Maltrattamenti in famiglia, cittadino marocchino finisce in manette

Gli agenti in forza alla Questura di Reggio Calabria hanno tratto in arresto un cittadino di origini marocchine. L’uomo è accusato dei reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, compiuti alla presenza di minori, ai danni della moglie.

L’arresto è stato effettuato in seguito ad un richiesta d’aiuto lanciata dalla vittima. Giunti nell'abitazione della coppia, i poliziotti hanno constatato la violenza ed i maltrattamenti perpetrati dall’uomo nei confronti della moglie.

La donna, che era stata aggredita e picchiata alla presenza dei quattro figli minori, è stata soccorsa e sottoposta alle cure mediche da parte del personale sanitario intervenuto sul posto.

Gli agenti hanno, quindi, bloccato il cittadino extracomunitario che, in evidente stato di alterazione alcoolica, stava cercando di allontanarsi.

Nel corso del sopralluogo i poliziotti hanno rilevato, inoltre, la presenza nell’abitazione di numerose suppellettili rotte, parti di mobilio danneggiate e ambienti completamente a soqquadro. Sull’uomo, nelle stanze e nelle scale sono state rinvenute, infine,  diverse tracce di sangue.

Pertanto, il presunto responsabile delle violenze è stato arrestato. Nel convalidare la misura, l’Autorità giudiziaria ha disposto a carico dell'uomo l’obbligo di firma due volte a settimana.

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Violenza privata e lesioni, arrestato un 39enne

 Gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura di Reggio Calabria hanno arrestato, in flagranza di reato, un 39enne reggino per i reati di violenza privata alla presenza di una minore e lesioni personali.

L’uomo, in evidente stato di alterazione psicofisica dovuta ad una massiccia assunzione di alcool, è stato sorpreso dagli operatori di Polizia all’interno di un’autovettura mentre aggrediva suo padre e minacciava ed insultava la ex compagna, alla presenza della figlia di 3 anni.

L’intervento dei poliziotti, scaturito in seguito ad una richiesta di aiuto lanciata dall' ex compagna, ha consentito di arrestare l’uomo per violenza privata alla presenza di minore e per lesioni personali.

In sede di convalida, l’Autorità Giudiziaria ha applicato la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa ed ai luoghi abitualmente frequentati dalla stessa.

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Pestata e minacciata con il coltello dal fidanzato: finisce l’incubo di una 16enne

Di aiuto è stato l’appoggio dei suoi compagni di classe. Anche grazie a loro, infatti, una 16enne ha trovato la forza per informare i carabinieri di Catanzaro del trattamento che le riservava il fidanzato di 27 anni e chiudere definitivamente un incubo fatto di paure, dolore e bugie. 

Perché per nascondere a genitori una verità fatta di violenze, la ragazzina era costretta a ricorrere all’eccesso di trucco. I cosmetici servivano per coprire i lidivi, per mascherare le contusioni determinate da calci e pugni. Più difficile era impedire a se stessa di pensare alle minacce, ai coltelli puntati contro, aI pedinamenti, ai divieti di uscire senza autorizzazione, di frequentare altri amici maschi, di utilizzare Facebook. 

L’ultima lite ha fatto scattare la molla: la giovane si è liberata così di un peso enorme quando i militari hanno tratto in arresto il 27enne che, su disposizione del Gup, si trova ora ai domiciliari.

Per la ragazza, forse, sarà possibile iniziare una vita libera dalle ossessioni.

Maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e stalking: arrestato un 39enne di Reggio Calabria

La sezione “Reati contro la persona, in danno di minori e sessuali” della locale Squadra mobile, a conclusione di serrate indagini coordinate dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e dal Procuratore aggiunto, Gerardo Dominijanni, lunedì 12 dicembre ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di un 39enne, M.G., ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale aggravata e stalking

Gli uomini della Squadra mobile hanno fatto luce su una tragica storia maturata nel silenzio delle mura domestiche, fatta di reiterate e perduranti vessazioni, violenze fisiche e psichiche, minacce ed ingiurie.

Le indagini sono state condotte con il massimo riserbo, per tutelare la dignità e la privacy delle persone offese da questo tipo di reati, come sempre avviene nei casi di violenza di genere, a maggior ragione quando sono coinvolte non solo le donne ma – come in questo caso – anche minori.

