Cento anni fa moriva il ministro serrese Bruno Chimirri

La Calabria ha perduto un illustre figlio, il Senato un esimio,[…]  Dal foro portò alla tribuna parlamentare il fiorente ingegno, gli ampi studi, l’animo patrio e liberale, la facoltà oratoria. Notabili furono i suoi discorsi e le sue relazioni, che forman volumi. Si ricorda  massimamente ascoltato sulla legge per le Opere pie, sulla riforma elettorale, e nella commemorazione di Silvio Spaventa, intorno alle questioni sociali, su vari trattati di commercio e sulle convenzioni pei servizi marittimi[…] Ma come’è giusto e doveroso ricordare e onorare i gloriosi caduti per la patria, così dobbiamo ricordare e onorare coloro che con l’opera e col senno contribuirono alla sua grandezza, e fra questi senza dubbio fu Bruno Chimirri, rapito all’affetto e all’ammirazione di tutti quando ancora la sua mente altissima e l’infaticabile attività sua non cessarono per un istante dall’intenso lavoro che fu guida costante della sua esistenza.” (dagli Atti Parlamentari. Commemorazione)

Bruno Chimirri morì il 28 ottobre 1917, giusto cent’anni orsono, un secolo. Era nato a Serra San Bruno il 24 gennaio 1842 e cessò la sua intensa vita terrena nella sua villa di Amato nel catanzarese.

Chimirri, tre volte ministro in diversi dicasteri, dalla periferia di Serra San Buno alla Capitale ebbe modo di dimostrare, con umiltà perché no, tutta la versatilità di ingegno e d’ impegno: dall’arte all’economia, alle scienze sociali passando per le opere di beneficenza. Ricoprì innumerevoli e prestigiosi incarichi, tra i tanti: Presidente onorario del "Circolo Goldoni" di Davoli ; Socio onorario dell' "Associazione agricola Principe di Napoli" di Noto; Presidente onorario della Società operaia "Figli del Lavoro" di Galatro; Membro della "Settima conferenza interparlamentare" di Budapest; Socio effettivo della "Società agricola" in Italia; Vicepresidente della Società di mutuo soccorso di Catanzaro; Commissario governativo per la gestione del patrimonio e l'esercizio della tutela degli orfani del terremoto.

Al Chimirri si deve il programma del famoso Istituto internazionale di agricoltura del 1908. Fu promotore di leggi e provvedimenti speciali quale la legge speciale del 1906 a favore della Calabria e altri provvedimenti post terremoto 1908. Sarebbe ardua impresa ricordare la sua intensa attività di temuto e invidiato avvocato del Foro di Catanzaro e di parlamentare.  Ai posteri il compito di studiare e approfondire la prestigiosa figura di Bruno Chimirri.

Amò di un amore viscerale la sua Serra, anche da lontano, il suo pensiero costante era la Certosa. Quando tornava a Serra, e lo faceva spesso,non disdegnava fermarsi e parlare con la sua gente, quella di lu Zaccanu e di Schicciu che amabilmente lo distraeva con fatti e aneddoti dalle fatiche parlamentari.

Amico particolare gli fu quel poeta-scalpellino, Mastro Bruno Pelaggi, che andava fiero della sua amicizia. Mi piace riportare, qui, alcuni versi tratti dalla lirica “Don Bruninu Chimirri e li Sirrisi” che il poeta dedicò all’illustre uomo di governo: “ È pi lu mundu truoppu mintugatu/ di tutti li putienzi di la terra/ sulu carchi giagantaru futtutu/ di ‘sti quattru muccusi di la Serra/ chi ci cumbinia miegghiu mu sta mutu/ Cà cu vulia m’acchiappa e cu’ m’afferra/ beni ‘ndi ficia truoppu assai e non puocu/ a Serra Catanzaru e ogni luocu/….Chi cazzu pritindienu a’ stu’ paisi/ ancora non lu puotti immaginari/ forsi vulienu mi ‘nci fa li spisi/ e mu c’inchia li casci di dinari?/...Don Bruninu Chimirri è galantuomo,/ cà di nuddu giammai si vindicau./ Vui lu sapiti tutti quant’è buonu/ e quant’offesi si dimenticau/ e lu sapiti c’allu sulu nuomu/ l’Italia tutta lu frunti ‘nchianàu./… Jio pi lu beni vuostru vi lu dicu/ cà già non aju chi cazzu mu pigghiu,/ facitivilu miegghiu pi d’amicu,/ c’avimu aiutu, riparu e cunsigghiu…”
“Ma come’è giusto e doveroso ricordare e onorare i gloriosi caduti per la patria, così dobbiamo ricordare e onorare coloro che con l’opera e col senno contribuirono alla sua grandezza”.

Da qui al prossimo mese di ottobre il tempo che intercorre non è molto ma neanche poco per preparare degnamente le celebrazioni del centenario del nostro illustre figlio. O sarà un’altra occasione mancata?!

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