Operazione “Car Sharing”: arrestati i fiancheggiatori dell’ex latitante Antonino Zampaglione

Al termine di complesse ed articolate indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, gli investigatori della Squadra mobile della Questura reggina e del Commissariato di Condofuri (RC), hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di sei persone ritenute responsabili di aver favorito la latitanza di Antonino Zampaglione di 69anni.

 Oltre alla moglie (Annunziata Pio, di 58 anni) ed ai figli (Carmelo e Saverio di 34anni e 36 anni) di Zampaglione, il provvedimento ha interessato: Salvatore Martino, di 29 anni; Emanuele Foti, di 33anni e Fabio Salvatore Ferrigno di 40anni.

 In particolare, l’ indagine condotta dagli agenti del Commissariato di Condofuri (RC) e della Squadra mobile di Reggio Calabria ha permesso di accertare come i più stretti congiunti e collaboratori di Zampaglione si recassero ciclicamente a fargli visita nei luoghi in cui, di volta in volta, aveva trovato rifugio.

 Per raggiungere i nascondigli, i favoreggiatori solitamente effettuavano, lungo il percorso, diversi cambi di autovetture. Nel primo tratto utilizzavano autoveicoli in uso alla famiglia e in quelli successivi altri mezzi forniti da persone appartenenti alla cerchia di amici, parenti e conoscenti. Per eludere i pedinamenti, mantenevano una velocità di marcia elevata, con brusche decelerazioni, allo scopo di verificare se fossero seguiti.

 Grazie ai servizi di osservazione sul territorio ed all’uso di strumenti tecnologici, i poliziotti sono riusciti a constatare come gli strettissimi congiunti del latitante, in diverse circostanze, per lo più in orari serali e notturni, si dirigessero a Reggio Calabria dove facevano perdere sistematicamente le tracce.

Nel corso delle indagini era emerso che, specialmente in occasione di festività, Annunziata Pio aiutata dai figli e da Salvatore Martino (dipendente dell’officina meccanica di Saverio Zampaglione), raggiungeva i rifugi del marito, per rifornirlo di prodotti alimentari, vestiario e medicine, in modo da consentirgli di proseguire la latitanza e sottrarsi alle ricerche della polizia. 

 Considerato elemento di spicco della cosca Iamonte di Melito Porto Salvo (RC), Zampaglione era stato catturato nel febbraio del 2015, dopo tre anni di latitanza, iniziata in seguito ad una condanna ad oltre 24 anni di reclusione, per associazione di tipo mafioso e omicidio

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