Infatti, ad assistere impotenti ai ripetuti, mortificanti ed insostenibili comportamenti violenti che l’uomo ha posto in essere per molti anni nei confronti di sua moglie, c’erano anche i figli minorenni della coppia, che nulla potevano contro le azioni del padre, il quale in alcuni casi è arrivato anche a malmenare i figli stessi.

Lo stato di paura e sottomissione ha portato la donna anche a dover sopportare rapporti sessuali non voluti ed a volte preternaturali.

Quando la donna ha trovato la forza di lasciare l’uomo – appartenente ad una famiglia ritenuta vicina a contesti di criminalità organizzata reggina – lo ha fatto con il timore fondato di subire un pericolo per la sua incolumità.

L’uomo non pago delle sue azioni, ha posto in essere numerose condotte persecutorie, minacce telefoniche e pedinamenti, giungendo anche a minacciarla di morte allorquando, di recente, si è recato presso la nuova abitazione presa in locazione dalla donna, danneggiandole la porta di ingresso, perché convinto – in modo infondato – che la donna in quel momento stesse intrattenendo una relazione con un altro uomo.

Le indagini hanno consentito di circostanziare ogni singolo episodio delittuoso e di acquisire gravi indizi di colpevolezza in danno di M.G., tali per cui il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere, che gli uomini della Squadra mobile hanno eseguito nel pomeriggio del 12 dicembre scorso, conducendo l’indagato presso il carcere di Arghillà, dove resterà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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Vibo: le riflessioni di Annalisa Insardà alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

“Che la rivoluzione culturale abbia inizio per porre fine alla mattanza delle donne che, solo perché donne, diventano vittime del malato diritto di possesso di quegli uomini, mai diventati veramente uomini”.

Con queste parole Annalisa Insardà ha aperto il suo intervento, presso l'auditorium Santa Chiara di Vibo Valentia, nel corso della manifestazione dedicata alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L’iniziativa è stata organizzata da ViboInsieme, in collaborazione con il Centro Antiviolenza Donne ViVa, l'associazione Isola che non c'è e il Sistema bibliotecario vibonese.

 “Ognuno secondo il proprio ruolo deve contribuire a rendere la società sana – ha incalzato l'attrice di fiction Rai impegnate quali “Lea” e “Questo è il mio paese” – ma la grande opportunità di fare cambiare i costumi più beceri del maschilismo ce l'hanno le donne, specie le mamme di figli maschi, perché possono crescere insegnando loro ad amare e rispettare una donna”.

L'incontro è stato moderato da Michele La Rocca, presidente di ViboInsieme, il quale ha ricordato l’impegno profuso dalla sua associazione per organizzare, per il secondo anno consecutivo, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Ad introdurre i lavori è stato Gilberto Floriani, mentre Raimondo Bellantoni, assessore alla cultura, ha portato i saluti istituzionali.

A seguire la scrittrice Teresa Averta e il poeta Pippo Prestia hanno recitato alcuni brani delle loro composizioni poetiche, mentre Titti Marzano ha aggiunto alcune importanti riflessioni sul ruolo svolto dalle madri nella crescita dei figli maschi. Carmen Muzzì ha, poi, illustrato i termini giuridici del cosiddetto “femminicidio” e le possibilità per le donne oggetto di violenza di rivolgersi alla giustizia usufruendo del gratuito patrocinio.

La psicologa Caterina Patania ha snocciolato numeri e statistiche, (sono quasi settemila le donne che hanno denunciato), spiegando l'impegno costante del Centro Antioviolenza, invitando pertanto le donne che subiscono atti di violenza a non tacere, a parlare, a difendersi, portando anche l'esempio di una donna di ottant’anni che soltanto dopo sessanta e più anni di sofferenze, ha trovato la forza di ribellarsi ed adesso si sente rinata.

Vincenzo Chindamo, fratello della imprenditrice Maria scomparsa misteriosamente a Limbadi qualche mese fa, ha voluto richiamare le istituzioni alla soluzione del caso della sorella, ma ha anche letto alcuni pensieri dei suoi studenti del Liceo Scientifico di Laureana di Borrello, sulla violenza contro le donne. “Ebbene, molti ne hanno coscienza e conoscenza – ha spiegato Chindamo – ma non sanno cosa fare e a chi rivolgersi, credo che anche in questa direzione le istituzioni debbano fare qualcosa in più e non solo delegare alle associazioni di volontari il compito arduo di scoprire episodi drammatici prima che diventino episodi di cronaca nera”.

