indiziato di appartenere a vario titolo alla cosca di ‘ndrangheta denominata “Cacciola-Grasso”, una delle consorterie criminali più agguerrite del mandamento tirrenico che esercita la propria egemonia sul territorio di Rosarno, Gioia Tauro e zone limitrofe.

Le risultanze prodotte dal Nucleo investigativo reggino, sulle quali si fonda il provvedimento, derivano dagli esiti dell’indagine denominata “"Mauser", formulata al termine dell'operazione "Scacco matto", conclusasi con la condanna in primo grado, successivamente confermata dalla locale Corte d'appello, alla pena di 16 anni di reclusione ed a 26 mila euro di multa, per i reati di associazione di tipo mafioso "costituita allo scopo di commettere plurimi delitti di acquisto, trasporto e commercializzazione di sostanza stupefacente del tipo cocaina".

Ritenuto vicino ad esponenti contigui alle “‘ndrine” che operano nella zona tirrenica, Cacciola è considerato “elemento di spicco in virtù dell’attività delinquenziale palesata che di recente si è estrinsecata nel campo dei delitti contro la persona e il patrimonio, quale "capo, promotore ed organizzatore' dell'omonima associazione mafiosa".

Infatti, lo scorso 9 luglio, è stato destinatario di fermo d'indiziato di delitto emesso dalla Dda reggina per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’indagine denominata “Ares” condotta dal Gruppo carabinieri di Gioia Tauro.

Nella circostanza sono stati sottoposti a sequestro un esercizio pubblico, un’azienda agricola, quattro immobili, 5 terreni, assieme a conti correnti e prodotti finanziari riconducibili all’interessato e al suo nucleo familiare, per un valore complessivo di circa 1 milione di euro.

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'Ndrangheta: ingente patrimonio sequestrato a due noti imprenditori

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno eseguito due provvedimenti, emessi dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale della città dello Stretto, con i quali è stato disposto il sequestro del patrimonio di due noti imprenditori, attivi nel campo della fabbricazione e distribuzione di conglomerati bituminosi e del calcestruzzo.

La misura ha interessato: imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00 presso il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con la partecipazione del Procuratore capo della Repubblica reggina, Giovanni Bombardieri.

Evasione d'imposte: sequestrati beni per 1,3 milioni, denunciate 3 persone

Quattordici immobili, quote societarie e denaro, per un valore di circa un milione e 300 mila euro, sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Cosenza che ha denunciato tre persone, accusate d'evasione d'imposte sui redditi e sul valore aggiunto e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

La misura, emessa dal gip del Tribunale di Paola, su richiesta della locale Procura, trova origine  in un'indagine condotta dai finanzieri della Compagnia di Paola e della tenenza di Amantea.

In particolare, le fiamme gialle hanno ricostruito un'operazione di compravendita immobiliare, ritenuta fraudolenta, che ha visto protagoniste due società, di fatto riconducibili ad un unico titolare.

La società venditrice, pesantemente indebitata nei confronti del fisco e avviata alla liquidazione, ha ceduto l'unico immobile strumentale ad un' altra società, senza ricevere il corrispettivo pattuito di un milione e 400 mila euro, diventando, così, una scatola vuota gravata dai debiti.

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'Ndrangheta, beni per sei milioni di euro sequestrati a noto chirurgo

Sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, i finanzieri del locale Comando provinciale, supportati dagli uomini del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata e del Ros dei carabinieri, hanno eseguito il sequestro di rapporti finanziari e bancari, per un valore di circa sei milioni di euro, a carico del medico chirurgo Francesco Cellini.

Il provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale reggino, segue il sequestro, effettuato nel marzo scorso, di un patrimonio da 19 milioni di euro, ubicato a Roma e nella provincia di Reggio Calabria, riconducibile a Cellini ed al suo nucleo familiare.

Le misure traggono origine dalle risultanze investigative condotte dall’Arma dei carabinieri di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “Sansone” e concluse nel 2016 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali, cautelari e reali, nei confronti di 53 presunti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta “Condello” di Reggio Calabria e “Zito- Bertuca”, “Imerti – Buda” di Villa San Giovanni (RC).

Nel relativo procedimento, Cellini è stato imputato per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, poiché in qualità di medico responsabile e legale rappresentante della cooperativa "Anphora" che gestisce la clinica “Nova Salus”, ubicata nella frazione di Cannitello di Villa San Giovanni (RC), avrebbe manifestato, "in virtù dei rapporti di costante e reciproco scambio intrattenuti con il capo cosca Pasquale Bertuca", la disponibilità al ricovero presso la struttura sanitaria di mafiosi vicini a Bertuca, "consentendo loro di accedere a trattamenti penitenziari meno afflittivi della detenzione carceraria".

Il medico avrebbe, inoltre, prestato assistenza sanitaria ai latitanti Pasquale e Giovanni Tegano.

Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale di Cellini, "in quanto soggetto gravemente indiziato di contiguità alla ‘ndrangheta", l’attività investigativa si è concentrata sulla ricostruzione della capacità reddituale e del complesso dei beni nella disponibilità del professionista e del suo nucleo familiare.

Per gli investigatori, gli investimenti effettuati da Cellini, sarebbero da considerarsi sproporzionati rispetto alle risorse lecite del nucleo familiare.