A questo punto Annalisa Insardà è salita sul palcoscenico improvvisato per regalare emozioni con un monologo drammatico e commovente dal titolo “Sette porte”, scritto da un giovane autore siciliano Federico Mosca.

I lavori sono stati conclusi dalliintervenuto di don Giuseppe Fiorillo. Il presidente di Libera ha chiesto a tutti di collaborare per dare una mano alle donne ad uscire dal tunnel della violenza e dello sfruttamento da parte degli uomini - carnefici.

Pistola in pugno cerca di violentare due donne, arrestato un marocchino di 25 anni

Un 25enne di origini marocchine è stato arrestato dai carabinieri di Lamezia Terme perché ritenuto responsabile dei reati di tentata violenza sessuale e lesioni personali.

L’arresto è stato effettuato in seguito ad una telefonata al 112 con la quale due donne di nazionalità straniera chiedevano aiuto.

A comporre il numero d’emergenza erano state due ragazze marocchine svegliate nel cuore della notte dal suono insistente al campanello di casa. Una volta aperta la porta, le malcapitate si sono trovate al cospetto dello sconosciuto connazionale che, pistola in pugno, ha cercato un approccio fisico.

Giunti sul posto, i militari dell’Arma hanno soccorso le due donne che sono state trasportate presso l’ospedale di Lamezia Terme. In un secondo momento, gli uomini della Benemerita sono andati a casa del presunto aggressore. Nel corso della perquisizione domiciliare è stata, quindi, rinvenuta l’arma (in realtà una pistola a salve) di proprietà di un cittadino italiano, usata nel corso dell’aggressione.

Il 25enne è stato, quindi, arrestato per tentata violenza sessuale aggravata e lesioni personali, mentre il proprietario della pistola ha subito una denuncia, in stato di libertà, per favoreggiamento personale. In seguito all’udienza di convalida al cittadino marocchino è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere.

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A Melito Porto Salvo tutto finì in pesce!

Per un paio d’anni nessuno, in quel di Melito P orto Salvo, si accorse di un bel nulla. E quando dico nessuno, intendo dire nessuno, né in casa né in chiesa né a scuola né a passeggio. Davvero bravi a nascondersi, violentatori e violentata? O tutti ciechi, in paese?  All’improvviso, Melito diventa un caso mondiale; e contro la violenza di Melito si manifesta a Reggio. Boh! Arrivano tutti, Boldrini in testa…  Spero che la cosa sia gratis, ma ne dubito.  Tutti, tutti no: Libera si dissocia; e lo spiega un suo portavoce, ma con una palese arrampicata sugli specchi, e volo di concetti astratti. Libera ha manifestato già, però c’erano nr. 04 (quattro) gatti. Oggi invece mobilitano le scuole. Eh, verso mezzogiorno, se i giardinetti di Reggio potessero parlare…  Che dice Lucrezio? Che i primitivi si amavano per tre ragioni: a) reciproco desiderio; b) violenza; c) prezzo. Negli ultimi dieci o ventimila anni, non è cambiato niente; e a mezzogiorno, dopo aver protestato contro b), sarà la volta di a). Quanto a c), può darsi.  Con la mobilitazione “spontanea” delle scuole, la manifestazione sarà imponente, s’intende a favore di telecamere; poi, vedi sopra. Intanto la Calabria riesce a litigare anche sulla violenza. Ragazzi, chi volete che ci pigli sul serio? Ah, sì, i giornalisti… no, gli scritti e gli orali dei giornalisti; in privato, staranno ridendo anche loro.

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Spagna: getta dalla finestra la bimba di 17 mesi che aveva violentato

Orrore in Spagna, dove un uomo di 30 anni è stato arrestato dalla polizia a Vitoria con l'accusa di aver gettato dalla finestra una lattante di 17 mesi di cui stava abusando sessualmente. A sorprendere l'uomo, un professore di sassofono originario di Siviglia, era stata la madre della bimba. La piccola è stata ricoverata con un grave trauma al cranio all'ospedale della città basca. Anche la madre, una giovane brasiliana, è finita in ospedale dopo essere stata percossa dall'aggressore.

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