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione distrettuale antimafia, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, il sequestro del patrimonio riconducibile a Cellini ed al suo nucleo familiare, stimato in circa 19 milioni di euro, costituito da quote sociali, patrimonio aziendale, rapporti finanziarità, due fabbricati ed un terreno.

Le attività connesse alla ricerca delle disponibilità finanziarie riconducibili a Cellini ed al suo nucleo familiare, hanno determinato, inoltre, il sequestro di rapporti finanziari e bancari per ulteriori sei milioni di euro.

Complessivamente, il valore dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 25 milioni di euro.

 

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Sequestrati beni per oltre sei milioni di euro

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni per un valore di oltre sei milioni di euro.

Destinatario della misura, emessa da Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura distrettuale antimafia, è Esposito Silvestro Luigi Criolesi.

L'uomo, originario di Lamezia Terme, nel 2012 è stato coinvolto nell' operazione “Miseria e nobiltà”, con la quale il Gico del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro ha disarticolato un’organizzazione criminale, operante nel comprensorio lametino, dedita al traffico di sostanze stupefacenti.

Criolesi, già in precedenza, era stato condannato in via definitiva per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione illegale di armi e munizioni, bancarotta fraudolenta ed evasione.

Le indagini patrimoniali condotte dagli investigatori delle fiamme gialle, hanno consentito di ricostruire un notevole complesso patrimoniale il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta dall'uomo.

Il provvedimento di sequestro, eseguito con la collaborazione dello Scico della guardia di finanza di Roma e dei reparti del Corpo competenti per territorio, ha interessato tre complessi aziendali, con sede ad Agliana (PT), Arona (NO) e Roma e relative quote societarie, diciassette fabbricati ubicati a Lamezia Terme, tre automezzi e diversi rapporti bancari e finanziari, il tutto per un valore complessivo stimato superiore a sei milioni di euro.

 

Già nel 2012 e nel 2015, i fabbricati oggetto della misura erano stati raggiunti da un analogo provvedimento cautelare penale, in quanto Criolesi era stato denunciato, nel 2012, per il reato di trasferimento fraudolento di valori.

In particolare, l'uomo aveva posto in essere comportamenti tesi a sottrarre il patrimonio immobiliare al sequestro. Secondo l'accusa l'intento era stato raggiunto con la dichiarazione di fallimento della società a cui erano stati trasferiti i beni, seguito dalla successiva riacquisizione dello stesso patrimonio in sede di asta giudiziale mediante l’interposizione di terzi soggetti compiacenti.

 

 

 

 

 

 

 

Altro colpo alla 'ndrangheta: sequestrati beni per due milioni di euro tra Calabria e Piemonte

Continua da parte del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme (CZ) l’azione di contrasto al crimine organizzato, anche attraverso l’acquisizione allo Stato dei patrimoni illecitamente accumulati dagli appartenenti alla ‘ndrangheta della città della piana, spesso a prezzo di efferati delitti.

Infatti, i finanzieri di Lamezia Terme, coordinati dalla Procura della Repubblica – D.D.A. – di Catanzaro hanno appena dato esecuzione al sequestro, in Calabria e Piemonte, di beni immobili e mobili, aziende e disponibilità finanziarie riconducibili ad un esponente di spicco, ed ai suoi prestanome, di una pericolosa cosca di ‘ndrangheta lametina.

Il provvedimento della magistratura, adottato ex D.LGS. 159/2011, è stato emesso dal Tribunale di Catanzaro – sez. Seconda Penale – su conforme richiesta del Procuratore Distrettuale Antimafia di Catanzaro, sulla base delle informative del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme.

Le indagini dei militari hanno consentito di mettere pienamente in luce la spiccata pericolosità sociale dell’indagato e la dedizione dello stesso al compimento di gravi reati, dei cui proventi egli ed i suoi familiari hanno vissuto abitualmente, in modo agiato, per anni; per cui è stata richiesta e ottenuta anche l’applicazione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, per la durata di anni cinque.

I mirati accertamenti patrimoniali e reddituali delle fiamme gialle, condivisi dalla procura della repubblica in intestazione, hanno infatti dimostrato che i beni nella disponibilità del prevenuto sono di valore del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati ed al tenore di vita mantenuto dall’indagato. Ciò ha consentito alle “Fiamme Gialle” di fornire alla magistratura un solido quadro indiziario per disporre il sequestro dei cespiti patrimoniali, rivelatisi di origine illecita o ingiustificati nel loro possesso. Nello specifico, la misura ablatoria appena eseguita dai finanzieri di Lamezia Terme ha riguardato:

  • cinque appartamenti di pregio, di cui uno ubicato in Piemonte e gli altri in Calabria;
  • tre fabbricati adibiti ad opifici industriali e artigianali, di cui uno ubicato nella stessa regione settentrionale e i rimanenti in Calabria;
  • quattro grossi appezzamenti di terreno edificabili ed agricoli, con annessi fabbricati pertineziali, ubicati nel lametino;
  • sette magazzini situati in Calabria e Piemonte;
  • cinque imprese avviate, fra cui tre società di capitali operanti in varie aree d’Italia soprattutto, fra l’altro, nel settore degli alimentari;
  • quattro polizze vita, cassette di sicurezza e disponibilità finanziarie presso vari istituti di credito,

per un valore complessivo stimato di circa due milioni di euro.

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